"L’ICE merita una riflessione, una riforma e almeno una discussione, non certo l’ennesimo voto di fiducia annunciato dal Presidente del Consiglio sulla manovra economica. Eppure qualche segnale di attenzione al futuro dell’ICE era arrivato anche dal Quirinale, oltre che dal Parlamento, e lasciava presagire, anche sulla base delle dichiarazioni di esponenti politici che fino a ieri avevano ricoperto incarichi importanti ai vertici dell’Istituto, una possibile diversa evoluzione che il semplice trasferimento di personale ai dicasteri dello sviluppo economico e degli esteri". Così è intervenuto oggi l’on. Marco Fedi, eletto all’estero nelle fila del Pd, in merito alle sorti dell’Istituto per il Commercio Estero e del suo personale.
"Soluzione importante – ha proseguito - per quanto attiene alla fondamentale questione dei posti di lavoro, da salvaguardare, ma insufficiente per garantire il necessario sostegno al sistema Italia nel mondo. Un compito – per Fedi - che richiede la capacità di offrire servizi alle piccole e medie imprese e aziende italiane quando si presentano all’estero e che necessita un bagaglio di esperienza e conoscenza – in un’ottica legata ai settori fondamentali del nostro import/export nel mondo. In sostanza – ha sintetizzato - dovremmo pensare a salvaguardare l’insieme di un’esperienza che ha dato molti risultati positivi e che per queste ragioni impone una rivisitazione e una riforma".
"Soluzione importante – ha proseguito - per quanto attiene alla fondamentale questione dei posti di lavoro, da salvaguardare, ma insufficiente per garantire il necessario sostegno al sistema Italia nel mondo. Un compito – per Fedi - che richiede la capacità di offrire servizi alle piccole e medie imprese e aziende italiane quando si presentano all’estero e che necessita un bagaglio di esperienza e conoscenza – in un’ottica legata ai settori fondamentali del nostro import/export nel mondo. In sostanza – ha sintetizzato - dovremmo pensare a salvaguardare l’insieme di un’esperienza che ha dato molti risultati positivi e che per queste ragioni impone una rivisitazione e una riforma".
Fedi si è detto "convinto che il Ministero degli Affari esteri, già sovraccarico di compiti e incombenze, non riuscirà a produrre, in questo settore così importante, la necessaria profondità di analisi ed anche la necessaria autonomia che invece devono caratterizzare un Istituto chiamato a dialogare con il mondo delle imprese, con le autonomie territoriali e con le realtà economiche e commerciali estere".
"Non abbiamo davanti a noi un percorso di riforma – ha aggiunto - ma un finto risparmio e un accavallarsi di competenze con la rete diplomatico-consolare. Una rete che già oggi conta su poche e ridotte risorse, dopo i tagli degli ultimi anni, e su una presenza nel mondo, dopo le chiusure operate negli ultimi anni, sempre più carente".
"Nelle prossime settimane, - ha concluso - oltre all’iter della manovra e gli emendamenti al testo, dovremo seguire anche l’approvazione dei regolamenti di riorganizzazione che rischiano di produrre altri irrimediabili danni al settore del commercio con l’estero".
"Non abbiamo davanti a noi un percorso di riforma – ha aggiunto - ma un finto risparmio e un accavallarsi di competenze con la rete diplomatico-consolare. Una rete che già oggi conta su poche e ridotte risorse, dopo i tagli degli ultimi anni, e su una presenza nel mondo, dopo le chiusure operate negli ultimi anni, sempre più carente".
"Nelle prossime settimane, - ha concluso - oltre all’iter della manovra e gli emendamenti al testo, dovremo seguire anche l’approvazione dei regolamenti di riorganizzazione che rischiano di produrre altri irrimediabili danni al settore del commercio con l’estero".