19 novembre 2012

Legge elettorale, l'impegno di Fini: ''Discussione rapida alla Camera''

Sulla legge elettorale il presidente della Camera Gianfranco Fini assicura "il suo impegno volto a favorire la rapida discussione del progetto di legge, attualmente all'esame del Senato, non appena esso giungerà alla Camera dei deputati". Lo ha garantito al deputato del Pd Roberto Giachetti, nel corso di una telefonata durante la quale, in primo luogo, si è informato sulle sue condizioni di salute, dopo che da mesi sta conducendo uno sciopero della fame (35 giorni continuativi, tra luglio e agosto, e 78 giorni consecutivi dal 2 settembre a oggi) per sollecitare l'approvazione, da parte del Parlamento, della riforma della legge elettorale. 
  Fini, riferisce una nota, ha confermato "l'apprezzamento e la sua costante attenzione all'iniziativa dell'esponente del Partito democratico", manifestando allo stesso tempo "il suo impegno volto a favorire la rapida discussione del progetto di legge, attualmente all'esame del Senato, non appena esso giungerà alla Camera dei deputati".
Scade domani alle 12 il termine per i subemendamenti al testo Malan di riforma della legge elettorale, in discussione nella prima commissione di palazzo Madama. "Verificheremo quanto il terreno è arido o, al contrario, fertile, coltivabile per far nascere la riforma", dice il presidente Carlo Vizzini, che domani riunisce la seduta plenaria alle 14.30.
Vizzini spera che le forze politiche, che tanto si danno da fare per le primarie volte a scegliere il candidato premier, non siano da meno rispetto alla riforma del 'porcellum': "Se non se ne fa niente, ci si troverà ad aver fatto tutti questi sforzi per poi ritrovarsi comunque, dopo le elezioni, di fronte al paradosso di partiti, che pure hanno svolto le primarie per la premiership, che devono trattare tra loro, individuando un programma, accordandosi sul nome di un presidente del Consiglio" da proporre al capo dello Stato cui spetta la nomina. "Praticamente, sarebbe un ritorno al 1992, e credo che il verdetto dei mercati sarebbe impietoso", aggiunge.
Sul tappeto c'è la nuova proposta del leghista Roberto Calderoli, definita "dell'ascensore", in quanto prevede premi a scaglioni progressivi: al primo partito, che prende tra il 25 e il 30% dei seggi andrebbe un premio di aggregazione di 15% dei seggi già conseguiti. A chi ottiene tra il 30 e il 35%, andrebbe il 20%. A chi si aggiudica tra il 35 e il 40% dei seggi andrebbe il 25% e chi si attesta oltre il 40% si porta a casa il 30% (che corrisponde, in sostanza, al 12% dei seggi totali). Nella previsione dell'ex ministro della Semplificazione, chi superasse il 40% dei voti si ritroverebbe con il 52,8% dei seggi.
I tempi si stanno accorciando rapidamente e il presidente Vizzini ribadisce che il presidente del Senato Renato Schifani gli ha detto di attendersi il ddl in aula per il 26 novembre. Domani potrebbe esserci una conferenza dei capigruppo a formalizzare la 'deadline'. Quindi questa è l'ultima settimana utile per licenziare un testo per l'assemblea. Ma gli spazi di manovra per un'intesa sembrano esigui: a fronte della disponibilità del Pdl, si registra la diffidenza del Pd verso un meccanismo che non assicurerebbe la governabilità.
Ma i partiti sono chiamati a decidere in fretta, in un senso o nell'altro, incalzati come sono dalle sollecitazioni del Quirinale che ancora venerdì scorso ha ricordato "l'esigenza di regole più soddisfacenti per lo svolgimento della competizione politica e a garanzia della stabilità di governo".