La scarsa efficienza dell'apparato pubblico unita all'eccessivo livello di spesa pubblica (oltre il 50% del Pil) rendono indispensabile agire anche su questo fronte per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese. In particolare, una possibile azione di contenimento della spesa pubblica potrebbe partire dai costi della rappresentanza politica - ovvero quelli che i cittadini complessivamente sostengono per eleggere e far funzionare l'insieme degli organismi legislativi nazionali e decentrati - che, nel nostro Paese, ammontano ad oltre 9 miliardi di euro l'anno, corrispondenti a poco piu' di 350 euro per nucleo familiare, circa 150 euro a testa. Applicando ai circa 154 mila rappresentanti politici dei vari organi collegiali nazionali e locali l'ipotesi - piu' volte ventilata e condivisa da piu' parti - della riduzione di poco piu' di un terzo del numero dei parlamentari si avrebbe, infatti, un risparmio di spesa di oltre 3,3 miliardi all'anno. Cifra sufficiente ad attuare una riduzione permanente di circa 8 decimi di punto della prima aliquota Irpef a beneficio di oltre 30 milioni di contribuenti o, in alternativa, ad ottenere permanentemente una somma di 2.900 euro all'anno da destinare a tutte le famiglie in condizioni di poverta' assoluta. In entrambi i casi, si tratterebbe della piu' grande ed efficace operazione di redistribuzione mai effettuata nel nostro Paese.
Questi i principali risultati che emergono dall'analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio ''I costi della rappresentanza politica in Italia''.
Questi i principali risultati che emergono dall'analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio ''I costi della rappresentanza politica in Italia''.