Il reintegro esiste formalmente anche in altri paesi Ue ma non viene mai sostanzialmente usato. Ci sono anomalie sul sistema italiano come è attualmente strutturato". Lo ha detto la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, che presenterà un dossier al ministro del Lavoro, Elsa Fornero.Un tema, quello dell'art.18, "molto ideologico" che Confindustria, però, spiega ancora Marcegaglia, "non vuole affrontare dal punto di vista ideologico". "Intendiamo infatti portare all'attenzione del ministro solo un confronto tra l'Italia ed i Paesi della Ue, similitudini e difformità". E dai dati, osserva ancora, emerge come l'utilizzo del reintegro, per i Paesi che l'hanno adottato, venga utilizzato "sopratutto per quel che riguarda i licenziamenti discriminatori". Per l'Italia, invece "ci sono anomalie nel sistema", aggiunge, spiegando come non si tratti comunque di proposte, che verranno formalizzate successivamente all'avvio della trattativa, ma di "dati che dimostrano i problemi di competitività che il Paese ha".
"A Fornero - prosegue - presenteremo quindi una serie di dati e documenti abbastanza ampi, di benchmark con i Paesi europei sulla flessibilità in entrata, sulla riforma degli ammortizzatori e sulla flessibilità in uscita. Dati che dimostrano le anomalie con l'Europa ma anche le linearità".
Nessun problema invece per quanto riguarda la flessibilità in entrata. "Siamo sostanzialmente in linea con l'Europa", dice ancora, ed in particolare con i Paesi con il maggiore sistema di welfare come la Germania, Danimarca e Francia.
''Non c'è un problema di eccesso di flessibilità in entrata nell'industria, può darsi un po' di più nella Pa e in alcuni servizi", continua, ricordando come la flessibilità in entrata abbia creato molta occupazione anche se si riscontrano alcune anomalie sopratutto sulle partite Iva.
Sul sistema degli ammortizzatori dai dati emerge che il sistema italiano "è abbastanza buono". "Le imprese infatti si sono autofinanzDi questo studio si è discusso dunque nel corso del direttivo, un 'parlamentino' "molto partecipato" al quale erano presenti oltre 50 rappresentanti delle principali imprese italiane. Tra questi l'ad di Enel Fulvio Conti, il presidente di Telecom, Franco Bernabè, il presidente dell'Eni, Giuseppe Recchi, il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei. A dimostrazione, come spiega ancora Marcegaglia, che "il tema del mercato del lavoro è un tema molto sentito e fondamentale".
Le reazioni non si sono fatte attendere. ''Confindustria ha intenzione di far fallire la trattativa con il governo?'' si chiede Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil. ''La Confindustria - spiega il dirigente della Cgil - dice che si presenterà al confronto con il ministro senza una proposta, ma annuncia che l'articolo 18 è un'anomalia da abolire. Solo Confindustria in Italia continua a dire che non c'è eccesso di flessibilità in entrata, contro ogni evidenza''.
''Ma perché si vogliono creare le condizioni per una non riuscita del confronto?'', si chiede Fammoni, che si risponde: ''Verrebbe da dire che come altre lobby non intendono mettersi in discussione davvero per favorire le strategie per la crescita e i diritti, ma solo acquisire vantaggi in una situazione così drammatica''.
"A Fornero - prosegue - presenteremo quindi una serie di dati e documenti abbastanza ampi, di benchmark con i Paesi europei sulla flessibilità in entrata, sulla riforma degli ammortizzatori e sulla flessibilità in uscita. Dati che dimostrano le anomalie con l'Europa ma anche le linearità".
Nessun problema invece per quanto riguarda la flessibilità in entrata. "Siamo sostanzialmente in linea con l'Europa", dice ancora, ed in particolare con i Paesi con il maggiore sistema di welfare come la Germania, Danimarca e Francia.
''Non c'è un problema di eccesso di flessibilità in entrata nell'industria, può darsi un po' di più nella Pa e in alcuni servizi", continua, ricordando come la flessibilità in entrata abbia creato molta occupazione anche se si riscontrano alcune anomalie sopratutto sulle partite Iva.
Sul sistema degli ammortizzatori dai dati emerge che il sistema italiano "è abbastanza buono". "Le imprese infatti si sono autofinanzDi questo studio si è discusso dunque nel corso del direttivo, un 'parlamentino' "molto partecipato" al quale erano presenti oltre 50 rappresentanti delle principali imprese italiane. Tra questi l'ad di Enel Fulvio Conti, il presidente di Telecom, Franco Bernabè, il presidente dell'Eni, Giuseppe Recchi, il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei. A dimostrazione, come spiega ancora Marcegaglia, che "il tema del mercato del lavoro è un tema molto sentito e fondamentale".
Le reazioni non si sono fatte attendere. ''Confindustria ha intenzione di far fallire la trattativa con il governo?'' si chiede Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil. ''La Confindustria - spiega il dirigente della Cgil - dice che si presenterà al confronto con il ministro senza una proposta, ma annuncia che l'articolo 18 è un'anomalia da abolire. Solo Confindustria in Italia continua a dire che non c'è eccesso di flessibilità in entrata, contro ogni evidenza''.
''Ma perché si vogliono creare le condizioni per una non riuscita del confronto?'', si chiede Fammoni, che si risponde: ''Verrebbe da dire che come altre lobby non intendono mettersi in discussione davvero per favorire le strategie per la crescita e i diritti, ma solo acquisire vantaggi in una situazione così drammatica''.