26 febbraio 2011

Libia: rischio guerra civile

Ci sono forze straniere dietro le manifestazioni contro il regime in Libia". E' l'accusa lanciata da uno dei figli e delfino del Colonnello, Seifulislam Gheddafi, in un'intervista alla tv 'al-Arabiya'.
"La maggior parte delle zone del paese sono in una situazione di calma - ha aggiunto - a Tripoli c'è la metà della popolazione libica, tutta la ribellione è limitata alle zone orientali. In occidente, ad esempio ad al-Zawiyah, tutto torna alla normalità". Quanto ai morti di Bengasi, "molte delle vittime sono cadute non perché il governo ha ordinato di sparare ma perché si sono scontrate tra loro". Il figlio del leader libico bolla come "ridicole le dicerie sulla presenza di mercenari e sui raid aerei sui manifestanti. I caccia hanno bombardato solo i depositi di armi".
Poi l'avvertimento: "Non minaccio i libici, ma li avverto sui rischi dell'anarchia". Il colonnello, ha detto, "Gheddafi vuole attuare una serie di riforme, ma in modo pacifico, senza cadere nel caos". Mentre le rivolte in corso rendono possibili tutte le opzioni, "compresa la guerra civile". Secondo Seifulislam, "in Libia sta avvenendo come è avvenuto in Libano, quando Jaish al-Islam, il gruppo vicino ad al-Qaeda, ha scatenato una guerra con l'esercito". "Il nostro - ha infine aggiunto - è un paese unito, è impossibile una secessione della Cirenaica".
Le notizie che arrivano dal Paese sono meno drammatiche dei giorni scorsi ma la tensione resta alta. E proseguono anche le defezioni tra le forze armate: gli ufficiali della base aerea militare libica Gamal Abdel Nasser, che si trova 16 chilometri a sud di Tobruk, nel nord-est del paese, sono passati dalla parte dei rivoltosi. Lo ha annunciato un ufficiale della base militare intervistato dalla tv satellitare 'al-Arabiya'. Mentre l'ex ministro dell'Interno libico, Abdel Fattah Yunis, da Bengasi, in un'intervista ha affermato: "Tutto l'esercito libico deve unirsi alla rivolta, non c'è nulla da aspettare".
Intanto, la città di Tripoli si è svegliata questa mattina in una situazione di calma relativa. Non si registrano nuove proteste e scontri dopo quelle avvenute ieri in diversi quartieri della città. Mentre oggi sarebbero scesi in piazza nel quartiere Tajura i sostenitori di Gheddafi.
Secondo quanto riferisce il giornalista residente nella capitale libica, Muahhadm al-Hayazi, alla tv araba 'al-Jazeera', un gruppo di attivisti e intellettuali che hanno preso parte alle proteste di ieri sta creando un coordinamento dei gruppi di opposizione in città per cercare di operare in stretto contatto con i gruppi di insorti che controllano Bengasi e la Cirenaica, in modo da portare avanti un tipo di lotta organizzata contro il regime.
Nuovi scontri a fuoco si sono registrati nella notte invece nei dintorni dell'aeroporto di Misurata, caduto nei giorni scorsi nelle mani dei rivoltosi libici. Secondo quanto riferisce un testimone alla tv satellitare 'al-Arabiya', le milizie fedeli a Gheddafi hanno tentato più volte di riconquistare l'aeroporto, ma sono stati sempre respinti dai ribelli. I siti dell'opposizione libica hanno pubblicato un videomessaggio del maggiore dell'esercito libico Abu Bakr Ali, responsabile dello scalo, che sarebbe tenuto in ostaggio dagli insorti. Nel video, della durata di 40 secondi, l'ufficiale si rivolge alla sua tribù, alla quale chiede "di evitare ulteriori spargimenti di sangue e di fare gli interessi del popolo".
Secondo l'ong Human Right Watch (Hrw) le forze di sicurezza libiche, supportate da sostenitori di Gheddafi, hanno inoltre attaccato nelle scorse ore gli insorti che cercano di mantenere il controllo di al-Zawiyah, 30 chilometri circa a ovest di Tripoli. Secondo la tv di stato, ancora in mano al Colonnello, la situazione nella città sarebbe ritornata quasi alla normalità e ''non resta che un piccolo gruppo ribelle''. Nella zona di Sebrata, a pochi chilometri da al-Zawiyah, le brigate fedeli a Gheddafi hanno aperto il fuoco su un gruppo di rivoltosi. Secondo la tv satellitare 'al-Arabiya', si contano decine di feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni.
Quanto alla sorte della famiglia del Colonnello, la moglie di Gheddafi, Ayesh, e la figlia Aisha sarebbero partite questa mattina da Tripoli alla volta di Vienna. E' quanto ha affermato un oppositore in esilio del regime libico contattato dalla tv satellitare 'al-Arabiya'. La notizia non trova però conferme ufficiali. Altre fonti danno Aisha e la madre in Arabia Saudita.
Si registra poi, dopo le defezioni di un gran numero di diplomatici e militari, anche quello dell'infermiera personale del colonnello che sarebbe in partenza da Tripoli per fare ritorno in patria. Lo scrive il quotidiano Segodnya, che cita la figlia della donna.
Sul fronte del rimpatrio degli italiani, oggi un C-130J dell'Aeronautica militare decollato da Pisa e diretto ad Hamal non è atterrato allo scalo libico ed ha invertito la rotta per tornare in Italia. Non sono chiare al momento le ragioni dell'atterraggio negato. Il velivolo era atteso ad Hamal per imbarcare 25 italiani che ancora attendono di poter lasciare il Paese africano.