22 febbraio 2010

20 anni fa moriva Sandro Pertini, il presidente più amato dagli italiani

Giornalista, combattente della Grande Guerra, medaglia d'argento al valor militare, partigiano, parlamentare membro della Costituente, presidente della Camera ma sopratutto uomo politico capace di innovare la figura e di reinterpretare il ruolo del capo dello Stato, tanto da guadagnarsi l'appellativo di "presidente più amato dagli italiani". Sandro Pertini, di cui il prossimo 24 febbraio ricorre il ventesimo anniversario della morte, è stato tutto questo ma, soprattutto, proprio dal Quirinale è stato un interprete dei sentimenti, dei timori, dei bisogni, delle aspirazioni dell'Italia di allora. Pertini rimane un personaggio più che una personalità, una figura familiare ancora scolpita nella memoria collettiva del Paese, che lo amò per la sua semplicità e per quel suo saper dire, dall'alto del suo scranno presidenziale, le cose che tanti italiani pensavano.
Nato a Stella San Giovanni in provincia di Savona il 25 settembre del 1986, a ventuno anni si guadagnò la medaglia d'argento al valor militare per aver combattuto sull'Isonzo nella guerra del 15-18. Nel primo dopoguerra aderì al Partito socialista e si contraddistinse per la sua opposizione al fascismo, tanto da essere costretto, a causa della sua militanza politica, a lasciare l'Italia dopo essere stato condannato a otto mesi di carcere. Cominciò da lì il suo esilio in Francia, dove proseguì l'impegno antifascista che nel 1929 lo riportò in Italia sotto falso nome. Venne catturato, arrestato e condannato prima alla reclusione e in seguito confinato nell'isola di Ventotene.
Con lo stesso impeto, Pertini si impegnò nella lotta partigiana che continuò dopo la caduta del regime fascista nel 1943 nella battaglia di Porta San Paolo a Roma, mentre parallelamente cominciava insieme a Pietro Nenni la rifondazione del Partito socialista. Catturato dalle Ss e condannato alla pena capitale, riuscì a sfuggire alla morte per l'intervento dei partigiani del Gap che lo liberarono. Nell'Italia repubblicana venne eletto deputato all'Assemblea Costituente e poi senatore nella prima legislatura per tornare nuovamente alla Camera, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Dal 1968 al 1976 fu chiamato alla guida della Camera che lo lanciò verso il Quirinale l'8 luglio 1978, eletto come settimo presidente della Repubblica con una maggioranza record di 832 voti su 995.
Il suo settennato si pose forse nel periodo storico più difficile dell'Italia post bellica: il Paese ancora scosso dal sequestro e dall'omicidio di Aldo Moro, era attraversato dalle lotte operaie e studentesche e destabilizzato dalla minaccia del terrorismo e dalle bombe. La figura di Pertini, la sua fermezza, il rigore morale, contribuirono a tenere unito il Paese di fronte alle incursioni delle Br o agli spaventosi attentati come la strage di Bologna nel 1980. Nello stesso anno riecheggia l'appello "Fate presto" che Pertini pronuncia dopo aver visitato le zone del rovinoso terremoto in Irpinia, che prelude alla denuncia televisiva a reti unificate sulla lentezza delle operazioni di soccorso, sull'inefficienza e l'inadeguatezza del sistema di aiuti che tra mille ostacoli, anche di natura organizzativa e logistica, faticò moltissimo a mettersi in moto.
Spontaneo e per questo apprezzato dai suoi concittadini, Pertini non si lasciava ingabbiare dal protocollo e non perdeva occasione per sfuggire al ferreo cerimoniale imposto al capo dello Stato. Scelse di non alloggiare al Quirinale e mantenne la residenza nel suo appartamento a Fontana di Trevi, dove continuò a vivere con la moglia Carla Voltolina, tra l'affetto degli abitanti e i commercianti del quartiere con i quali, non di rado, si fermava a chiacchierare.
Pronto al saluto, alla battuta, Pertini fu anche il presidente del Mondiali di calcio nel 1982, quando l'Italia guidata da Enzo Bearzot tornò dalla Spagna con il titolo. Sull'aereo presidenziale, Pertini 'costrinse' un taciturno e intoverso friuliano come Dino Zoff a giocare in coppia con lui a scopone scientifico, contro il 'barone' Franco Causio e il ct della nazionale.
"Grazie allo slancio ideale, alla esemplare rettitudine, all'inconfondibile tratto di umana schiettezza e alla straordinaria capacità di comunicare, che lo caratterizzarono, Pertini è riuscito ad avvicinare i cittadini alle istituzioni, diventando un modello di impegno civile e morale per tutti gli italiani". E' quanto afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato in occasione della manifestazione promossa oggi a Stella, nel ventennale della scomparsa di Sandro Pertini. Un messaggio, scrive il capo dello Stato, di "sincera partecipazione e vivo apprezzamento per l'iniziativa in ricordo di uno dei padri fondatori dell'Italia democratica e repubblicana, custode dei suoi principi e ideali piu' alti". Per Napolitano, "rileggere la vicenda umana, politica e istituzionale del presidente Pertini significa ripercorrere un lungo tratto della storia dell'Italia contemporanea di cui egli fu appassionato protagonista: dalla Grande Guerra alla crisi dello Stato liberale, dall'avvento del fascismo alla Resistenza e alla nascita della repubblica".