6 giugno 2010

CRISI: PRODI, E' IL VUOTO POLITICO CHE LA NUTRE

''Come non ho mai creduto nella catastrofe, cosi' non ho mai creduto che l'uscita dalla crisi fosse rapida e indolore. Stiamo ancora camminando nel fondo del catino. Essendo sul fondo non penso peggioreremo la nostra situazione, ma avremo da camminare ancora molto prima di uscire dall'acqua. Questo non per una fatale necessita' ma perche' la mancanza di accordo tra le politiche dei vari Paesi europei ha reso la ripresa piu' difficile e lontana''.Ad affermarlo, in un fondo scritto per 'Il Messaggero' e' l'ex presidente della Commissione europea ed ex premier italiano, Romano Prodi.


''Fino allo scoppio della crisi finanziaria greca lo scenario era quello di una lentissima crescita (appunto il fondo del catino), ma senza l'adozione di politiche di bilancio eccessivamente restrittive. Arrivata la crisi finanziaria greca, grave per le colpe che l'hanno causata ma modesta per dimensione e quindi facilmente risolvibile, e' mancato un rapido accordo -scrive Prodi- sulle decisioni da prendere. Soprattutto e' mancato il coordinamento della politica fiscale fra i diversi Paesi europei.Ognuno si e' presentato diviso e la speculazione ha cominciato a infilare ad una ad una le nazioni piu' deboli, con la vecchia strategia degli Orazi e Curiazi a noi ben nota fin dalla scuola elementare. Come sempre succede quando ognuno pensa solo per se stesso si e' assistito a veri e propri scontri verbali fra i politici dei diversi Paesi, creando in tutti i media mondiali che l'Europa fosse fatalmente divisa fra Sud e Nord, fra Paesi virtuosi e Paesi viziosi, fra cicale e formiche, con quale messaggio di solidarieta' ognuno puo' facilmente immaginare''.''A questo punto, dovendosi difendere da soli, tutti -spiega Prodi- hanno dovuto adottare misure finanziarie severe e politiche di bilancio piu' restrittive, mentre diveniva chiaro che la politica monetaria avrebbe dovuto mantenere a lungo bassi tassi di interesse.Le restrizioni di bilancio sono state dappertutto piu' rapide e severe del previsto, dato che nessuno poteva permettersi di essere il piu' debole di fronte agli attacchi della speculazione. Con le sue necessarie frenate ogni Paese ha finito col danneggiare la ripresa degli altri. Per spiegarlo in parole piu' semplici, il settore pubblico ha trasformato la necessita' di aggiustamento del proprio bilancio in un minore potere d'acquisto dei suoi cittadini. I quali, costretti a diminuire il proprio potere d'acquisto, hanno reso la crisi ancora piu' grave. In questo stato di incertezza la speculazione impazza, come e' accaduto nei mercati borsistici della settimana che e' terminata ieri e che ha visto colpire azioni e obbligazioni con una forza raramente vista in passato, in un susseguirsi senza fine di incontrollate voci e indiscrezioni, ma senza che alcun elemento concretamente verificabile rendesse giustificabile questo panico''.''L'unico aspetto positivo di questo stato confusionale -fa osservare Prodi- e' che, nella previsione di un prolungamento della crisi e nell'ipotesi del mantenimento per il prevedibile futuro di bassi tassi di interesse, l'Euro ha perso sempre piu' valore fino ad arrivare ieri intorno a 1,20 rispetto al dollaro, cedendo in poche settimane oltre il 15% nei confronti della moneta americana.Un ritorno dell'Euro verso livelli di cambio meno sfavorevoli aiutera' certamente le nostre esportazioni nei confronti del resto del mondo ma questo vantaggio si trasferisce all'economia solo lentamente, mentre la politica di restrizione fiscale agisce in tempi rapidissimi, anche in conseguenza dell'incertezza che rende tutti piu' esitanti e paurosi riguardo ad ogni decisione di acquisto o di investimento''.