18 giugno 2009

Il CGIE sta attraversando una crisi di credibilità


Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero viene messo in discussone da un segmento della comunità che oggi ostenta il potere. Ciò può succedere per convinzione o per convenienza.

Personalmente ribadisco la mia ferma convinzione della necessità di rafforzare gli organismi di controllo e rappresentanza della nostra comunità poiché se questi scompaiono l’immensa collettività distribuita in tutto il mondo resterà “in mano” alla classe politica, con le conseguenze che ciò implica. Si instaurerebbe così un doppio conflitto o frattura socio-politica, da un lato una dirigenza sempre più isolata dalle istanze della comunità e dall’altro lato una società civile “legata” a causa della mancanza di un sistema istituzionale che le assegni una presenza di peso nei processi decisionali.

Salvo il Senatore Esteban Caselli non ci sono politici di peso nel continente che operano a “volto scoperto” per la soppressione del CGIE anche se ciò non significa che non ce ne siano dietro le quinte. La maggioranza della classe dirigente concorda sul fatto che l’organismo ha bisogno di qualche riforma, ed in ciò coincidiamo anche noi, pertanto siamo favorevoli al fatto che dalla modifica all’eliminazione dovrebbe esserci in mezzo un forte dibattito fra le parti. Occorre restituire all’organismo il prestigio di cui godeva quando i suoi membri erano i dirigenti più rappresentativi della comunità e non il prodotto di un accordo fra le parti concluso in un bar vicino al potere di turno, parlando metaforicamente. Abbiamo bisogno che le istituzioni della Società Civile costituiscano un vero centro di controllo e di partecipazione civile.

Non ci può essere margine d’errore. Il Comites è la cellula di base della comunità, il CGIE rappresenta i quadri intermedi ed i legislatori eletti, rappresentanti degli italiani nel continente, il nesso tra il governo e la comunità. Se ciò che si vuole è l’eliminazione del CGIE o del Comites per dare il potere assoluto alla politica, il dirigente che lo consente è un “addormentato” o malintenzionato in funzione dei suoi interessi particolari.

di José Tucci