14 marzo 2011

Giustizia, il governo vara la riforma. Berlusconi: "Non riguarda me"

"Questa riforma non riguarda i processi in corso, non riguarda la mia persona, ma va nell’interesse generale del Paese". Sono le parole che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avrebbe pronunciato durante il Consiglio dei ministri che ha approvato il disegno di legge costituzionale di riforma della giustiziae. "Questa riforma sarà la nostra bandiera- è il resoconto di chi ha partecipato alla riunione dell'esecutivo- è un punto di svolta". E ancora: "L’opposizione mi attacca strumentalmente, ma questa è una riforma che era nel nostro programma elettorale e che io volevo da moltissimi anni".
Successivamente, in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, il premier spiega: "Per la prima volta nella storia della Repubblica c'è un testo costituzionale completo, organico, chiaro e convincente". Ci sarà "una larga comunicazione ai cittadini" sulla riforma, "perchè è fatta nell'interesse dei cittadini".


IL CASO RUBY HA INFLUENZATO? ZERO" - Ma il caso Ruby ha influenzato i tempi e i contenuti della riforma della giustizia? "Zero. E' pensata dal '94", afferma il premier. E ricorda: "In una riunione con i giovani di Forza Italia dissi che non mi sarei allontanato dalla politica prima di aver riformato la giustizia".
"PENSO ALLA RIFORMA DAL '94, NON CI SAREBBE STATA TANGENTOPOLI" - Il presidente del Consiglio riscrive poi la storia della Seconda Repubblica. Quando un cronista chiede cosa sarebbe successo se la riforma della giustizia fosse stata approvata vent'anni fa, Berlusconi spiega: "Probabilmente non ci sarebbe stata l'esondazione della magistratura, la sua invasione della politica e tutte quelle situazioni che hanno portato, per esempio, all'annullamento di un'intera classe dirigente nel '92; all'abbattimento di un governo nel '94; alla caduta di un governo di centrosinistra per le riforme prospettate dal ministro della Giustizia Mastella; al tentativo di eliminare per via giudiziaria il governo in carica".
"COINVOLGEREMO L'OPPOSIZIONE" - "Noi faremo di tutto per discutere con tutti, soprattutto con l'opposizione", chiosa il Cavaliere.
"PM DAVANTI AL GIUDICE CON IL CAPPELLO IN MANO" - Con la "separazione delle carriere, con due ordini separati e uffici diversi, il pm per parlare con il giudice deve comportarsi come l'avvocato della difesa: fissare un appuntamento, entrare con il cappello in mano nel suo ufficio e magari dargli del lei". Parole sempre del premier Silvio Berlusconi.
SEPARAZIONE DELLE CARRIERE- Quanto ai contenuti, il provvedimento approvato dal Cdm, sottolinea Alfano, "pone al centro la parità tra accusa e difesa: sopra al pm e al cittadino c'è il giudice che sarà sopra tutti se non sarà più collega del pm". Per il Guardasigilli il punto più importante della riforma è "la separazione degli ordini": carriere separate per giudici e pubblici ministeri.
BASTA PROCESSI PER CHI E' PROSCIOLTO IN PRIMO GRADO - Altra novità prevista, quella per cui "il cittadino che viene prosciolto in primo grado non possa essere più processato in appello per lo stesso reato. E' sempre ammesso l'appello contro una condanna, ma non è permesso per chi ha il proscioglimento in primo grado".
PERSEGUIBILI I MAGISTRATI CHE SBAGLIANO - Inoltre, "il cittadino potrà citare in giudizio il magistrato che ha sbagliato", prosegue Alfano, aggiungendo che "il principio di responsabilità è un principio di libertà".
"AZIONE PENALE, LE PRIORITA' LE DECIDERA' IL PARLAMENTO" - "L'obbligatorietà dell'azione penale è un principio che resta salvo e sarà applicato dai criteri previsti dalla legge, è talmente sacrosanto che abbiamo voluto mantenerlo". Alfano spiega però che si partirà "dalle priorità e poi da tutto il resto". E "sarà il Parlamento in funzione dell'allarme sociale a indicare le priorità". Oggi, prosegue il ministro, l'obbligarietà dell'azione penale è stata "trasformata dai pm nel suo contrario, cioè scelgono i pm nella loro assoluta discrezionalità. Noi abbiamo voluto togliere il manto di ipocrisia: resta il principio ma si parte dalle priorità".
"LA RIFORMA NON VALE PER I PROCESSI IN CORSO" - Nell'articolo di chiusura del ddl costituzionale della giustizia si dice che le modifiche alla costituzione "non si applicano ai procedimenti penali in corso proprio per mantenere la purezza di questo impianto e di questo disegno che ha una sua nobiltà storica".(AGENZIA DIRE, http://www.dire.it/)