30 dicembre 2010

Attesa per i saldi dopo il flop di Natale: sei italiani su dieci pronti a fare acquisti

Un Natale poco brillante che lascia il passo all'attesa per i saldi che coinvolgerà 6 italiani su 10 intenzionati ad effettuare acquisti importanti. Questo lo scenario delle vendite di capi di abbigliamento secondo le stime Fismo - Confesercenti.''Da un'indagine effettuata dalla nostra Associazione -osserva il presidente della Fismo, Roberto Manzoni- abbiamo rilevato che, dopo un novembre assolutamente deludente, il mese di dicembre ha evidenziato una piccola ripresa e, solo in prossimità del Natale, l'interesse dei consumatori è stato decisamente migliore''.
Il consuntivo su dicembre della Fismo rivela che si è registrato un calo delle vendite di circa il 10% rispetto al 2009 con un andamento più sfavorevole nelle regioni del Centro Sud e qualche segnale di inversione di tendenza al Nord. Le tendenze all'acquisto si sono orientate verso capi di utilita' e di prezzo unitario inferiore alla media dei Natali precedenti.
Di conseguenza la maggior parte dei consumatori attende ora i saldi per acquisti importanti e di qualità. Una novita' di quest'anno è che i saldi inizieranno in quasi tutta Italia il 2 gennaio. Le prime a partire saranno Napoli, Reggio Calabria, e Palermo, poi il 6 di gennaio, Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze Ancona, Roma, Bari.
Quasi il 40% dei consumatori, sottolinea Manzoni, ''è orientato ad effettuare acquisti nei negozi tradizionalmente frequentati e si prospettano opportunità sicuramente interessanti. La crisi spinge infatti in alto le proposte di sconto che nel corso degli ultimi anni, si stanno attestando su medie piu' elevate. Dal 20% si sta passando via via al 30% e in molti casi al 40% e 50%''.

28 dicembre 2010

Austerity al Quirinale, Napolitano taglia gli stipendi d'oro

ROMA - Il Colle prosegue sulla strada dell'austerity. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano taglia ancora i costi del Quirinale, dopo la cura dimagrante degli anni scorsi. Questa volta, nel piano risparmi figurano in particolare gli 'stipendi d'oro', ai quali viene applicata una trattenuta e il blocco dell'adeguamento al costo della vita. Una nota del Quirinale spiega che su proposta del segretario generale, sentite le organizzazioni sindacali, il Capo dello Stato ha adottato, (ai sensi e con le modalita' previste dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78) i decreti attuativi nell'ordinamento interno per il triennio 2011-2013 delle disposizioni del citato decreto-legge.

In particolare sono applicate le trattenute del 5 e del 10 per cento sugli stipendi superiori ai 90 e 150 mila euro, bloccate le progressioni automatiche di anzianita' per le fasce stipendiali piu' elevate ed e' mantenuto il blocco dell'adeguamento all'incremento del costo della vita di tutte le retribuzioni e dei trattamenti pensionistici in atto dal 2008. E' inoltre incisivamente modificata la normativa dei pensionamenti anticipati di anzianita', fissando a regime il limite di 60 anni di eta' e 35 di anzianita' utile al pensionamento, con l'introduzione in via transitoria di misure dissuasive attraverso significative riduzioni dei trattamenti pensionistici.
I risparmi cosi' ottenuti si aggiungono alle economie gia' realizzate dal 2006 al 2010, che hanno gia' consentito di mantenere ferma la richiesta di dotazione a carico del bilancio dello Stato per ciascun anno del triennio 2011-2013 al livello del 2010 di 228 milioni di euro (sostanzialmente pari al livello del 2008, a seguito della riduzione di 3.217.000 euro della dotazione per il 2009).
L'amministrazione provvedera' a quantificare l'importo conseguente alle misure suindicate da versare in ciascun anno del triennio al bilancio dello Stato, per essere riassegnato al fondo per l'ammortamento dei titoli del debito pubblico, dandone comunicazione al Ministro dell'economia.
Di tutte le economie realizzate, comprese le ulteriori riduzioni delle voci discrezionali di spesa, sara' dato analiticamente conto nella consueta nota annuale illustrativa del bilancio interno del Segretariato generale della Presidenza della Repubblica.

Natale, spese in picchiata. Federconsumatori e Adusbef: "Via ai saldi"

ROMA - "Stanno prendendo il via in molte città europee e nelle principali metropoli del mondo, le vendite a saldo che, in diversi casi, sono iniziate prima delle festività natalizie. Quello che ci chiediamo è, in Italia, cosa si aspetta? I commercianti non hanno ancora capito che, così facendo, non andranno da nessuna parte?". Così in una nota Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, che aggiungono: "È ora di mettere al bando ogni provincialismo e iniziare a ragionare. Visto il persistente e drammatico crollo dei consumi registrato per questo Natale, non si capisce che senso abbia attendere ancora il 6 di gennaio, è ora di avviare i saldi".

L’andamento delle spese registrato in questi giorni infatti- spiegano Trefiletti e Lannutti- è stato ancora peggiore delle già negative previsioni che avevamo fatto alla vigilia di tale festività. La previsione dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori sulla spesa si aggirava intorno ai 5,5 miliardi di euro". Il primo consuntivo sui dati a campione raccolti relativamente alla spesa effettuata in occasione del Natale, "registra invece un ammontare che sfiora appena i 5 miliardi di euro, con una caduta dei consumi del -12% rispetto allo scorso anno".
Secondo Federconsumatori-Adusbef, "gli unici settori che hanno resistito al crollo sono stati quello dell’editoria, rimasto stabile, e quello dell’elettronica di consumo, che ha registrato un debole +1% (inferiore al +3% previsto in precedenza). Si riconfermano in negativo, invece: il settore dell’abbigliamento e delle calzature -14%; il settore dei mobili, dell’arredamento per la casa e degli elettrodomestici -21%; quello della profumeria e della cura della persona -9%; il settore dei giochi, giocattoli e dello sport -2% e persino il settore alimentare -2%".
Proprio per questo "si rendono più che mai urgenti misure tese a risollevare l’andamento dei consumi, a partire proprio dall’avvio immediato dei saldi. Operazione che, se avviata prima di Natale (come avevamo ripetutamente richiesto), forse, avrebbe potuto evitare questo disastro. Oltre a ciò- concludono le due associazioni- sono necessarie manovre strutturali, che, attraverso un sostegno ai bilanci delle famiglie a reddito fisso (attraverso una detassazione de 1.200 euro annui), rilancino la domanda interna e rimettano in moto un’economia che, purtroppo, è ancora lontana dal superamento della crisi".

Berlusconi: ''Sono certo di poter governare per i prossimi due anni''

Abbiamo oggi la certezza di poter continuare a governare per i prossimi due anni e mezzo, visto che i numeri della nostra maggioranza alla Camera sono aumentati, e di continuare a fare le cose che il nostro programma prevedeva e che sono tutte indispensabili per poter uscire dalla crisi''. Ad affermarlo è stato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso di una telefonata alla Comunità Incontro di don Pierino Gelmini ad Amelia.
Sto bene e sono sereno - ha assicurato Berlusconi - abbiamo avuto qualche difficoltà e le abbiamo superate". Un fatto positivo "perché saremmo andati incontro a una situazione molto grave per il Paese: in un momento di crisi globale non avere un governo e introdursi in una campagna elettorale anche molto dura, avrebbe potuto attirare la speculazione internazionale''.
Nel suo intervento telefonico, il Cavaliere ha risposto anche a don Gelmini che lamentava come gli siano state attribuite pressioni al premier per far diventare ministro Mariastella Gelmini. "Nella maniera più assoluta non le hai fatte tu e non c'era assolutamente bisogno di farle - ha detto il Cavaliere - Quando Mariastella Gelmini è stata nominata ministro dell'Istruzione eravamo assolutamente convinti che fosse in grado di fare quello che poi ha fatto''.
''Se c'è qualcuno che è oggetto di diffamazione quotidiana sono proprio io - ha rimarcato il presidente del Consiglio - Mi hanno accusato di tutto, dalle stragi alla mafia, dalla corruzione a tutto, non c'è nulla di cui io sia stato lasciato esente da parte di coloro che quotidianamente mi calunniano. Cerco modestamente di imitarti: come tieni botta tu così tengo botta io", sono state le parole del premier rivolto al sacerdote.

26 dicembre 2010

Disoccupazione: dati Istat; dichiarazione di Guglielmo Loy, Segretario confederale UIL

Sulla questione del lavoro il nostro Paese è ancora nel bel mezzo del guado. E’ ormai cronica la debolezza del Mezzogiorno che continua a evidenziare un tasso di disoccupazione troppo elevato, soprattutto nella fascia giovanile.
Colpisce, però, il dato della diminuzione dell’occupazione, rispetto a pochi mesi fa, che si concentra esclusivamente nel lavoro dipendente e in quello a tempo indeterminato, segnalando che le pur relativamente poche assunzioni sono prevalentemente a termine.
Si evidenzia, quindi, la necessità di attivare non solo serie ed efficaci politiche attive per chi perde il posto di lavoro, ma soprattutto azioni che incentivino le assunzioni e che consentano una stabilizzazione del lavoratore, anche se graduale, come ad esempio il contratto d’apprendistato.

Bersani: "Premier ipnotizzatore. Basta, adesso l'Italia si svegli"

ROMA - "Un mare di chiacchiere senza dentro nulla di concreto per la situazione concreta degli italiani". E' il duro giudizio di Pier Luigi Bersani sulla conferenza stampa di fine anno del premier Silvio Berlusconi. "Due ore e mezzo o tre di conferenza stampa. Saltano i telegiornali. Nella classifica siamo nell'ordine di grandezza dei Lukhashenko. Mi chiedo in quale normale paese d'Europa si può verificare una cosa del genere". Il segretario del Pd, nelle sede del partito, insiste: "Kim Il Sung e Lukashenko". Questi a suo avviso i modelli a cui Berlusconi ha uniformato l'incontro con la stampa.

"VICINO AI 75 ANNI, NON VA PIU' IN GALERA. BASTA, L'ITALIA SI SVEGLI" - "Respingo al mittente le accuse di Berlusconi per cui noi seguiremmo una scorciatoia giudiziaria per vincere. Anche perchè quando uno si avvicina ai 75 anni in galera non può più andarci". Per Bersani, le priorità sono altre: "Adesso occupiamoci dell'Italia. Berlusconi è un ipnotizzatore. L'Italia si svegli, smetta di prendere il sonnifero. Bisogna reagire. Ha portato il Paese ad essere ultimo in tutte le classifiche di crescita. Ora bisogna voltare pagina e cambiare agenda".
"PIATTAFORMA PROGRAMMATICA PER PARLARE CON TUTTE LE FORZE DI OPPOSIZIONE" - In merito alle alleanze, e a una possibile intesa con i centristi di Casini e con il terzo polo, "presentiamo una piattaforma per una stagione di riforme- spiega il segretario del Pd- e ci rivolgiamo a tutte le forze dell'opposizione e a tutte le forze sociali. Ciascuno si prenda la sua responsabilità. C'è bisogno di uno sforzo perchè se non è questa emergenza non so cosa lo sia. E' una situazione dura, grave e pericolosa. Usciamo da un decennio di favole, andiamo verso una stagione di riforme vere". Ma qualche paletto Bersani lo mette: "Noi non siamo interessati a parlare con chi lavora a una ristrutturazione del centrodestra ma con quelle forze che fanno una critica al decennio berlusconiano in chiave di assetti democratici".
"PATTO COSTITUENTE DA CASINI A VENDOLA O ALTRI 10 ANNI DI BERLUSCONISMO" - Serve un "patto con attitudine costituente" che vada da Casini a Nichi Vendola. E chi non lo capisce "si assume la responsabilità di condannare il Paese a un altro decennio di berlusconismo". E' la proposta politica che Bersani rivolge in conferenza stampa alle opposizioni e che, spiega, delineerà con maggiore compiutezza nella direzione nazionale del 13 gennaio e nell'assemblea di Napoli.

Berlusconi: ''Sì a un tavolo col terzo polo''

Maggioranza allargata altrimenti si va al voto. Nessun riavvicinamento con Fini ma sì a un tavolo con il terzo polo. L'annuncio che non si ricandiderà a premier nel 2013 e che il Pdl cambierà nome. E poi l'ennesimo attacco a ''certa'' magistratura. Nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, traccia il bilancio del suo governo guardando al futuro immediato dopo le fibrillazioni di questo periodo. Ultimo in ordine di tempo il caso Prestigiacomo che, assicura, ''è risolto".Il Cavaliere mette in chiaro di non avere nessuna intenzione di ''continuare a galleggiare'' e spiega di puntare a una maggioranza che consenta di fare "importanti riforme". ''Dobbiamo ampliare la maggioranza alla Camera'' dice, e il termine ultimo per verificare questa condizione è "fine gennaio''. Se così non sarà meglio tornare alle urne, nonostante la prima opzione sia quella di portare a termine la legislatura. Berlusconi chiarisce di aver posto lui ''alla Lega il termine di gennaio per prendere una decisione definitiva'' sul da farsi.

"Se, come penso - sottolinea - avremo una maggioranza che ci consentirà di portare al voto del Parlamento le riforme che riteniamo utili e necessarie per nostro Paese potremo continuare nella legislatura''. Berlusconi pensa ''di arrivare ad avere almeno 325 parlamentari alla Camera e ad aumentare anche quelli del Senato", e il riferimento è "ai tanti parlamentari di tutte le forze politiche in campo che si trovano in contrasto con i loro gruppi". Il premier coglie l'occasione per smentire ancora una volta ''l'acquisto di deputati. Non abbiamo mai offerto posti di governo a nessuno. Non c'è stato alcun calcio mercato e non abbiamo promesso cariche di governo''.
Quanto a Fini, con lui ''la collaborazione è durata 16 anni e quindi ho recepito con estremo dolore gli avvenimenti degli ultimi mesi". Ma "non ci sarà un riavvicinamento". E rimarca: "Il presidente della Camera deve essere super partes. Così non è stato e così non è soprattutto ora che è leader di un partito che si è collocato all'opposizione".
Berlusconi però è disposto anche a valutare accordi con il 'terzo polo' pur di evitare una campagna elettorale, che considera dannosa per il Paese. A chi gli chiede se piuttosto che andare al voto non sarebbe meglio trovare un'intesa minima su alcuni punti essenziali, il Cavaliere replica: ''Sì, sarebbe ragionevole. Peraltro - ribadisce - dico che penso di essere sicuro di riuscire ad allargare la maggioranza anche senza accordi con i partiti del cosiddetto 'terzo polo'. Però, credo che sarebbe assolutamente ragionevole fare come lei ha indicato, piuttosto che andare alle elezioni. Da parte mia c'è la volontà di mettere in campo tutte le iniziative che ci consentano di continuare a governare''.
In vista del voto del 2013, se la legislatura dovesse arrivare a termine, il premier spiega poi che nel Pdl ci sono tanti esponenti preparati cui lasciare il testimone. ''Sono convinto che stiano crescendo nuove forze assolutamente capaci di diventare presidente del Consiglio e portare avanti il Popolo della libertà e il centrodestra. Mi auguro - aggiunge - si appalesino e che io possa partecipare alla campagna elettorale per dare il mio contributo, ma interrompere lì il mio impegno che è un grande sacrifico''.
Non c'è nemmeno il Colle tra i suoi obiettivi: "Se mi si chiede chi possa essere il capo di Stato migliore, io rispondo che ho un mio candidato e che non sono io". Il suo auspicio è che ''le nuove elezioni portino a una maggioranza capace di eleggere un Presidente che venga dal centrodestra dopo tre Presidenti della Repubblica che sono venuti invece dal centrosinistra''.
Berlusconi annuncia poi che il Pdl cambierà nome, ''ma non torneremo a Forza Italia. L'acronimo Pdl non dà più emozione, non commuove, stiamo cercando un nome che dia un'emozione, ma non si torna al passato''.
GIUSTIZIA - Il premier affronta anche il tema della giustizia. "Credo - rimarca - che sarà più facile approvare la riforma della giustizia ora con la dipartita dall'interno del Popolo della libertà della fazione che faceva riferimento a Fini, ai suoi collaboratori e all'attuale ancora presidente della commissione Giustizia".
Il Cavaliere non è preoccupato per i suoi processi e per un eventuale bocciatura della Consulta sul legittimo impedimento. La nuova versione, dice, ''tiene conto della dottrina, della Costituzione e delle precedenti sentenze'' e poiché ''c'è un limite all'indecenza, non credo che la Consulta, sebbene sia costituita per la maggior parte da esponenti di altro orientamento, possa superare questo limite di indecenza''. Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare il legittimo impedimento ''ci troveremmo di fronte a un ulteriore sentenza politica'' sottolinea Berlusconi il quale, se sarà necessario, proporrà l'istituzione di una commissione parlamentare per verificare "se in parte della magistratura" vi sia un'"associazione a delinquere a fini eversivi".
POLITICA ESTERA - ''L'Italia non è mai stata così autorevolmente sulla scena della politica estera'' scandisce il premier. Rispondendo a una domanda dell'Adnkronos, Berlusconi sottolinea in particolare tre aspetti: i suoi ''280 impegni internazionali, di cui la metà in Italia e la metà all'estero e in ogni incontro posso assicurare che ho agito nell'interesse dell'Italia, dei suoi cittadini e delle sue imprese"; la sua politica, che è ''sempre stata di collaborazione con gli Stati Uniti''; e il finanziamento ad Arafat, perché "fino in fondo ebbi la speranza che fosse l'uomo giusto per arrivare alla pace".
La conferenza stampa è stata l'occasione per parlare anche dei figli, ai quali Berlusconi ''impedirebbe di entrare in politica''. Poi, a una domanda sulla recente intervista a 'Vanity Fair' della figlia Barbara che ha mostrato apprezzamento per il sindaco di Firenze, il democratico Matteo Renzi, il Cavaliere ha risposto: ''Non c'è stata nessuna debolezza: i figli naturalmente sono influenzabili dalle madri e come tutte le famiglie si possono verificare situazioni di questo genere. Voglio bene a Barbara, è molto brava, ma in questo caso ha subito le influenze della madre''.

Università, la riforma della Gelmini è legge. Napolitano agli studenti: "Vi ascolto ma non esprimo opinioni"

La riforma Gelmini è legge. Il Senato ha approvato in via definitiva il ddl di riordino dell'università. Il provvedimento ha ottenuto 161 voti a favore, 98 contrari e 6 astenuti."Oggi e' una bella giornata per il Paese e per l'universita' perche' viene archiviata la cultura falsamente egualitaria del '68 e comincia una nuova stagione all'insegna della responsabilita' del merito, del no agli sprechi, a parentopoli e alla baronia negli atenei". Sono le parole del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, che traccia un bilancio molto positivo dopo l'approvazione del ddl di riordino dell'universita'. "Siamo di fronte a una sfida imortante e credo che la riforma ponga le basi per dare ai giovani nuove opportunita', in particolare agli studenti che sono i veri protagonisti della riforma".
"Voglio ringraziare i senatori di maggioranza ma anche l'opposizione che in un dibattito inevitabilmente teso hanno fatto prevalere il senso di responsabilita' e la passione politica. L'approvazione del provvedimento e' un grande risultato di squadra, che testimonia ancora una volta come il governo Berlusconi sia il governo del fare, che scommette sulle riforme e sulla modernizzazione del Paese".

Subito dopo la pausa delle feste -ha puntualizzato Gelmini- incontrero' il Consiglio nazionale deli studenti universitari per discutere dei provvedimenti attuativi. Agli studenti dico pero' di non avere paura di un provvedimento che non destabilizza l'universita', non la privatizza ma, al contrario, mette al centro gli interessi legittimi degli studenti. Agli studenti -ha concluso il ministro- dico di diffidare di coloro che pensano che la risoluzione dei problemi passa solo per l'aumento delle risorse o nella difesa dello status quo. Chi si rifiuta di cambiare l'universita' piu' che al futuro dei giovani, pensa solo alle proprie rendite di posizione".
Nel giorno dell'approvazione della riforma, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha risposto alla lettera ricevuta da Mattia Sogaro, Presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari: quella universitaria e' una ''situazione rispetto alla quale io peraltro mi limito ad uno sforzo di analisi, di comprensione e di confronto in termini generali, astenendomi dall'esprimere qualsiasi opinione di merito su scelte legislative che appartengono alle responsabilita' del governo e del Parlamento''.
''Ho appena ricevuto la sua lettera, e innanzitutto la ringrazio per le parole di apprezzamento che mi ha gentilmente rivolto. E' la prima volta -rileva Napolitano- che il Presidente o altri rappresentanti del Cnsu mi chiedono un incontro, e io saro' ben lieto di fissarlo al piu' presto, cosi' come ho l'abitudine di fare con le piu' diverse rappresentanze che desiderano essere ricevute e ascoltate. Sono interessato a conoscere le vostre 'valutazioni critiche e proposte': non ho mai pensato di svolgere - e non c'era dunque motivo di temere che potessi farlo in questo caso - solo un'attivita' parziale di ascolto, anziche' svolgere il mio ruolo a 360 gradi''.
''Avremo modo di chiarire con lei e con gli altri rappresentanti del Cnsu tutti gli aspetti di una situazione complessa come quella che vivono, in modi diversi, le varie componenti del mondo universitario, situazione rispetto alla quale -precisa il Capo dello Stato- io peraltro mi limito ad uno sforzo di analisi, di comprensione e di confronto in termini generali, astenendomi dall'esprimere qualsiasi opinione di merito su scelte legislative che appartengono alle responsabilita' del governo e del Parlamento''.
Sul fronte della cronaca di questi giorni, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, riferendo alla Camera sugli scontri avvenuti a Roma lo scorso 14 dicembre e sulle iniziative studentesce di ieri, ha detto che le manifestazioni di ieri degli studenti si sono svolte "ovunque senza incidenti", ma è stata "una brutta cosa l'assalto alla Questura di Palermo, avamposto della lotta alla mafia.
La Questura di Palermo, ha ricordato ancora il ministro, è "simbolo della lotta alla mafia, sede della sezione catturandi della Squadra mobile, quella che ha arrestato i capimafia, da Riina a Provenzano, a Mimmo Racuglia. Vedere lanciare pietre, bottiglie e uova contro uno degli avamposti della lotta alla mafia mi ha profondamente rattristato".
Quanto alla mobilitazione nella capitale, "il dispositivo di prevenzione predisposto dalla Prefettura e dalla Questura" di Roma in occasione delle iniziative studentesche di ieri "ha funzionato egregiamente - ha sottolineato il titolare del Viminale - Il progressivo affinamento di questo dispositivo ha contribuito a far sì che la mobilitazione di ieri a Roma sia avvenuta senza incidenti".
"La scelta operata dal Prefetto di intesa con il Questore di disporre le Forze dell'Ordine in modo tale da garantire il pronto intervento senza creare zone rosse né militarizzare il territorio - ha proseguito il ministro - è stato un ulteriore elemento che ha contribuito a depotenziare il rischio di tutte quelle tensioni che si temevano visti i precdenti".
Più in generale Maroni, riferendosi anche a quanto accaduto lo scorso 14 dicembre, ha poi espresso "tutto l'apprezzamento per l'operato delle Forze dell'Ordine" che "hanno dato prova di grande equilibrio e di eccellente professionalità".
Alcune decine di persone si sono riunite intanto davanti al Tribunale di Roma per manifestare solidarietà ai fermati durante gli scontri del 14 dicembre. Oggi per sette di loro si celebra il processo. I partecipanti al presidio hanno esposto a poca distanza dal Tribunale uno striscione che riporta 'Reprimete e processate ciò che non potrete mai fermare. Libertà per tutti e tutte'.
Il Comune di Roma è stato ammesso come parte civile nel processo che vede imputato di resistenza a pubblico ufficiale Edoardo Zanetti, arrestato durante gli scontri. Zanetti è comparso oggi davanti alla quinta sezione del Tribunale di Roma accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Gli si contesta di avere lanciato un sampietrino. Nella fase preliminare del giudizio che si svolge con rito direttissimo nella discussione è intervenuto l'avvocato del Comune per sostenere che il Comune dal comportamento dell'imputato ha subito pregiudizio per quanto riguarda la sua immagine.
L'udienza è stata poi rinviata al 25 gennaio prossimo perché il processo si svolgerà con rito ordinario. Dopo aver ammesso come parte civile il Comune di Roma il Tribunale ha accolto le istanze istruttorie delle parti ammettendo testimonianze e acquisizione di documenti. In particolare la difesa intende dimostrare che Zanetti, arrestato in via dei Pontefici, non ha commesso quanto gli è stato contestato. "Sono contento che ieri sia stata una giornata diversa rispetto al 14 dicembre scorso, perche' io sono contro gli scontri e gli atti di violenza", ha detto Zanetti lasciando il Tribunale. "Credo che la violenza non porti da nessuna parte. Sono totalmente convinto - ha aggiunto il giovane accompagnato dai famigliari e dal suo legale - che per manifestare le proprie idee e per andare avanti ed ottenere qualcosa si debba manifestare in maniera pacifica pero' se il 14 sono successi degli scontri questo deve far pensare il governo che la situazione in Italia non va bene".

21 dicembre 2010

Berlusconi: maggioranza più larga o voto. Sulla giustizia: pronto a difesa in tv e piazze

"Noi riteniamo di poter allargare la maggioranza, ma ove non riuscissimo non ci sarebbe che tornare al popolo sovrano". Silvio Berlusconi intervistato da Matrix e Tg5 torna a ribadire la line del governo. Il ritorno alle urne, per il premier, "non farebbe bene al Paese perché ci sarebbe una campagna elettorale combattuta e un governo meno decisivo per governare. Sarebbe un male. Per questo noi speriamo di andare avanti altri due anni e mezzo, se no c'è il ritorno alle urne".
ALLARGAMENTO DELLA MAGGIORNAZA - "Questa maggioranza - spiega - sarà allargata a molti moderati. Contiamo che molti di loro vogliano aggiungersi o rientrando nel Popolo della libertà o fondando un altro gruppo che sarebbe di sostegno al Popolo della libertà e alla Lega". Comunque, dice il capo del governo, "con questi numeri si governa agevolmente, meno agevole è approvare le riforme indispensabili per il Paese".
NESSUN CALCIO MERCATO - Poi assicura ''non c'è stata nessuna compravendita, né abbiamo usato i 10 posti vacanti di governo. Chi è venuto in maggioranza lo ha fatto per profondo convincimento o, nel caso di Italia dei Valori, per l'impossibilità a restare in un partito con un leader di cui non ne potevano più". E per loro, in ogni caso, assicura, "non ci sarà nessun posto nel governo".
NON ESCLUDO PREMIER DONNA - Io comunque, avverte, ''lascerò solo quando gli italiani chiedereanno di sostituirmi''. E su chi verrà dopo di lui ''non escludo che un giorno ci possa essere donna premier'', dice.
FINI -Commentando le dichiarazioni rilasciate oggi da Fini secondo il quale ci sono le condizioni perché la legislatura continui, taglia corto: "Certamente queste dichiarazioni hanno dell'incredibile", visto che il 14 dicembre scorso Futuro e Libertà ha votato "una mozione di sfiducia nei miei confronti".
CASINI - Berlusconi ne ha anche per Casini che definisce un bilancio "in rosso" quello del governo: "E' la bugia più grande che io abbia pensato che lui potesse dire. Se c'è qualcosa in cui noi ci sentiamo orgogliosi sono certamente i risultati che abbiamo conseguito in questi anni". Quanto all'apertura fatta oggi dall'Udc: "Prendo atto dell'offerta''.
LA SINISTRA - Durissimo invece con la sinistra: "I possibili boss sono tutti capetti che si fanno la guerra l'un l'altro e nessuno riesce ad emergere" al contrario di quanto avviene ne centrodestra dove, ricorda anagrammando ancora una volta il suo nome, c'è l'"unico boss virile".
NAPOLITANO - Il Cavaliere torna invece a elogiare l'intervento del Capo dello Stato alla cerimonia dello scambio di auguri al Quirinale: "Tutte le persone di buon senso, a cominciare dal presidente Napolitano, si augurano che non ci una crisi della maggioranza".
LEGITTIMO IMPEDIMENTO - Quanto alla sentenza della Corte costituzionale sul legittimo impedimento Berlusconi avverte: "Se l'11 gennaio la Consulta farà una sentenza contro di me continuerò a governare. Ma mi difenderò, scenderò in campo e racconterò agli italiani chi sono i giudici e come sono andate veramente le cose. Io non temo questo giudizio, perché non ho commesso nessuno dei reati che mi vengono attribuiti. Se ci dovesse essere un giudizio contro di me - assicura il Cavaliere - in quel caso, andrò in tv, in aula e in piazza per fare vergognare chi mi accusa".
CRISI ECONOMICA - In tema di economia sfodera il consueto ottimismo. "Credo che ce la faremo. Io sono attento a che nulla si deteriori a che non si spendi di più e a tenere i conti pubblici sempre in ordine. Comunque la finanza italiana e internazionale crede e ha fiducia nell'Italia e nel suo sistema bancario''.
WIKILEAKS - Sul caso Calipari torna a smentire le nuove rivelazioni di Wikileaks. "Non c'è stata nessuna pressione da parte nostra. In più oggi è arrivata anche una conferma della Procura. Lo ripeto, da noi nessuna pressione". La diffusione dei files da parte del team di Assange, prosegue, ha fatto "molto male all'immagine degli Stati Uniti nel mondo e ha creato antipatie e risentimenti tra Paesi, una cosa non positiva".
RIFORMA GELMINI - In fine dedica alcune parole alla riforma universitaria sostenendo che "evidentemente dobbiamo comunicare meglio e spiegare agli studenti di piazza che questa riforma è favorevole proprio a loro. Non riesco a capire come si fa a protestare in piazza, mischiandosi anche con i centri sociali che producono violenza, visto che si tratta di una riforma che va a loro favore". Quanto all'approvazione definitiva prevista per il testo domani in Senato il premier è fiducioso sul via libera: "Mi sembra difficile pensare che chi prima ha approvato questa riforma, oggi, facendo degli spostamenti al terzo polo, possa votarla contro".
''CAMBIO NOME AL PDL'' - Quindi l'alluncio di un cambio di nome per il Pdl per le prossime elezioni. ''L'acronimo non emoziona, non commuove, non rende. Ed è possibile che possiamo cambiare il nome, ma non possiamo tornare a Forza Italia perché è alle nostre spalle. Restiamo tutti insieme come adesso nel Pdl, quindi andiamo avanti". Quindi ammette: "Io ce l'ho già in mente il nuovo nome, ma non dirò niente, prima lo devo depositare. Sarà un nome cortissimo, forse formato da una sola parola". Potrebbe essere Silvio? lo provoca il conduttore di Matrix. "Magari, ma più che altro dovrebbe essere forza Silvio".

20 dicembre 2010

Lavoro: Istat, un quinto dei giovani italiani non lavora ne' studia

Hanno fra i 15 ed 29 anni, sono oltre due milioni, pari al 21,1% dei giovani italiani, e non lavorano ne' studiano. Sono i cosiddetti 'neet' ('not in educatio, employement or training'). A fotografarli e' il "Rapporto sulla coesione sociale", diffuso oggi, frutto della collaborazione tra Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps), Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Istat.

Bankitalia: ''Quasi la metà della ricchezza in Italia è in mano al 10% delle famiglie''

Alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento piu' ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva. Rimane comunque basso l'indebitamento delle nostre famiglie, che alla fine del 2008 hanno fatto registrare un ammontare dei debiti pari al 78 per cento del reddito disponibile lordo: in Germania e in Francia tale valore era pari a circa del 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone al 130 per cento. Se nel 2009 e' proseguita la ricomposizione dei portafogli delle famiglie verso forme di investimento piu' liquide, quali i depositi in conto corrente, le attivita' reali rappresentavano il 62,3 per cento della ricchezza lorda, le attivita' finanziarie il 37,7 per cento. Le passivita' finanziarie costituivano il 9,1 per cento delle attivita' complessive.

Sono questi i dati diffusi della Banca d'Italia diffusi nel supplemento al Bollettino Statistico ''La ricchezza delle famiglie italiane - 2009'', nel quale si evidenza come, secondo stime preliminari, nel primo semestre 2010 la ricchezza netta delle famiglie sarebbe diminuita dello 0,3 per cento in termini nominali, in seguito a una diminuzione delle attivita' finanziarie e a un aumento delle passivita', che hanno piu' che compensato la crescita delle attivita' reali. La crescita della ricchezza netta complessiva era aumentata tra la fine del 2008 e la fine del 2009 di circa l'1,1 per cento, per effetto di un aumento del valore delle attivita' finanziarie (2,4 per cento) superiore a quello delle passivita' (1,6 per cento); le attivita' reali hanno registrato un rialzo piu' lieve (0,4 per cento). A prezzi costanti, usando come deflatore quello dei consumi, l'aumento della ricchezza complessiva e' stato dell'1,3 per cento.
La quota di ricchezza netta mondiale posseduta dalle famiglie italiane, si legge ancora, sarebbe pari al 5,7 per cento, superiore alla quota italiana del PIL e della popolazione del mondo (rispettivamente pari a circa il 3 e l'1 per cento).
La ricchezza lorda delle famiglie italiane alla fine del 2009 e' stimabile in quasi 9.500 miliardi di euro, quella netta in 8.600 miliardi, corrispondenti a circa 350 mila euro in media per famiglia. Nel bollettino si evidenzia come alla fine del 2009 la ricchezza netta e' stata pari a 8,2 volte il reddito disponibile lordo delle famiglie. Alla fine del 2008, ultima data per cui e' possibile effettuare un confronto internazionale completo e omogeneo, in Italia la ricchezza netta era risultata pari a 7,8 volte il reddito disponibile lordo delle famiglie, valore in linea con quello della Francia (7,5) e del Regno Unito (7,7), lievemente superiore a quello del Giappone (7) e significativamente superiore a quello degli Stati Uniti (4,8).
Il 'patrimonio immobiliare' delle famiglie italiane - continuna l'analisi di Bankitalia - alla fine del 2009 era era stimabile in circa 4.800 miliardi di euro, con un aumento in termini reali dello 0,4 per cento rispetto a un anno prima. tuttavia, sSempre alla fine del 2009 le passivita' finanziarie delle famiglie italiane erano costituite per circa il 41 per cento da mutui per l'acquisto dell'abitazione. Tra la fine del 2008 e la fine del 2009 il valore di questi mutui e' aumentato del 2 per cento, meno che nell'anno precedente (5 per cento).
Durante il 2009, si legge ancora nel bollettino, e' proseguita la ricomposizione dei portafogli delle famiglie verso forme di investimento piu' liquide, quali i depositi in conto corrente e il risparmio postale, le cui quote di ricchezza finanziaria sono cresciute rispettivamente di 1,4 e 0,3 punti percentuali.
Rispetto al 2008 si osserva una riduzione della quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani, pari a oltre 2 punti percentuali, mentre e' cresciuta quella detenuta in azioni e partecipazioni (aumento della quota di oltre un punto percentuale).
Piu' in particolare si osserva una ricomposizione dei portafogli verso titoli esteri a discapito dei titoli italiani: la quota di ricchezza finanziaria detenuta in obbligazioni e azioni estere e' cresciuta di oltre un punto percentuale mentre quella detenuta in obbligazioni e azioni italiane e' diminuita di 1,8. Dopo la forte riduzione di ricchezza detenuta in fondi comuni d'investimento osservata durante il 2008, il 2009 vede una ripresa seppur debole di questo comparto. Alla fine dello scorso anno, spiega palazzo Koch, il 44,2 per cento delle attivita' finanziarie era detenuto in obbligazioni private, titoli esteri, prestiti alle cooperative, azioni, partecipazioni e fondi comuni di investimento.
Il contante, i depositi bancari e il risparmio postale rappresentavano meno di un terzo del complesso delle attivita' finanziarie; la quota investita direttamente dalle famiglie in titoli pubblici italiani era pari a poco piu' del 5 per cento. Le riserve tecniche di assicurazione, che rappresentano le somme accantonate dalle assicurazioni e dai fondi pensione per future prestazioni in favore delle famiglie, ammontavano al 17,7 per cento del totale delle attivita' finanziarie.

Napolitano alla politica: "Serve un salto di qualità, no al voto"

ROMA - La legge sulle intercettazioni è stata bloccata dall'asse Fini-Anm. Lo sostiene Silvio Berlusconi che, durante un pranzo con gli eurodeputati del Pdl, avrebbe sostenuto che il 'patto' tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e l'Associazione nazionale magistrati prevederebbe una sorta di protezione per il leader di Futuro e libertà e i suoi uomini e, in cambio, l'assicurazione che non ci sarà nessuna legge contro i magistrati.
Ma, sempre secondo il premier, Gianfranco Fini "si è portato in un'area di non voto, un'area che non esiste ed è destinato a scomparire". Del resto, i sondaggi citati dal presidente del Consiglio danno il Pdl al 31%, Fli al 3,4% e l'Udc di Pier Ferdinando Casini al 6%, ma solo "perchè piace alle donne" e perchè, proprio come Di Pietro, gode di una "sovraesposizione" mediatica, avrebbe sostenuto il Cavaliere.

FINI: "RESTO PRESIDENTE DELLA CAMERA FINCHE' DURA LA LEGISLATURA" - "Fin quando dura la legislatura continueremo a vederci per gli auguri di Natale". Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della cerimonia di auguri ai dipendenti di Montecitorio, fa riferimento alle indiscrezioni di stampa secondo le quali starebbe valutando le dimissioni dalla presidenza. E il suo è anche un 'no' alle richieste del Pdl che puntano alle sue dimissioni. "Come passa il tempo, sono già due anni e mezzo, è già la terza volta che ci facciamo gli auguri- continua- e ci vedremo anche in futuro". E ancora: "Le istituzioni restano e gli uomini vanno, siamo pro-tempore e tutti dovrebbero ricordarselo, però- sottolinea- finché dura la legislatura continueremo a vederci per gli auguri di Natale". Fini tranquillizza poi i dipendenti della Camera sul fatto che, appunto, resterà alla presidenza anche successivamente, prima su esplicita richiesta di Pasquale Laurito, la Velina Rossa, poi dando la parola "a un giovane funzionario di Montecitorio" che in prima fila si sbraccia per fare una domanda. "Presidente- chiede Laurito- chiarisca una volta per tutti se si dimette...". Fini, ride, e riprende le parole accennate nel suo discorso. "Tranquilli, finchè dura la legislatura continueremo a vederci in futuro per gli auguri di Natale". E conclude divertito: "Sia chiaro che questo è un fuori programma" e così "abbiamo dato anche la notizia della giornata".
IL MONITO DI NAPOLITANO: "ALLA POLITICA SERVE UN SALTO DI QUALITA'" - "E' decisivo un salto di qualita' dellapolitica". Lo chiede il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio di augurio alle magistrature della Repubblica. "Decisivo per la stabilita' e la continuita' della vita istituzionale, e per la tenuta del sistema Italia in un contesto europeo percorso da cosi' forti scosse e tensioni".
Napolitano spiega: "Continuerò a sollecitare la continuità della vita istituzionale e dunque di una legislatura al cui termine mancano piu' di due anni: sempre che, beninteso, vi sia la prospettiva di un'efficace azione di governo e di un produttivo svolgimento dell'attivita' delle Camere. Operero' in ogni circostanza, secondo regole e prassi costituzionali cui intendo doverosamente attenermi- aggiunge il capo dello Stato- nei limiti del mio ruolo e delle obiettive possibilita', tenendo ben conto della volonta' espressa dal corpo elettorale nel 2008. Opererò soprattutto perche' ora e nel futuro, indipendentemente dalla definizione delle soluzioni di governo, si realizzi quello spirito di condivisione di cui ho detto".
Peraltro, "quella degli scioglimenti anticipati e' un'improvvida prassi tutta italiana, da cui speravamo di esserci liberati e al cui ripetersi sono tenuto a resistere nell'interesse generale. Specie in periodi cosi' gravidi di incognite", chiude Napolitano.

19 dicembre 2010

Pensioni, allarme Bankitalia, per molti sara' difficile mantenere tenore vita.

La diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e l'ancora scarsa adesione alla previdenza integrativa farà sì che molti lavoratori in futuro si troveranno "esposti a un forte rischio previdenziale, ovvero alla possibilità che, raggiunta l'età del pensionamento, si trovino a non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato". E' quanto si legge in uno studio dei ricercatori Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti della Banca d'Italia appena pubblicato sul sito. Lo studio sottolinea nell'introduzione che vi sono "rischi anche per l'intera collettività, poiché essa verrà chiamata a farsi carico di interventi di natura assistenziale". C'é una fascia consistente della popolazione - affermano i ricercatori - "per la quale la ricchezza previdenziale potrebbe risultare inadeguata.

In particolare circa il 15% dei lavoratori occupati presenta al contempo tassi di sostituzione inferiori al 60% (della retribuzione,ndr) e tassi di risparmio sotto il primo quintile della distribuzione". Nelle stime della Ragioneria dello Stato citate dallo studio, infatti, un lavoratore del settore privato che nel 2010 avrebbe ottenuto una pensione pari a circa il 70% della propria retribuzione (al lordo dell'imposizione fiscale e contributiva) nel 2040 vedrà ridotta la percentuale al 52% a parità di anni di contribuzione. Se il calcolo viene fatto al netto dell'imposizione fiscale e contributiva il tasso di sostituzione scenderà nei prossimi trent'anni dall'80% al 63%.
Secondo l'indagine tra i lavoratori c'é la consapevolezza degli effetti delle riforme sul risparmio previdenziale (nel senso della diminuzione del tasso di sostituzione e della necessità di lavorare più a lungo) ma manca la spinta a dare più spazio alla previdenza complementare a partire dal basso reddito disponibile. Tra il 2002 e il 2008 si è ridotta la percentuale di coloro che si aspettano di andare in pensione tra i 56 e i 60 anni (dal 41% al 34%) mentre è aumentata quella che si aspetta di uscire dal lavoro tra i 61 e i 65 anni (dal 44% al 51%). Tra il 2002 e il 2008 l'età di pensionamento attesa dai lavoratori (anche per prolungare la fase di accumulazione) è cresciuta di circa un anno).
Lo studio infine mostra come vi sia un basso livello di informazione sulla propria situazione previdenziale: tra coloro che aderiscono alla previdenza complementare è elevata la quota di chi non ricorda la linea di investimento scelta, il livello della contribuzione e l'ammontare del capitale accumulato nel fondo pensione. Il grado di partecipazione alla previdenza complementare è particolarmente ridotto poi proprio per le categorie di lavoratori che avranno bisogno di integrare le risorse derivanti dal primo pilastro, a partire dai giovani. Questa fascia di persone con vincoli di reddito stringenti può essere restia a destinare parte dei risparmi a una forma di ricchezza "poco liquida" come quella previdenziale. "In questo caso - conclude l'indagine - interventi volti a promuovere il risparmio privato non sono sufficienti ed è necessario prevedere fin d'ora misure di natura assistenziale".

Dati Unioncamere: dichiarazione di Guglielmo Loy, Segretario confederale UIL

Le stime di Unioncamere rilevano gli ormai strutturali problemi che attanagliano il nostro sistema occupazionale e sui quali occorre mettere in atto serie politiche in grado di invertire la tendenza anche ai fini di una più celere uscita dalla crisi.
Quando, infatti, si stima che le uscite dal mercato del lavoro supereranno di oltre il doppio le nuove assunzioni e che tale riduzione coinvolgerà maggiormente i lavoratori con contratti a termine, mentre solo 1/3 dei nuovi ingressi sarà con contratto a tempo indeterminato, sicuramente si pone un problema di sostenibilità del sistema i cui risvolti negativi saranno l’innalzamento del tasso di disoccupazione, soprattutto nel meridione dove la perdita occupazionale è rilevante e crea maggior disagio socio-economico.

Anche a fronte di questo quadro occupazionale di Unioncamere è urgente che venga data linfa ed impulso a buone forme di ingresso che, oltre ad incentivare le imprese a creare nuova occupazione, consentano nel contempo una graduale stabilizzazione del lavoratore grazie a percorsi formativi mirati.

Sale a 20mila euro l'indebitamento medio delle famiglie. Le più 'esposte' a Roma

L'indebitamento medio delle famiglie consumatrici italiane - generato dall'accensione di mutui per l'acquisto della casa, dai prestiti per l'acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili, e così via - ha raggiunto, al 30 settembre di quest'anno, i 19.491 euro. E' quanto emerge da un'analisi della Cgia di Mestre.Rispetto alla fine di settembre del 2008 (data di inizio della crisi finanziaria che ha colpito anche il nostro Paese), l'indebitamento medio nazionale è cresciuto del +28,7%. A livello provinciale le ''esposizioni'' maggiori sono a carico delle famiglie della Provincia di Roma (28.790 euro), seguite da quelle di Milano (28.243 euro) e da quelle di Lodi (27.516 euro). Al quarto posto figura Prato (26.294 euro), di seguito Como (25.217 euro), Varese (25.069 euro) e, successivamente, tutte le altre.

A vivere con minore ansia la preoccupazione di un debito da onorare agli istituti di credito sono le famiglie delle province delle 2 grandi isole: infatti, al quartultimo posto troviamo Medio Campidano, con un indebitamento medio pari a 8.845 euro, al terzultimo Enna, con 8.833 euro, al penultimo Carbonia-Iglesias, con 8.687 e, nell'ultimo gradino della classifica, troviamo la provincia di Ogliastra, con 7.035 euro.
Il record della crescita del debito delle famiglie avvenuta tra il 30 settembre 2008 e il 30 settembre 2010, appartiene alla provincia di Grosseto, che in questi 2 anni è stata del +48,8%. Seguono Livorno, con un aumento del +47,5%, Asti, con +42,3 %, Foggia, con +41,7% ed Arezzo, con +41%. Infine, dalla Cgia segnalano che, al 30 settembre 2010, la maggiore incidenza percentuale delle sofferenze spetta alla provincia di Crotone, con il 5,9%. Vale a dire che in questo territorio, a fronte di 100 euro erogati alle famiglie crotonesi, quasi 6 euro non sono stati restituiti agli istituti di credito. Al secondo posto di questa particolare graduatoria troviamo Caltanisetta (incidenza in percentuale delle sofferenze pari al 5,7) ed al terzo Enna e Benevento (5,5). Il dato medio nazionale è pari al 3,5%.
Come interpretare questi dati ? ''Innanzitutto - esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre che ha curato l'indagine - le province più indebitate sono anche quelle che registrano i livelli di reddito più elevati. E' chiaro che tra queste famiglie vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, la forte esposizione bancaria di queste realtà, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti in questi ultimi anni nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente. Più allarmante, invece, è il risultato che emerge dalla lettura dei dati riferiti all'incidenza percentuale delle sofferenze sull'erogato. In questo caso - conclude - notiamo che nelle prime posizioni troviamo tutte realtà territoriali del Mezzogiorno, a dimostrazione che la crisi ha colpito soprattutto le famiglie delle aree economicamente più arretrate del Paese''.

Governo, Cicchitto: "Allargamento o voto". Ma Schifani frena: "Urne da evitare"

Governare o votare. Il Pdl, dopo aver incassato la fiducia la scorsa settimana, guarda al futuro, tenendo conto delle difficoltà che potrebbero arrivare (“guerriglia di Fli in Aula”, la chiamano nel principale partito di governo) e del fatto che la Lega, ogni giorno, ricordi come il voto possa essere la soluzione giusta (“igienico”, è l’ultimo aggettivo usato dal Senatur che benedice le urne).
''Dal 14 dicembre -spiegava ieri Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl-, l'alternativa è: il proseguimento dell'azione del governo Berlusconi, conseguentemente rafforzato dal punto di vista politico e numerico o le elezioni anticipate''. ''La scelta politica preferenziale –dice Cicchitto- .è quella della governabilità fino al 2013 con un impegno programmatico molto forte sulle riforme sulla politica economica con particolare riferimento sul Mezzogiorno. Solo se l'operazione di rafforzamento del governo e di ampliamento della sua maggioranza non riesce, allora è giusto puntare alle elezioni. Paradossalmente, anche da questo punto di vista, non funziona l'arroganza guerrigliera di alcuni settori della sinistra e specialmente di Futuro e Libertà''. ''Infatti –spiega il capo dei deputati del Popolo della Libertà- qualora la loro guerriglia in Parlamento registrasse una serie di successi e quindi di scacchi per il governo, le elezioni diverrebbero inevitabili. Per chi non lo avesse capito infatti il 14 dicembre non solo è fallito il disegno di eliminare dalla scena politica Berlusconi, ma è anche andato a picco il progetto del governo tecnico o di responsabilità, non a caso inventato e sostenuto da D'Alema e da Scalfari, due grandi inventori di formule che vanno inevitabilmente incontro a totali fallimenti''. Frena sull'ipotesi elettorale il presidente del Senato, Renato Schifani. Che ribadisce che "il paese ha bisogno di governabilità" e considera le elezioni "un momento estremo a cui ricorrere quando la politica e le istituzioni, ma in particolar modo il governo più che le istituzioni non sono in grado di esprimere l'attuazione del programma. Non sta a me naturalmente -aggiunge- individuare le responsabilita'". Parlando al termine del brindisi che si è svolto nella Sala Pannini al termine del tradizionale
Concerto di Natale nell'Aula di Palazzo Madama, cui hanno partecipato le più alte cariche dello Stato, Schifani aggiunge che "il Parlamento, in questo scorcio di legislatura, ha funzionato, ha fatto la propria parte. Devo dare atto ai componenti di tutto il Senato -sottolinea Schifani- del grande senso di responsabilità con cui si sono posti nei lavori d'Aula, sia la maggioranza che l'opposizione: sono orgoglioso e li ho ringraziati spesso pubblicamente".
Il presidente del Senato, che aveva auspicato "concordia" nel suo breve messaggio prima dell'inizio del Concerto spera che "questo Natale, con questa concordia di quest'Aula, possa essere da monito per le forze politiche perché abbassino i toni e trovino un punto di sintesi per garantire al Paese stabilità".
Sul fronte del rafforzamento intanto Noi Sud si candida a “fare la terza gamba maggioranza”. L'appuntamento è per martedì pomeriggio, quando si terrà la prima riunione dei parlamentari aderenti al gruppo misto che hanno votato la fiducia al governo Berlusconi. A renderlo noto il leader di Noi Sud, Arturo Iannaccone, che, insieme al Pid, al gruppo di Silvano Moffa e al Movimento di responsabilità nazionale, si è reso promotore dell'iniziativa e che si dice ''convinto che possa avere successo nella misura in cui ci sarà un comportamento serio e responsabile da parte di tutti coloro che dovranno far parte di questo nuovo gruppo''. ''L'obiettivo - prosegue il leader di Noi Sud - è quello di costituire una compagine parlamentare che possa essere la terza gamba della maggioranza dando così all'Esecutivo quella stabilità, anche numerica e politica, chiesta da Umberto Bossi e dalla Lega.'' ''Noi Sud - prosegue Iannaccone - con i suoi sette deputati è il gruppo più numeroso e, pertanto, si spenderà in maniera decisiva affinché questa iniziativa possa consentire al Governo Berlusconi di proseguire sulla strada delle riforme, del varo del federalismo e dell'attuazione del Piano per il Sud.''

Berlusconi punta al centro: "Unirò i veri moderati, vado avanti"

ROMA - "Intendo proseguire il cammino per riunificare i veri moderati in un unico grande movimento politico, ovviamente senza quei pasdaran che si schierano con Di Pietro e usano i toni, le calunnie e le false argomentazioni del Fatto quotidiano e di Repubblica". Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato al network Forzasilvio.it. "Considero il consolidamento di una unica grande forza politica che sia la sezione italiana del Partito dei Popoli europei- aggiunge- uno dei compiti fondamentali che devo assolvere nel mio impegno in politica".Poi il premier parla a Bruxelles, e affronta tutti i temi caldi del momento.

NESSUN CALCIOMERCATO - "Nessuna offerta di nulla, nessun posto di governo, non ci sono state contropartite ma solo discorsi di buon senso". Il premier smentisce che siano in corso trattative non politiche per ampliare la maggioranza. "E' stato fatto un ragionamento- dice Berlusconi- a partire dal fatto che non ci sarebbe spazio negli elettori" per il terzo polo. "Chiunque abbia buon senso non puo' che decidere di restare nel centrodestra e nel Pdl". "Il partito dell'Udc aveva una grande occasione per dare sostegno al governo e alla maggioranza per senso di responsabilita' e amore del paese. Avrebbero potuto intervenire al governo con i loro uomini cammin facendo, non subito. Hanno ritenuto di no. Io rispetto loro posizione". "Ho letto agenzie che parlano di un calciomercato in corso. Niente di tutto questo". Berlusconi spiega che non ci saranno trattative quando rientrera' a Roma ('i colloqui sono stati gia' fatti', spiega) ma che si ragiona sul fatto che "l'operazione dei finiani e' partita chiedendo a dei parlamentari del Pdl di salire su un convoglio a guida Fini con destinazione di essere la terza gamba della maggioranza del centrodestra a sostegno del governo. Ora si sono trovati in una formazione a guida Bocchino-Granata, con destinazione la sinistra. Credo che sia abbastanza normale che ci siano dei moderati che ritengono di non poter aderire a questa destinazione e rimangono ancorati ai loro valori e ai loro impegni con gli elettori".FINO ALLA FINE - "Dentro di me ho l'assoluta certezza di portare a termine questa legislatura realizzando le riforme che il paese attende". Anche dal punto di vista della stabilita' di governo "si desume l'assoluta irresponsabilita' di una manovra che era stata pensata e si era cercato di portare avanti". "Sono sicuro di avere i numeri perche' penso che bisogna avere fiducia nel buon senso degli eletti dal popolo. Che questo avvenga con un patto formale di una forza politica che torna in maggioranza va bene. E se invece fossero singoli che tornano in maggioranza va bene lo stesso".RIFORMA E ORDINE PUBBLICO - La riforma universitaria al Senato passera' "senza problemi. Non credo ci sia un cambio di voto rispetto alla Camera: c'e' un limite all'indecenza". "Non sono preoccupato dell'ordine pubblico, ho sempre detto che c'erano infiltrazioni dei centri sociali nelle manifestazioni studentesche, ma un torto, devo ammettere il governo ce l'ha: non aver comunicato bene i contenuti della riforma". "Gli studenti, infatti- prosegue- hanno tutto da guadagnarci in questa riforma" quindi "noi non abbiamo comunicato bene, l'ho detto anche al ministro" dell'Istruzione.

Lega fuori linea, Bossi: "Bisogna andare a votare"

ROMA - Umberto Bossi torna a chiedere il voto. A Venezia, il leader del Carroccio ha spiegato che "la sola igiene è il voto. Se ogni volta che dobbiamo andare a votare in Parlamento dobbiamo chiedere il favore agli altri, allora è meglio andare alle urne", spiega il Senatur in una intervista trasmessa da Sky tg24. A chi gli chiede se questa sia anche la valutazione del premier Berlusconi, Bossi risponde: "Ognuno ha le sue idee. Io son due mesi che dico di andare a votare. Ora abbiamo fatto passare il tempo, dando agli altri il tempo di organizzarsi".
Che il Carroccio non sia in linea con il presidente del Consiglio, che intende invece arrivare al termine della legislatura tentando di allargare la maggioranza ad altri esponenti moderati (l'obiettivo vero è l'Udc), lo provano le parole del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, secondo il quale "si può andare a votare rapidamente e senza compromettere l'approvazione dei decreti attuativi del federalismo". E proprio sull'allargamento all'Udc, Maroni risponde secco: "Questa è una delle incognite alla valutazione del presidente Berlusconi".

17 dicembre 2010

CGIE : Le riunioni del primo semestre 2011

Il 7 e l’8 febbraio i lavori del Comitato di Presidenza, a Roma, apriranno le riunioni CGIE calendarizzate per il primo semestre 2011.
A quella del CdP seguiranno le riunioni delle Commissioni Continentali.
A Sydney dal 4 al 6 marzo si terranno i lavori della Commissione Paesi Anglofoni Extraeuropei.
La Commissione Europa e Africa del Nord si incontrerà a Monaco di Baviera dal 25 al 27 marzo. La Commissione Continentale America Latina si riunirà a Montevideo dal 14 al 16 aprile.
Per celebrare i 150 anni dellUnità d'Italia, la prima Assemblea Plenaria del 2011 si terrà a Torino dal 16 al 20 maggio.

UDC FLI API MPA E LD INSIEME NEL "POLO DELLA NAZIONE"/ DI BIAGIO (FLI) E MERLO (MAIE): OPPORTUNITÀ PER I NOSTRI CONNAZIONALI ALL'ESTERO

Si chiama il "Polo della Nazione" la nuova "creatura" politica nata dopo il voto di fiducia al Governo Berlusconi, che riunisce rappresentanti di Udc, Fli, Api, Mpa e Liberal Democratici, un centinaio di parlamentari che "parleranno con una sola voce", una "forza di opposizione seria e responsabile pronta a confrontarsi su eventuali provvedimenti che vadano incontro agli interessi generali degli italiani, a partire da quelli economico-sociali e dalle grandi riforme che servono al paese", come si legge nella nota diramata ieri dopo la presentazione del leader Udc Pier Ferdinando Casini.
Del nuovo Polo fanno parte anche gli eletti all’estero Aldo Di Biagio (Fli) e Ricardo Merlo (Maie) che, in una nota congiunta, sottolineando che "la nascita del nuovo Polo, questa nuova entità che coinvolge le forze politiche moderate che si trovano in questo momento all'opposizione del Governo Berlusconi, apre una nuova strada per il dialogo tra gli schieramenti politici contrapposti".
"Si dà vita oggi ad un soggetto politico che – proseguono Di Biagio e Merlo - cercherà di superare l'attuale impasse parlamentare e, dal nostro particolare punto di vista di eletti all'estero, lavorerà per anche riformulare l'agenda di governo riportando l'attenzione dell'Italia sulla nostra collettività che vive fuori dall'Italia. Dal nuovo polo, che si configura come un'area di responsabilità parlamentare - spiegano i due parlamentari eletti all'estero - partiranno progettualità concrete sia per far conoscere l'opportunità offerta al Paese dalle nostre comunità presenti nel mondo, sia per venire incontro alle esigenze e alle priorità dei nostri connazionali, ingiustamente accantonate nel programma di Governo".
"La concretezza sarà il nostro vademecum - concludono - con l'ambizione di saper parlare la stessa lingua degli italiani nel mondo e di sfatare la confusione politica e mediatica che in queste settimane il momento politico ha sollevato tra i nostri connazionali. Contiamo già su un gruppo ampio e vivace di connazionali che hanno accolto con soddisfazione il nuovo polo e siamo certi che presto i moderati riformisti presenti in tutta la Circoscrizione Estero, e sono tanti, aderiranno al nostro progetto".

CHIUSURA TEMPORANEA DELL'UFFICIO CITTADINANZA DEL CONSOLATO DI BUENOS AIRES

L’Ufficio Cittadinanza del Consolato Generale di Buenos Aires rimarrà chiuso al pubblico, per il periodo Natalizio, dal 23 Dicembre al 14 Gennaio inclusi. È quanto si apprende dal Consolato.
La prenotazione online degli appuntamenti riprenderà lunedì 10 Gennaio per gli appuntamenti di lunedì 17 Gennaio.

16 dicembre 2010

TERZO POLO: D'ALEMA, E' UN INTERLOCUTORE NECESSARIO PER IL PD

Il Terzo polo e' innanzitutto ''la prima risposta negativa a Berlusconi, la sua prima sconfitta''. Ad affermarlo, in un'intervista al Tg2, e' Massimo D'Alema, esponente del Pd e presidente del Copasir, convinto che la ''strategia dell'allargamento si e' rivelata fallimentare''. La nascita del Terzo polo, aggiunge l'ex premier, e' ''un fatto politico'', rappresenta una ''componente moderata importante che sta nell'opposizione'' ed e' un ''interlocutore necessario per il Pd''.Piu' in generale, rimarca D'Alema, il presidente del Consiglio ''ha perso in due anno settanta deputati. Non e' un grande risultato...''. E il suo governo, prosegue, ''sopravvive. E' l'espressione giusta, usata anche dalla stampa estera''. ''Noi avevamo proposto un governo di responsabilita' nazionale - conclude D'Alema - ma Berlusconi ha detto no e ora tocca a lui la prova''.

''Da domani uniti in Parlamento'' Prende vita il 'Polo della Nazione'

Nasce il coordinamento parlamentare tra Udc, Fli, Api, Mpa, Liberaldemocratici, Repubblicani e Liberali "verso un nuovo polo politico". Questa la risposta alla avances di Silvio Berlusconi ai delusi di Fli e Udc. E circolano già ipotesi sul nome e quella in pole position sarebbe 'Polo della Nazione'. "Sarebbe meglio Polo per l'Italia, ma non è il problema di adesso", dice Pier Ferdinando Casini. Ci confronteremo con il governo -spiega Casini al termine della riunione con Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, tra gli altri- per tutte le iniziative da assumere e per contrastare quelle che non condividiamo. E' un'iniziativa che è nella direzione della chiarezza, del coraggio e dell'unità: che più di 100 parlamentari aderiscano a questo coordinamento è un elemento molto positivo".
L'obiettivo è chiaro: "esercitare un ruolo di opposizione responsabile", affermano i fondatori in un comunicato. Prima tappa: un'assemblea di tutti i parlamentari, in programma a gennaio, "per individuare modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto con il governo e con le altre forze di opposizione responsabile".

"Per noi -si legge nel comunicato - è necessario operare per il bene dell'Italia e per una autentica coesione nazionale. Si è deciso di avanzare, con questo spirito, proposte per il futuro del Paese e di esercitare un ruolo di opposizione responsabile, pronta a confrontarsi su eventuali provvedimenti che vadano incontro agli interessi generali degli italiani, a partire da quelli economici e sociali e dalle grandi riforme che servono al Paese".
"Il premier dice che il Terzo polo è morto, io dico che è vivissimo e gode di ottima forma", commenta Rutelli e Casini aggiunge: "Credo che Berlusconi possa essere facilitato nel dialogo dal fatto che più di 100 parlamentari possano parlare con una sola voce e interloquiscano costruttivamente con il governo". Il finiano Italo Bocchino poi precisa: "Nasce un coordinamento parlamentare di tutte le forze responsabili che hanno deciso di lavorare assieme nelle due Camere per avere un atteggiamento utile all'interesse degli italiani'', ma "escludiamo la nascita di gruppi unici".
Prima ancora di entrare al vertice, tenutosi all’Hotel Minerva a Roma, è stato Adolfo Urso di Futuro e Libertà per l'Italia ad annunciare che i partiti sopra citati da oggi "si uniscono in un unico polo e da domani opereranno insieme in Parlamento e nel Paese. Ci comporteremo in modo responsabile ed esamineremo in Parlamento ogni proposta senza pregiudizi".
Insieme ad Urso alla riunione erano presenti il presidente della Camera Gianfranco Fini e Italo Bocchino; Pier Ferdinando Casini, con Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione (secondo cui "nasce il nuovo polo e sembra robusto"); Giovanni Pistorio e Carmelo Lo Monte per l'Mpa; Francesco Rutelli e Bruno Tabacci per l'Api; Giorgio la Malfa per i Repubblicani; Paolo Guzzanti per i Liberali e Italo Tanoni per i Liberaldemocratici.
Dal Pdl arriva il commento di Fabrizio Cicchitto: "Il terzo polo è una operazione asfittica e contraddittoria. Dentro questo polo c'è di tutto e quindi è destinato prima a esplodere di fronte a posizioni assai diverse". Mentre dal versante Pd, la capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, vede nella nascita del 'Polo della nazione' il fallimento della strategia di Berlusconi: "La nascita del Polo della Nazione segna, a dimostrazione della fragilità del progetto berlusconiano e della sua 'vittoria' di ieri, il primo fallimento della strategia del premier".
In mattinata Fli aveva definito ''una vittoria di Pirro'' quella di Berlusconi e, guardando al terzo polo, la necessità di serrare i ranghi: "Bisogna andare avanti, altrimenti rischiamo di fare il gioco del Cavaliere, che punta a dividerci''. Qualcuno aveva recriminato, perché se Italo Bocchino avesse fatto un intervento più moderato in Aula forse Moffa non avrebbe strappato: la ''moderazione paga sempre e questa volta la carenza di moderazione nelle parole di Bocchino è sotto gli occhi di tutti''. Ma c'è chi aveva detto che ''prendersela con Italo'' ''significa solo creare un'alibi ai fuoriusciti''.
Futuro e libertà. insomma, tiene, dice Roberto Menia che ha cercato fino all'ultimo di 'trattenere' Moffa: ''Sapevo del travaglio interiore di Moffa, ma ero convinto che alla seconda chiama venisse su a votare, non me l'aspettavo proprio. Rispetto la sua decisione, ma alla fine la sua scelta non è politica. Io gliel'ho detto di persona: 'Silvano, farti chiamare traditore dagli uni e dagli altri che senso ha?'''.
E al presidente del Consiglio aveva anche replicato il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa: "Berlusconi in 24 ore ha cambiato tre volte opinione. Prima ha parlato di coinvolgere l'intero gruppo, poi di tre parlamentari, oggi di singoli parlamentari. Io gli rispondo che non c'è trippa per gatti". "Cominciasse ad occuparsi seriamente dei problemi del Paese, degli italiani, se lo farà -prosegue il leader centrista rivolto al premier- troverà qua i 35 deputati compatti e coesi a cercare di risolvere i problemi della gente. Tutto il resto è fiction".

14 dicembre 2010

Scontri Roma: come gli anni'70, Roma rivive l'incubo

Le fiamme che ardono in Piazza del Popolo, e due colonne alte di fumo nero, accanto alle due chiese, dove si scontrano la polizia e i ragazzi. C'é "una immagine nuova", oggi, anche negli occhi di uno come Tano D'Amico, l'autore di celeberrimi scatti durante gli scontri degli anni Settanta. "Piazza del Popolo, così, con quei roghi, io non l'avevo mai vista", dice il fotografo. Dov'é stato stamattina? "Dappertutto". Cosa ha visto? "La rabbia pura che esplode. Nel '77, nel '68 c'era invece la speranza. Io andrei a due secoli fa, per fare un confronto, alle sommosse di Parigi e al '48''. Rientra nella cronaca dei fatti, in ogni caso, oggi, l'impressione che la storia di 30-40 anni fa si ripeta. Roma ha rivissuto l'incubo del passato. E lo dimostrano alcune foto storiche. Il fiume di studenti nel cuore di Roma, oggi; come quello immortalato il 19 febbraio 1977, in bianco e nero: la foto s'intitolava '50 mila studenti per le vie della capitale'. Le scarpe a terra, su via del Corso: le hanno perse durante gli scontri, oggi. Come quelle brandite in aria dalle donne, ancora nel '77, 'Siamo tutte a piede liberò. Le sciarpe usate per nascondere i volti, oggi. Come lo scatto che inaugura la galleria de 'Gli anni ribelli' di D'Amico: 'Ragazza e carabinieri', dove la fila al centro fra i capelli, e la sciarpa tirata sopra al naso incorniciano gli occhi puntati sui militari.
Un ragazzo si sente male, su uno dei ponti del Tevere, e tre compagni lo trasportano, correndo, mentre scappano dalla 'carica', oggi. Accadeva anche il 21 aprile del 1977: tre agenti trasportavano a braccia il collega ferito, in una foto. Chi oggi è stato alla manifestazione contro il Governo non ha potuto non ricordare gli anni '70. ''Ci ho pensato anche io - risponde D'Amico -. Ma allora era molto diverso", dice anche. "All'epoca protestava una minoranza. Oggi in piazza scende la maggioranza degli studenti". Non solo. "Nel '68 c'era un grandissimo movimento, animato da grandi speranze per il futuro. Nel '77 c'era una incredibile autonomia di pensiero, con la novità delle donne in piazza, per esempio. Oggi io ho visto la rabbia pura dei figli contro i padri, intesi in senso lato. L'esplosione della paura del futuro. A costo di prenderle, a costo di farsi male. Ma non erano armati". La sensazione che l'incubo si ripeta, che sia ancora possibile una morte come quella di Giorgiana Masi, che a 19 anni finì vittima degli scontri a Ponte Garibaldi, il 12 maggio del 77, prende in ogni angolo del cuore della città. Quando di gruppi anarchici assediano le camionette delle forze dell'ordine.
E più banalmente anche davanti alle aste degli striscioni, impugnate come 'pseudo-armi', in metropolitana. Davanti all'onda che percorre Piazza del Popolo, quando esulta e applaude, perché le camionette della Guardia di finanza arretrano, di fronte a petardi, bottiglie, sampietrini. O alle Mercedes in fiamme sul Lungotevere davanti a una folla di giovani che aspettano e temono: "Attenti che esplode!", e si fa il vuoto davanti. Il fiume umano che si cala da un muro di oltre due metri, coi maschi che sostengono le femmine nel salto, per deviare il percorso, avendo timore della possibile esplosione. Le fughe in avanti e gli scatti indietro. Le corse, quando il panico investe la folla. L'attesa sui ponti, alle spalle del focolaio degli scontri, dove gruppi di giovanissimi si rifugiano, finendo con l'essere comunque raggiunti dalla folla che scappa al grido 'caricano!'. di Rosanna Pugliese ANSA

Berlusconi: "Allargamento della maggioranza, ma con Fini ho chiuso". Lega: "Non facciamo la fine di Prodi"

"Col partito di Fini sì, anche per il comportamento dei suoi uomini, di grande negatività nei nostri confronti, come dimostrato oggi dal discorso di Italo Bocchino". Così Silvio Berlusconi risponde a Bruno Vespa, alla presentazione del libro del giornalista, che gli chiede se "è chiusa ogni trattativa" con Fini e con Futuro e libertà per l'allargamento della maggioranza dopo la fiducia ottenuta sia alla Camera sia al Senato. Con la fiducia di oggi "il risultato è che non c'è una maggioranza alternativa: si può e si deve andare avanti". Ma oltre a una vittoria numerica, è anche una vittoria politica? "Certamente sì", risponde il premier.
Il Cavaliere spiega poi dell'incontro avuto con Giorgio Napolitano. "Il capo dello Stato ha interesse che ci sia un governo solido. Io- spiega il capo delo governo-, nei discorsi fatti in Parlamento, ho detto con chiarezza quali sono le azioni che intendo fare: l'allargamento della maggioranza è abbastanza prevedibile, visto il risultato" di oggi, "credo ci siano parlamentari che pensino di rientrare nei ranghi del Pdl o della maggioranza. Ci sono degli Udc, e anche degli eletti nel Pd, che non vogliono restare negli ambiti dove sono confinati. Credo- sottolinea- ci sarà la possibilità di allargare anche consistentemente i numeri della maggioranza". E' pevedibile anche un allargamento anche del governo? "Vedremo se ci sarà la possibilità di allargare la squadra di governo", risponde Berlusconi.
BOSSI: "BENE COSI', MA NON SO SE TRE VOTI BASTANO" - Umberto Bossi si dice "soddisfatto" per il 'no' della Camera alle mozioni di sfiducia al governo ma prende tempo per capire se soli tre voti di scarto serviranno alla maggioranza per andare avanti. Interpellato dalla 'Dire' a Montecitorio, dopo una riunione al gruppo con i suoi, il ministro alle Riforme, quando gli si chiede se i tre voti di differenza basteranno risponde: "Non lo so, si vedrà, ci riuniremo".
MARONI: "NON FAREMO LA FINE DI PRODI" - Tirare a campare è meglio che tirare le cuoia, diceva Andreotti, è così anche per il voto di oggi? "No, è meglio vincere che perdere", risponde al cronista il ministro Roberto Maroni, interpellato a Montecitorio. "La partita comunque non è conclusa, abbiamo vinto il primo tempo. Ieri Berlusconi ha detto che vuole allargare la maggioranza a Fli e Udc, se riuscirà a farlo è bene, altrimenti non è che si può governare appesi a un voto. Quello che è certo- sottolinea Maroni- è che noi non vogliamo fare la fine del governo Prodi, appeso ogni volta a uno o due voti". Riuscirà Berlusconi ad allargare? "Non sarà facile, visto che l'Udc ha votato contro il federalismo, non è una strada in discesa. Se non ci riuscirà bisognerà andare al voto. E comunque oggi abbiamo vinto una partita che in molti davano già per persa, questo è confortante. (AGENZIA DIRE, http://www.dire.it/)

Fini: "Non mi dimetto". Delusione fra i suoi "per chi si è fatto comprare"

ROMA - "C'è molta delusione per chi era con noi fino a ieri e si è fatto comprare". Luca Barbareschi, deputato di Fli, spiega così le valutazioni emerse da un incontro dei parlamentari di Futuro e libertà con Gianfranco Fini alla Camera. Ovviamente, nel mirino ci sono Silvano Moffa, Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini, tutti e tre schieratisi con il governo. La riunione con Fini arriva al termine di una giornata che ricorda- dice Barbareschi- "un film che ho fatto otto anni fa, 'Il trasformista'. Credo che lo regalerò ai colleghi deputati...". La pellicola era una denuncia del malaffare politico: di un onorevole arrivato in Parlamento grazie al look 'giusto', ma pieno di sani valori. Nel Palazzo, però, finiva per scontrarsi con i politici di mestiere e imparare subito il 'mestiere': mentire per restare a galla. Escursione cinematografica a parte, Barbareschi non riserva giudizi favorevoli ai Fli che hanno cambiato idea: "La Siliquini? Mi chiedeva sempre di farsi fotografare con me, per apparire un po' di più sui giornali...". Oggi, come ha scritto anche Fini in una nota, la vittoria del governo è solo numerica? "Cosa crede di fare Berlusconi con questi numeri? Non va da nessuna parte, lo vedremo presto". Da oggi in poi, osserva, Fli non arretrerà di un passo: "Siamo un partito di centrodestra, diremo sempre ciò che pensiamo, come la Lega". Giura che Fini non ha alcuna intenzione di dimettersi da presidente della Camera e assicura che il percorso del neonato movimento non si arresterà: "Faremo il congresso, andiamo avanti. Sarebbe un errore pensare che la guerra è persa".
FINI: NON MI DIMETTO DA PRESIDENTE DELLA CAMERA - "Il presidente Fini, come ha detto anche in tv alla trasmissione di Lucia Annunziata, non si dimetterà dalla sua carica di presidenza della Camera salvo non si dimostri la sua imparzialità nella conduzione dei lavori parlamentari". E' quanto precisa il portavoce di Gianfranco Fini, Fabrizio Alfano, al termine della riunione del gruppo di Fli alla Camera dopo la bocciatura delle mozioni di sfiducia. Le dimissioni di Fini sono state chieste in aula dal Pdl. (AGENZIA DIRE, http://www.dire,it/)

Fiducia per tre voti, apertura all'Udc

Silvio Berlusconi ce la fa. E, dopo aver incassato la scontata fiducia del Senato, batte Gianfranco Fini anche alla Camera. A Montecitorio, la mozione di sfiducia al governo ottiene 311 si' contro 314 no. Soltanto tre voti in piu', ma pesanti, perche' ad affossare la manovra anti-premier sono tre deputati di Futuro e Liberta'. ''Una vittoria numerica'', e' il giudizio amaro di Fini. No, ''e' anche politica'', ribatte il presidente del Consiglio che, dopo essere salito al Quirinale, ribadisce la volonta' di ''andare avanti''. E per ''allargare la risicata maggioranza alla Camera'' strizza l'occhio ai democristiani del Pd e all'Udc di Pier Ferdinando Casini, spingendosi al punto di ''non escludere a priori'' la possibilita' di una crisi pilotata. Sono quasi le due del pomeriggio quando termina la conta e, tra insulti e risse sfiorate, il presidente Fini proclama il bruciante verdetto.
A pesare sul voto, piu' che le annunciate defezioni dal centrosinistra dei vari Razzi e Scilipoti, sono la retromarcia di Silvano Moffa, che non partecipa alla votazione, e i no alla sfiducia di Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori. Tre finiani della prima ora che cambiano idea e, all'ultimo, fanno pendere la bilancia dalla parte di Berlusconi. ''Dimissioni, dimissioni'', urlano dai banchi di Pdl e Lega alla terza carica dello Stato che si prende pure del ''coglionazzo'' quando attraverso il Transatlantico per chiudersi nel suo studio circondato dai piu' stretti collaboratori. Le divisioni tra 'falchi' e 'colombe', che gia' nelle scorse settimane hanno creato piu' di una tensione, finiscono cosi' con lo spaccare i futuristi. E, oltre allo smacco, perde anche i pezzi: la Siliquini annuncia infatti il ritorno tra le fila del Pdl, mentre Moffa se ne va nel gruppo misto e denuncia l'incompatibilita' di Fini con il ruolo istituzionale di presidente della Camera. L'ex leader di An tiene duro - ''non si dimette'', dice il suo portavoce - e affida il suo pensiero a un comunicato di poche parole. ''La vittoria numerica di Berlusconi - si legge - e' evidente quanto la nostra sconfitta, resa ancora piu' dolorosa dalla disinteressata folgorazione sulla via di Damasco di tre esponenti di Futuro e Liberta'. Che Berlusconi non possa dire di avere vinto, anche in termini politici, sara' chiaro in poche settimane''. ''Non e' cambiato niente, e' una vittoria di Pirro'', sostiene anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, mentre per Antonio Di Pietro ''la maggioranza politica non c'e' piu' al di la' del computo dei venduti e dei comprati''. Berlusconi, intanto, si riunisce a Palazzo Chigi con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e con l'alleato leghista Umberto Bossi. Il 'Senatur', che durante le concitate fasi della conta ha auspicato il voto come ''unica igiene a tutto questo casino'', apre per la prima volta all'Udc -''non c'e' veto'', dice- ma poi il ministro del Carroccio, Roberto Maroni, precisa: ''O si allarga la maggioranza o e' meglio andare alle elezioni''. Quando alle cinque del pomeriggio il premier si reca dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il centro di Roma e' ancora blindato dalle forze dell'ordine, che tengono lontani i black blok dai palazzi del potere. Un incontro di quasi un'ora, nel corso dei quali il Capo dello Stato sostiene che ''una campagna elettorale non sarebbe positiva'', secondo quanto riferito da Berlusconi. Il premier partecipa alla presentazione del libro di Bruno Vespa, 'Il cuore e la spada', e si dice d'accordo con il Quirinale. ''Serve stabilita', andiamo avanti'', spiega definendo ''perseguibile l'allargamento della maggioranza''. Chiusa la possibilita' di trattare con Fini -''ero di ostacolo alla sua carriera''- Berlusconi non fa mistero di guardare a Casini. ''Non ci ascolta, vada avanti da solo'', dice il leader dell'Udc, ma in contemporanea il premier non esclude ''a priori'' una crisi pilotata per farlo contento. Soltanto tattica o reale volonta'? ''Con tre voti si mangia il panettone - e' la battuta del leghista Roberto Calderoli - ma non credo che si possa mangiare anche la colomba'' di Alessandro Galavotti ANSA

13 dicembre 2010

Bossi: "Con un voto in più non si governa, elezioni l'unica strada"

ROMA - "Con un voto in più non si governa e, fatalmente, si va al voto". Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, al termine del discorso di Silvio Berlusconi al Senato, che il senatur definisce "ottimo", si mostra cauto sul futuro della legislatura: "Andrà a finire che passerà una fiducia solida e molto numerosa", dice. Ma cosa prevede il Carroccio per il futuro del governo? "Prima o dopo si va alle elezioni. Ora la fiducia passa qui, poi Berlusconi deciderà...", aggiunge.
"TREMONTI PREMIER? NON E' SCEMO" - "Tremonti mica è scemo che va a governare in una situazione così, solo quel pazzo di Berlusconi può farlo", dice infine il Senatur ai cronisti che al Senato gli chiedono cosa pensa il Carroccio di un possibile governo guidato dal ministro dell'Economia.
"UDC AL GOVERNO? L'UNICA STRADA E' IL VOTO" - "L'unica strada è il voto". Interpellato sempre al Senato, Bossi risponde così a chi gli chiede di un possibile ingresso al governo dell'Udc.

Compravendita parlamentari, Di Pietro in Procura indica nomi, fatti e mandanti

Il senatore Antonio Di Pietro è tornato questa mattina in Procura per depositare l'esposto-denuncia preannunciato venerdì sulla cosiddetta 'compravendita dei parlamentari'. Nel documento Di Pietro conferma di aver indicato mandanti, fatti e nomi di chi spontaneamente avrebbe indotto alcuni parlamentari a cambiare casacca
In Procura Antonio Di Pietro è arrivato in tarda mattinata e si è incontrato con il procuratore aggiunto Alberto Caperna che dirigerà l'inchiesta sui fatti denunciati dal leader dell'Idv. In particolare Di Pietro ha indicato (è stato lui a confermarlo) mandanti, circostanze e nomi di chi avrebbe manovrato in previsione della discussione di oggi e domani in Parlamento.
La documentazione sarà ora valutata dal magistrato che ha aperto un fascicolo intestato 'Atti relativi' nei riguardi di ignoti e senza formulare ipotesi di reato. Caperna dovrà anche valutare la richiesta con la quale Di Pietro sollecita, a titolo cautelativo, di acquisire documenti e atti che possono attestare la fondatezza di quanto da lui denunciato.
"Torno ora dalla Procura e ci tornerò ancora. E' necessario lasciare nero su bianco in un pubblico ufficio quello che sta accadendo dentro e fuori il palazzo" ha detto l'ex pm parlando con i cronisti.
"Lo faccio - ha spiegato - per salvaguardare la democrazia nel momento in cui la fiducia al governo viene compravenduta e si mette a rischio la credibilità del Parlamento". "Chiedo a tutti quelli che sono a conoscenza dei fatti - ha continuato Di Pietro - di andare a riferirli. Io ho indicato circostanze e prodotto documenti e ho chiesto che vengano audite diverse persone. I casi da accertare sono ancora molti e al termine di ulteriori acquisizioni tornerò in Procura".
A Di Pietro replica il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, parlando fuori da Montecitorio. Per La Russa la compravendita dei parlamentari non è quella fatta dal Pdl ma è quella "in corso da esponenti di alto livello del Fli per bloccare i ripensamenti". "Non so a quale compravendita si riferisca Di Pietro, a quella che ha fatto passare 60-70 voti all'opposizione? A quella che ha fatto passare La Malfa con l'opposizione? O ai colloqui che ci sono anche in questo momento in corso da esponenti di alto livello del Fli per bloccare ripensamenti? Se si riferisce a quello si faccia un esame di coscienza".
Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, ha chiesto ''pubblicamente ma anche direttamente ai vertici della Procura di Roma di essere ascoltato come parte lesa nella vicenda relativa agli orientamenti di voto in Parlamento in questi giorni". "Purtroppo - dice - questa richiesta è caduta nel vuoto, dimostrando evidentemente che c'è una posizione preconcetta e faziosa anche da parte di chi dovrebbe garantire il rispetto della legge".
Oggi, intanto, i parlamentari di Idv e Verdi si sono dati appuntamento fuori Montecitorio per una protesta pittoresca, con tanto di banda Bassotti, biglietti da cinquecento euro con l'immagine di Berlusconi, palloncini a forma di mucca e volantini con la scritta 'Parlamento: no al mercatino delle vacche'.

Sfiducia, la replica di Berlusconi ''No a divisioni tra i moderati''

Silvio Berlusconi che lascia Montecitorio e dribbla i giornalisti chiudendosi la bocca con le dita della mano. Si chiude così, sono appena passate le 20, la giornata del premier tra Palazzo Madama e Montecitorio. Appeso a un voto di fiducia che domani sancirà la parola fine al braccio di ferro nel centrodestra tra il Cavaliere e Gianfranco Fini. Uno dei due uscirà vincitore, a meno di nuovi colpi di scena che nella notte potrebbero portare a un’intesa tra partito del premier e futuristi.
Il premier le sue carte se le gioca tra Senato e Camera. Dal “patto di legislatura aperto a tutti i moderati” a una promessa di “rimpasto”, al “cambiamento”, al “nuovo centrodestra”. Trenta minuti per i senatori e quindici per i deputati con queste parole d’ordine. Per arrivare a convincere gli indecisi, quelli che domani in ogni caso, qualcuno indicherà come i responsabili del risultato del voto, qualunque esso sia.
Il Cavaliere usa toni morbidi, cercando di convincere il Palazzo a confermargli la fiducia: "Oggi - dice in Senato - non è in gioco la persona del presidente del Consiglio; oggi è in gioco la scelta tra il proseguimento di un progetto di cambiamento e la restaurazione ovvero il ritorno all'indietro, il ritorno a quei vizi tradizionali della politica che sono all'origine dei problemi di cui ora soffre l'Italia. Il nostro Paese ha bisogno di stabilità e di governabilità, condizioni indispensabili per realizzare quelle riforme di cui vi è urgente necessità". "Se il governo otterrà la fiducia da domani lavoreremo per questa finalità, per ricomporre l'area moderata, per allargare quanto possibile l'attuale maggioranza a tutti coloro che condividono i valori e i programmi dei moderati”, aggiunge in un passaggio ripetuto sia al Senato che alla Camera.
“Lavoreremo anche per rafforzare la squadra di governo – assicura - e sono fermamente convinto che alla fine la ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre sull'irragionevolezza e sull'irresponsabilità". Berlusconi parla ai moderati e più volte indirizza le sue parole agli esponenti di Futuro e libertà. "Voglio rivolgermi direttamente - dice - a tutti i parlamentari che nel 2008 sono stati eletti nelle liste del Popolo della libertà”. “Mi rivolgo in particolare -continua- a coloro che hanno aderito ad altri Gruppi parlamentari che, insieme all'intera opposizione, hanno presentato alla Camera una mozione di sfiducia al governo eletto dai loro stessi elettori. Sono certo che in questo momento nessuno di voi può avere dimenticato la lunga strada che abbiamo percorso insieme dal 1994 ad oggi". "Sono assolutamente convinto che ciascuno di voi sa che qualunque dissenso è legittimo, che qualunque critica è possibile, ma la rottura no, la sfiducia al governo no, la divisione del campo dei moderati no! Tutto si può dire e tutto si può fare, ma non progettare un'alleanza con la sinistra in questa legislatura, camuffata da un governo di transizione, e neppure unire i propri voti a quelli dell'opposizione, sommando grottescamente i voti sottratti al Popolo della libertà a quelli del Partito democratico e dell'Italia dei valori. Tutto si può fare, ma non si può tradire il mandato ricevuto dagli elettori". Ma c'è anche la situazione economica internazionale che dovrebbe spingere ad evitare di aprire adesso una crisi di governo.
"Dal voto delle Camere - ricorda Berlusconi - dipendono la prospettiva di stabilità e la speranza di crescita di un sistema economico e finanziario impegnato in una competizione durissima e in una sfida, finora vincente, contro una costellazione di forze che vorrebbero trascinare il Paese in una spirale di declassamento e di dequalificazione che gli Italiani certo non meritano". E così Berlusconi propone "a tutti i moderati di questo Parlamento un patto di legislatura per garantire coerenza e continuità con il programma elettorale e con le scelte condivise, rinnovando quello che c'è da rinnovare nel programma e nella compagine di governo". "Sono convinto che il bene comune prevale sempre sugli egoismi interessati e che per questo - penso - andremo avanti e continueremo a lavorare nell'interesse di tutti. Se questo non dovesse avvenire sono certo che, quando verrà il momento, il popolo italiano, dal quale questo governo e questa maggioranza hanno avuto un chiarissimo mandato ed una piena legittimazione a guidare il Paese, saprà valutare con buon senso e giustizia i meriti e le responsabilità". Il premier ha lanciato “un appello che mi viene dal cuore a riflettere con serietà e profondità su quello che vi accingete a fare". "Rompere l'unità dei moderati va contro la storia del Paese", ha detto il presidente del Consiglio. Berlusconi ha quindi concluso il suo intervento al Senato rivolgendosi agli "amici del Fli" e formulando un augurio "perché possano passare una notte piena di riflessioni e che la notte porti consiglio".
Appello che poco dopo, mentre il Cavaliere passa al discorso bis alla Camera, verrà rigettato dai finiani, con la richiesta di dimissioni oggi, tra il voto al Senato e il voto alla Camera. Controproposta in serata respinta dallo stesso Cavaliere. Ma la notte si annuncia lunga.