ROMA - Un paese dove la popolazione (oltre 60 milioni gli italiani) cresce solo grazie agli immigrati. Dove si fanno meno figli (1,41 per donna), si celebrano meno matrimoni e si perdono posti di lavoro. Un paese, l'Italia, dove però aumentano i risparmi delle persone e delle famiglie. Questo ciò che emerge dall'Annuario statistico italiano 2010 dell'Istat, presentato a Roma.
OLTRE 60 MILIONI DI ITALIANI, GRAZIE AGLI IMMIGRATI - Alla fine del 2009 l'Italia conta 60.340.328 residenti, circa 291.000 in più rispetto all'anno precedente. Questo incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+318.066 unità) che, pur in calo, neutralizza l'effetto negativo del saldo naturale (-22.806 unità). Gli stranieri sono oltre quattro milioni (4.235.059), il 7% della popolazione totale, e provengono per la maggior parte dall'Unione europea (29,3%), dall'Europa centro-orientale (24,0%) e dall'Africa settentrionale (15,3%).
SEMPRE MENO FIGLI - La fecondità delle donne interrompe il ciclo crescente osservato dopo il 1995, anno in cui, con 1,19 figli per donna, ha toccato il punto minimo, attestandosi nel 2009 a 1,41 (1,42 del 2008). All'interno dell'Unione europea a 27 Paesi (dati 2008), Irlanda e Francia sono in cima alla graduatoria con rispettivamente 2,1 e 2 figli per donna mentre l'Italia, pur posizionandosi nella parte bassa, è comunque sopra Germania (1,38) e Portogallo (1,37) e alcuni paesi dell'Est europeo (Polonia, Ungheria e Romania). C'è da aggiungere che in Italia le donne diventano madri più tardi: 31,1 è l'età media al parto nel nostro Paese, il valore più alto dell'Ue27, lo stesso di Irlanda e Lussemburgo, contro 26,8 delle donne bulgare e 27,7 delle olandesi.
E SEMPRE MENO MATRIMONI - Prosegue nel 2009 il calo della nuzialità, già registrato l'anno precedente dopo la ripresa del 2007. Con circa 16.000 matrimoni in meno celebrati (230.859), il tasso di nuzialità scende dal 4,1 al 3,8 per mille. Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (62,5%) ma, segnala sempre l'Annuario Istat, sono in costante aumento le coppie che optano per il rito civile. È soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 77,4% contro il 50,5% del Nord e il 55,4% del Centro.
Meno figli, meno matrimoni e, altra tendenza consolidata, l'Italia continua ad invecchiare. Un italiano su cinque è ultrassessantacinquenne e i "grandi vecchi" (dagli ottanta anni in su) rappresentano ormai il 5,8% della popolazione italiana.
L'Annuario Istat certifica come a fine 2009 l'indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo 143,8%. Nella graduatoria internazionale (dati 2008), la Germania, con un indice pari a 150,2, si conferma come il paese maggiormente investito dal fenomeno dell'invecchiamento, seguita da Italia (143,1), Grecia (130,3) e Bulgaria (129,6).
ITALIANI, UN POPOLO DI 'FORMICHE' - Un'altra conferma è quella sugli italiani popolo di risparmiatori. In Italia si contano 34.036 sportelli bancari, 5,7 ogni 10.000 abitanti. La distribuzione territoriale risulta piuttosto differenziata: dai 9,5 del Trentino-Alto Adige (10,6 a Trento e 8,3 a Bolzano) ad appena 2,6 ogni 10.000 abitanti in Calabria. Alla fine del 2009, l'ammontare dei depositi bancari ha superato i 906 miliardi di euro, circa 90 miliardi in più rispetto all'anno precedente. Di questi, oltre due terzi appartengono a famiglie e istituzioni sociali e private, il 19,1% a società non finanziarie, il 3,5% ad amministrazioni pubbliche e l'8,8% a società finanziarie.
Quanto al settore assicurativo, nel 2008 i risultati delle gestioni danni e vita sono pari rispettivamente a +365 e -2.949 milioni di euro. Il peso dell'attività del settore vita sul totale dei premi raccolti continua ad attestarsi su livelli superiori a quello del ramo danni (rispettivamente, 59,3% e 40,7%). Le uscite per sinistri, in riferimento al portafoglio italiano, ammontano nel 2008 a circa 92,5 miliardi di euro; di questi, oltre 66 miliardi hanno interessato l'assicurazione vita e capitalizzazione e 26,4 miliardi l'assicurazione contro i danni.
LAVORO, OCCUPAZIONE IN CALO DOPO 14 ANNI DI CRESCITA - Nel 2009 sono 23.025.000 gli occupati, in calo, per la prima volta dal 1995, di 380.000 unità rispetto all'anno precedente (-1,6%). E' la sintesi di una riduzione marcata della componente italiana, controbilanciata dall'aumento di quella straniera (+147.000 unità), il cui ritmo di crescita è comunque inferiore rispetto agli anni precedenti. La quota di lavoratori stranieri sul totale degli occupati raggiunge l'8,2% (7,5% nel 2008). La flessione più marcata (-2%) riguarda gli uomini, ma anche le occupate risultano in calo (-1,1%), interrompendo un andamento sempre positivo negli ultimi dieci anni.
A diminuire sono soprattutto gli addetti dell'industria in senso stretto (-4,3%, pari a 214.000 unità in meno), seguono quelli dell'agricoltura (-2,3%, pari a -21.000 unità), delle costruzioni (-1,3%, pari a -26.000 unità) e del terziario (-0,8%, pari a -119.000 unità). Nella media del 2009, 300.000 occupati sono stati coinvolti dalla cassa integrazione, un valore quattro volte superiore a quello registrato l'anno precedente.
La discesa dell'occupazione nel 2009 riguarda sia i lavoratori dipendenti (-1%, pari a -169.000 unità) sia soprattutto gli indipendenti (-3,5%, pari a -211.000 unità).
L'occupazione standard (dipendenti permanenti a tempo pieno) registra una flessione dello 0,2% rispetto all'anno precedente (-33.000 unità) ma le conseguenze più pesanti della crisi produttiva riguardano i dipendenti a termine (-7,3%, pari a -171.000 unità).
Il tasso di occupazione scende dal 58,7% del 2008 al 57,5%, valore che si mantiene ampiamente al di sotto del dato medio dell'Ue (64,6%); quello maschile si attesta al 68,6% mentre il tasso riferito alle donne si posiziona al 46,4%, pur con rilevanti divari regionali: si passa dal 61,5% dell'Emilia-Romagna al 26,3% della Campania.
Per il secondo anno consecutivo aumentano le persone in cerca di occupazione, sono 1.945.000, 253.000 in più rispetto al 2008 (+15%). Il tasso di disoccupazione sale al 7,8% dal 6,7%, quello di inattività al 37,6% dal 37% di un anno prima.
SEMPRE MENO FIGLI - La fecondità delle donne interrompe il ciclo crescente osservato dopo il 1995, anno in cui, con 1,19 figli per donna, ha toccato il punto minimo, attestandosi nel 2009 a 1,41 (1,42 del 2008). All'interno dell'Unione europea a 27 Paesi (dati 2008), Irlanda e Francia sono in cima alla graduatoria con rispettivamente 2,1 e 2 figli per donna mentre l'Italia, pur posizionandosi nella parte bassa, è comunque sopra Germania (1,38) e Portogallo (1,37) e alcuni paesi dell'Est europeo (Polonia, Ungheria e Romania). C'è da aggiungere che in Italia le donne diventano madri più tardi: 31,1 è l'età media al parto nel nostro Paese, il valore più alto dell'Ue27, lo stesso di Irlanda e Lussemburgo, contro 26,8 delle donne bulgare e 27,7 delle olandesi.
E SEMPRE MENO MATRIMONI - Prosegue nel 2009 il calo della nuzialità, già registrato l'anno precedente dopo la ripresa del 2007. Con circa 16.000 matrimoni in meno celebrati (230.859), il tasso di nuzialità scende dal 4,1 al 3,8 per mille. Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (62,5%) ma, segnala sempre l'Annuario Istat, sono in costante aumento le coppie che optano per il rito civile. È soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 77,4% contro il 50,5% del Nord e il 55,4% del Centro.
Meno figli, meno matrimoni e, altra tendenza consolidata, l'Italia continua ad invecchiare. Un italiano su cinque è ultrassessantacinquenne e i "grandi vecchi" (dagli ottanta anni in su) rappresentano ormai il 5,8% della popolazione italiana.
L'Annuario Istat certifica come a fine 2009 l'indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo 143,8%. Nella graduatoria internazionale (dati 2008), la Germania, con un indice pari a 150,2, si conferma come il paese maggiormente investito dal fenomeno dell'invecchiamento, seguita da Italia (143,1), Grecia (130,3) e Bulgaria (129,6).
ITALIANI, UN POPOLO DI 'FORMICHE' - Un'altra conferma è quella sugli italiani popolo di risparmiatori. In Italia si contano 34.036 sportelli bancari, 5,7 ogni 10.000 abitanti. La distribuzione territoriale risulta piuttosto differenziata: dai 9,5 del Trentino-Alto Adige (10,6 a Trento e 8,3 a Bolzano) ad appena 2,6 ogni 10.000 abitanti in Calabria. Alla fine del 2009, l'ammontare dei depositi bancari ha superato i 906 miliardi di euro, circa 90 miliardi in più rispetto all'anno precedente. Di questi, oltre due terzi appartengono a famiglie e istituzioni sociali e private, il 19,1% a società non finanziarie, il 3,5% ad amministrazioni pubbliche e l'8,8% a società finanziarie.
Quanto al settore assicurativo, nel 2008 i risultati delle gestioni danni e vita sono pari rispettivamente a +365 e -2.949 milioni di euro. Il peso dell'attività del settore vita sul totale dei premi raccolti continua ad attestarsi su livelli superiori a quello del ramo danni (rispettivamente, 59,3% e 40,7%). Le uscite per sinistri, in riferimento al portafoglio italiano, ammontano nel 2008 a circa 92,5 miliardi di euro; di questi, oltre 66 miliardi hanno interessato l'assicurazione vita e capitalizzazione e 26,4 miliardi l'assicurazione contro i danni.
LAVORO, OCCUPAZIONE IN CALO DOPO 14 ANNI DI CRESCITA - Nel 2009 sono 23.025.000 gli occupati, in calo, per la prima volta dal 1995, di 380.000 unità rispetto all'anno precedente (-1,6%). E' la sintesi di una riduzione marcata della componente italiana, controbilanciata dall'aumento di quella straniera (+147.000 unità), il cui ritmo di crescita è comunque inferiore rispetto agli anni precedenti. La quota di lavoratori stranieri sul totale degli occupati raggiunge l'8,2% (7,5% nel 2008). La flessione più marcata (-2%) riguarda gli uomini, ma anche le occupate risultano in calo (-1,1%), interrompendo un andamento sempre positivo negli ultimi dieci anni.
A diminuire sono soprattutto gli addetti dell'industria in senso stretto (-4,3%, pari a 214.000 unità in meno), seguono quelli dell'agricoltura (-2,3%, pari a -21.000 unità), delle costruzioni (-1,3%, pari a -26.000 unità) e del terziario (-0,8%, pari a -119.000 unità). Nella media del 2009, 300.000 occupati sono stati coinvolti dalla cassa integrazione, un valore quattro volte superiore a quello registrato l'anno precedente.
La discesa dell'occupazione nel 2009 riguarda sia i lavoratori dipendenti (-1%, pari a -169.000 unità) sia soprattutto gli indipendenti (-3,5%, pari a -211.000 unità).
L'occupazione standard (dipendenti permanenti a tempo pieno) registra una flessione dello 0,2% rispetto all'anno precedente (-33.000 unità) ma le conseguenze più pesanti della crisi produttiva riguardano i dipendenti a termine (-7,3%, pari a -171.000 unità).
Il tasso di occupazione scende dal 58,7% del 2008 al 57,5%, valore che si mantiene ampiamente al di sotto del dato medio dell'Ue (64,6%); quello maschile si attesta al 68,6% mentre il tasso riferito alle donne si posiziona al 46,4%, pur con rilevanti divari regionali: si passa dal 61,5% dell'Emilia-Romagna al 26,3% della Campania.
Per il secondo anno consecutivo aumentano le persone in cerca di occupazione, sono 1.945.000, 253.000 in più rispetto al 2008 (+15%). Il tasso di disoccupazione sale al 7,8% dal 6,7%, quello di inattività al 37,6% dal 37% di un anno prima.