6 dicembre 2012

Bce: taglia stime Pil e pompa liquidita'. Fare presto su vigilanza unica

Lo staff degli economisti della Bce ha tagliato le stime sulla crescita economica dell'Eurozona.
La sforbiciata ha colpito soprattutto il 2013. Le previsioni per il Pil 2012 scendono a un valore medio di -0,5% da -0,4%, ma quelle per l'anno successivo calano da un valore medio di +0,3% a -0,5%. Per l'anno prossimo bisognera' dunque accontentarsi di ''un graduale miglioramento dell'attivita' economica'', ha spiegato il presidente della Bce, Mario Draghi. Poi nel 2014 la crescita media del Pil dovrebbe salire a +1,2%.
Nessuna preoccupazione invece dal lato dell'inflazione, ''che scendera' sotto il 2% nel prossimo anno'', ha rassicurato il numero uno dell'Eurotower. Nonostante uno scenario ancora recessivo e prospettive ''benigne'' per l'indice dei prezzi al consumo, Francoforte ha deciso di lasciare il costo del denaro invariato allo 0,75%, il minimo storico. Ma una nuova limatura, come scontano i tassi del mercato monetario, non sembra lontana. ''Abbiamo discusso di tassi di interesse, ma alla fine il consenso prevalente e' stato quello di lasciarli invariati'', ha detto Draghi. Nel frattempo, almeno fino al 2* trimestre del 2013, l'Eurotower continuera' a pompare liquidita' illimitata verso le banche per garantire condizioni di stabilita' al mercato finanziario e contenere la stretta sul credito verso l'economia reale (imprese e famiglie).
 Poi i compiti degli altri. Il numero uno della Bce e' tornato a spronare i governi dei paesi dell'Eurozona a proseguire le politiche di consolidamento fiscale e i programmi di riforme strutturali. Guardando ai venti di crisi politica in Italia, che oggi hanno riportato lo spread Btp-Bund a ritoccare quota 330 punti, il cammino del BelPaese potrebbe diventare particolarmente accidentato. Ma su questo punto, incalzato dai giornalisti nel corso della conferenza stampa, Draghi ha rifiutato ogni commento.
Altro tema affrontato nel confronto con i media e' stato il progetto sulla vigilanza bancaria unica in capo alla Bce.
Se ne discutera' di nuovo all'Ecofin del prossimo 12 dicembre, il giorno successivo tocchera' all'Eurogruppo e, a seguire, ci sara' la riunione del Consiglio europeo. Tra i 27 membri dell'Unione europea non mancano le divergenze su quante e quali banche debbano essere sotto la vigilanza della Bce e quali sotto le autorita' nazionali, sui criteri di nomina dei membri del Board che si occupera' della vigilanza e sui meccanismi decisionali. ''Noi abbiamo posto solo due condizioni: la Bce deve poter operare senza incorrere in rischi reputazionali, la vigilanza deve essere separata dalla politica monetaria, che rimane il nostro compito primario per la stabilita' dei prezzi. Su tutto il resto decidano Ecofin e Consiglio europeo'', ha sottolineato il numero uno dell'Eurotower.
Francoforte vuole una road-map con tempi certi. Oggi Draghi, insieme al presidente della Commissione Ue, Jose' Manuel Barroso, il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha auspicato ''l'avvio del lavoro preparatorio all'inizio del 2013'' in modo che il nuovo modello di vigilanza possa 'essere operativo dal primo gennaio del 2014 al piu' tardi''.
Una posizione che riflette le preoccupazioni espresse, proprio in occasione dell'Ecofin dello scorso 3 dicembre, dal vicepresidente della Bce, Vitor Constancio quando, tra i 27 ministri delle finanze dei paesi dell'Unione europea, erano emerse numerose divergenze. ''E' importante arrivare a un accordo sulla vigilanza unica entro la fine di quest'anno, e' in gioco la credibilita' del progetto dell'euro. In caso contrario ci potrebbe essere una reazione molto negativa da parte dei mercati finanziari'', aveva ammonito il numero due dell'Eurotower.
D'altra parte l'annuncio del progetto di unione bancaria dell'Eurozona, aperto anche ai paesi Ue che non aderiscono all'unione monetaria, ha nella vigilanza unica un tassello fondamentale. Una proposta che ha dato fiducia ai mercati e consentito di comprare del tempo. Ma ora i leader politici europei devono passare dagli annunci ai fatti: tempus fugit.