14 giugno 2011

FISCO: 5 IMPOSTE E 3 ALIQUOTE IRPEF, ECCO LA RIFORMA SECONDO TREMONTI

Un sistema fiscale con 5 imposte e 3 aliquote Irpef. Ma con una premessa irrinunciabile: la riforma fiscale non si fa in deficit perche' ''sarebbe da irresponsabili scassare il bilancio''. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, svolge un intervento a tutto campo all'assemblea della Confartgianato, illustrando i provvedimenti allo studio dell'esecutivo: la delega per la riforma fiscale e la manovra correttiva da 40 miliardi per il 2013 e 2014, per raggiungere il pareggio di bilancio e onorare cosi' gli impegni assunti con l'Europa.Come reperire le risorse? Tagli di spesa, a cominciare dai ''costi della politica'' che deve dare il primo esempio.


Quindi ''meno aerei blu e piu' Alitalia. Io oggi sono rientrato a Roma con un volo Alitalia''. Con la riforma fiscale si provvedera' poi ad una sforbiciata della pletora di ''esenzioni, agevolazioni e detrazioni'' che oggi erodono la base imponibile e facilitano forme evasive ed elusive.Davanti agli artigiani, Tremonti svolge un lungo intervento. Parte dalle considerazioni sulla crisi economica le cui cause ''sono ancora tutte presenti'', a cominciare dalla massa dei prodotti derivati sul mercato che ''e' uguale a quella del 2007 e 2008''. Fattori che aumentano i rischi di ''incertezza e instabilita'''. Il ministro replica poi alle critiche sui tagli lineari che hanno comunque consentito di tenere in ordine il bilancio. ''E' facile sostenere che non vanno fatti. Poi, pero', quando dici ad un ministro 'tagli?', ti risponde 'taglia all'altro'''.Tremonti giunge poi al tema piu' atteso, quello della riforma fiscale: e' necessaria ma ''la condizione e' un assoluto equilibrio della finanza pubblica che e' un valore in se', il presupposto per la crescita. Scassare il bilancio non e' nell'interesse collettivo e sarebbe irresponsabilita'''. L'Italia deve mantenere gli impegni assunti con l'Europa e inoltre non puo' essere ignorato il debito pubblico e i titoli che devono essere collocati sul mercato: ''Noi dobbiamo guardare a Londra, a Wall Strett, all'Asia''.La riforma del fisco, per cui il governo chiedera' la delega rimandando agli anni successivi i provvedimenti attuativi, si rifa' alla delega fiscale del 2001 della quale fu attuato solo il primo modulo. Si arrivera' ad un codice unico accorpando e unificando tasse e banzelli: ''E' possibile ridurre il sistema fiscale a 5 imposte'' che saranno, probabilmente, Irpef (o Ire), Ires, Iva, imposta sui servizi e accise. Per l'Irpef si dovrebbe passare, a regime, dalle attuali 5 aliquote a 3. La logica del prelievo sara' sulla base di ''figli, lavoro, giovani''. Allo stesso tempo saranno completamente riordinate le numerosissime forme di agevolazioni. Dal tavolo tecnico sono risultate ''471 voci per 150 miliardi. Non si puo' tagliare tutto, ma e' evidente - sottolinea il ministro - che questo magazzino deve essere rivisito. Noi siamo il paese in cui si puo' dedurre tutto, dalle finestre alle palestre''. L'obiettivo e' aumentare la base imponibile e ridurre le aliquote, una operazione che ''e' il migliore investimento per ridurre l'evasione''. La riforma del fisco comprendera' anche il riordino delle diverse forme di assistenza perche' ''non daremo piu' gli assegni a chi va in giro in suv''. Sul fronte delle imprese ''si puo' ragionare su una detassazione delle nuove''. Quanto varra', in soldoni, la riforma? Tremonti non da' indicazioni: ''Aliquote e scaglioni saranno definiti quando sapremo quanto riusciremo a tagliare da qualche altra parte''.Infine la manovra. Nessun intervento correttivo, assicura il ministro, sara' fatto per il 2011 e per il 2012, anni per i quali si provvedera' soltanto a ''finanziare le voci 'varie ed eventuali'''. Ad esempio, ''le missioni all'estero vengono finanziate ogni sei mesi''. La correzione da 40 miliardi riguarda il 2013 e 2014, ma ''poiche' la manovra e'' triennali, dobbiamo farla subito. Serve anche per dare il segno del nostro impegno ma l'impatto delle misure - conclude Tremonti - ricadra' sul 2013 e 2014''.

DOPO IL REFERENDUM BERLUSCONI PREPARA LA VERIFICA, BERSANI IL NUOVO CENTROSINISTRA

Archiviato il risultato dei referendum con il raggiungimento del quorum, i riflettori sono gia' puntati sulle conseguenze politiche della consultazione referendaria. Il governo si prepara alla verifica in calendario martedi' prossimo 21 giugno al Senato e il giorno successivo alla Camera. La Lega annuncia che domenica prossima, nel suo tradizionale raduno di Pontida, porra' le proprie condizioni programmatiche per il proseguimento della legislatura.Nei commenti seguiti al 54,8% raggiunto dal quorum - questo il risultato finale con il si' che si attesta al 95% in tutti i quesiti - si intravedono intanto giudizi diversi nella maggioranza su cio' che e' accaduto. Il premier Silvio Berlusconi, in una nota, ha teso a sminuire le ripercussioni del risultato referendario sottolineando che governo e Parlamento hanno il dovere di accogliere il responso di merito: ''Appare chiaro che la volonta' degli italiani e' netta su tutti i temi della consultazione''.


Piu' preoccupata la reazione della Lega che ieri pomeriggio ha riunito il suo stato maggiore nella sede di via Bellerio a Milano. ''Siamo stufi di prendere sberle'', ha poi sintetizzato il ministro Roberto Calderoli. A Pontida potrebbero esserci sorprese, oltre alla rinnovata richiesta di trasferire alcuni ministeri al nord.Nelle fila del Pdl ci sono valutazioni con toni difformi.Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, intervenendo in serata alla trasmissione su La7 condotta da Gad Lerner ''L'infedele'', parla di ''risultato politico'' del voto che impone al governo di correggere la propria azione e al Pdl di ''democratizzare la sua vita interna''.Gianni Alemanno, sindaco di Roma, invita il centrodestra ''a non minimizzare il risultato dei referendum''. E aggiunge: ''Evitiamo strumentalizzazioni e reazioni non adeguatamente ponderate ma nessuno puo' ignorare queste indicazioni dell'elettorato''.Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, conferma la linea che tentera' di seguire la maggioranza: ''L'esito del referendum non ha ricadute sul quadro politico generale e sul governo. Il Pdl aveva lasciato piena liberta' ai suoi dirigenti e militanti di partecipare o non partecipare al voto e se votare si' o no''.Allarmato il giudizio di Claudio Scajola, ex ministro dello Sviluppo economico, che nel recente passato aveva approntato il piano di rilancio del nucleare in Italia: ''E' evidente che in un periodo di crisi economica internazionale ognuno ha subito i suoi contraccolpi, come e' successo ad altri governi europei. Credo che si debba lavorare in tempi celeri e intensamente, al di la' delle persone, per rimettere insieme il popolo dei moderati.Accentuazioni di giudizio diverse anche nei commenti del centrosinistra. Se per Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, l'esito del referendum indica ''un divorzio tra il governo e paese'' tale da imporre le dimissioni del governo, Antonio Di Pietro preferisce parlare di un voto ''trasversale'' e di una ''vittoria degli italiani''. Quanto alle conseguenze politiche, il leader dell'Idv segnala che l'opposizione deve dotarsi di una coalizione e di un programma perche' non potra' battere ''per inerzia'' il centrosinistra.Nichi Vendola, Sel, sceglie di mettere in evidenza ''la straordinaria partecipazione che indica la vitalita' democratica di un paese che sta cercando con nitidezza e determinazione di uscire da un'epoca buia'' e ribadisce la richiesta di primarie per decidere la leadership del centrosinistra. Primarie che si potrebbero svolgere gia' a settembre.Nel campo dell'opposizione, esce piu' forte - nel Pd e nel centrosinistra - il ruolo di Bersani che non ha demonizzato, come gli chiedeva qualcuno all'interno del suo partito, il rapporto con Di Pietro e Vendola nelle elezioni amministrative e ha creduto realistico impegnarsi per il raggiungimento del quorum nella consultazione referendaria.Le vittorie nelle recenti elezioni e nei referendum consolidano a questo punto la possibilita' che il nuovo centrosinistra abbia essenzialmente tre gambe: Pd, Idv e Sel.E che su questa base si possa impostare, senza veti reciproci, il dialogo con il Terzo polo che presidia lo spazio elettorale di centro. Pier Ferdinando Casini, anche a nome di Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, da' un giudizio netto sul dopo referendum: ''Bisogna andare al piu' presto al voto, per un governo di transizione mancano ormai le condizioni''. Un esecutivo di decantazione guidato dal ministro Giulio Tremonti sembra non avere molte chance di realizzarsi.

13 giugno 2011

Biennale, Argentina avrà il suo padiglione per 22 anni nel cuore dell'Arsenale

L'Argentina avrà il proprio Padiglione permanente alla Biennale di Venezia per i prossimi 22 anni. E' stato stabilito da un accordo che consente l'uso del Padiglione permanente argentino all'Arsenale firmato alla presenza del Presidente Cristina Ferna'ndez de Kirchner e siglato tra la Fundacio'n Exportar e la Biennale di Venezia. Una testimonianza della costante partecipazione dell'arte argentina alla Biennale di Venezia, da quando nel 1901 fu il primo paese latino americano a prendervi parte.

Con il progetto di restauro che prenderà il via a breve, il Padiglione Argentino nelle Sale d'Armi dell'Arsenale con 500 metri quadri, diventerà un luogo permanente di promozione e diffusione dell'arte e dell'architettura argentina.
Per celebrare la firma di un accordo così importante, la partecipazione dell'Argentina alla 54. edizione della Biennale d'Arte e' stata significativamente ampliata. Oltre alla presenza nel Padiglione nazionale di Adria'n Villar Rojas, un giovane artista di Rosario che sta destando l'attenzione del mondo dell'arte a livello internazionale grazie alla monumentalita' delle sue opere e all'uso di materiali non convenzionali.
L'Argentina espone infatti anche a Ca' Giustinian con la mostra ''Memoria y Libertad en el Arte Argentino del Siglo XX'' (''Memoria e Liberta' nell'Arte argentina del XX secolo''), una testimonianza che rende omaggio alla Biennale di Venezia e alla partecipazione di lunga data dell'Argentina a questa manifestazione.
La mostra a Ca' Giustinian presenta le opere dei piu' importanti artisti argentini del XX secolo con l'obiettivo di offrire una rappresentazione della realta' socio-culturale argentina con i suoi violenti contrasti, l'impronta nostalgica segnata dall'immigrazione ma anche l'impegno sociale che ha permesso agli artisti argentini di rappresentare la lotta contro le ineguaglianze sociali e contro la repressione durante la dittatura militare.
All'interno delle Artiglierie, nel cuore dell'Arsenale, Adria'n Villar Rojas ha creato per il Padiglione Argentino un'istallazione site-specific, costituita da una serie di sculture monumentali in argilla, basate sulla teoria dei ''multiverses'', secondo la quale differenti universi potrebbero coesistere allo stesso tempo. Potrebbero essere visti come manifestazioni materiali di universi alternativi (''multiverses''), capaci di mettere in discussione le nostre nozioni comuni di mondo e di realta'.
Questi grandi volumi che si ergono come monumenti, potrebbero essere interpretati anche come possibili trasfigurazioni del nostro presente o addirittura come incursioni in un possibile domani. Passato, presente e futuro si uniscono sovvertendo ogni senso di temporalità.
Villar Rojas concepisce la sua produzione artistica come un'alternativa all'immagine dell'arte latino americana piu' tradizionale, legata alla semplicita' e alle pratiche ready-made. Per questo, intraprende progetti ambiziosi e complessi, che ricercano un dialogo con le opere di artisti internazionali che si muovono nello stesso ambito di rischio e potenzialita'. Tuttavia lo fa attraverso il recupero di un'artigianalita', decisamente distante delle innumerevoli possibilita' offerte dalle piu' moderne risorse tecnologiche.
Negli ultimi anni l'argilla, il cemento, il legno, la tela sono diventati i suoi tratti distintivi. L'utilizzo di questi materiali lo ha portato a sviluppare complicati processi di produzione, che richiedono un team composto da ingegneri, artigiani e altre tipologie di esperti. Una parte importante del fascino di queste opere scaturisce infatti proprio dal particolare connubio fra una proposta contemporanea e l'uso di mezzi anti-tecnologici e rudimentali.
Allo stesso tempo dalle sue opere emerge l'esaltazione dei sensi, cosi' come la trasformazione fisica e della materia, che le rendono distanti dai prodotti industriali e dalla loro connotazione più fredda e anonima. La mostra, intitolata ''El asesino de tu herencia'' (''L'assassino della tua eredita'''), a cura di Rodrigo Alonso, allestito in uno spazio di 250 m2 nell'area dell'Arsenale. Si tratta della prima volta in cui la delegazione argentina e' fisicamente collocata all'interno della mostra internazionale

Pannella gioisce, e' rivolta democratica

''Quel che sta accadendo - e che salutiamo con gioia - e' la nuova espressione vincente, italiana, di una rivolta democratica dei popoli euro-mediterranei, contro i loro Regimi antidemocratici, di indegne ''Democrazie Reali''. Lo dice il leader dei radicali Marco Pannella, che esulta per la vittoria dei referendum.''Ma che III Repubblica! - dice Pannella - dobbiamo invece, tuttora, lottare per uscire da quella unica, sessantennale, antidemocratica, illegale, che resta al potere''.

Bersani, 'Via Governo'. Ma Di Pietro si smarca

Non ha raggiunto le stesse percentuali bulgare con cui nel '74 gli italiani dissero si' al divorzio tra marito e moglie. Ma per Pier Luigi Bersani l'effetto della vittoria dei referendum è lo stesso: "il divorzio tra il governo e il paese". Una frattura che, a maggior ragione dopo la "sberla" delle amministrative, ha per il centrosinistra una sola conseguenza politica: dimissioni e nuove elezioni. Un iter sostenuto da Pd, Sel e dal Terzo Polo ma non da Antonio Di Pietro che si smarca dalla richiesta "perché così si strumentalizza il referendum". L'impressione che il quorum fosse a portata di mano aleggiava già da ieri mattina al quartier generale del Pd. Ma quel 57 per cento di quorum rende la vittoria più dolce perché, è l'analisi del vertice Pd, "se alle amministrative gli elettori del centrodestra non erano andati a votare, stavolta sono andati e hanno bocciato le leggi approvate dal governo". Non solo, fa di conto Massimo D'Alema, "si calcola che l'annuncio del presidente del consiglio che non sarebbe andato a votare ha fatto aumentare di sette punti la volontà di votare".

Quindi, anche se la campagna referendaria ha cercato di non avere colori di partito, l'esito ha per il centrosinistra un valore tutto politico. "Un segnale inequivocabile per il governo ancor più delle amministrative", dice il moderato Pier Ferdinando Casini appaiato nell'analisi al leader di Sel Nichi Vendola per il quale "il paese ha mandato un segnale chiaro: il governo liberi il campo e con il voto anticipato consenta al paese di tornare a respirare". Tempo scaduto anche per Bersani che provoca la Lega a considerare se valga ancora la pena sostenere Berlusconi e in vista della verifica parlamentare si augura che la mozione di sfiducia arrivi "dai più responsabili del centrodestra". Il Pd non ha ancora deciso se presentare una mozione di sfiducia il 22, si vedrà, spiega il segretario Pd, "dalle tattiche parlamentari". Ma, conte o non conte, la realtà è che "Berlusconi non ha più la maggioranza nel paese" e quindi "si dimettano e aprano una situazione nuova, passando la mano al Quirinale".
Al Colle, secondo i desiderata del Pd, toccherebbe verificare se c'é "un breve spiraglio" per riformare la legge elettorale "altrimenti anche se c'é di mezzo la manovra, è meglio andare al voto che stare fermi". L'unico che nelle opposizioni fa la voce fuori dal coro è il leader Idv Antonio Di Pietro, per il quale di solito la spallata al governo è il refrain di ogni iniziativa. Ma stavolta l'ex pm vuole tenere i panni del referendario fino in fondo e prende le distanze: "Chiedere le dimissioni di Berlusconi in nome dei risultati referendari è una strumentalizzazione perché sono andati a votare sì anche molti elettori del centrodestra". Non che anche Di Pietro non pensi come gli alleati che "il Parlamento non rispecchi più il paese ma io mi propongo come alternativa a Berlusconi non in relazione all'esito dei referendum ma per la sua malapolitica"

Sì sì sì sì: plebiscito referendum. Affluenza al 57%, e parte l'attacco al governo. Berlusconi: "Non ignoreremo l'esito"

I numeri non potrebbero essere più chiari: 57 e 95. Praticamente ufficiali, e dicono già tutto. Ha vinto il referendum: perché l'affluenza al 57% taglia fuori anche le polemiche sul voto degli italiani all'estero. Il quorum c'è, anche se il ministro degli Interni, Roberto Maroni, lo annuncia troppo presto scatenando i referendari, timorosi di una eventuale turbativa sul voto. Nessun timore, perché chi è andato a votare c'è andato per votare "sì": il 95% appunto, con variazioni minime, ha scelto di abrogare le norme oggetto dei quattro quesiti: acqua (privatizzazione e profitti), nucleare e legittimo impedimento. Ad urne ancora aperte, prima delle 15, le dichiarazioni del premier e del ministro dell'Interno hanno dato il via alla bagarre politica con un po' di anticipo sull'orario previsto, ma la sostanza non cambia. Tra la festa (anche in piazza) di referendari e ambientalisti, adesso tutto il movimento punta in un unica direzione: Silvio Berlusconi e le sue eventuali dimissioni (chieste a gran voce del segretario del Pd, Bersani). Con la maggioranza a trincersarsi, come da compione, dietro un generale: "Non era un test per il governo".


BERLUSCONI: "NON IGNOREREMO L'ESITO DEI REFERENDUM" - "L'alta affluenza nei referendum dimostra una volontà di partecipazione dei cittadini alle decisioni sul nostro futuro che non può essere ignorata. Anche a quanti ritengono che il referendum non sia lo strumento più idoneo per affrontare questioni complesse, appare chiaro che la volontà degli italiani è netta su tutti i temi della consultazione". Lo afferma in una nota il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che aggiunge: "Il governo e il Parlamento hanno ora il dovere di accogliere pienamente il responso dei quattro referendum".
LA RUSSA: "NESSUNA INCIDENZA SUL GOVERNO" - Devo dire che "noi per un attimo ci abbiamo anche sperato che non si raggiungesse il quorum". Se cosi' fosse stato "sarebbe stato, questo si', un grande boomerang per la sinistra che ha politicizzato i referendum". Ma ora "averlo averlo raggiunto e' l'assoluta normalita', e non ha nessuna incidenza sulle politiche del governo". Così il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
DI PIETRO: "PER ME COME MANI PULITE" - "Dopo aver fatto qualcosa da magistrato con Mani Pulite, sono orgoglioso di averlo fatto anche con Idv stabilendo che la legge e' uguale per tutti. Una cosa che da troppo tempo si e' dimenticata". Lo ha detto Antonio Di Pietro in conferenza stampa commentando l'esito del referendum. Il leader Idv appare commosso: "Con tutti i miei limiti e i miei errori, io sono particolarmente orgoglioso", dice l'ex pm.IL TERZO POLO: "UN GROSSO NO AL GOVERNO" - "La grande partecipazione popolare ai Referendum dimostra la volonta' degli italiani di tornare ad essere protagonisti: e' ormai chiaro che la maggioranza e il governo sono totalmente sordi, incapaci di capire cio' che vogliono gli italiani". É la dichiarazione congiunta di Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, rilasciata al termine di una riunione dei leader del Terzo Polo. "Nel raggiungimento del quorum e' stato determinante il Terzo Polo, con la decisione di invitare tutti al voto al di la' delle scelte di merito che consapevolmente rivendichiamo. Il SÌ ai referendum e' un NO grande come una casa a questo governo. E' tempo che Berlusconi ne prenda atto. Minimizzare, come ha fatto dopo le amministrative, sarebbe irresponsabile e dannoso per gli interessi nazionali" concludono Fini, Casini e Rutelli.

Referendum, centrato il quorum, Affluenza al 57%

I quattro referendum abrogativi per i quali hanno votato ieri ed oggi gli italiani sono validi. Quando mancano ormai solo i dati di pochi comuni, è stato, infatti, raggiunto, per tutti i quesiti, il quorum richiesto, ossia un numero di votanti pari al 50% più uno degli elettori. L'affluenza alle urne in Italia, intorno al 57%, ha reso ininfluente il numero dei votanti all'estero.

CALDEROLI, STUFI DI PRENDER SBERLE - "Alle Amministrative due settimane fa abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un'abitudine... Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno , visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c'é il due senza il tre...". Lo afferma il Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli.
TERZO POLO, E'NO GRANDE COME CASA AL GOVERNO - "La grande partecipazione popolare ai Referendum dimostra la volontà degli italiani di tornare ad essere protagonisti: è ormai chiaro che la maggioranza e il governo sono totalmente sordi, incapaci di capire ciò che vogliono gli italiani". Lo scrivono in una dichiarazione comune Fini, Casini e Rutelli, al termine di un vertice del Terzo Polo. "Nel raggiungimento del quorum - sottolineano - è stato determinante il Terzo Polo, con la decisione di invitare tutti al voto al di là delle scelte di merito che consapevolmente rivendichiamo. Il SÞ ai referendum è un NO grande come una casa a questo governo. E' tempo che Berlusconi ne prenda atto. Minimizzare, come ha fatto dopo le amministrative, sarebbe irresponsabile e dannoso per gli interessi nazionali".
MARONI, PROIEZIONI DICONO CI SARA' QUORUM - ''Io ho solo il dato di ieri sera, non ci saranno altre rilevazioni della partecipazione fino alle 15, quando si chiudono i seggi. Pero' la proiezione fatta dagli esperti del ministero dell'Interno rispetto al dato di ieri fa pensare che si raggiungera' il quorum per tutti e quattro i referendum, anche senza considerare il voto degli italiani all'estero''. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, interpellato al termine di una visita privata al sindaco di Varese, Attilio Fontana.
BERLUSCONI, DOVREMO DIRE ADDIO A CENTRALI NUCLEARI - "L'Italia probabilmente a seguito di una decisione che il popolo italiano sta prendendo in queste ore, dovrà dire addio alla questione delle centrali nucleari e quindi dovremo impegnarci fortemente sul settore delle energie rinnovabili". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa a Villa Madama con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
BONELLI, ANNUNCIO MARONI E' FUORI LUOGO - "L'Annuncio del ministro Maroni è fuori luogo: a questo punto il Viminale renda noti i dati ufficiali delle 12.00. I cittadini in queste ultime ore devono essere ancora più motivati e continuare ad andare a votare. Non vogliamo che in queste ore ci sia alcun tentativo di demotivazione. Invitiamo quindi tutti i cittadini ad andare a votare ed essere protagonisti di questo grande cambiamento per il Paese". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli.
SACCONI, TENERE CONTO DECISIONI ELETTORI - "Bisognerà tenere conto delle decisioni che l'elettorato ha espresso in queste ore". Lo ha detto il ministro del Welfare Roberto Sacconi nel corso di un lungo e articolato intervento all'assemblea di Assolombarda riferendosi all'esito del referendum.
PD, NO A DICHIARAZIONI AMBIGUE A URNE APERTE - "Il rispetto delle regole e delle istituzioni non è certo il forte del Governo e dei rappresentanti della maggioranza. Ce ne eravamo resi conto da tempo ma oggi non possiamo non sottolineare che, nel rispetto dell'istituto referendario e dei cittadini ancora in fila ai seggi per votare, sarebbe opportuno astenersi da dichiarazioni ambigue per finalità ". Lo afferma in una nota Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Partito Democratico.

12 giugno 2011

Referendum, affluenza alle 22 sopra il 41%

Riaprono alle 7 i seggi elettorali per consentire la consultazione sui 4 referendum (due sull'acqua, uno sull'energia nucleare e un altro sul legittimo impedimento). Più di 47,1 milioni di italiani al voto. Alle 22, l'affluenza è sopra il 41%.

RIMA AFFLUENZA A 2 CIFRE, QUORUM SEMPRE OK- Qualunque sia stato il quesito referendario ed il tipo di referendum, la consultazione degli archivi del Viminale dice che quando la prima rilevazione dell'affluenza alle urne e' stata a due cifre, come nel caso di oggi, si e' sempre raggiunto il quorum. Che si sia votato in un solo giorno o in due giorni; che sia andati alle urne solo in Italia o che sia stata data opportunita' anche agli italiani all'estero; che la prima rilevazione sia stata fatta alle ore 11 o alle 12, il dato finale e' rimasto omogeneo: il quorum e' stato sempre superato.

QUESITO N.1, ALLE 22 HA VOTATO IL 41,14% - E' stata del 41,14% l'affluenza alle urne rilevata alle ore 22 in Italia per il quesito referendario n. 1, con cui si chiede l'abrogazione di norme relative alle MODALIT· DI AFFIDAMENTO E GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI DI RILEVANZA ECONOMICA. Lo si rileva dal sito del Ministero dell'Interno.
QUESITO N.2, ALLE 22 HA VOTATO IL 41,14% - E' stata del 41,14% l'affluenza alle urne rilevata alle ore 22 in Italia per il quesito referendario n. 2, con cui si chiede l'abrogazione parziale della norma per la DETERMINAZIONE DELLA TARIFFA DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO IN BASE ALL'ADEGUATA REMUNERAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO. Lo si rileva dal sito del Ministero dell'Interno.
QUESITO N.3, ALLE 22 HA VOTATO IL 41,11% - E' stata del 41,11% l'affluenza alle urne rilevata alle ore 22 in Italia per il quesito referendario n. 3, con cui si chiede l'abrogazione parziale di norme relative a NUOVE CENTRALI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA NUCLEARE. Lo si rileva dal sito del Ministero dell'Interno.
QUESITO N.4, ALLE 22 HA VOTATO IL 41,10% - E' stata del 41,10% l'affluenza alle urne rilevata alle ore 22 in Italia per il quesito referendario n. 4, con cui si chiede l'abrogazione di norme in materia di LEGITTIMO IMPEDIMENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI E DEI MINISTRI A COMPARIRE IN UDIENZA PENALE. Lo si rileva dal sito del Ministero dell'Interno.
NAPOLITANO HA VOTATO AL SOLITO SEGGIO - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è andato a votare per i referendum al solito seggio del Rione Monti, in Via Panisperna. Il capo dello Stato è stato accolto dal saluto dei numerosi cittadini sia all'esterno che all'interno del seggio.
VIMINALE, CORPO ELETTORALE A QUOTA 50,4 MILIONI - A seguito degli ultimi aggiornamenti, il Viminale comunica il nuovo dato sul corpo elettorale interessato dai referendum di oggi e domani: per quanto riguarda il territorio nazionale il numero è 47.118.352 (22.604.349 maschi e 24.514.003 femmine). Per quanto riguarda l'estero il corpo elettorale è composto da 3.300.496 persone. Complessivamente, dunque, sommando l'Italia più l'estero, il corpo elettorale è composto da 50.418.848 persone. Le sezioni sono invece 61.599.

Ecco la legge elettorale del Pd: "Un modello italiano anti-porcellum"

Pier Luigi Bersani ci tiene a precisare: "Non e' un modello ungherese o turco. E' il nostro modello, un modello italiano. Lo proporremo alle altre opposizioni e poi depositeremo una proposta di legge in parlamento".
Cosi' il segretario del Pd, al termine di una riunione del big a Largo del Nazareno, presenta il modello di legge elettorale con cui i democratici si propongono di cancellare il porcellum, che, spiega Bersani, "e' un sistema di voto indecente". Quello del Pd prevede invece: "Un meccanismo maggioritario con doppio turno, una quota proporzionale, un sistema di soglie di sbarramento, il diritto di tribuna e un meccanismo di parita' di genere". A chi gli chiede se il Pd considera interlocutore anche la Lega, Bersani spiega: "Io parto dalle forze di opposizione. Ho letto retroscena in cui si inventavano miei incontri con Maroni, ma io Maroni non l'ho visto. L'ho appena salutato il 2 giugno".
LA NORMA ANTI-SCILIPOTI - Insieme alla proposta di modifica del sistema di voto, il Pd mette a punto un meccanismo che impedisce il trasformismo parlamentare. Bersani non lo dice, ma si tratta di una norma "anti Scilipoti". Il segretario del Pd cosi' riassume il senso della proposta democratica: "Noi diciamo che i gruppi parlamentari possono formarsi solo sulla base dei simboli che si sono presentati alle elezioni". Cio' non mette in discussione la liberta' di mandato per i parlamentari perche', aggiunge il segretario del Pd, "un parlamentare e' libero di andare nel gruppo misto ma non e' possibile formare gruppi parlamentari totalmente sganciati dal voto".

11 giugno 2011

Marcegaglia: "La soluzione del precariato non è un indeterminato di massa"

La soluzione del precariato non passa da una trasformazione in massa di contratti flessibili in contratti indeterminati, come avvenuto nella scuola. E' il contrario di quello che serve, mentre bisogna fare un ragionamento serio". A dirlo è il leader di Confindustria Emma Marcegaglia al convegno dei Giovani Imprenditori. "Abusi non ne vogliamo fare - precisa -. Non saremo mai a loro favore perché i lavoratori sono la forza delle imprese, ma vogliamo forme di flessibilità in entrata". "Nell'industria il 97% di contratti è a tempo indeterminato. Quindi le forme di precariato si trovano altrove, nella pubblica amministrazione per esempio". A proposito poi dell'incontro della prossima settimana con Cgil, Cisl e Uil dice: "Vogliamo arrivare a un accordo interconfederale sulla esigibilità dei contratti tutti insieme, per far valere le regole in azienda". "L'accordo sulla riforma del modello contrattuale del 2009 è stato positivo - spiega -. Si potrà dunque ora concretizzare quanto previsto, dalle deroghe al contratto aziendale. Ma a tutto questo manca un tassello importante di cui si parla da decenni: quello della esigibilità dei contratti che dice che un accordo tra azienda e sindacati deve valere per tutti e non che possa non essere accettato da chi non ha firmato l'accordo". Quanto all'ipotesi, avanzata dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, su un eventuale intervento legislativo, il numero uno di Confindustria replica che si arriverà a "una legge solo nel caso in cui non si riesca a fare un accordo interconfederale con tutte le parti".

Torna poi ad affrontare il tema dei conti pubblici. "Tremonti ha detto che il governo ha fatto scelte selettive. Bene. Ma ora non si può tagliare tutto allo stesso modo. Bisogna scegliere dove tagliare e dove investire"."Per noi l'equilibrio dei conti pubblici è fondamentale, l'obiettivo del governo di riportare il bilancio in pareggio nel 2014 è complesso e importante, ma va portato avanti. Questo vuol dire pensare a manovre importanti, da 35-40 miliardi, ma le manovre vanno fatte, non possiamo pensare che vengano fatte dopo le elezioni con un nuovo governo. E' un tema che va affrontato in modo fermo e con grande attenzione".
Quanto alla consultazione popolare sull'acqua, per la Marcegaglia "serve una liberalizzazione". "Non sono un partito politico e dico quindi quello che mi pare con chiarezza: chiamare a votare gli italiani su un referendum che dice salviamo l'acqua dagli avvoltoi privati - aggiunge - è una falsità che offende l'intelligenza degli italiani". Mentre sul nucleare invita a non prendere "decisioni affrettate". "Capisco le preoccupazioni dico anche che decisioni così importanti sul mix energetico che avranno conseguenze nei prossimi decenni vanno prese ragionando, non sulla base di decisioni affrettate", conclude.