Silvio Berlusconi che lascia Montecitorio e dribbla i giornalisti chiudendosi la bocca con le dita della mano. Si chiude così, sono appena passate le 20, la giornata del premier tra Palazzo Madama e Montecitorio. Appeso a un voto di fiducia che domani sancirà la parola fine al braccio di ferro nel centrodestra tra il Cavaliere e Gianfranco Fini. Uno dei due uscirà vincitore, a meno di nuovi colpi di scena che nella notte potrebbero portare a un’intesa tra partito del premier e futuristi.
Il premier le sue carte se le gioca tra Senato e Camera. Dal “patto di legislatura aperto a tutti i moderati” a una promessa di “rimpasto”, al “cambiamento”, al “nuovo centrodestra”. Trenta minuti per i senatori e quindici per i deputati con queste parole d’ordine. Per arrivare a convincere gli indecisi, quelli che domani in ogni caso, qualcuno indicherà come i responsabili del risultato del voto, qualunque esso sia.
Il Cavaliere usa toni morbidi, cercando di convincere il Palazzo a confermargli la fiducia: "Oggi - dice in Senato - non è in gioco la persona del presidente del Consiglio; oggi è in gioco la scelta tra il proseguimento di un progetto di cambiamento e la restaurazione ovvero il ritorno all'indietro, il ritorno a quei vizi tradizionali della politica che sono all'origine dei problemi di cui ora soffre l'Italia. Il nostro Paese ha bisogno di stabilità e di governabilità, condizioni indispensabili per realizzare quelle riforme di cui vi è urgente necessità". "Se il governo otterrà la fiducia da domani lavoreremo per questa finalità, per ricomporre l'area moderata, per allargare quanto possibile l'attuale maggioranza a tutti coloro che condividono i valori e i programmi dei moderati”, aggiunge in un passaggio ripetuto sia al Senato che alla Camera.
“Lavoreremo anche per rafforzare la squadra di governo – assicura - e sono fermamente convinto che alla fine la ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre sull'irragionevolezza e sull'irresponsabilità". Berlusconi parla ai moderati e più volte indirizza le sue parole agli esponenti di Futuro e libertà. "Voglio rivolgermi direttamente - dice - a tutti i parlamentari che nel 2008 sono stati eletti nelle liste del Popolo della libertà”. “Mi rivolgo in particolare -continua- a coloro che hanno aderito ad altri Gruppi parlamentari che, insieme all'intera opposizione, hanno presentato alla Camera una mozione di sfiducia al governo eletto dai loro stessi elettori. Sono certo che in questo momento nessuno di voi può avere dimenticato la lunga strada che abbiamo percorso insieme dal 1994 ad oggi". "Sono assolutamente convinto che ciascuno di voi sa che qualunque dissenso è legittimo, che qualunque critica è possibile, ma la rottura no, la sfiducia al governo no, la divisione del campo dei moderati no! Tutto si può dire e tutto si può fare, ma non progettare un'alleanza con la sinistra in questa legislatura, camuffata da un governo di transizione, e neppure unire i propri voti a quelli dell'opposizione, sommando grottescamente i voti sottratti al Popolo della libertà a quelli del Partito democratico e dell'Italia dei valori. Tutto si può fare, ma non si può tradire il mandato ricevuto dagli elettori". Ma c'è anche la situazione economica internazionale che dovrebbe spingere ad evitare di aprire adesso una crisi di governo.
"Dal voto delle Camere - ricorda Berlusconi - dipendono la prospettiva di stabilità e la speranza di crescita di un sistema economico e finanziario impegnato in una competizione durissima e in una sfida, finora vincente, contro una costellazione di forze che vorrebbero trascinare il Paese in una spirale di declassamento e di dequalificazione che gli Italiani certo non meritano". E così Berlusconi propone "a tutti i moderati di questo Parlamento un patto di legislatura per garantire coerenza e continuità con il programma elettorale e con le scelte condivise, rinnovando quello che c'è da rinnovare nel programma e nella compagine di governo". "Sono convinto che il bene comune prevale sempre sugli egoismi interessati e che per questo - penso - andremo avanti e continueremo a lavorare nell'interesse di tutti. Se questo non dovesse avvenire sono certo che, quando verrà il momento, il popolo italiano, dal quale questo governo e questa maggioranza hanno avuto un chiarissimo mandato ed una piena legittimazione a guidare il Paese, saprà valutare con buon senso e giustizia i meriti e le responsabilità". Il premier ha lanciato “un appello che mi viene dal cuore a riflettere con serietà e profondità su quello che vi accingete a fare". "Rompere l'unità dei moderati va contro la storia del Paese", ha detto il presidente del Consiglio. Berlusconi ha quindi concluso il suo intervento al Senato rivolgendosi agli "amici del Fli" e formulando un augurio "perché possano passare una notte piena di riflessioni e che la notte porti consiglio".
Appello che poco dopo, mentre il Cavaliere passa al discorso bis alla Camera, verrà rigettato dai finiani, con la richiesta di dimissioni oggi, tra il voto al Senato e il voto alla Camera. Controproposta in serata respinta dallo stesso Cavaliere. Ma la notte si annuncia lunga.
Il Cavaliere usa toni morbidi, cercando di convincere il Palazzo a confermargli la fiducia: "Oggi - dice in Senato - non è in gioco la persona del presidente del Consiglio; oggi è in gioco la scelta tra il proseguimento di un progetto di cambiamento e la restaurazione ovvero il ritorno all'indietro, il ritorno a quei vizi tradizionali della politica che sono all'origine dei problemi di cui ora soffre l'Italia. Il nostro Paese ha bisogno di stabilità e di governabilità, condizioni indispensabili per realizzare quelle riforme di cui vi è urgente necessità". "Se il governo otterrà la fiducia da domani lavoreremo per questa finalità, per ricomporre l'area moderata, per allargare quanto possibile l'attuale maggioranza a tutti coloro che condividono i valori e i programmi dei moderati”, aggiunge in un passaggio ripetuto sia al Senato che alla Camera.
“Lavoreremo anche per rafforzare la squadra di governo – assicura - e sono fermamente convinto che alla fine la ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre sull'irragionevolezza e sull'irresponsabilità". Berlusconi parla ai moderati e più volte indirizza le sue parole agli esponenti di Futuro e libertà. "Voglio rivolgermi direttamente - dice - a tutti i parlamentari che nel 2008 sono stati eletti nelle liste del Popolo della libertà”. “Mi rivolgo in particolare -continua- a coloro che hanno aderito ad altri Gruppi parlamentari che, insieme all'intera opposizione, hanno presentato alla Camera una mozione di sfiducia al governo eletto dai loro stessi elettori. Sono certo che in questo momento nessuno di voi può avere dimenticato la lunga strada che abbiamo percorso insieme dal 1994 ad oggi". "Sono assolutamente convinto che ciascuno di voi sa che qualunque dissenso è legittimo, che qualunque critica è possibile, ma la rottura no, la sfiducia al governo no, la divisione del campo dei moderati no! Tutto si può dire e tutto si può fare, ma non progettare un'alleanza con la sinistra in questa legislatura, camuffata da un governo di transizione, e neppure unire i propri voti a quelli dell'opposizione, sommando grottescamente i voti sottratti al Popolo della libertà a quelli del Partito democratico e dell'Italia dei valori. Tutto si può fare, ma non si può tradire il mandato ricevuto dagli elettori". Ma c'è anche la situazione economica internazionale che dovrebbe spingere ad evitare di aprire adesso una crisi di governo.
"Dal voto delle Camere - ricorda Berlusconi - dipendono la prospettiva di stabilità e la speranza di crescita di un sistema economico e finanziario impegnato in una competizione durissima e in una sfida, finora vincente, contro una costellazione di forze che vorrebbero trascinare il Paese in una spirale di declassamento e di dequalificazione che gli Italiani certo non meritano". E così Berlusconi propone "a tutti i moderati di questo Parlamento un patto di legislatura per garantire coerenza e continuità con il programma elettorale e con le scelte condivise, rinnovando quello che c'è da rinnovare nel programma e nella compagine di governo". "Sono convinto che il bene comune prevale sempre sugli egoismi interessati e che per questo - penso - andremo avanti e continueremo a lavorare nell'interesse di tutti. Se questo non dovesse avvenire sono certo che, quando verrà il momento, il popolo italiano, dal quale questo governo e questa maggioranza hanno avuto un chiarissimo mandato ed una piena legittimazione a guidare il Paese, saprà valutare con buon senso e giustizia i meriti e le responsabilità". Il premier ha lanciato “un appello che mi viene dal cuore a riflettere con serietà e profondità su quello che vi accingete a fare". "Rompere l'unità dei moderati va contro la storia del Paese", ha detto il presidente del Consiglio. Berlusconi ha quindi concluso il suo intervento al Senato rivolgendosi agli "amici del Fli" e formulando un augurio "perché possano passare una notte piena di riflessioni e che la notte porti consiglio".
Appello che poco dopo, mentre il Cavaliere passa al discorso bis alla Camera, verrà rigettato dai finiani, con la richiesta di dimissioni oggi, tra il voto al Senato e il voto alla Camera. Controproposta in serata respinta dallo stesso Cavaliere. Ma la notte si annuncia lunga.