Nel numero in edicola domani Famiglia cristiana interviene nella rubrica d'apertura ''primo piano'' nel dibattito pubblico e politico di questi giorni con un intervento fortemente critico nei confronti della classe politica italiana impegnata a ''sistemare sé stessa e le proprie pendenze''.
Il richiamo è alla denuncia della Chiesa di qualche settimana fa in merito alla mancanza in Italia di una classe dirigente adeguata alla crisi del Paese. ''Ha sollevato una grande bagarre - si legge nel testo - la recente denuncia della Chiesa circa l'assenza in Italia di una classe dirigente-
Il richiamo è alla denuncia della Chiesa di qualche settimana fa in merito alla mancanza in Italia di una classe dirigente adeguata alla crisi del Paese. ''Ha sollevato una grande bagarre - si legge nel testo - la recente denuncia della Chiesa circa l'assenza in Italia di una classe dirigente-
all'altezza della situazione. In una stagione densa di sfide e problemi, essa lamenta un vuoto di leadership. In tutti i settori''
''La politica, anzitutto - si legge - non svolge la funzione che dovrebbe competerle. Ma analoghe carenze si riscontrano nel mondo imprenditoriale, nella comunicazione e nella cultura. Persino nella società civile e nell'associazionismo''. ''Mancano - afferma Famiglia cristiana - persone capaci di offrire alla nazione obiettivi condivisi. E condivisibili. Non esistono programmi di medio e lungo termine. Non emerge un'idea di bene comune, che permetta di superare divisioni e interessi di parte. Se non personali''.
''Si propone - sottolinea Famiglia Cristiana - un federalismo che sa di secessione. Senz'anima e solidarietà. Un Paese maturo, che deve mirare allo sviluppo e alla pacifica convivenza dei cittadini, non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per 'sistemare' sé stessi e le proprie 'pendenze'. Siamo lontani dall'idea di Paolo VI, che concepiva la politica 'come una forma di carità verso la comunità', capace di aiutare tutti a crescere''.
''Si propone - sottolinea Famiglia Cristiana - un federalismo che sa di secessione. Senz'anima e solidarietà. Un Paese maturo, che deve mirare allo sviluppo e alla pacifica convivenza dei cittadini, non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per 'sistemare' sé stessi e le proprie 'pendenze'. Siamo lontani dall'idea di Paolo VI, che concepiva la politica 'come una forma di carità verso la comunità', capace di aiutare tutti a crescere''.