26 settembre 2010

Pd, Veltroni: ''Il leader c'è e si chiama Bersani''

La leadership del Pd è contesa? "No. Il leader c'è. Si chiama Bersani, è il mio segretario e ha la mia solidarietà". Lo ha detto Walter Veltroni nel corso dell'intervista a Lucia Annunziata per 'In mezz'ora'.
Il risultato del sondaggio di Renato Mannheimer (pubblicato dal 'Corriere della Sera' e dal quale emerge che quasi la metà della base del Partito democratico, il 46%, considera l'iniziativa di Veltroni, insieme con altri dirigenti, 'un contributo utile') "mi ha confortato, e non me lo aspettavo, perché esprime un disagio reale, che bisogna ascoltare e del quale bisogna discutere".
L'ex segretario parla poi delle ultime vicende che agitano la maggioranza. Il video di Gianfranco Fini racconta "la fine della storia del centrodestra come lo abbiamo conosciuto dal 1994", sostiene Veltroni. "Mercoledì prossimo è inimmaginabile che due persone" come Fini e Berlusconi, "con una tale lontananza tra loro, possano dire in Parlamento 'scusate, ci siamo sbagliati e andiamo avanti'". Per l'ex segretario del Pd "il centrodestra è finito, Berlusconi si deve dimettere" e, per il dopo, è necessario pensare a "una fase nuova di decantazione ".
Intanto ha preso il via a Orvieto il forum dei Popolari. "Lo so, siamo fastidiosi, siamo ingombranti, ma siamo ingombranti anche nei consensi. Basta guardare questi rappresentanti di un popolo di elettori del Pd che fanno battaglie perché il partito possa vincere", dice Beppe Fioroni, in un passaggio della sua relazione al convegno dell'area popolare che ha aderito al documento dei 76, indicando la platea di circa 500 persone intervenute al convegno a palazzo del Popolo.

Ma nessuno vuole lasciare il Pd. "Ma quale scissione? E' una vergogna fatta da omuncoli far girare calunnie che in questa sala e tra di noi ci sia qualcuno che se ne voglia andare dal Pd. Forse ci sarà qualcuno che nel segreto di qualche scala pensa di cacciarci, ma sappia che non ci riuscirà", sottolinea il coordinatore del forum sul welfare del Pd.
Poi Fioroni esclude che il leader del Pd possa essere esterno al partito. "Non aspettiamoci che arrivino Messia da fuori che ci facciano vincere", avverte. ''Ma non mi rassegno - rimarca l'ex ministro - che il più grande partito di opposizione sia chiamato a fare solo il tifoso in una partita che si gioca tutta nel centrodestra e tra Berlusconi e Fini". "Io sogno che il Pd - dice Fioroni - ritorni all'orgoglio di credere nel proprio segretario, nel proprio progetto, nei propri uomini e nella capacità di vincere per quello che è e per le alleanze che mette in piedi, non pensando che i voti possano derivare da altri".
E a proposito di alleanze, "da bravo medico, dico che prevenire è meglio che curare: mai con Diliberto e Ferrero". Quanto al presidente della Camera e ai suoi di Fli, ''non esiste rischio democratico al mondo che possa consentire di realizzare un'alleanza per la Costituzione, basata sulla resistenza e l'antifascismo, con Gianfranco Fini". Fioroni avverte anche Antonio Di Pietro e Nichi Vendola: "Se devono parlare con noi, lo facciano con chiarezza''. ''Se diventiamo riformatori - conclude Fioroni - forse potremo anche riuscire ad avere alleanze con i moderati come Casini, Rutelli, e i tanti scontenti di Berlusconi".