Dalla vittoria a Napoli e Milano, alle amministrative, potrebbe dipendere il futuro del governo Berlusconi. Il leader del Pdl e presidente del Consiglio non lo dice esplicitamente, ma le parole che usa non sembrano ammettere dubbi. Nel comizio di Napoli a sostegno del candidato sindaco Gianni Lettieri, Berlusconi parte nel suo ragionamento, sostenendo innanzitutto che nel capoluogo campano ''e' impossibile votare la sinistra''. Ma poi allarga il suo discorso al dato nazionale, ricordando che domenica e lunedi' andranno al voto oltre 12 milioni di italiani. ''E' importante che la sinistra venga sconfitta a Napoli e a Milano - dice - perche' da questo risultato prendera' forza il governo nazionale''. Come dire, se si verra' sconfitti, il rischio e' che si vada tutti a casa, a cominciare dall'attuale esecutivo. Berlusconi chiude la campagna per le amministrative in un crescendo di toni e di accuse. D'altra parte e' questa, da sempre, la caratteristica elettorale vincente, almeno fino ad oggi, del Cavaliere: semplificare e nello stesso tempo radicalizzare lo scontro politico, anche a costo di rischiare gravi scontri istituzionali, e indirizzarlo sulla sua persona. Quale che sia il voto, nazionale o locale, Berlusconi vira sempre sul referendum su se stesso. Una scelta tesa, da sempre, a recuperare - forse mai come in queste amministrative - quella quota del centrodestra indecisa, magari disillusa e stanca di lui, ma che se messa di fronte all'alternativa, ''o me o i comunisti'', alla fine potrebbe continuare a votare lui o i candidati del centrodestra.
Un serrare i ranghi sviluppato sui consueti temi, di immediata e semplice comprensione da parte degli elettori. La giustizia, con il solito attacco ai '''pm eversori e alla Corte Costituzionale, composta da giudici di sinistra''. Il fisco, le tasse, con l'immancabile coniglio tirato fuori dal cilindro all'ultimo secondo: lo stop a Napoli del pagamento della tarsu fino a quando ''non ci sara' piu' in terra un solo cumulo di rifiuti''. Il pericolo comunista, con il solito richiamo alla ''lotta stalinista'' che viene praticata contro di lui. Oppure su quelle riforme istituzionali, giustizia su tutte, che nell'intenzione del premier dovranno semplificare la vita del Paese.Il copione e' quello solito anche a Napoli, con il Cavaliere che ritiene di interpretare, di incarnare i sentimenti e le richieste dell'Italia intera. Queste elezioni amministrative mettono pero' in rilievo un nuovo dato: le sempre piu' frequenti - anche se fino ad ora ridotte, ogni volta, a semplici incomprensioni e quindi poi formalmente ricomposte - frizioni con la Lega Nord.Immigrati, Libia, rapporti con il Quirinale sono stati temi sui quali e' apparsa sempre piu' evidente la difficolta' di Berlusconi e di Umberto Bossi di marciare insieme. Come fatto invece in tutti questi anni.Berlusconi sembra ancora elettoralmente forte, grazie anche alla difficolta' del Pd di trovare una guida che sappia interpretare in maniera vincente e unitaria i sentimenti antiberlusconiani (a volte viscerali e quindi difficilmente controllabili) del suo popolo. Quello che pero' pare emergere dalle incomprensioni con il Carroccio di questi giorni e' che Bossi e la Lega Nord si stiano preparando ad un futuro politico senza l'alleato di Arcore.Un alleato che potrebbe non uscire vincente dalle amministrative. Basterebbe forse - e' una ipotesi che molti osservatori politici danno per possibile - la non vittoria al primo turno della Letizia Moratti a Milano (luogo simbolo del sodalizio Berlusconi-Senatur) per innescare una serie di reazioni a catena con conseguenti ricadute a livello nazionale e di governo. A partire da una possibile crisi.La cifra di questo nuovo atteggiamento del Carroccio nei confronti del Cavaliere e' senz'altro dato dai rapporti che la Lega, in maniera volutamente ostentata, ha in questi ultimi tempi con Giorgio Napolitano. Se Berlusconi attacca, critica, contesta, chiede meno poteri per il Colle (ma oggi non ha fatto alcun accenno ne' riferimento al Quirinale), Bossi e lo stato maggiore leghista buttano acqua sul fuoco.Non solo, si propongono come sponda del centrodestra dialogante e rispettosa dei principi e dei rapporti istituzionali. Detto da chi non ha mai mancato di criticare in passato fortemente il Capo dello Stato (da ultime le feroci critiche, al limite dello sgarbo istituzionale, alle iniziative per i 150 anni dell'unita' del nostro Paese) lascia intendere come il sodalizio con Berlusconi non sia piu' cosi' granitico, al di la' delle rassicurazioni comiziali del Senatur, e come dalle parti dei leghisti ci si prepari ad un nuovo possibile scenario politico, senza il Cavaliere.Ma tutto questo senza fare i conti con l'oste, perche' se le elezioni dovessero invece confermare la tenuta di Berlusconi ed una sconfitta ulteriore del centrosinistra - ancora oggi accusato di '''non avere un leader credibile'' - lo scenario cambierebbe radicalmente, con sullo sfondo una possibile nuova candidatura del premier a Palazzo Chigi. Se non il tentativo di salire al Quirinale nel 2013, nonostante le pubbliche smentite del diretto interessato, alla fine del mandato di Napolitano.