30 gennaio 2012

Lavoro: governo e sindacati pronti a discutere di riforma senza art.18

La riforma del mercato del lavoro si fara' senza toccare l'articolo 18. Governo e parti sociali sono infatti praticamente d'accordo sulla necessita' di mettere mano al capitolo lavoro e, nonostante le voci di una possibile riforma della norma sulla giusta causa dei licenziamenti, in realta' le parti sono molto piu' vicine di quanto si pensi.
A condizionare certamente la trattativa e' stato l'atteggiamento del ministro del lavoro, Elsa Fornero che, forse per la natura tecnica dell'esecutivo e non per volonta' politica, ha cercato di impostare il rapporto con i sindacati senza troppo curarsi del rispetto dei ruoli. Cgil, Cisl e Uil, infatti, non hanno gradito la condotta del ministro ed hanno rispedito al mittente la disponibilta' a porre delle modifiche al testo gia' definito dallo stesso ministro.
A parte questo, pero', i sindacati forti delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Mario Monti, che ha confermato la volonta' dell'esecutivo di arrivare ad una riforma senza affrontare il tema dell'articolo 18, si dicono proponti a sedersi intorno al tavolo nel rispetto del proprio ruolo. Per Cgil, Cisl e Uil quella sull'articolo 18 e' piu' una discussione mediatica che - come sottolinea il leader della Cisl, Raffaele Bonanni - ''non risulta nella discussione col governo, anche se - aggiunge - l'esecutivo dovrebbe precisare la natura della propria proposta, in coerenza col clima che c'e' di cooperazione e anche con l'assetto parlamentare esistente''.
Uno dei nodi da affrontare sara' sicuramente quello della cassa integrazione che Cgil, Cisl e Uil continuano a chiedere. ''Vogliamo che la cig funzioni di piu' - spiega ancora Bonanni -, ha funzionato anche quella in deroga che e' l'unica che paga lo Stato e su quella si puo' trovare una soluzione attraverso il pagamento di contribuzioni assicurative come avviene per la ordinaria e la straordinaria''.
Per la leader della Cgil, Susanna Camusso sarebbe ''utile proporre un negoziato vero e non affidarsi a ricette preconfezionate il cui fallimento e' nei numeri della precarieta' e della disoccupazione. Siamo i primi - spiega Camusso - ad apprezzare che l'Italia sia tornata al tavolo dei grandi a sostenere sforzi per far ripartire il Paese, ma se ogni scelta presenta il conto solo al lavoro abbiamo il legittimo dubbio, anzi, la certezza, che si affronta il 'nuovo' con uno strumento antico e che il fine non sia far ripartire il paese ma 'salvare il soldato Ryan'. Se sara' cosi' non si salvera' l'Italia ma una sua piccola parte, che forse non ha bisogno di salvarsi, perche' lo fa gia' tra evasione, sommerso e lobbismo di ogni specie''.
Anche per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, i sindacati hanno le idee chiare. ''Abbiamo delle idee - spiega - e cercheremo di convincere il Governo che queste siano buone. Credo che l'unico cosa che il Governo debba chiarire e' se vuole fare un'intesa o meno cioe' se questa discussione e' finalizzata a trovare un accordo formale e quindi impegnativo per le parti oppure semplicemente a scambiare delle opinioni ed e' evidente che nel secondo caso non ci sarebbero vincoli ne' per il Governo ma neanche per noi''.
Per il leader della Uil ''l'argomento piu' spinoso non e' l'art.18 ma e' cosa accade quando un'azienda deve ridurre il personale, e' quello il vero problema che abbiamo e che avremo nei prossimi mesi e settimane. Siamo in una fase nella quale rischiamo di perdere molte decine di migliaia di posti di lavoro, e continuare a parlare dell'art.18 sembra un tentativo per confondere le acque''.