4 gennaio 2011

La crisi? Per gli imprenditori immigrati non c'è: +9,2% dal 2008

L'imprenditoria straniera in Italia non sente la crisi, anzi, continua a crescere in tempi in cui molte imprese chiudono. Lo segnala la Fondazione Leone Moressa di Venezia, che ha diffuso oggi i risultati di uno studio sull'imprenditoria etnica, elaborato sulla base degli ultimi dati di Infocamere. La crescita dal terzo trimestre del 2008 allo stesso periodo del 2010 e' stata del 9,2%, lasciando indietro l'imprenditoria italiana, che invece deve fare i conti con l'1,2% di aziende in meno.
L'analisi della Fondazione Moressa traccia un identikit delle aziende condotte da stranieri e dei titolari: emerge cosi' che quella marocchina, rumena e cinese sono le nazionalita' piu' diffuse e che gli imprenditori sono perlopiu' di giovane eta', dato che il 64,7% ha tra i 30 e i 50 anni e che il 10,3% e' under29. La maggior parte delle aziende non ha piu' di dieci anni ed e' costituita sottoforma di ditta individuale (54,8%). Per quanto riguarda i settori di attivita', prevalgono l'area commerciale ed edile (con incidenze del 29,5% e del 22,2%), seguite dal settore manifatturiero (10,1%) e della ristorazione (8,6%). Una nota di genere: ogni quattro imprenditori stranieri uno e' donna. La presenza femminile e' maggiore nella ristorazione (quasi la meta' delle imprese straniere del comparto ha un titolare donna), nel commercio e nella manifattura (rispettivamente 27,1% e 29,5%).
Le province in cui l'arrivo di nuove imprese e' stato piu' evidente sono quella di Prato, Pavia e Rieti (+17,7%, +17,7% e +16,2%), ma e' principalmente nella provincia toscana che l'incidenza degli imprenditori stranieri sul totale delle aziende risulta maggiore, con il 15,3%. Seguono Trieste con il 10,9%, Teramo (10,2%) e Gorizia (10,0%). In termini assoluti, invece, sono i centri milanese, romano e torinese ad accogliere il maggior numero di imprenditori stranieri, sebbene nel capoluogo lombardo l'incremento nell'ultimo biennio si sia fermato al 5,6%, contro il 13,5% della capitale e il 12,6% del capoluogo piemontese. Unica area in controtendenza e' quella di Nuoro, che fa i conti con un dato negativo (-2,3%). AGENZIA DIRE, www.dire.it