18 aprile 2010

Troppa Lega e poco Pdl, ultimatum di Fini a Berlusconi: "Gruppi autonomi".

ROMA - Se non è rottura, ci manca pochissimo. Il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, il primo dopo le elezioni, oggi alla Camera, non ricompatta i due cofondatori del Pdl e, anzi, ne sancisce la distanza politica che li separa da tempo. Il premier, raccontano fonti di partito, avrebbe chiesto chiaramente al presidente della Camera di non intralciare, ma di favorire, il cammino delle riforme. Nel disegno di Berlusconi c'è un percorso da completare in un anno e mezzo o due, prima insomma del 2013. "Sei con me o contro di me?", avrebbe chiesto senza giri di parole Berlusconi a Fini. L'ex leader di An non si sarebbe mostrato sordo al ragionamento sulle riforme, ma avrebbe sollecitato al Cavaliere alcuni chiarimenti politici e strategici. Innanzitutto il ruolo della Lega nord nella maggioranza, e il peso del partito di Bossi in ogni aspetto del programma. Poi, riferiscono sempre fonti pidielline, Fini avrebbe chiesto a Berlusconi di rilanciare la stanca azione del Pdl: via i tre coordinatori, in sostanza, e cambio di passo in sala comandi. Per Fini, aggiungono le stesse fonti, il doppio ruolo (ministro e coordinatore) non è compatibile con un impegno a tempo pieno per il partito. Nel mirino del presidente della Camera ci sono, ovviamente, i ministri e coordinatori Bondi e La Russa. Discorso diverso, ma non nella sostanza, per Denis Verdini: il coordinatore toscano, nello schema di Fini, dovrebbe lasciare anche lui il posto di vertice in via dell'Umiltà.

Insomma, più che difendersi, Fini è passato al contrattacco. Richieste precise, una piccola 'rivoluzione': ridimensionamento della Lega nord e azzeramento dei vertici del Pdl. Oppure Berlusconi dovrà fare i conti con i gruppi autonomi dei 'finiani'. Che potrebbero essere la premessa per quel Partito della nazione che Fini ha in mente da tempo e di cui ha ripreso a parlare in questi giorni post-elettorali con gli uomini a lui più vicini. "Così però- spiega un azzurro della prima ora- questa strada porta dritta alle elezioni anticipate..". Berlusconi, di fronte a queste richieste, avrebbe preso 48 ore di tempo: un tentativo, spiegano, per studiare una soluzione che eviti la separazione con Gianfranco Fini. Oggi, però, non avrebbe mancato di mettere in guardia Fini: "Se esci dal Pdl- avrebbe replicato il Cavaliere- ti chiederemo di lasciare la presidenza della Camera".
FINI: "BERLUSCONI VALUTI LE MIE OSSERVAZIONI, IO ATTENDO" - "Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani. l Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perché ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito". Parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che in una nota spiega i contenuti dell'incontro con il premier. "Ciò significa- spiega- scelte organizzative ma soprattutto ciò presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell’intero Paese, capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise. Ho rappresentato tutto ciò al presidente Berlusconi. Ora egli ha il diritto di esaminare la situazione ed io avverto il dovere di attendere serenamente le sue valutazioni".
BOCCHINO: "GRUPPI AUTONOMI SOLO SE RISPOSTE NEGATIVE A PROBLEMI POLITICI" - Fini ha posto a Berlusconi "problemi politici" e la costituzione di "eventuali gruppi autonomi" è una questione "successiva a risposte negative rispetto ai problemi politici" posti. Lo afferma Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl, parlando con i cronisti alla Camera.