ROMA - Sono 4.028.370 i cittadini iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero all'8 aprile 2010, il 6,7% degli oltre 60 milioni di residenti in Italia. Il numero è quasi pari a quello degli stranieri residenti nel Paese (4 milioni 919 mila secondoil Dossier Caritas/Migrantes 2010). Sono i dati contenuti nella quinta edizione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, presentato a Roma. L'aumento e' stato di 113 mila unita' rispetto all'anno precedente e di quasi 1 milione rispetto al 2006, quando le presenze, nello stesso archivio, dovevano ritenersi sottodimensionate. Contrariamente a quanto si pensa, quella degli italiani nel mondo è, comunque, una presenza in aumento. Al termine di più di un secolo e mezzo di flussi migratori, questa presenza puo' definirsi in prevalenza euro-americana, come attestano le quote di pertinenza di ciascun continente: Europa (55,3%), America (39,3%) e, molto più distanziate, Oceania (3,2%), Africa (1,3%) e Asia (0,9%).
TRA I PAESI DI INSEDIAMENTO, l'Argentina supera di poco la Germania (entrambe oltre le 600 mila unità), la Svizzera accoglie mezzo milione di italiani, la Francia si ferma a 370 mila, il Brasile raggiunge i 273 mila e Australia, Venezuela e Spagna superano le 100 mila unità. Tra gli italiani residenti all'estero più della metà non è sposato, quasi la meta' e' costituita da donne, piu' di un terzo è nato all'estero, mentre 121 mila si sono iscritti dopo aver acquisito la cittadinanza.
I MINORENNI sono un sesto del totale, ma sono superati dagli ultrasessantacinquenni (18,2%) di quasi tre punti: questo rapporto si riscontra anche in Italia, dove infatti gli anziani incidono per un quinto.
GLI ORIUNDI - All'estero, oltre agli italiani che hanno mantenuto o acquisito la cittadinanza, quindi con passaporto e diritto di voto, vi sono gli oriundi, quasi 80 milioni secondo una recente stima dei Padri Scalabriniani basata sulle fonti dei diversi paesi: 25 milioni in Brasile, 20 in Argentina, 17,8 negli Stati Uniti e in Francia, 1,5 in Canada, 1,3 in Uruguay, 0,8 in Australia, 0,7 in Germania, 0,5 sia in Svizzera che in Perù e, quindi, altri Paesi con un numero minore, fino a superare ampiamente la popolazione residente in Italia.
In Italia i flussi con l'estero si sono ormai ridotti: un po' più di 50 mila l'anno quelli in uscita, e un po' di meno quelli di ritorno. Bisogna mettere in conto che le partenze, specialmente quelle dei giovani, inizialmente hanno un carattere di sperimentazione, per cui i protagonisti non provvedono alla cancellazione anagrafica presso il proprio comune, con la riserva di formalizzarla solo quando la permanenzaall'estero sia diventata stabile. La consistenza degli italiani all'estero si rafforza anche con le nuove nascite e con le acquisizioni di cittadinanza.
Nella popolazione italiana è diminuita la propensione alla mobilità, oggi per lo più a carattere interno. Negli anni '60, 300 mila meridionali l'anno si trasferivano nel Centro-Nord e altrettanti si recavano all'estero. Tra il 1990 e il 2005, secondo uno studio della Banca d'Italia, 2 milioni di meridionali si sono trasferiti al Nord. Attualmente 120 mila meridionali si spostano nelle regioni settentrionali e centrali, mentre circa 50 mila persone si stabiliscono nelle regioni del Sud provenendo dalle altri parti d'Italia (in prevalenza, si tratta ancora di meridionali che rientrano dopo un'esperienza lavorativa).
Ai migranti interni che si spostano stabilmente si aggiungono 136 mila pendolari meridionali di lungo raggio, interessati alle maggiori opportunità lavorative del Centro-Nord, per lo piu' giovani, maschi e single, costretti a una scissione tra luogo del lavoro (per lo piu' a termine) e luogo di residenza (stabile). Inoltre, occorre considerare i pendolari (11.700) che si recano all'estero e i circa 45 mila frontalieri che giornalmente si recano in Svizzera, nei cui confronti di recente si e' riscontrato un atteggiamento meno accogliente. Nel complesso, tra spostamenti interni e verso l'estero, in andata e in rientro, temporanei o di lungo raggio, italiani che vanno o che ritornano, si arriva a quasi 400mila spostamenti totali in uscita, 1 ogni 150 residenti. (Dire - Redattore sociale)
I MINORENNI sono un sesto del totale, ma sono superati dagli ultrasessantacinquenni (18,2%) di quasi tre punti: questo rapporto si riscontra anche in Italia, dove infatti gli anziani incidono per un quinto.
GLI ORIUNDI - All'estero, oltre agli italiani che hanno mantenuto o acquisito la cittadinanza, quindi con passaporto e diritto di voto, vi sono gli oriundi, quasi 80 milioni secondo una recente stima dei Padri Scalabriniani basata sulle fonti dei diversi paesi: 25 milioni in Brasile, 20 in Argentina, 17,8 negli Stati Uniti e in Francia, 1,5 in Canada, 1,3 in Uruguay, 0,8 in Australia, 0,7 in Germania, 0,5 sia in Svizzera che in Perù e, quindi, altri Paesi con un numero minore, fino a superare ampiamente la popolazione residente in Italia.
In Italia i flussi con l'estero si sono ormai ridotti: un po' più di 50 mila l'anno quelli in uscita, e un po' di meno quelli di ritorno. Bisogna mettere in conto che le partenze, specialmente quelle dei giovani, inizialmente hanno un carattere di sperimentazione, per cui i protagonisti non provvedono alla cancellazione anagrafica presso il proprio comune, con la riserva di formalizzarla solo quando la permanenzaall'estero sia diventata stabile. La consistenza degli italiani all'estero si rafforza anche con le nuove nascite e con le acquisizioni di cittadinanza.
Nella popolazione italiana è diminuita la propensione alla mobilità, oggi per lo più a carattere interno. Negli anni '60, 300 mila meridionali l'anno si trasferivano nel Centro-Nord e altrettanti si recavano all'estero. Tra il 1990 e il 2005, secondo uno studio della Banca d'Italia, 2 milioni di meridionali si sono trasferiti al Nord. Attualmente 120 mila meridionali si spostano nelle regioni settentrionali e centrali, mentre circa 50 mila persone si stabiliscono nelle regioni del Sud provenendo dalle altri parti d'Italia (in prevalenza, si tratta ancora di meridionali che rientrano dopo un'esperienza lavorativa).
Ai migranti interni che si spostano stabilmente si aggiungono 136 mila pendolari meridionali di lungo raggio, interessati alle maggiori opportunità lavorative del Centro-Nord, per lo piu' giovani, maschi e single, costretti a una scissione tra luogo del lavoro (per lo piu' a termine) e luogo di residenza (stabile). Inoltre, occorre considerare i pendolari (11.700) che si recano all'estero e i circa 45 mila frontalieri che giornalmente si recano in Svizzera, nei cui confronti di recente si e' riscontrato un atteggiamento meno accogliente. Nel complesso, tra spostamenti interni e verso l'estero, in andata e in rientro, temporanei o di lungo raggio, italiani che vanno o che ritornano, si arriva a quasi 400mila spostamenti totali in uscita, 1 ogni 150 residenti. (Dire - Redattore sociale)