''La politica che ha oggi visibilita' e', non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e - se si puo' dire - noiosa. E' il dramma del vaniloquio, dentro - come siamo - alla spirale dell'invettiva che non prevede assunzioni di responsabilita'''. Cosi' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione con cui ha aperto oggi pomeriggio i lavori dell'Assemblea Generale dei vescovi italiani. ''La gente - ha ammonito - e' stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di piu'. Gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualita', sembrano cadere nel vuoto. Ambiti come l'allerta emergenziale, che erano non solo funzionanti ma anche ragione di sollievo, oggi appaiono fiacchi e meno reattivi''.
Secondo Bagnasco poi, ''c'e' una stampa che appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo piu' ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall'altra troppo antagonista, e in altro modo eccitante al disfattismo, mentre dovrebbe essere fondamentalmente altro: cioe' informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio''.Per Bagnasco, e' invece necessario ''dare voce all'invocazione interiore del Paese sano che e' distribuito all'interno di ogni schieramento''.''Dalla crisi oggettiva in cui si trova, il Paese - ha sottolineato il presidente della Cei - non si salva con le esibizioni di corto respiro, ne' con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, ne' col paternalismo variamente vestito, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilita' che privilegi il raccordo tra i soggetti diversi e il dialogo costruttivo''. ''Se ciascuno attende la mossa dell'altro per colpirlo, o se ognuno si limita a rispondere tono su tono - ha ammonito -, non se ne esce, tanto piu' che la tendenza frazionistica si fa sempre piu' vistosa nello scenario generale come all'interno delle singole componenti''.Ma in questa fase di crisi per il paese, se la Chiesa a volte sembra silenziosa e non parla ''a ogni piu' sospinto'' di fronte alla crisi politico-morale del Paese non e' ''perche' siamo assenti'' ma ''perche' le cose che contano spesso sono gia' state dette, e ripeterle in taluni casi non serve'', ha assicurato il presidente della Cei. La ''opzione di fondo'', ha sottolineato Bagnasco, e' quella indicata da papa Benedetto XVI: ''Preparare una generazione nuova di cittadini che abbiano la freschezza e l'entusiasmo di votarsi al bene comune, quale criterio di ogni pratica collettiva''. ''Piu' che un utopismo di maniera - ha aggiunto - serve una concezione della politica come 'complessa arte di equilibrio tra ideali e interessi'''.''Quale che sia l'ambito in cui si collocano professionale, associativo, cooperativistico, sociale, mediatico, sindacale, partitico, istituzionale... queste persone avvertono il dovere di una cittadinanza coscienziosa, partecipe, dedita all'interesse generale - ha concluso -.Affinche' l'Italia goda di una nuova generazione di politici cattolici, la Chiesa si sta impegnando a formare aree giovanili non estranee alla dimensione ideale ed etica, per essere presenza morale non condizionabile''.