21 maggio 2012

G8: imperativo ''crescita e lavoro''. Ma la partita si gioca in Europa

''L'imperativo e' creare crescita e lavoro'' sono le parole d'ordine che appaiono nella bozza conclusiva del vertice del G8 in corso a Camp David (Usa). Un percorso che comunque non deve avvenire a danno dei conti pubblici.

Se ne e' fatto interprete, all'avvio dei lavori della seconda giornata del G8, il presidente Usa, Barack Obama. Il padrone di casa, seduto insieme agli altri leader del G8, ha speigato che ''crescita e riduzione del deficit vanno insieme'' sottolineando come serva un pacchetto complessivo di misure equilibrate.
La palla passa ai leader dell'Eurozona, l'epicentro delle nuove tensioni finanziarie che rischia di frenare una quanto mai flebile ripresa mondiale. C'e' da affrontare la crisi del debito sovrano e lo spettro dell'uscita della Grecia dall'Unione Monetaria. Il premier britannico David Cameron ha parlato di ''buoni progressi''. Il presidente del consiglio Mario Monti spera di ''portare a casa qualcosa''. La Cancelliera tedesca Angel Merkel, ha parlato di ''una solida politica di bilancio legata ad iniziaive per la crescita''.
Ma la cancelliera non ha mancato di ricordare come le esportazioni tedesche nell'Unione siano ai minimi ventennali, insomma un modo per dire che la crescita economica della Germania non avviene spese degli altri partner europei.

Ci sono da ricomporre le differenza tra i big dell'Eurozona: la Germania non vuole deroghe al Fiscal Compact che disciplina le politiche di bilancio degli stati membri, la Francia il Fiscal Compact lo vorrebbe ridiscutere, l'Italia vorrebbe che la spesa per investimenti pubblici fosse esclusa, per un certo periodo di tempo, dai vincoli del Fiscal Compact. Poi ci sono le divisioni intra-Ue, tra chi sta nell'euro e chi vuole assolutamente rimanerne fuori. Lo si e' visto nel faccia a faccia tra il presidente francese Francois Hollande e il primo ministro britannico David Cameron. Cameron ha di nuovo bocciato la proposta di Hollande di introdurre una tassa sulle transazioni finanziare per sosstenere un pacchetto di stimoli economici a favore dei 27 paesi dell'unione europea.
Il no inglese non e' e' di poco conto perche' affossa uno dei cavalli di battaglia della vittoriosa campagna elettorale che ha portato Hollande all'Eliseo. L'oppozione inglese non e' trascurabile nemmeno dal punto di vista economico, arriva infatti da un paese che sta fuori dalla moneta unica ma la cui capitale, Londra, e' il maggiore Hub finanziario. Cameron ha invece dato il proprio sostegno al presidente francese, che certamente non e' solo in questa battaglia, all'idea degli Eurobond, basta che paghi l'Eurozona.
Ora l'appuntamento si sposta al prossimo vertice europeo del 23 maggio, dove sulla crescita si dovra' passare dalle parole ai fatti e tenere insieme Unione europea ed Eurozona