Non è ancora premier, ma ha già messo le cose in chiaro. Mario Monti, che oggi è stato ricevuto al Quirinale e che sembra sempre più vicino all'incarico per Palazzo Chigi, ha parlato ieri e nei giorni scorsi e lo ha fatto senza fare troppi compromessi: l'accento è caduto sul "lavoro enorme" che va fatto in Italia e sulla necessità di mettere insieme tutte le forze politiche per compiere "sforzi impopolari".Parole pronunciate da economista che oggi diventano inevitabilmente la bozza di un programma di governo. E che, insieme alla credibilità che l'investimento politico sul suo nome porta con sé, contribuiscono ad allentare la tensione sui mercati: rifiata Piazza Affari e lo spread fra Btp e bund si abbassa, riportando il rendimento dei titoli decennali sotto la soglia critica del 7%.
Il punto di partenza di ogni analisi di Monti è che il Paese non può prescindere dall'Europa. Perché senza sarebbe un Paese "irrilevante". L'Italia, ha detto ieri a Berlino, "è al centro dell'Europa, politicamente e storicamente" e il paese "non può ignorare le sue responsabilità come paese fondatore dell'Ue". Quindi, il rispetto degli impegni con Bruxelles non può che essere la road map. Monti ha riconosciuto, come riporta il Ft, che il Paese "ha un lavoro enorme da fare". E ha indicato anche la strada da percorrere e le priorità da perseguire. Innazitutto, ha sostenuto, via i privilegi. "La crescita necessita di riforme strutturali per togliere i privilegi di quasi tutte le categorie sociali", ha spiegato l'economista.
Basta privilegi e basta anche agli interessi 'di bottega'. Le stesse prescrizioni a cui Monti ha ispirato la sua azione da Commisario Ue, che gli è valsa la fama di 'zar dell'Antitrust'. E se la concorrenza si fa combattendo i monopoli, la politica economica si deve fare superando le logiche elettorali. Sempre ieri a Berlino, ha sostenuto con chiarezza che a rendere difficili le riforme politiche è il fatto che "ognuno tende naturalmente a difendere la propria circoscrizione". Così come, nello stesso tempo, gli obiettivi sembrano sostanzialmente condivisi. "Non ci sono molte divergenze su ciò che bisogna fare", ha spiegato il neo senatore a vita, secondo il quale la crescita va favorita "non prendendo in prestito più denaro, ma rimuovendo le cause che la ostacolano".Dunque, trasparenza, verità, pragmatismo. Parole d'ordine che sintetizzano intenzioni che presto potrebbe essere chiamato a mettere in pratica. A partire dalla comunicazione verso l'opinione pubblica, che dovrà cambiare. "E' molto negativo" non preparare i cittadino "al fatto che occorrono certi sacrifici, ma soprattutto rinunce di alcune categorie a privilegi ben radicati, che nell'insieme determinano freni al mercato e alla concorrenza da cui conseguono scarsa crescita economica e crescente disoccupazione".
A giudizio di Monti, infatti, "i cittadini italiani negli ultimi anni sono stati rassicurati sulla specificità del caso italiano": cosa che le autorità "hanno fatto bene a mettere in luce". Viceversa, ha proseguito, "hanno fatto male a mettere in ombra la negatività di un paese che cresce la metà della media europea, la competizione troppo frenata e la necessità di riforme strutturali che infiniti documenti hanno articolato in misure specifiche trovando raramente seguito". La strada è tracciata. Presto, forse da lunedì, Monti potrebbe essere chiamata a percorrerla fino in fondo.
Il punto di partenza di ogni analisi di Monti è che il Paese non può prescindere dall'Europa. Perché senza sarebbe un Paese "irrilevante". L'Italia, ha detto ieri a Berlino, "è al centro dell'Europa, politicamente e storicamente" e il paese "non può ignorare le sue responsabilità come paese fondatore dell'Ue". Quindi, il rispetto degli impegni con Bruxelles non può che essere la road map. Monti ha riconosciuto, come riporta il Ft, che il Paese "ha un lavoro enorme da fare". E ha indicato anche la strada da percorrere e le priorità da perseguire. Innazitutto, ha sostenuto, via i privilegi. "La crescita necessita di riforme strutturali per togliere i privilegi di quasi tutte le categorie sociali", ha spiegato l'economista.
Basta privilegi e basta anche agli interessi 'di bottega'. Le stesse prescrizioni a cui Monti ha ispirato la sua azione da Commisario Ue, che gli è valsa la fama di 'zar dell'Antitrust'. E se la concorrenza si fa combattendo i monopoli, la politica economica si deve fare superando le logiche elettorali. Sempre ieri a Berlino, ha sostenuto con chiarezza che a rendere difficili le riforme politiche è il fatto che "ognuno tende naturalmente a difendere la propria circoscrizione". Così come, nello stesso tempo, gli obiettivi sembrano sostanzialmente condivisi. "Non ci sono molte divergenze su ciò che bisogna fare", ha spiegato il neo senatore a vita, secondo il quale la crescita va favorita "non prendendo in prestito più denaro, ma rimuovendo le cause che la ostacolano".Dunque, trasparenza, verità, pragmatismo. Parole d'ordine che sintetizzano intenzioni che presto potrebbe essere chiamato a mettere in pratica. A partire dalla comunicazione verso l'opinione pubblica, che dovrà cambiare. "E' molto negativo" non preparare i cittadino "al fatto che occorrono certi sacrifici, ma soprattutto rinunce di alcune categorie a privilegi ben radicati, che nell'insieme determinano freni al mercato e alla concorrenza da cui conseguono scarsa crescita economica e crescente disoccupazione".
A giudizio di Monti, infatti, "i cittadini italiani negli ultimi anni sono stati rassicurati sulla specificità del caso italiano": cosa che le autorità "hanno fatto bene a mettere in luce". Viceversa, ha proseguito, "hanno fatto male a mettere in ombra la negatività di un paese che cresce la metà della media europea, la competizione troppo frenata e la necessità di riforme strutturali che infiniti documenti hanno articolato in misure specifiche trovando raramente seguito". La strada è tracciata. Presto, forse da lunedì, Monti potrebbe essere chiamata a percorrerla fino in fondo.