Opposizione responsabile sull'approvazione della manovra ma, subito dopo il voto, il premier Berlusconi deve dimettersi. E' questa la linea dell'opposizione. Come conferma Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito Democratico. ''Silvio Berlusconi si deve dimettere al piu' presto perche' la sua latitanza politica e' un brutto segnale per i mercati e rende scarsamente credibile il nostro Paese''.
"Con l'impegno ad approvare la manovra in tempi rapidissimi - ha ribadito l'esponente Pd - le opposizioni hanno dato una prova di responsabilita' e di serieta' eccezionale nella storia politica del Paese, visto che il governo non e' all'altezza della situazione ed ha varato una manovra che non e' per nulla condivisibile''.
Un atteggiamento incoerente però, secondo il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli. "L'idea delle opposizioni che una volta approvata la manovra il governo dovrebbe fare le valigie per lasciare il campo a un esecutivo del tipo 'chi vivra' vedra'' e' a dir poco bislacca. Essa si basa sull'ingenua convinzione che la speculazione, lunedi' mattina, si ritira in buon ordine perche' la manovra e' stata approvata. L'opposizione fa danni devastanti con la sua incoerenza politica''. ''Accettare di far presto ma, nello stesso tempo, lanciare ai mercati il segnale che subito dopo riprendera' l'arrembaggio al governo rischia di vanificare del tutto la disponibilita' delle opposizioni ad accorciare i tempi parlamentari. I mercati si attendono invece che da lunedi' il governo accompagni la manovra passo passo. Questo governo non ha alternative oggi, ne avra' ancora di meno da lunedi' prossimo'', conclude l'esponente del Pdl.
Sulla manovra c'è poi il giudizio negativo degli enti locali, che riconosco la necessità di "approvarla in tempi ristrettissimi". Le misure però, a causa del peso sulle autonomie locali, sono inique, affermano le Regioni nel documento presentato oggi al ministro Tremonti.
I tagli "sono confermati", riferisce il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani ribadendo le "conseguenze gravi" sui servizi ai cittadini e sottolineando che "il federalismo non e' attuabile". ''Le Regioni condividono la necessita' di una manovra correttiva da approvare in tempi ristrettissimi -sottolineano i governatori nel documento- per rispondere in termini autorevoli alla speculazione finanziaria''. Tuttavia le Regioni osservano che la manovra ''pone ancora una volta il peso maggiore dei tagli alla spesa pubblica sulle Regioni''. I governatori calcolano che tra il 2011 e il 2014 il concorso alla manovra delle Autonomie locali e' di ''21,692 mld di euro, in termini strutturali, ben 16,372 mld a carico delle sole Regioni''. ''Risulta evidente l'iniquita' della manovra -continuano i governatori- che puo' pregiudicare i livelli dei servizi erogati sul territorio''.
Anche i Comuni sono in allarme. "Ci aspettano sacrifici enormi" afferma il vicepresidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) con delega alla finanza locale Graziano Delrio. Delrio parla di un 'dietrofront' sul taglio al fondo di riequilibrio del federalismo: "il governo si e' accorto che il taglio al fondo di riequilibrio era una sciocchezza e ha fatto marcia indietro". Ma "non c'e' una ridiscussione in termini quantitativi sul patto di stabilita'", aggiunge spiegando che i tagli restano invariati. "C'e' disponibilita' a ridiscutere i criteri di virtuosita', che per ora ha scelto il governo, e l'impegno ad aprire un tavolo - conclude- vedremo se questo impegno sara' onorato".
Un monito infine garriva dall'Istat, secondo cui prolungare la proroga del blocco della contrattazione nel pubblico impiego determinerebbe una divaricazione al ribasso "consistente" con i salari del settore privato oltre a comportare una "demotivazione" del personale e una "perdita delle risorse umane piu' qualificate"
Un atteggiamento incoerente però, secondo il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli. "L'idea delle opposizioni che una volta approvata la manovra il governo dovrebbe fare le valigie per lasciare il campo a un esecutivo del tipo 'chi vivra' vedra'' e' a dir poco bislacca. Essa si basa sull'ingenua convinzione che la speculazione, lunedi' mattina, si ritira in buon ordine perche' la manovra e' stata approvata. L'opposizione fa danni devastanti con la sua incoerenza politica''. ''Accettare di far presto ma, nello stesso tempo, lanciare ai mercati il segnale che subito dopo riprendera' l'arrembaggio al governo rischia di vanificare del tutto la disponibilita' delle opposizioni ad accorciare i tempi parlamentari. I mercati si attendono invece che da lunedi' il governo accompagni la manovra passo passo. Questo governo non ha alternative oggi, ne avra' ancora di meno da lunedi' prossimo'', conclude l'esponente del Pdl.
Sulla manovra c'è poi il giudizio negativo degli enti locali, che riconosco la necessità di "approvarla in tempi ristrettissimi". Le misure però, a causa del peso sulle autonomie locali, sono inique, affermano le Regioni nel documento presentato oggi al ministro Tremonti.
I tagli "sono confermati", riferisce il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani ribadendo le "conseguenze gravi" sui servizi ai cittadini e sottolineando che "il federalismo non e' attuabile". ''Le Regioni condividono la necessita' di una manovra correttiva da approvare in tempi ristrettissimi -sottolineano i governatori nel documento- per rispondere in termini autorevoli alla speculazione finanziaria''. Tuttavia le Regioni osservano che la manovra ''pone ancora una volta il peso maggiore dei tagli alla spesa pubblica sulle Regioni''. I governatori calcolano che tra il 2011 e il 2014 il concorso alla manovra delle Autonomie locali e' di ''21,692 mld di euro, in termini strutturali, ben 16,372 mld a carico delle sole Regioni''. ''Risulta evidente l'iniquita' della manovra -continuano i governatori- che puo' pregiudicare i livelli dei servizi erogati sul territorio''.
Anche i Comuni sono in allarme. "Ci aspettano sacrifici enormi" afferma il vicepresidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) con delega alla finanza locale Graziano Delrio. Delrio parla di un 'dietrofront' sul taglio al fondo di riequilibrio del federalismo: "il governo si e' accorto che il taglio al fondo di riequilibrio era una sciocchezza e ha fatto marcia indietro". Ma "non c'e' una ridiscussione in termini quantitativi sul patto di stabilita'", aggiunge spiegando che i tagli restano invariati. "C'e' disponibilita' a ridiscutere i criteri di virtuosita', che per ora ha scelto il governo, e l'impegno ad aprire un tavolo - conclude- vedremo se questo impegno sara' onorato".
Un monito infine garriva dall'Istat, secondo cui prolungare la proroga del blocco della contrattazione nel pubblico impiego determinerebbe una divaricazione al ribasso "consistente" con i salari del settore privato oltre a comportare una "demotivazione" del personale e una "perdita delle risorse umane piu' qualificate"