31 agosto 2010

La Scala di Milano brillò e abbagliò nel “Teatro Colon”

"Una delle emozioni più grandi, dal mio arrivo in Argentina, è stato quello di entrare nel “Teatro Colon” Dott.Guido La Tella.
Quando si parla dell'Italia sempre si menziona il suo grande patrimonio artistico e culturale. La maggioranza rimane trasognata quando si è di fronte a simile ricchezza artistica. L’Italia, con la sua arte e la sua cultura, ci conduce ad un "stato" unico dell'anima, ci diletta con la sua bellezza e ci meraviglia col suo splendore.
Serbiamo memoria che nel 1786 Goethe, nel realizzare un viaggio in Italia ne cambiò radicalmente la sua vita. Viaggiare, percorrere e conoscere l'Italia, era allora e continuò ad essere nel tempo, per i tedeschi Goethe, Winckelman, gli inglesi Byron, Shelley, Ruskin, Keats, i francesi (Stendhal), un viaggio di iniziazione, l'incontro con la gran arte, con le opere più belle mai realizzate dall'uomo.
Quindi, la ricerca di un incontro con una sensibilità artistica superiore segnò molti intellettuali di diverse discipline e nazionalità. L'Italia fu sempre e continua ad essere una fonte d’ispirazione per chi desidera inondarsi di una sensibilità differente.
Questa volta, è l'Italia che ci cerca e c’incontra con la presentazione dell'Orchestra Stabile ed il Coro della Scala di Milano. È la prima volta che Buenos Aires riceve La Scala con l’arrivo di un’orchestra ed un coro per un totale di 250 musicisti.
L’esecuzione di La Scala a Buenos Aires si è realizzata grazie al tour internazione dell'orchestra che tra molti paesi è stata presente in Giappone, Germania e Spagna, inoltre coincidendo coi 60 anni del debutto di Baremboim come pianista. Per di più, questa serie di tre concerti è un omaggio della Repubblica Italiana al Bicentenario dell'Argentina, al centenario compiuto nel 2008 del Teatro Colombo ed alla sua recente riapertura.
"Una delle emozioni più grandi, dal mio arrivo in Argentina, è stato quello di entrare nel “Teatro Colon” e scoprire nei visi degli argentini l'orgoglio per una parte tanto nobile della loro storia. Mi riconobbi con estrema naturalezza in essi. Per noi italiani, La Scala è un luogo magico, un santuario della cultura che interpreta e definisce il carattere del nostro paese", dichiarò l'ambasciatore dell'Italia in Argentina, Dr. Guido La Tella.
Questo ambizioso progetto fu concepito dall'Ambasciata di Italia a Buenos Aires nel 2007, e per molti risultava quasi impossibile. Ovviamente ci furono tante difficoltà e contrattempi ma sempre costante e presente è stata la volontà di portare La Scala per il Bicentenario. L'idea che servì da impulso a tanto ambizioso progetto fu semplice: unire i paesi attraverso la cultura, in questo caso attraverso la musica. La motivazione fu un fattore determinante per far si che si lavorasse congiuntamente tra il Governo italiano, il Governo della Città di Buenos Aires, Il Municipio di Milano, La Scala, il Teatro Colombo, quindi cinque aziende (Techint, Ghella, Pirelli) e gli Aeroporti Argentina 2000 che generosamente appoggiarono in maniera incondizionata l’evento per far arrivare La Scala al Teatro Colombo.
"Il linguaggio della musica è universale ed unisce i paesi oltre la distanza ed il tempo. Contribuisce a costruire quella memoria condivisa che fa la differenza nelle relazioni tra due paesi. L'Italia lo sa bene, per questo motivo ha fatto della politica culturale un pilastro della sua azione esterna. In Argentina tale compito è eccezionalmente semplice: poche volte ho lavorato in un paese tanto ricettivo ed aperto a godere della cultura in tutte le sue forme", dichiarò l'ambasciatore La Tella.
Lo stesso Daniel Baremboin si è mostrato entusiasta per la visita della Scala in Argentina, affermò: "è di notevole importanza che questa formazione emblematica sia venuta a celebrare il Bicentenario dell'Argentina. Tutto quello che ha a che vedere con l'Italia, si rinnova di maggiore importanza in Argentina che in qualunque altro paese fuori dall’Italia, accennò Barenboim.
Il programma è stato il seguente: I giorni 29 e 31 consisterono in un omaggio all'opera architettonica, dai primi disegni e compassi da cui nasceva l'attuale Teatro Colombo più di un secolo fa. Quindi l’Aída, opera in quattro atti con musica di Giuseppe Verdi e libretto di Antonio Ghislanzoni, basato in Camille du Locle ed Auguste Mariette. L'Orchestra della Scala l’eseguì in versione di concerto, intestando la ripartizione al soprano ucraino Oksana Dyka nei panni di “Aída”, al mezzosoprano russo Ekaterina Gubanova l’interpretazione di “Amneris”, il tenore svizzero Salvatore Licitra recitò “Radamés”, il baritono polacco Andrzej Dobber espresse “Amonasro”, Kwangchul Youn interpretò “Ramfis” e Carlo Cigni calcò le scene del “Re dell'Egitto”.
Il 30 agosto il Coro e l'Orchestra del Teatro La Scala di Milano, sempre con la direzione di Daniel Barenboim, offrirono la Messa di Requiem per solisti, coro ed orchestra di Giuseppe Verdi. I cantanti solisti furono Marina Poplavskaya (soprano), Sonia Ganassi (mezzosoprano), Giuseppe Filianoti (tenore) e Kwangchul Youn (basso).
In sintesi, furono tre giorni di concerti memorabili che sicuramente segneranno il "nuovo" presente del Teatro Colon. La Scala di Milano, con la direzione di Daniel Baremboim riuscì in un eccellente esecuzione, seppero trasmettere l’esimia qualità musicale e generarono nel pubblico quella speciale sensibilità che solo i grandi possono trasmettere. Speriamo che non sia la prima e l'ultima volta che ci fa visita, che questa importante iniziativa continui a ripetersi, conservando la cultura italiana come principale protagonista e collocandola nel cuore degli argentini. (Leonardo D. Olivieri-La Comunità)