12 dicembre 2010

PATTO DI RINASCITA, LA PROPOSTA BERSANI DA PIAZZA SAN GIOVANNI

Una chiara prova di forza che nega l'idea di un deperimento inarrestabile del partito; una dura e meticolosa requisitoria nei confronti di Berlusconi e del suo governo; la proposta di un'alleanza, di un patto per la rinascita dell'Italia.E' intorno a questi tre capisaldi che si e' svolto il lungo discorso di Pier Luigi Bersani alla grande manifestazione democratica a Roma in Piazza San Giovanni.
Il primo rilievo e' proprio nella dimensione della manifestazione che in molti, alla vigilia, immaginavano ben piu' magra di quanto e' stata. Si era parlato di stanchezza del partito e di una crescente disaffezione dei democratici, financo di mal di pancia tra gli ex popolari, ancora una volta descritti in partenza verso altri lidi. La dimensione della manifestazione sembra dimostrare una riserva di energie dei democratici che non si arrendono di fronte alla possibilita' (e probabilita') di un nuovo autosalvataggio di Berlusconi. Le notizie sulla compravendita dei parlamentari non hanno provocato una comprensibile frustrazione, ma hanno dato forza ad una indignazione a cui ha simbolicamente dato voce proprio Bersani con quel ''Vergogna!'' gridato per cinque volte, a cui ha risposto tutta la piazza.Il secondo punto e' quello della requisitoria. Bersani in questa parte del discorso si e' espresso con toni vibrati che piu' che un pubblico ministero hanno evocato la figura di antichi tribuni che non esitavano a fustigare il decadimento morale di una societa'. Al centro della requisitoria l'indicazione di una inadeguatezza al ruolo di governo al punto di evocare la dimensione del ''disastro'', economico, politico ma soprattutto sociale ed etico.Per Bersani, pero', l'Italia ''e' migliore di cio' che le capita'' e puo' contare e fare leva su ''energie buone e grandi capacita'''. Obiettivo prioritario e' stato indicato nella realizzazione di ''una democrazia costituzionale rinnovata, solida e normale'' che metta fine all'idea ''dell'uomo solo e del 'ghe pensi mi'''. Il segretario del Pd, evitando toni consolatori e populistici, ha indicato dunque il realismo di una ripresa per cui non basta un giorno solo, un evento miracolistico, perche', ha detto, ''serve un grande sforzo collettivo, dove chi piu' ha deve dare di piu''. In questo senso, Bersani ha anche smitizzato la data del fatidico 14 dicembre dicendo che ''non e' l'ora X, ma un passaggio cruciale'' che puo' ''sancire formalmente la crisi politica del centrodestra''.Dopo un'elencazione lunga e puntigliosa di tutte le promesse non mantenute dal governo e degli interventi falliti, Bersani ha illustrato quello che ha definito il ''risveglio italiano'', da attuare attraverso ''due grandi sfide'': la ''riforma repubblicana'' con una rilettura delle istituzioni e di una nuova legge elettorale, e una ''alleanza per la crescita e il lavoro''.Se la prima e' rivolta prevalentemente alle forze politiche per una convergenza per l'ammodernamento istituzionale del Paese che comprenda anche il federalismo di tipo solidale, la seconda proposta e' necessariamente rivolta anche alle parti sociali per riforme incisive del mondo del lavoro e per ridare slancio allo sviluppo.Per il quadro politico e il partito Bersani ha ribadito a chiare lettere che non pensa a una riedizione dell'Unione ma ad un Pd che si propone come alternativa e perno di riferimento programmatico.''Anch'io ho il mio sogno. Il sogno di un Partito, il Partito Democratico -ha concluso Bersani-, che possa finalmente dire all'Italia, parafrasando una bella canzone e una grande trasmissione televisiva: Vieni via, vieni via di qui, vieni via con me. Vieni via da questi anni, da queste umiliazioni, da questa indignazione, da questa tristezza.C'e' del nuovo davanti, c'e' un futuro da afferrare assieme, l'Italia e noi''.