8 ottobre 2011

Crisi, la ricetta di Draghi: "Italia più povera, riforme indispensabili"

indispensabile proseguire nell'azione di riforma del settore dell'istruzione per incrementare lo stock di capitale umano, oggi inferiore in quantita' e qualita' rispetto ai Paesi con cui competiamo sui mercati". Lo dice il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al seminario dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarieta' 'Giovani e crescita', all'Abbazia di Spineto (Sarteano).
Poi, aggiunge: "Valorizzare le capacita' e le competenze dei nostri studenti, riducendo il divario con i coetanei dei principali Paesi europei, migliora la competitivita' e la capacita' propulsiva delle imprese che li occuperanno, o che da essi verranno fondate"."La struttura dell'occupazione e gli strumenti di sostegno esistenti tendono a favorire le persone meno giovani o gia' occupate". "La perdita di posti di lavoro tra le persone con responsabilita' familiari- sottolinea- e' stata frenata dalla minor incidenza di contratti di lavoro atipici e dall'ampio ricorso alla Cassa integrazione. La caduta dell'occupazione ha invece interessato in prevalenza i figli conviventi e quindi i nuclei familiari plurireddito.
Il governatore di Bankitalia spiega: "Dai primi anni novanta i salari d'ingresso dei piu' giovani si sono ridotti in termini reali senza essere compensati da una piu' rapida progressione salariale nella successiva carriera lavorativa. L'impegno legislativo degli ultimi quindici anni volto a rimuovere gli ostacoli alle assunzioni ha moltiplicato le forme contrattuali atipiche. In un quadro di sostanziale moderazione salariale- continua- il numero dei giovani occupati e' cresciuto a ritmi sostenuti riducendo progressivamente il tasso di disoccupazione giovanile da livelli storicamente assai elevati. La maggiore probabilita' di accesso al primo impiego per coorti di giovani sempre piu' istruite e di dimensioni piu' contenute rispetto a quelle del baby boom e' stata pero' controbilanciata dal rallentamento della crescita economica e della produttivita'". Cio', osserva Draghi, "ha peggiorato le prospettive retributive, reso piu' discontinue le condizioni di primo impiego e allungato i tempi di transizione verso forme di lavoro piu' stabili".