14 aprile 2010

Immigrati, la baraccopoli di Napoli: in 400 fra topi, scarafaggi e amianto

NAPOLI - Sono oltre 400 gli immigrati che vivono in condizioni drammatiche nei cosiddetti bipiani di Ponticelli, alla periferia est di Napoli. "Questa gente - denuncia Arben Hasani, che per dieci anni ha abitato nei bipiani ed e' oggi responsabile dello Sportello stranieri di Fillea-Cgil - vive in uno stato di abbandono totale da parte delle istituzioni. L'amministrazione continua ad ignorare anche le richieste più semplici e immediate, come la riparazione delle fogne, la derattizzazione, la bonifica di quel poco di verde pubblico che c'è".
Oltre a condizioni igienico-sanitarie disastrose, tra topi e scarafaggi, uno dei problemi maggiori delle baraccopoli è quello della presenza dell'amianto. "Ma sollevare problemi per le proprie condizioni- nota Arben Hasani- puo' comportare il rischio di uno sgombero e per queste persone e' difficile trovare un'alternativa". Infatti, per quanto in situazioni al limite della decenza e della vivibilità, quella dei bipiani resta pur sempre per la stragrande maggioranza degli immigrati di Ponticelli, tra cui ci sono soprattutto muratori, braccianti e badanti, l'unica possibilità di avere un tetto. "Per questo- aggiunge Hasani- abbiamo fondato 'Arberia', un'associazione che cerca di far emergere tutti questi problemi e di fare pressione su chi dovrebbe dare risposte".
Nelle baracche di Ponticelli, che sorgono a pochi metri di distanza dai campi rom dati alle fiamme nel maggio 2008, vivono 60 famiglie albanesi e 3 africane: in tutto sono 400 persone, 350 albanesi e 50 ivoriani. Oltre agli immigrati, ad occupare le stanza dei bipiani da oltre venti anni ci sono altre centinaia di persone in condizioni vergognose, tra minacce di sgombero e promesse di riqualificazione mai mantenute. Ma Ponticelli non e' l'unico ghetto a Napoli, a Pianura sono ancora in 200 a stare in condizioni invivibili, mentre in altri casi, come Gianturco, dove e' molto diffusa la prostituzione di giovanissime, l'emarginazione è più celata. (Dires - Redattore Sociale)