Nel biennio 2010-2011, i principali gruppi multinazionali italiani mostrano una significativa propensione all'espansione all'estero: infatti, oltre il 39% di quelli attivi nei servizi e piu' del 30% di quelli industriali hanno dichiarato di aver progettato o gia' realizzato nuovi investimenti di controllo all'estero. E' quanto emerge dai dati diffusi dall'Istat.
Nel biennio 2010-2011, rispetto al 2008-2009, si riduce in misura significativa il peso dell'Unione Europea (Ue) come destinazione dei nuovi investimenti di controllo all'estero.
Le nuove mete sono India, Stati Uniti e Canada, America Centro-meridionale. Risulta stazionario il peso relativo della Cina.
Nel 2009 la presenza italiana all'estero si conferma rilevante e geograficamente diffusa, con oltre 21 mila controllate in 165 paesi, che impiegano 1,5 milioni di addetti con un fatturato di 378 miliardi. Le controllate all'estero nella manifattura (oltre 6.500 imprese) sono poco piu' della meta' di quelle dei servizi non finanziari, ma rappresentano, in termini di addetti, il 47,2% del totale.
La fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, le industrie tessili e dell'abbigliamento e i mezzi di trasporto sono i settori industriali con la piu' ampia presenza all'estero in termini di occupazione. Le societa' finanziarie e il commercio assorbono oltre il 60% dell'occupazione nei servizi creata dalle multinazionali italiane in paesi diversi dall'Italia.
Nei settori tradizionali e nella meccanica strumentale la presenza italiana all'estero e' concentrata in un numero limitato di paesi. Romania (94 mila addetti), Brasile (69 mila) e Cina (69 mila) si confermano i principali paesi di localizzazione delle attivita' industriali. I servizi si concentrano, invece, negli Stati Uniti (104 mila addetti) e in Germania (65 mila). Le esportazioni attivate direttamente dall'estero rappresentano oltre il 30% del fatturato delle affiliate estere industriali.
La spesa in Ricerca & Sviluppo realizzata all'estero e' concentrata nell'Ue27, nel Nord America e nel Centro e Sud America. L'accesso ai nuovi mercati continua a essere il principale vantaggio di operare direttamente all'estero; seguono, nell'industria, la logistica e il costo del lavoro.
Gli accordi commerciali e le joint-venture rappresentano le modalita' organizzative diverse dal controllo piu' adottate dalle multinazionali.
Nel biennio 2010-2011, rispetto al 2008-2009, si riduce in misura significativa il peso dell'Unione Europea (Ue) come destinazione dei nuovi investimenti di controllo all'estero.
Le nuove mete sono India, Stati Uniti e Canada, America Centro-meridionale. Risulta stazionario il peso relativo della Cina.
Nel 2009 la presenza italiana all'estero si conferma rilevante e geograficamente diffusa, con oltre 21 mila controllate in 165 paesi, che impiegano 1,5 milioni di addetti con un fatturato di 378 miliardi. Le controllate all'estero nella manifattura (oltre 6.500 imprese) sono poco piu' della meta' di quelle dei servizi non finanziari, ma rappresentano, in termini di addetti, il 47,2% del totale.
La fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, le industrie tessili e dell'abbigliamento e i mezzi di trasporto sono i settori industriali con la piu' ampia presenza all'estero in termini di occupazione. Le societa' finanziarie e il commercio assorbono oltre il 60% dell'occupazione nei servizi creata dalle multinazionali italiane in paesi diversi dall'Italia.
Nei settori tradizionali e nella meccanica strumentale la presenza italiana all'estero e' concentrata in un numero limitato di paesi. Romania (94 mila addetti), Brasile (69 mila) e Cina (69 mila) si confermano i principali paesi di localizzazione delle attivita' industriali. I servizi si concentrano, invece, negli Stati Uniti (104 mila addetti) e in Germania (65 mila). Le esportazioni attivate direttamente dall'estero rappresentano oltre il 30% del fatturato delle affiliate estere industriali.
La spesa in Ricerca & Sviluppo realizzata all'estero e' concentrata nell'Ue27, nel Nord America e nel Centro e Sud America. L'accesso ai nuovi mercati continua a essere il principale vantaggio di operare direttamente all'estero; seguono, nell'industria, la logistica e il costo del lavoro.
Gli accordi commerciali e le joint-venture rappresentano le modalita' organizzative diverse dal controllo piu' adottate dalle multinazionali.