''Il governo andrà avanti''. La conferma arriva dalla Lega Nord, al termine dell'incontro di questo pomeriggio tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i vertici del Carroccio nella residenza del premier ad Arcore. Un incontro durato circa due ore e convocato dopo la richiesta di dimissioni del governo avanzata da Gianfranco Fini.
"L'incontro di oggi è stato positivo e proficuo ed è servito a fare il punto sulla situazione politica e sull'agenda di governo - hanno dichiarato in una nota congiunta i capogruppo della Lega Nord alla Camera e al Senato Marco Reguzzoni e Federico Bricolo - Si è deciso di proseguire con l'azione riformatrice per realizzare il programma. Ne è emersa una assoluta sintonia sui concreti problemi del Paese e sulle azioni da realizzare a partire dalla situazione creatasi a seguito delle alluvioni in Veneto".
"L'incontro di oggi è stato positivo e proficuo ed è servito a fare il punto sulla situazione politica e sull'agenda di governo - hanno dichiarato in una nota congiunta i capogruppo della Lega Nord alla Camera e al Senato Marco Reguzzoni e Federico Bricolo - Si è deciso di proseguire con l'azione riformatrice per realizzare il programma. Ne è emersa una assoluta sintonia sui concreti problemi del Paese e sulle azioni da realizzare a partire dalla situazione creatasi a seguito delle alluvioni in Veneto".
Non ci penso proprio a lasciare, sono alla guida del Paese perché la gente mi ha votato e farò fino in fondo il mio dovere. Berlusconi non ha dunque nessuna intenzione di mollare ed è pronto andare dritto per la sua strada anche se Gianfranco Fini dovesse ufficializzare il ritiro della delegazione di Fli dal governo entro qualche giorno. Il Cavaliere, come sempre capita nei momenti più difficili, ha sondato il suo alleato più fedele, la Lega. Il vertice di Arcore, raccontano, è servito per confermare l'asse con Umberto Bossi, preoccupato per le sorti del federalismo e innervosito dal 'tira e molla' di questi giorni. Il premier è convinto che vogliano farlo fuori e avrebbe chiesto al Senatur di fare muro se il presidente della Camera dovesse rompere definitivamente. I due leader, riferiscono autorevoli fonti della maggioranza, avrebbero deciso di andare avanti, ma senza farsi logorare, perché nessuno vuole restare sulla graticola, altrimenti l'unica alternativa sarebbe il voto. Entrambi avrebbero deciso, quindi, di proseguire insieme, dando alla gente l'immagine di un governo che lavora. Da qui l'impegno ad approvare i provvedimenti previsti dall'agenda politica in attuazione dei 5 punti programmatici. In particolare Bossi avrebbe chiesto e ottenuto 'garanzie' sul via libera al 'pacchetto' sul federalismo entro Natale.
"La crisi di fatto c'è e non è un problema di chi la dichiara. La crisi non c'è perché Fini ha detto che Berlusconi deve andare al Colle ma perché gli italiani hanno votato due capilista Berlusconi e Fini e un giorno Berlusconi ha deciso di espellere Fini", ha detto il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino, che ha aggiunto: "La reazione non poteva che essere questa", commentando l'esito dell'incontro tra Berlusconi e Lega.
"Io prendo atto che sono loro che devono decidere in questo momento. E comunque credo che all'Italia non serve un governicchio", è il commento del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. E aggiunge: "Chiedo a tutti: serve aggiungere un posto a tavola ad una cosa che non funziona o serve qualcosa di diverso che non sia solo spot? Mi rifiuto per un ministero di vendere le mie idee politiche".
Intanto l'Idv sprona il Pd sull'ipotesi mozione di sfiducia. ''Noi dobbiamo stanare Fini e non Berlusconi ma ci deve dimostrare se 'ci fa o ci è'', scrive sul suo blog il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, rivolgendosi al segretario Pd Pierluigi Bersani. ''L'unico modo per smascherarlo è chiedere a te - prosegue Di Pietro - che hai i numeri sufficienti in Parlamento, di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del premier, basata sulle stesse motivazioni che sono venute fuori dal discorso di Fini a Bastia Umbra. Così metteremo alla prova Fini e vedremo se è disposto a votare la mozione oppure no. Cosi capiremo se vuole soltanto fare il furbo o meno''.
Replica indirettamente il leader del Pd Pier Luigi Bersani: "Domani ho riunito tutti gli organismi dirigenti del partito e insieme svilupperemo tutta una serie di iniziative in Parlamento e non per risolvere la situazione, perché la crisi c'è e non si può più traccheggiare".
"La crisi di fatto c'è e non è un problema di chi la dichiara. La crisi non c'è perché Fini ha detto che Berlusconi deve andare al Colle ma perché gli italiani hanno votato due capilista Berlusconi e Fini e un giorno Berlusconi ha deciso di espellere Fini", ha detto il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino, che ha aggiunto: "La reazione non poteva che essere questa", commentando l'esito dell'incontro tra Berlusconi e Lega.
"Io prendo atto che sono loro che devono decidere in questo momento. E comunque credo che all'Italia non serve un governicchio", è il commento del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. E aggiunge: "Chiedo a tutti: serve aggiungere un posto a tavola ad una cosa che non funziona o serve qualcosa di diverso che non sia solo spot? Mi rifiuto per un ministero di vendere le mie idee politiche".
Intanto l'Idv sprona il Pd sull'ipotesi mozione di sfiducia. ''Noi dobbiamo stanare Fini e non Berlusconi ma ci deve dimostrare se 'ci fa o ci è'', scrive sul suo blog il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, rivolgendosi al segretario Pd Pierluigi Bersani. ''L'unico modo per smascherarlo è chiedere a te - prosegue Di Pietro - che hai i numeri sufficienti in Parlamento, di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del premier, basata sulle stesse motivazioni che sono venute fuori dal discorso di Fini a Bastia Umbra. Così metteremo alla prova Fini e vedremo se è disposto a votare la mozione oppure no. Cosi capiremo se vuole soltanto fare il furbo o meno''.
Replica indirettamente il leader del Pd Pier Luigi Bersani: "Domani ho riunito tutti gli organismi dirigenti del partito e insieme svilupperemo tutta una serie di iniziative in Parlamento e non per risolvere la situazione, perché la crisi c'è e non si può più traccheggiare".