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5 dicembre 2012

Angeletti: A rischio la credibilità del paese.

Quella dell'Ilva sta per diventare una tragedia dal punto di vista occupazionale ed economico ma anche perché sì rischia di distruggere la credibilità del Paese.
Non esiste una seria alternativa: l'azienda deve tornare a produrre seguendo le dovute prescrizioni, deve funzionare, essere redditizia e investire ciò che guadagnerà per risanare azienda e territorio.
Il governo deve dire se le prescrizioni sono tali da rendere la produzione siderurgica italiana compatibile con quella di altri Paesi e, se così fosse, dire che in Italia si può produrre acciaio come altrove.

4 dicembre 2012

Il dramma dei giovani "nullafacenti" al sud: peggio solo in... Anatolia

E' in crescita l'area della disaffezione allo studio, anche fra ragazzi senza particolari carenze affettive, relazionali o economiche: sono quasi 800 mila i giovani tra 18-24 anni dispersi, che cioe' hanno interrotto gli studi fermandosi alla terza media e non iscrivendosi neanche a corsi di formazione. In Sicilia e in Sardegna la dispersione scolastica e' 15 punti rispetto all'obiettivo europeo (pari al 10 per cento) - con 25 giovani fra 18 e 24 anni - fermi alla terza media. E' quanto emerge dall'"Atlante dell'Infanzia (a rischio)" di Save the Children presentato oggi a Roma. (vedi lanci precendenti) Altissimi i livelli di disoccupazione giovanile: 1 giovane sotto i 25 anni su 3 e' disoccupato. Molti dei quali con laurea: la crescita maggiore della disoccupazione giovanile, pari a quasi il 21 per cento, si e' avuta infatti tra i laureati. La crescita piu' alta d'Europa. Nello stesso periodo in Germania la disoccupazione giovanile e' scesa in totale del -4,1per cento e non ha inciso tra i laureati.
 Disoccupati oppure scoraggiati: l'Italia detiene il record della cosiddetta Potential additional labour force fatta da quei giovani di 15-24 anni che, pur dichiarandosi intenzionati, rinunciano a cercare un lavoro. Gli scoraggiati italiani sono 562 mila, il 34per cento della popolazione attiva in quella fascia d'eta', quattro volte la media europea (7,8 per cento). Un cocktail davvero preoccupante di sfiducia nello studio e totale immobilismo e' quello rappresentato dai Neet (Not in Employement, Education or Training). Sono oltre 1 milione 620 mila soltanto al Sud e nelle isole. Hanno 18 - 24 anni, non sono iscritti a scuola, ne' all'universita', ne' lavorano, ne' sono in formazione. I tassi di Neet nel Mezzogiorno sono inferiori soltanto a quelli rilevati in alcune regioni remote dell'Anatolia. E nel Mezzogiorno si concentra la gran parte dei 314.000 "disconnessi culturali", bambini e adolescenti da 6 a 17 anni che negli ultimi 12 mesi non sono mai andati a cinema, non hanno aperto un libro, ne' un pc ne' Internet, ne' fatto uno sport.
 Inizia prestissimo l'erosione dell'"indice di futuro" dei minori italiani: insieme alla loro cameretta i 560 mila neo-nati quest'anno si ritrovano in eredita' un'ipoteca di 3.500.000 euro di debito pubblico a testa (il piu' alto d'Europa). A questo si somma la poverta' che cresce anziche' arretrare fra la popolazione under 18: 7 minori ogni 100 in Italia, pari a 720 mila, vivono in poverta' assoluta, cioe' privi di beni e servizi che assicurino loro un livello di vita accettabile. 417.000 nel solo Sud, con un aumento rispetto al 2010 di 75 mila piccoli grandi poveri, l'equivalente dell'intera popolazione infantile di Taranto e Messina.
D'altra parte quanto possono 25 euro pro-capite all'anno in servizi per l'infanzia e famiglie? A tanto ammonta la spesa pro-capite da parte dei comuni per famiglie e minori in regioni come la Calabria, oltre 8 volte in meno rispetto all' Emilia Romagna (282 euro annui). Con uno sbilanciamento nell'offerta di servizi cruciali come gli asili nido: in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Molise e' compreso fra 2 e 5,5 il numero di bambini (ogni 100 da 0 a 2 anni) in carico agli asili nido pubblici o ad altri servizi integrativi, a fronte dei 27-29 in Valle d'Aosta, Umbria, Emilia Romagna.


20 aprile 2012

Lavoro: un esercito di quasi 3 mln non cerca impiego

Sfiora i 3 milioni l'esercito degli inattivi che non cercano un impiego ma sono disponibili a lavorare. Secondo la rilevazione dell'Istat l'anno scorso gli inattivi erano 2 milioni 897 mila, in aumento del 4,8% (+133 mila unita') rispetto al 2010, il livello piu' elevato dal 2004. La quota di questi inattivi rispetto alle forze di lavoro cresce tra il 2010 e il 2011, passando dall'11,1% all'11,6%, dato questo superiore di oltre tre volte a quello medio europeo (3,6%). Il gruppo e' fortemente caratterizzato dal fenomeno dello scoraggiamento: il 43% (circa 1,2 milioni di unita') dichiara di non aver cercato un impiego perche' convinto di non riuscire a trovarlo. In Italia, gli inattivi che non cercano un impiego rappresentano un aggregato piu' ampio di quello dei disoccupati in senso stretto (2 milioni 108 mila nel 2011); nella media europea, invece, i disoccupati risultano pari a piu' del doppio di questi inattivi. Nel 2011, gli inattivi che cercano un impiego ma non sono disponibili a lavorare sono 121 mila unita' (-4,4%, pari a 6 mila unita' in meno in un anno). Si tratta dello 0,5% delle forze di lavoro (l'1% nell'Unione Europea). Sommando le forze di lavoro potenziali ai disoccupati si ottengono le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: nel 2011 si tratta di circa 5 milioni di unita'. Sempre nel 2011, i sottoccupati part time sono 451 mila unita' (+3,9%, pari a 17 mila unita' in piu' rispetto al 2010) e rappresentano l'1,8% del totale delle forze di lavoro. Nell'Unione Europea l'incidenza e' pari al 3,6%. Gli inattivi disponibili che non cercano lavoro, in ogni caso, in Italia sono il triplo di quelli europei. Nel Belpaese, il valore relativamente piu' basso del tasso di disoccupazione in confronto alla media dei paesi Ue (l'8,4% contro il 9,6% nel 2011) si affianca a una quota decisamente piu' elevata della popolazione inattiva piu' contigua alla disoccupazione: il 12,1% a fronte del 4,6% dell'Ue. In particolare, si trovano in Italia un terzo dei circa 8,6 milioni di individui che nei paesi dell'Unione europea dichiarano di non cercare lavoro ma di essere disponibili a lavorare, a fronte di poco piu' del 9% dei disoccupati italiani sul totale dei disoccupati Ue. Anche in rapporto alle forze di lavoro, questo gruppo di inattivi e' superiore in Italia di oltre tre volte quello Ue: l'11,6% in confronto al 3,6%. Peraltro, percentuali molto contenute emergono in numerosi paesi tra i quali Francia (1,1%), Grecia (1,3%), Germania (1,4%) e Regno Unito (2,4%). Gli inattivi disponibili a lavorare, comunque, sono in crescita sia in Italia sia in Ue: tra il 2008 e il 2011, parallelamente alla consistente crescita del numero di persone in cerca di occupazione (+24,6% in Italia, +38,8% a livello europeo), si osserva un incremento anche degli inattivi che sarebbero disponibili a lavorare (rispettivamente +10,4% e +17,1%). In quasi tutti i paesi dell'Unione europea, le donne inattive disponibili, in rapporto alle forze lavoro, sono in numero significativamente piu' elevato in confronto agli uomini. Tuttavia nel nostro Paese il divario e' piu' ampio: il 16,8% delle donne rispetto al 7,9% degli uomini (4,5% a fronte del 2,8% nell'Ue). Continua anche la crescita dei 15-24enni che non cercano lavoro ma sono in ogni caso disponibili a lavorare: dal 30,9% delle forze di lavoro giovanili del 2010 al 33,9% del 2011. Per il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, i dati confermano che ''l'esercito di disoccupati continua a crescere. Il numero di disoccupati che via via si ingrossa, nonostante l'alto utilizzo della cassa integrazione, rappresenta solo un aspetto della mancata occupazione italiana. A questo si aggiunge una enorme area di inattivi che, anche solo prendendo a riferimento i cosiddetti scoraggiati, fa salire a oltre 3,5 milioni i disoccupati effettivi''. Secondo Fammoni ''si tratta fra l'altro di tanti giovani e di quella che ormai rappresenta una vera e propria emergenza nazionale: l'occupazione nel mezzogiorno in cui, per mancanza di lavoro ,gli inattivi sono 6 volte maggiori che nel nord. E' un dato che riguarda in particolare chi ha un basso titolo di studio, e questo rafforza l'urgenza di una legge nazionale per l'apprendimento permanente, ma anche il 20% dei laureati. Per Giorgio Santini, Segretario Generale Aggiunto Cisl ''i dati su inattivi e scoraggiati contribuiscono a rappresentare meglio la complessa realta' del mercato del lavoro italiano, oltre la mera distinzione tra occupati e disoccupati. Si tratta di percentuali cresciute in maniera significativa in questi anni di crisi, con punte particolarmente preoccupanti per le donne, coinvolte per il 16,8% da questo fenomeno, contro il 7,9% degli uomini''. Secondo Santini ''e' quanto mai necessario, da una parte, approvare rapidamente la riforma del lavoro, che valorizzando la buona occupazione e penalizzando le flessibilita' malate, puo' contribuire a ridurre l'inattivita', oltre che la disoccupazione, rimettendo in circolazione un capitale umano che rischia di perdersi''. ''A fronte del ciclo economico che continuera' ad essere debole per tutto il 2012, sono anche indispensabili - conclude - una politica di rilancio economico, a partire dal potenziamento delle reti infrastrutturali e dall' innovazione tecnologica, soprattutto nel settore energetico, nonche' provvedimenti che alleggeriscano il carico fiscale sul lavoro, senza i quali non potra' verificarsi un vero rilancio dell'occupazione''

Stop esenzione ticket ai disoccupati. Poi ministero spiega: un refuso, correggeremo

Il governo addrizza il tiro sullo stop all'esenzione dal ticket per i disoccupati che era contenuto nel ddl lavoro. In una nota infatti il dicastero guidato da Elsa Fornero "precisa che ha già rilevato il refuso e pertanto dà assicurazione che ne farà oggetto di una proposta emendativa da presentare durante l'iter parlamentare del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro".
Il provvedimento che prevedeva l'abolizione della norma del 1993 cancellava di fatto l'esenzione per i disoccupati e dei loro familiari a carico del pagamento dei ticket sanitari per l'acquisto dei farmaci essenziali, dei farmaci per malattie croniche e dei farmaci di rilevante interesse terapeutico, nonché dal pagamento delle prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e delle altre prestazioni specialistiche, ivi comprese le prestazioni di fisiokinesiterapia e le cure termali.
La cancellazione dell'esenzione, si spiegava nella relazione tecnica che accompagna il ddl, era stata decisa ''in ragione dell'estensione della platea dei beneficiari dei trattamenti di sostegno al reddito''.

15 aprile 2012

Produzione industriale: dichiarazione di Paolo Pirani, Segretario confederale UIL

Il crollo della produzione industriale rilevato dall’Istat ci preoccupa seriamente, ma non ci meraviglia affatto: purtroppo era un dato scontato. Con un peso della tassazione sul lavoro e sulle pensioni sempre più rilevante, con una riduzione del reddito reale disponibile e con una continua crescita della disoccupazione non ci si poteva attendere un dato positivo. A questo problema c’è una soluzione: bisogna rivitalizzare i consumi riducendo le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Questo sarebbe uno dei passi più importanti nella direzione di politiche per la crescita dell’economia e per lo sviluppo del Paese.

Lavoro: Fornero, se riforma non passa andremo a casa

''Finora abbiamo ricevuto critiche per troppa incisivita' o troppo poca incisivita' ma su una cosa siamo decisi: andremo in Parlamento e se la riforma non dovesse passare andremo a casa''. Da Reggio Calabria, dove si trova per partecipare a un convegno della Fondazione Bellisario sull'occupuazione giovanile, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non usa mezzi termini per parlare della riforma del mercato del lavoro. ''Questa e' una riforma del lavoro per il Paese - aggiunge Fornero - e non per compiacere sindacati, imprese o partite Iva. E punta ad un mercato del lavoro aperto, inclusivo e dinamico. Inclusivo, innanzitutto, vuol dire senza 'cittadelle protette' perche' e' impensabile che in un mondo cosi' dinamico si possano iniziare e concludere carriere, da 17 a 57 anni, sempre nella stessa realta' aziendale''.
''Il governo - precisa il ministro del Welfare - ha presente il grande disagio sociale che attraversa il Paese, che negli ultimi 15 anni si e' impoverito per la mancata crescita e con una distribuzione del reddito sperequata a danno di classi medie e povere''. In altre parole: ''Non siamo un governo senz'anima non ci piace aumentare la tassazione, ma e' difficile tagliare la spesa improduttiva''.
Quanto al vertice di maggioranza sulla riforma del lavoro fissato per martedi' sera e alle richieste avanzate dal Pdl, Fornero rivendica che la riforma cosi' come e' ha ''un suo equilibrio''. Quindi ''vado a questo appuntamento con serieta' e senza arroganza. Abbiamo lavorato bene e forse qualcuno ha cambiato idea rispetto alle posizioni precedenti.
E' possibile cambiare idea, come e' possibile cambiare qualcosa della riforma, nessuno dice che sia intoccabile. Ma rivendico che questa riforma ha un suo equilibrio e una sua valenza generale''. E non solo: ''Con questo provvedimento stiamo cercando di rendere l'ingresso nel mondo del lavoro meno precario, cosi' come stiamo cercando di dare lavoro a chi lo ha perso. Quindi vediamo questa riforma non come una rivoluzione ma come uno strumento con contenuti molto equilibrati tra le sue parti. Poi se c'e' qualcuno con suggerimenti per migliorarla, non ci tireremo indietro perche' pur trattandosi di una riforma cosi' complessa, non e' intoccabile''.

13 aprile 2012

LAVORO: ANGELETTI, SU ART.18 NO SPERANZA EQUILIBRIO MIGLIORE

Sull'articolo 18 ''non vedo la possibilita' che possa cominciare una nuova discussione nella speranza di trovare un equilibrio migliore di quello individuato''. Lo ha affermato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, in audizione in commissione Lavoro al Senato sul ddl di riforma del mercato del lavoro, dove e' presente anche il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Tra gli altri punti della riforma, ha detto ancora Angeletti, ''ci sono alcune modifiche in questo disegno di legge che spostano un difficile equilibrio cosi' faticosamente raggiunto. Si tratta delle formulazioni adottate per l'associazione in partecipazione (per noi deve essere limitata alle parentele di primo grado) e per il lavoro accessorio (per il quale devono valere i patti tra le parti)''.

8 aprile 2012

Monti: mercato piu' flessibile con la riforma del lavoro

Una riforma "bilanciata" che "rende il mercato italiano più efficiente". Il premier Mario Monti torna a difendere la riforma del lavoro nel suo intervento di saluto alla cena con il presidente Shimon Peres a Gerusalemme. Rende, aggiunge, "il mercato del lavoro molto più flessibile a beneficio delle imprese e meno dualistico". "L'opinione pubblica italiana deve essere più matura di quanto si pensi - aggiunge il premier - perché stranamente il consenso è sceso gradualmente e molto lentamente, e in misura modesta. Più lentamente rispetto ad altre entità", nonostante "le dure misure prese" per far fronte alla crisi. "Il governo da me presieduto non è formato da personalità politiche ma è sostenuto dai tre maggiori partiti che prima non si parlavano e ora si parlano", nel segno di una "responsabilità nazionale" che molti all'interno e all'estero non accreditavano alla classe politica italiana. Con la riforma delle pensioni, prosegue Monti, "abbiamo elevato l'età pensionabile a 67 anni" e "secondo diversi esperti ora il sistema pensionistico italiano è strutturalmente il più solido d'Europa".
MONTI: DISMETTERE LE LENTI CORPORATIVE - Basta corporativismi. L'obiettivo del governo è quello di tutelare e promuovere i giovani, non solo con la riforma del lavoro appena varata, ma con tutta la politica finora messa in campo. Dal Libano, dove è in visita ai militari italiani, il presidente del Consiglio Mario Monti difende così l'operato dell'esecutivo, proseguendo nel confronto a distanza che negli ultimi giorni lo ha opposto al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "L'Italia - ha detto - sta vivendo una fase di 'Strategic review', uno sforzo per riforme che comportano sì sacrifici, ma necessari per riportare il paese verso la crescita. Il lavoro per i giovani - ha assicurato - è lo scopo principale" della riforma "così come lo è tutta la politica economica del governo", ha scandito il premier proprio nel giorno in cui l'Istat ha certificato la perdita in tre anni di un milione di occupati tra i 15 e i 34 anni.

CIG: dichiarazione di Guglielmo Loy, Segretario confederale UIL

In Italia c’è solo una certezza: la mancata crescita economica trascina con sé il disagio del lavoro. Il costante aumento delle ore autorizzate di cassa integrazione da Gennaio, con il picco più alto nel mese di Marzo (circa 100 milioni di ore con un aumento del 21,6% su Febbraio), fa registrare nel I trimestre di quest’anno, un aumento del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2011 delle richieste da parte delle aziende.
La Cassa in deroga, con il numero di ore autorizzate più alto degli ultimi 20 mesi, esplode (37,6 milioni di ore che rappresentano nel mese il 37.7% del totale delle ore richieste), e ciò segnala come il calo dei consumi impatti violentemente sulle piccole imprese di tutti i settori.
Lascia sorpresi e preoccupati, ancor di più dopo questi dati, come nella proposta di legge di riforma del mercato del lavoro sia assente qualsiasi intervento per rendere strutturale lo strumento di protezione sociale “durante il rapporto di lavoro” per milioni di lavoratori e il Parlamento dovrà correggere questa evidente stortura.
Il Sindacato, ora più che mai, sarà chiamato ad assumere iniziative affinché la Politica si ponga il tema del rilancio economico del Paese senza il quale qualsiasi riforma del Lavoro rischierebbe di essere insufficiente ed inadeguata a dare un futuro meno drammatico ai lavoratori

7 aprile 2012

Un milione in meno di occupati under 35, Cgil: ritardo delle politiche per la crescita

Un milione di giovani occupati in meno dall'inizio della crisi. E' il dato che emerge confrontando i dati Istat sugli occupati under 35 nel 2011 (7,1 milioni) e nel 2008 (6,056 mln). ''La credibilità e l'efficacia delle politiche economiche del governo si misura esattamente dalla politiche per la crescita, rispetto alle quali si registra un grave ritardo'', commenta del segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, sui dati Istat.
Immagina Per il sindacalista, infatti, ''se da una parte si contano un milione di under 35 occupati in meno in tre anni, dall'altra abbiamo tre miliardi di ore di cassa integrazione relative allo stesso periodo. Un combinato disposto che figura la pesantezza di una crisi che si abbatte principalmente sulle fasce più deboli, i giovani''. Secondo Scudiere quindi ''bisogna correggere il provvedimento sul mercato del lavoro guardando ai giovani che sono soggetti a lavoro frantumato e precario, senza diritti e senza protezione. Vanno riviste le norme del ddl per allargare e includere le parti più deboli''.

3 aprile 2012

Disoccupazione: dichiarazione di Guglielmo Loy, Segretario confederale UIL

I dati sul tasso di disoccupazione diffusi oggi dall’Istat non possono che essere definiti allarmanti. Peraltro è del tutto evidente che il fenomeno della disoccupazione è anche la conseguenza della mancanza di politiche volte allo sviluppo economico per una ripresa del sistema produttivo.
Il numero delle persone in cerca di lavoro ha raggiunto 2,3 milioni di persone, il tasso di disoccupazione giovanile coinvolge 32 ragazzi su 100.
Tra le cause per cui ci si trova in queste condizioni, vi rientra, in larga parte, la temporaneità dei rapporti di lavoro che, come fotografa l’Istat con i dati del IV trimestre 2011, continua ad aumentare (+3,7% rispetto al IV trimestre 2010) e la crescita delle collaborazioni (+9,8%), il tutto a fronte di un calo del lavoro a tempo pieno e indeterminato.
La flessibilità, quella buona, quella fatta di percorsi volti alla stabilizzazione e ad un accrescimento di competenze, deve necessariamente essere incentivata. Fintanto che non si governa e non si pongono argini alle forme distorsive e agli abusi a cui si prestano alcuni istituti, non solo sarà difficile ridurre la disoccupazione, ma sarà altrettanto arduo per i lavoratori coinvolti potersi reinserire nel mercato del lavoro.

Pensioni: Fornero, su esodati non facile trovare numeri. Criteri equi

''Sembra facile trovari i numeri, ma ci sono accordi collettivi che esplicheranno i loro effetti nei prossimi anni''. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, risponde cosi' alle critiche sulle mancate misure verso i cosiddetti esodati precisando che ''ci sono accordi individuali che dobbiamo fare emergere e allora anche a quelli che ironizzano sul fatto che non si trovano i numeri nei tempi brevi vorrei che venissero e vedessero le difficolta' degli screening''.
Conversando con i giornalisti a margine di un convegno, Fornero conferma che ''stiamo cercando di fare queste analisi e ho sempre detto che una volta che avremo i numeri metteremo criteri ispirati all'equita' in base ai quali consentire il pensionamento anticipato ai sensi della normativa che e' stata approvata''

Lavoro: attesa per il ddl. Si cerca una mediazione sull'articolo 18

Il Consiglio dei ministri convocato dal premier Mario Monti, tornato ieri dal suo viaggio in Asia, alle 9,30 a Palazzo Chigi per l'esame di alcune leggi regionali. Potrebbe essere anche l'occasione per un ulteriore confronto sul testo del disegno di legge che il ministro Elsa Fornero ha messo a punto sulla riforma del lavoro. Secondo le indiscrezioni, il testo definitivo non presenterebbe modifiche di rilievo rispetto a quello che e' stato illustrato alle parti sociali e che e' stato discusso nel Consiglio dei ministri dello scorso 23 marzo. Resta quindi il braccio di ferro tra sindacati e governo sulle modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, in particolare sul possibile reintegro per i licenziati in base a motivi economici, ipotesi su cui insiste pure il Pd chiedendo una mediazione positiva ai partiti che sostengono l'esecutivo quando il ddl verra' esaminato in Parlamento. Il testo definitivo del ddl dovrebbe essere presentato alle Camere prima di Pasqua, dopo un'altra riunione del Consiglio dei ministri fissata per giovedi'. Sulla riforma del lavoro e' intervenuto il presidente Giorgio Napolitano nel corso della conferenza stampa che ha tenuto ieri ad Amman, dove si trovava in visita ufficiale: ''Il ddl sulla riforma del mercato del lavoro sara' presentato a breve''. Il capo dello Stato ha annunciato che questa sera, di ritorno dalla Giordania, si occupera' di verificare qual e' la situazione del ddl e ''se e' pronto per sottoporlo alla mia firma, che e' soltanto di autorizzazione alla presentazione del disegno di legge in Parlamento''. Napolitano ha poi concluso annotando che se si ritiene di dover intervenire sulla struttura delle relazioni industriali e della contrattazione lo si fa nella convinzione che cio' possa agevolare gli investimenti in Italia. Non c'e' chiusura intanto da parte di Pdl e Terzo polo all'appello lanciato da Pier Luigi Bersani affinche' il ddl del governo sulla riforma del lavoro venga modificato nel corso del suo iter parlamentare, in particolare sull'articolo 18 di cui il segretario del Pd auspica una riformulazione che lo avvicini a quanto prevede il modello tedesco in caso di licenziamenti: ''Io vedo la possibilita' di un punto di caduta condiviso in Parlamento e lo scenario di un incaponimento del governo non lo prendo nemmeno in considerazione''. Bersani, che in caso di un impegno comune dei partiti di maggioranza propone che il ddl possa essere approvato prima delle elezioni amministrative del 6 maggio, quella del lavoro e' una buona riforma se si corregge qualche aspetto come quello del possibile reintegro dei licenziati per motivi economici. Il segretario del Pd si e' detto anche disponibile ad accogliere alcune richieste del Pdl sulla flessibilita' in entrata, ''soprattutto se si tratta di alleggerire un certo carico burocratico''. Replica dialogante, pur con qualche distinguo, da parte di Angelino Alfano, segretario del Pdl: ''Meglio fare la riforma insieme che separati. Il tema, pero', e' cosa si fa se la Cgil dice no alla modifica dell'articolo 18. Ci preoccupa che l'agenda la detti il sindacato e non il governo che ha la bussola. Se il tentativo e' quello di non scontentare la Cgil, il nostro e' quello di non scontentare gli italiani approvando una riforma che crei piu' sviluppo e occupazione''. Puntualizza Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc: ''Su una cosa sono d'accordo con Bersani: quando dice votiamo prima di maggio. Sul reintegro decide invece il governo''. Casini non esclude pero' che il confronto parlamentare possa modificare il ddl: ''Sono convinto che si riuscira' a trovare un accordo e che alla fine potremo sostenere il progetto che il governo Monti portera' in Parlamento''. La segretaria della Cgil Susanna Camusso annuncia: ''Se il governo non cambiera' la sua proposta sull'articolo 18, si andra' allo sciopero generale. Il governo deve decidere se vuole essere equilibrato o attaccare solo la condizione dei lavoratori''. La leader della Cgil si dice convinta che le proposte fin qui presentate dall'esecutivo non siano in sintonia con la maggioranza dei lavoratori, come dimostrerebbero i sondaggi effettuati finora. Critica resta pure la posizione di Cisl, Uil e Ugl sulla proposta di modifica dell'articolo 18 avanzata dal governo. Lega Nord e Idv ribadiscono la propria opposizione. ''Per fare la riforma basta non toccare l'articolo 18 che non c'entra nulla'', dice Antonio Di Pietro.

1 aprile 2012

Lavoro: Passera, 5-6 milioni le persone in condizioni di disagio

In Italia, sono tra i 5 e 6 milioni le persone che vivono in condizione di disagio sociale per problemi di natura occupazionale. A sottolinearlo e' il Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, pronto a precisare che questa situazione ''non puo' non preoccuparci''. Per Passera, che ha parlato a margine del workshop Ambrosetti in corso a Cernobbio, il disagio occupazionale e' una problematica che ''va oltre le dimensioni statistiche.Non bisogna guardare solo ai disoccupati, circa 2-2,2 milioni - ha evidenziato - ma a tutta l'area del disagio occupazionale, mettendoci dentro gli inoccupati, i sospesi come i cassintegrati, i sottoccupati. Se mettiamo insieme tutte queste componenti - ha concluso - arriviamo a 5-6 milioni di persone, che rappresentano una quota enorme, insieme ai loro familiari, della societa' italiana. Questa - ha concluso - e' la vera misura del problema''.

Lavoro, Schifani: ''Trovare una sintesi. Senato pronto a via libera in 30-40 giorni''

''La maggioranza'' che sostiene il governo Monti ''si sforzi a trovare una sintesi'' sulla riforma del lavoro. ''Noi al Senato siamo pronti a lavorare giorno e notte'' pur di approvarla in tempi rapidi. E' l'appello lanciato dal presidente del Senato Renato Schifani, ospite dell'Intervista su SkyTg24.
''Non saranno certo i tempi ordinari del Parlamento a frenare la riforma. Se ci fosse bisogno, il Senato è pronto ad approvare la riforma del lavoro in 30-40 giorni'', assicura.
"Sostengo il coraggio del ministro Fornero - dice ancora Schifani - che sta portando avanti un'azione forte che ci chiede l'Europa. In Europa condividono la proposta Monti. Occorre naturalmente lavorare per una sintesi che trovi insieme le tre forze politiche che sostengono il governo''. ''Io tifo Fornero - sottolinea il presidente del Senato - ma la incoraggio a trovare una soluzione accettabile non solo per il sindacato. Bene la proposta Monti, ma bisogna sforzarsi per trovare una sintesi: ad esempio sui licenziamenti di tipo economico - avverte - si può lavorare in modo che l'istituto del licenziamento economico possa essere ben tipicizzato e individuato con dei paletti''.
Quanto alla riforma della legge elettorale, afferma Schifani, ''io ci credo, penso che alla fine'' 'Abc', i leader di Pdl, Pd e Terzo Polo, ''si metteranno d'accordo''. Schifani si dice favorevole all'impostazione di una riforma del voto che dica no ''ad alleanze preventive'' favorendo quelle omogenee tra partiti. ''La nuova legge elettorale - osserva - non è la tomba del bipolarismo, ma è un bipolarismo diverso non più fondato su una leadership carismatica''. ''La decisione di Berlusconi di non candidarsi più si deve presumere che sarà una scelta definitiva e quindi ci vuole un bipolarismo basato su progetti non più su leadership'', aggiunge.
In ogni caso spetterà a Berlusconi decidere se candidarsi o meno. ''Saranno poi i fatti - spiega - a dimostrare l'intenzione di Berlusconi di non candidarsi e sarà naturalmente Berlusconi che sceglierà che cosa fare''.
Da Schifani arriva poi il pieno sostegno al Governo. ''Io tifo per Monti, è un uomo delle istituzioni, conosco la sua terzietà, sta lavorando per il bene del Paese''.
Sul caso dei benefit spettanti agli ex presidenti della Camera, Schifani si dice dispiaciuto che ''questi aspetti abbiano scosso l'opinione pubblica''. ''Io ritengo che occorra effettivamente fare una rivisitazione su questi argomenti, perché anche noi dobbiamo dare l'esempio - sottolinea -. Dobbiamo metterci in sintonia con quello che chiede il Paese: il Paese chiede trasparenza e normalità''.
Quanto alle polemiche suscitate da alcune affermazioni di Calearo, ''alcune sue dichiarazioni sono state inopportune - osserva Schifani -, forse si è lasciato un po' prendere la mano''.

Lavoro: Marcegaglia, se irrigidisce mercato riforma non ha senso



''Piuttosto che fare una riforma che ha il risultato finale di irrigidire il mercato del lavoro, meglio non farla''. Cosi' la presidente uscente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sottolinea la necessita' di non snaturare la riforma del mercato del lavoro durante il suo iter parlamentare. ''C'e' il rischio - ha spiegato la Marcegaglia a margine del workshop Ambrosetti di Cernobbio - che un disegno legge entri in Parlamento e non sappiamo come ne esce. Un indebolimento della riforma sarebbe negativo per il paese e per i mercati e quindi sarebbe un atto molto negativo. Se la cambiamo - ha insistito - a questo punto bisogna ragionare se ha ancora senso fare una riforma''.
Il testo approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri appare alla presidente uscente di Confindustria ''una mediazione che si tiene insieme. C'e' un irrigidimento della flessibilita' in entrata, c'e' una modifica degli ammortizzatori e c'e' un po' piu' di flessibilita' in uscita.
Se si cambia una parte, e' chiaro che bisogna cambiare anche le altre. C'e' un equilibrio minore rispetto a quello che volevamo, ma l'abbiamo accettato anche per un senso di responsabilita', anche per il richiamo del presidente Napolitano. Se c'e' meno flessibilita' in uscita, ci deve essere meno rigidita' in entrata e bisogna ripensare agli ammortizzatori. Quindi - ha ribadito concludendo - o si tiene cosi', o se si cominciano a ragionare dei cambiamenti, bisogna cambiare tutto''.

25 marzo 2012

Lavoro: Monti, ''salvo intese'' non significa che il testo e' aperto

La formula salvo intese sul ddl per la riforma del lavoro ''non significa'' che il testo e' aperto a modifiche prima della presentazione. E' quanto ha precisato il presidente del consiglio Mario Monti specificando che ''si tratta di una formula che ho appreso solo l'altro ieri e riguarda esclusivamente l'opera di affinamento tra il governo e il capo dello Stato prima della firma. Dunque il testo non e' aperto a eventuali correzioni prima della presentazione alle Camere, ha aggiunto Monti, indicando che poi il Parlamento fara' il suo iter.
Il presidente del Consiglio ha quindi lanciato un monito.
''Nessuno si illuda - ha detto - che forze anche importanti esterne al governo possano intervenire per cambiare i contenuti del provvedimento''.
Poi sara' ''il Parlamento a decidere se farlo cadere, approvarlo in blocco o modificarlo''.

Lavoro: Fornero, ''E' una buona riforma che non calpesta i diritti''

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero difende il provvedimento sulla riforma del lavoro, sottolinea che ''e' una buona riforma, rappresenta un punto di equilibrio rispetto a molte tensioni e interessi diversi''. Ma parlando al workshop Confcommercio a Cernobbio, il ministro del lavoro non nasconde il rammarico per una riforma ''non pienamente condivisa''.
''Ho creduto e sperato fino all'ultimo di raggiungere il consenso generale - ha detto Fornero - c'e' stata una concordia ricercata senza mai esasperare i toni''. ''Il confronto tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro e' stato a volte molto aspro. Il documento della riforma e' stato preparato attraverso il dialogo con le parti sociali. Sono tre mesi che lavoriamo - ha aggiunto - un tempo che si puo' dire lungo se si considera la brevita' della vita di questo governo, breve se si considera l'ambizione e la vastita' dei temi che la riforma copre''.
Il ministro Fornero affronta subito il tema dell'art. 18 sottolineando che ''non ha senso abolirlo. Sono stati fatti aggiustamenti - ha detto - e in alcune parti e' stato rafforzato''. ''Oggi e' particolarmente difficile licenziare.
Nessuno puo' licenziare una persona per motivi discriminatori e cancellare l'articolo 18 non ha senso'' ha affermato il ministro del lavoro precisando che le modifiche riguardano quando si verificano situazioni oggettive per necessita' economiche, ''aggiustamenti nel piccolo della manodopera perche' partiamo dal presupposto che non tutti gli imprenditori sono cattivi''. E quando c'e' esigenza di aggiustamento di manodopera ''ci sara' un indennizzo relativamente alto''. ''Nessuno potra' licenziare per motivi discriminatori e nei casi disciplinari sara' il giudice a decidere tra reintegro e indennizzo.
Le modifiche all'art. 18 ''non sono uno stravolgimento, non calpestano i diritti e non sono causa di tensioni sociali'' chiosa il ministro del lavoro ribadendo poi che l'obiettivo della riforma e' rendere l'economia italiana ''maggiormente attrattiva rispetto a disinvestimenti, ad aziende che magari chiudono qui per aprire in Serbia''.
''Vorrei che gli imprenditori dicessero: 'In Italia si puo' investire, non e' piu' un Paese che erige cittadelle, e' un Paese nel quale si puo' competere e scommettere nel riconoscimento del merito''.
Il ministro Fornero ha poi auspicato che il Parlamento non cancelli quanto fatto con la riforma. Parlando sulla fine della mobilita' lunga a partire dal 2017, il ministro Fornero ha aggiunto ''sperabilmente, se non vanno a cancellare le cose che facciamo, ma non possiamo garantirlo, questo non e' sempre possibile''. E sempre sugli ammortizzatori sociali sottolinea che in base alla riforma l'Aspi e il mini Aspi per i giovani entreranno in vigore gia' nel 2013.
''Questa riforma deve rendere dinamico il mercato del lavoro - ha aggiunto - aumentare strutturalmente l'occupazione, soprattutto per i giovani e le donne, e migliorare la produttivita', perche' il lavoro usa e getta non puo' essere produttivo''.

22 marzo 2012

Lavoro: Angeletti, parlamentari accolgano nostre proposte modifiche

''La riforma soprattutto per quel che riguarda modalita' e contratti di ingresso al lavoro rappresenta un significativo cambiamento rispetto agli ultimi 15 anni. L'area della cosiddetta cattiva flessibilita' verra' sostanzialmente ridotta: finti collaboratori, finte partite Iva, finti stage e associazioni in partecipazione non avranno un futuro''. Lo afferma Luigi Angeletti, segretario generale Uil.
''Il Presidente del Consiglio ha annunciato un cambiamento del capitolo relativo all'articolo 18 con l'obiettivo di evitare che attraverso la motivazione economica si possano effettuare licenziamenti disciplinari o discriminatori: questo e' stato sempre il nostro obiettivo. L'efficacia di tali cambiamenti sara' valutata quando conosceremo il testo.
L'insieme della riforma verra' portata in Parlamento: confidiamo nel fatto che i parlamentari accolgano le nostre proposte di modifica'', conclude Angeletti.

Lavoro: governo tira dritto e non cambia su art.18. Testo riforma in Cdm

Il governo non cambia posizione sull'articolo 18 e tira dritto annunciando che sara' il Parlamento a valutare la riforma sul mercato del lavoro.Aprendo i lavori del vertice a Palazzo Chigi, infatti, il presidente del Consiglio, Mario Monti e' stato chiaro: ''Non si ritorna sulla flessibilita' in uscita''. E subito dopo ha annunciato: ''L'intera riforma del lavoro sara' presentata al Consiglio dei Ministri''. Il premier, pero', tiene a sottolineare che sui licenziamenti economici, contenuti nel nuovo articolo 18, il governo si impegna a emanare ''una formulazione per evitare abusi''.Sull'articolo 18 si e' poi espressa il ministro del Lavoro, Elsa Fornero che, nella conferenza stampa che ha seguito il vertice ha precisato che ''il governo ha intenzione di modificare l'articolo 18 e non ha assolutamente intenzione di fare passi indietro non per ostinazione ma perche' si ritiene che questa formulazione sia un buon equilibrio e bilanciamento tra esigenze contrapposte''. Il ministro ha poi spiegato che le misure del governo sono state definite anche perche' sull'articolo 18 ''non c'e' stata presentata un'azione migliore'' ma ha voluto anche precisare che con le modifiche apportate alla norma ''alle imprese non stiamo dando una licenza per facili licenziamenti, non e' cosi'''.Lo stesso ministro ha poi confermato la volonta' del governo di andare in Parlamento. ''I tempi di approvazione della riforma - ha detto - dovranno essere brevi. Al momento non abbiamo ancora scelto il veicolo. Brevi, lo confermo, ma non brevissismi. Non e' questione di 3 o 4 giorni. Il Parlamento esamini il provvedimento, lo emendi, lo approvi oppure ci mandi a casa. Questa e' la democrazia''.In tal senso Fornero replica alle critiche del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, sottolineando che ''che questa riforma penso sia buona e penso e spero che il Pd e Bersani saranno convinti di questa bonta'. Bersani - ha aggiunto il ministro - e' un influente membro del Parlamento e il Parlamento puo' decidere. Il governo ha la sua posizione e ognuno ha la sua responsabilita' e il suo ruolo. Noi daremo a Bersani le nostre ragioni e lui avra' la sua posizione e votera' in Parlamento''.Per quanto riguarda il veicolo parlamentare che, in ogni caso, come ha precisato lo stesso ministro scegliera' il premier, secondo quanto si apprende il governo non sarebbe orientato a presentare la riforma del mercato del lavoro utilizzando lo strumento del decreto legge. Secondo fonti governative, infatti, le misure potrebbero essere contenute in un disegno di legge ordinario o piu' probabilmente in un disegno di legge delega, che quindi rimanda a decreti successivi la sua concreta attuazione. La decisione finale sara' comunque presa durante il Consiglio dei ministri che in ogni caso non varera' la riforma. Nei prossimi giorni, infatti, il documento verra' trasformato in articolato da presentare in Parlamento.