Come annunciato, il Parlamento italiano ha reso omaggio oggi a Mirko Tremaglia, scomparso il 30 dicembre nella sua casa a Bergamo all'età di 85 anni. A ricordarlo il presidente Gianfranco Fini, da sempre suo compagno di viaggio, che ne ha riconosciuto l'impegno politico a tutto tondo e la lunga carriera da uomo "orgogliosamente di destra", eppure capace di conquistarsi - per il "rigore morale" e la "passione civile" da lui sempre dimostrati - la stima di politici anche di fazioni opposte.
Ma soprattutto - e non poteva essere altrimenti - Fini ha ricordato le lotte di Tremaglia per i connazionali all'estero, suggellate dal diritto di voto e di rappresentanza in Parlamento, tanto quanto, a livello simbolico, dalla nomina dello stesso Tremaglia a ministro degli Italiani nel Mondo (2001/2006).
"Mirko Tremaglia", ha detto il presidente Fini, "ha legato la sua lunga stagione politica a due obiettivi": da un lato "il raggiungimento di quella pacificazione nazionale che egli considerava doverosa" in ragione tanto della sua "personale storia politica" - l'adesione, mai rinnegata, alla Repubblica di Salò - quanto dei "principi scritti nella nostra Costituzione repubblicana"; e dall'altro la battaglia, di cui è stato "paladino" per quattro decenni, in favore della "valorizzazione" dei nostri connazionali nel mondo.Per Tremaglia, ha spiegato Gianfranco Fini, gli italiani all'estero "erano in primo luogo i discendenti dei nostri emigranti, di coloro che si erano sacrificati a Marcinelle" e che, "attraverso tanto lavoro, sacrificio e mortificazione, si erano integrati nelle società" d'accoglienza. "Tremaglia sapeva che i loro figli e nipoti desideravano mantenere il forte radicamento con la madrepatria e nel corso dei decenni, tessendo rapporti con tutte le forze politiche, ha reso possibile un autentico miracolo in termini politici. Prima", ha rammentato Fini all'Aula, "con l'approvazione, quasi all'unanimità, della legge che istituiva il censimento degli italiani all'estero", da cui è poi scaturita l'Aire, "e successivamente con l'approvazione della legge che ha consentito agli italiani residenti all'estero di esercitare il doppio diritto di elettorato attivo e passivo". E la presenza oggi a Montecitorio dei deputati eletti nella Circoscrizione Estero è "il suggello di quella nobile quanto convinta battaglia", ha osservato il presidente della Camera.
Prima di concludere un'ultima considerazione: il rammarico espresso da Mirko Tremaglia all'amico Fini poche settimane prima di morire, nella consapevolezza che "difficilmente gli sarebbe stato possibile essere ancora tra noi per continuare una battaglia che avvertiva importante in termini morali esattamente quanto quella per i nostri connazionali all'estero", ovvero "la necessità di un intervento di tipo legislativo" per far sì che "accanto alla piena integrazione" degli immigrati - "per tanti aspetti assai simili ai nostri progenitori di ieri" - "si possano garantire anche quei diritti e quei doveri che rendono possibile un nuovo concetto di cittadinanza".
La stessa commozione con cui è intervenuto, a nome del Partito Democratico, Franco Narducci che ha parlato di Tremaglia come di un "amico", un uomo "rigoroso", un politico "sicuramente di parte - e non lo nascondeva -", ma capace anche di andare "oltre gli schieramenti politici" per il bene del Paese e "soprattutto quando erano in gioco i diritti degli italiani sparsi nel mondo".
Narducci ha voluto ricordare "l'impegno straordinario che Mirko Tremaglia ha profuso in tanti anni per gli italiani residenti all'estero, che per lui e nella sua azione politica hanno rappresentato una ragione di vita"."Il voto all'estero, voluto da Tremaglia e sostenuto in maniera bipartisan, ha introdotto un elemento fortemente innovativo nel quadro dell'ordinamento nazionale, che", ha osservato Narducci, "ha segnato una svolta nella consapevolezza degli italiani circa il significato della diaspora, contribuendo al risveglio di una sana coscienza nazionale". Infatti, ha spiegato il deputato Pd, "con l'istituzione della circoscrizione Estero si è trovata la soluzione ad una questione istituzionale antica, quella della effettività dell'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani all'estero già affrontata in assemblea costituente. Un diritto che", ha osservato ancora Narducci, "contribuisce a rinsaldare l'essenziale legame tra italiani dentro e fuori i confini nazionali, a raccordare il patrimonio storico, economico e culturale con l'evoluzione della società italiana e ad operare per la salvaguardia della nostra identità culturale e della nostra lingua. E ritengo che in questo debba essere un ruolo incisivo quello degli eletti all'estero", ha aggiunto.
Ma soprattutto - e non poteva essere altrimenti - Fini ha ricordato le lotte di Tremaglia per i connazionali all'estero, suggellate dal diritto di voto e di rappresentanza in Parlamento, tanto quanto, a livello simbolico, dalla nomina dello stesso Tremaglia a ministro degli Italiani nel Mondo (2001/2006).
"Mirko Tremaglia", ha detto il presidente Fini, "ha legato la sua lunga stagione politica a due obiettivi": da un lato "il raggiungimento di quella pacificazione nazionale che egli considerava doverosa" in ragione tanto della sua "personale storia politica" - l'adesione, mai rinnegata, alla Repubblica di Salò - quanto dei "principi scritti nella nostra Costituzione repubblicana"; e dall'altro la battaglia, di cui è stato "paladino" per quattro decenni, in favore della "valorizzazione" dei nostri connazionali nel mondo.Per Tremaglia, ha spiegato Gianfranco Fini, gli italiani all'estero "erano in primo luogo i discendenti dei nostri emigranti, di coloro che si erano sacrificati a Marcinelle" e che, "attraverso tanto lavoro, sacrificio e mortificazione, si erano integrati nelle società" d'accoglienza. "Tremaglia sapeva che i loro figli e nipoti desideravano mantenere il forte radicamento con la madrepatria e nel corso dei decenni, tessendo rapporti con tutte le forze politiche, ha reso possibile un autentico miracolo in termini politici. Prima", ha rammentato Fini all'Aula, "con l'approvazione, quasi all'unanimità, della legge che istituiva il censimento degli italiani all'estero", da cui è poi scaturita l'Aire, "e successivamente con l'approvazione della legge che ha consentito agli italiani residenti all'estero di esercitare il doppio diritto di elettorato attivo e passivo". E la presenza oggi a Montecitorio dei deputati eletti nella Circoscrizione Estero è "il suggello di quella nobile quanto convinta battaglia", ha osservato il presidente della Camera.
Prima di concludere un'ultima considerazione: il rammarico espresso da Mirko Tremaglia all'amico Fini poche settimane prima di morire, nella consapevolezza che "difficilmente gli sarebbe stato possibile essere ancora tra noi per continuare una battaglia che avvertiva importante in termini morali esattamente quanto quella per i nostri connazionali all'estero", ovvero "la necessità di un intervento di tipo legislativo" per far sì che "accanto alla piena integrazione" degli immigrati - "per tanti aspetti assai simili ai nostri progenitori di ieri" - "si possano garantire anche quei diritti e quei doveri che rendono possibile un nuovo concetto di cittadinanza".
La stessa commozione con cui è intervenuto, a nome del Partito Democratico, Franco Narducci che ha parlato di Tremaglia come di un "amico", un uomo "rigoroso", un politico "sicuramente di parte - e non lo nascondeva -", ma capace anche di andare "oltre gli schieramenti politici" per il bene del Paese e "soprattutto quando erano in gioco i diritti degli italiani sparsi nel mondo".
Narducci ha voluto ricordare "l'impegno straordinario che Mirko Tremaglia ha profuso in tanti anni per gli italiani residenti all'estero, che per lui e nella sua azione politica hanno rappresentato una ragione di vita"."Il voto all'estero, voluto da Tremaglia e sostenuto in maniera bipartisan, ha introdotto un elemento fortemente innovativo nel quadro dell'ordinamento nazionale, che", ha osservato Narducci, "ha segnato una svolta nella consapevolezza degli italiani circa il significato della diaspora, contribuendo al risveglio di una sana coscienza nazionale". Infatti, ha spiegato il deputato Pd, "con l'istituzione della circoscrizione Estero si è trovata la soluzione ad una questione istituzionale antica, quella della effettività dell'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani all'estero già affrontata in assemblea costituente. Un diritto che", ha osservato ancora Narducci, "contribuisce a rinsaldare l'essenziale legame tra italiani dentro e fuori i confini nazionali, a raccordare il patrimonio storico, economico e culturale con l'evoluzione della società italiana e ad operare per la salvaguardia della nostra identità culturale e della nostra lingua. E ritengo che in questo debba essere un ruolo incisivo quello degli eletti all'estero", ha aggiunto.