Le fiamme che ardono in Piazza del Popolo, e due colonne alte di fumo nero, accanto alle due chiese, dove si scontrano la polizia e i ragazzi. C'é "una immagine nuova", oggi, anche negli occhi di uno come Tano D'Amico, l'autore di celeberrimi scatti durante gli scontri degli anni Settanta. "Piazza del Popolo, così, con quei roghi, io non l'avevo mai vista", dice il fotografo. Dov'é stato stamattina? "Dappertutto". Cosa ha visto? "La rabbia pura che esplode. Nel '77, nel '68 c'era invece la speranza. Io andrei a due secoli fa, per fare un confronto, alle sommosse di Parigi e al '48''. Rientra nella cronaca dei fatti, in ogni caso, oggi, l'impressione che la storia di 30-40 anni fa si ripeta. Roma ha rivissuto l'incubo del passato. E lo dimostrano alcune foto storiche. Il fiume di studenti nel cuore di Roma, oggi; come quello immortalato il 19 febbraio 1977, in bianco e nero: la foto s'intitolava '50 mila studenti per le vie della capitale'. Le scarpe a terra, su via del Corso: le hanno perse durante gli scontri, oggi. Come quelle brandite in aria dalle donne, ancora nel '77, 'Siamo tutte a piede liberò. Le sciarpe usate per nascondere i volti, oggi. Come lo scatto che inaugura la galleria de 'Gli anni ribelli' di D'Amico: 'Ragazza e carabinieri', dove la fila al centro fra i capelli, e la sciarpa tirata sopra al naso incorniciano gli occhi puntati sui militari.
Un ragazzo si sente male, su uno dei ponti del Tevere, e tre compagni lo trasportano, correndo, mentre scappano dalla 'carica', oggi. Accadeva anche il 21 aprile del 1977: tre agenti trasportavano a braccia il collega ferito, in una foto. Chi oggi è stato alla manifestazione contro il Governo non ha potuto non ricordare gli anni '70. ''Ci ho pensato anche io - risponde D'Amico -. Ma allora era molto diverso", dice anche. "All'epoca protestava una minoranza. Oggi in piazza scende la maggioranza degli studenti". Non solo. "Nel '68 c'era un grandissimo movimento, animato da grandi speranze per il futuro. Nel '77 c'era una incredibile autonomia di pensiero, con la novità delle donne in piazza, per esempio. Oggi io ho visto la rabbia pura dei figli contro i padri, intesi in senso lato. L'esplosione della paura del futuro. A costo di prenderle, a costo di farsi male. Ma non erano armati". La sensazione che l'incubo si ripeta, che sia ancora possibile una morte come quella di Giorgiana Masi, che a 19 anni finì vittima degli scontri a Ponte Garibaldi, il 12 maggio del 77, prende in ogni angolo del cuore della città. Quando di gruppi anarchici assediano le camionette delle forze dell'ordine.
E più banalmente anche davanti alle aste degli striscioni, impugnate come 'pseudo-armi', in metropolitana. Davanti all'onda che percorre Piazza del Popolo, quando esulta e applaude, perché le camionette della Guardia di finanza arretrano, di fronte a petardi, bottiglie, sampietrini. O alle Mercedes in fiamme sul Lungotevere davanti a una folla di giovani che aspettano e temono: "Attenti che esplode!", e si fa il vuoto davanti. Il fiume umano che si cala da un muro di oltre due metri, coi maschi che sostengono le femmine nel salto, per deviare il percorso, avendo timore della possibile esplosione. Le fughe in avanti e gli scatti indietro. Le corse, quando il panico investe la folla. L'attesa sui ponti, alle spalle del focolaio degli scontri, dove gruppi di giovanissimi si rifugiano, finendo con l'essere comunque raggiunti dalla folla che scappa al grido 'caricano!'. di Rosanna Pugliese ANSA
E più banalmente anche davanti alle aste degli striscioni, impugnate come 'pseudo-armi', in metropolitana. Davanti all'onda che percorre Piazza del Popolo, quando esulta e applaude, perché le camionette della Guardia di finanza arretrano, di fronte a petardi, bottiglie, sampietrini. O alle Mercedes in fiamme sul Lungotevere davanti a una folla di giovani che aspettano e temono: "Attenti che esplode!", e si fa il vuoto davanti. Il fiume umano che si cala da un muro di oltre due metri, coi maschi che sostengono le femmine nel salto, per deviare il percorso, avendo timore della possibile esplosione. Le fughe in avanti e gli scatti indietro. Le corse, quando il panico investe la folla. L'attesa sui ponti, alle spalle del focolaio degli scontri, dove gruppi di giovanissimi si rifugiano, finendo con l'essere comunque raggiunti dalla folla che scappa al grido 'caricano!'. di Rosanna Pugliese ANSA