9 aprile 2010

Riforme, Berlusconi: "Sì al modello francese, ma senza doppio turno". Il 'no' di Bersani

ROMA - "Noi riteniamo che, soprattutto in questa epoca di cambiamenti rapidi, siano necessarie decisioni tempestive ed efficaci, e quindi pensiamo al sistema francese del semipresidenzialismo come un sistema che può funzionare anche in Italia. Non tuttavia prendendo l'intero sistema, ma partendo dal semipresidenzialismo per esempio con il turno unico e con l'elezione unica del parlamento e del presidente nella stessa giornata". Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa congiunta con il presidente francese Sarkozy, al termine del vertice intergovernativo Italia-Francia, a Parigi, affronta il tema delle riforme. "Abbiamo diverse riforme fondamentali- spiega- una è il presidenzialismo francese, che prendiamo ad esempio, e poi una grande riforma sulla giustizia che si impone e, ancora, una grande riforma di ammodernamento del nostro sistema fiscale. Queste sono le tre grandi riforme a cui stiamo già lavorando- sottolinea- e lavoreremo nei prossimi tre anni"..
BOSSI: "ENTRO FINE ANNO SARANNO REALTA'" - Le riforme? "Entro la fine dell'anno saranno una realtà". Così Umberto Bossi ad Affaritaliani.it. "A trattare- aggiunge il ministro per le Riforme- ci pensiamo noi della Lega, come è accaduto per il federalismo fiscale". Sui contenuti, la proposta di Calderoli di riforma costituzionale "è anche la mia" e "l'aveva già vista anche Silvio Berlusconi martedì a Milano. Però giustamente Berlusconi ha detto che dobbiamo decidere insieme... ma sono piccole cose". Rispetto alla visita al Quirinale da parte del ministro per la Semplificazione, il Senatùr osserva: "Funziona a comando".
NAPOLITANO: "MA ORA BASTA ANTICIPAZIONI E APPROSSIMAZIONI" - "E' augurabile che si esca al più presto da anticipazioni e approssimazioni che non si sa a quali sbocchi concreti, a quali proposte impegnative, a quali confronti costruttivi possano condurre". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita a Verona.
BERSANI: "IL CANTIERE E' IL PARLAMENTO" - "Le riforme hanno un loro cantiere e si chiama Parlamento: finché non attiviamo questo cantiere, non ci sarà mai una riforma. In due anni questo cantiere è rimasto inattivo". Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, arrivando al forum di Confindustria 'Libertà e benessere', a Parma, mette in chiaro la posizione del suo partito nei confronti della maggioranza: le riforme, dice, si fanno in Parlamento. Per l'ex ministro, "se si va avanti con cinquanta voti di fiducia e trenta decreti, noi stiamo solo chiacchierando. Perché- osserva- piaccia o non piaccia, le riforme in questo Paese le ha sempre fatte il Parlamento e non il famoso 'dialogo' che avviene nel circuito mediatico. E se il Parlamento non fa nulla, salvo votare decreti e fiducie, è molto difficile fare le riforme". Poi, Bersani ricorda: "Noi abbiamo già in Parlamento come Pd un progetto di riforma costituzionale, un disegno di legge Finocchiaro-Zanda al Senato e una proposta di legge alla Camera di Bressa già presentati da mesi perché vengano discussi nelle commissioni. La nostra idea è quella di un governo parlamentare forte, abbiamo convinzioni precise: riduzione del numero dei parlamentari e superamento del bicameralismo perfetto. Quando la maggioranza si sarà chiarita le idee, invece che star sui giornali ne discuteremo in Parlamento". Per Bersani, inoltre, "nel momento in cui, con la bozza Calderoli, si spinge verso una strada federalista", si deve tenere "conto della particolarità italiana e del fatto che ci stiamo avviando verso un sistema dai forti connotati federali". Insomma, ribadisce il segretario del Pd: "Discutiamo, purché se ne discuta in Parlamento".
"Mentre il Parlamento discute" di riforme, l'auspicio è che "ci si possa comunque occupare dei temi economici, perché le famiglie italiane non stanno discutendo di semipresidenzialismo alla francese, ma di lavoro. E se non ce ne occupiamo un po'- dice Bersani- finisce che la politica prende una distanza abissale dalla società".
Quanto al presidenzialismo alla francese, con il presidente della Repubblica eletto direttamente, Bersani non è d'accordo: "In un Paese in cui il tessuto unitario fatica a tenere, in una fase in cui spingiamo verso un sistema federalista molto spinto, anche l'unico elemento di coesione e garanzia deve essere affidato alla contesa politica?".