12 luglio 2011

Legge elettorale, l'asse Veltroni-Vendola-Di Pietro dribbla il Pd

Il centrosinistra riparte, e lo fa dal 'Mattarellum'. Mentre ancora si discute dei confini dell'alleanza che si candida a rappresentare l'alternativa al centrodestra, intorno alle legge Mattarella si forma una prima intesa, tutta politica.
Presidente il costituzionalista Andrea Morrone, il referendum per il ritorno del Mattarellum nasce sotto la 'benedizione' dell'asse politico Veltroni-Di Pietro-Vendola. Tradotto: e' il centrosinistra 'puro', senza l'Udc di Casini che invece predilige i quesiti Passigli.
I pro-mattarellum fanno valere "una ragione politica pesante: vogliamo mantenere l'Italia nel solco delle democrazie europee maggioritarie, le democrazie dell'alternanza, dove i governi vengono decisi dagli elettori prima del voto e non dopo". Quelli di Passigli, invece, osserva Morrone, "hanno l'unico effetto di togliere il premio di maggioranza, ma non garantiscono un governo con una solida maggioranza in parlamento. Si ritorna cioe' ai governi consociativi della prima repubblica, con gli accordi dopo il voto, messi in discussione di continuo dalle forze politiche".


Insomma per i fan del maggioritario il dado e' tratto, nonostante i richiami all'ordine di Bersani. Se lunedi' prossimo il Pd si ritrova in direzione per discutere appunto di legge elettorale, (Bersani aveva chiesto una moratoria) i referendari non vogliono aspettare: "Non c'e' tempo da perdere, dobbiamo partire subito", dice il vendoliano Gennaro Migliore. E Antonio Di Pietro: "Non ci sono piu' occasioni di rinvio. Abbiamo acceso i motori, bisogna partire. Domani mattina andiamo gia' alla stamperia per fare i moduli con cui raccogliere le firme. C'e' tutta una parte amanuense che e' difficile. E' bello fare discussioni, ma chi ha raccolto le firme sa che cosa significa".
Insomma, chiosa Di Pietro: "Politica avvisata, mezza salvata". Eppure, fanno notare i cronisti in conferenza stampa, Passigli, l'altro referendario, ha accettato la moratoria del segretario Pd. Walter Veltroni non si fida: "Non capisco cosa significhi l'espressione 'sospensione delle firme'.
Ho letto anzi che diversi partiti promuoveranno la raccolta. La sospensione non esiste- spiega- esiste il ritiro dei quesiti o meglio l'esplicita manifestazione della volonta' politica di rinunciare a un esito che avrebbe un effetto, dal mio punto di vista, non diverso dalla legge esistente".
Per l'ex segretario democratico, il sistema Passigli e' peggio della porcata di Calderoli. Per Di Pietro e' passare dalla padella alla brace. Non se ne parla. Semmai, spiega Veltroni, i Democratici sono vincolati al deliberato dei loro organismi che vedono nel doppio turno alla francese il sistema migliore. La discussione e' aperta. si vedra' lunedi' in direzione. Ma Pierluigi Castagnetti fa capire che i referendum andranno avanti in ogni caso. "Noi non siamo contro qualcuno- premette- diciamo solo che in assenza di una riforma elettorale, e in presenza di un quesito che non condividiamo, proponiamo un sistema di voto che, invece, quando fu votato la prima volta, realizzo' in Parlameno un punto di convergenza il piu' ampio possibile".
E la proposta ufficiale del Pd? "Speriamo che abbia una convergenza piu' ampia delle forze sedute a questo tavolo- dice Castagnetti che ribadisce con Veltroni l'impegno a lavorare a una riforma in Parlamento. "Continueremo a farlo, ma non restiamo disarmati. Nell'eventualita' di uno stallo ci sara' un'iniziativa del popolo".
Un eventualita' che per il momento mette insieme uno schieramento politico. La lista delle adesioni e' lunga: ci sono i 'prof', con Renato Balduzzi, Diletta Tega, l'ex finiana Sofia Ventura, l'avvocato Enzo Palumbo, Angelo Panebianco, Alessandro Pizzorusso, Augusto Barbera. Ma anche i politici tout court, a cominciare dall'ex premier Romano Prodi, e poi, oltre a Veltroni, Di Pietro, Castagnetti, Parisi, anche Mario Segni, Mario Barbi, Loredana De Petris, Stefano Ceccanti, Salvatore Vassallo, Gad Lerner e Paolo Palma. "E' bello e importante- osserva Veltroni- che qui ci siano le forze, il Pd, Idv e Sel, che possono costituire uno schieramento e che oggi si ritrovino insieme su una materia come questa".
L'iniziativa referendaria "potra' essere un'occasione per raccogliere la voglia di cambiare che c'e' nel paese. Quando il 'parlamento non decide, decidono i cittadini. Cosi' era nel 1991, cosi' potra' essere di nuovo oggi".