"Non sono bastate le voci di dissenso provenienti da tutto il mondo dell’emigrazione e gli appelli al dialogo reiterati fino alle ultime ore per indurre la maggioranza al Senato e il governo a desistere dall’approvazione della cosiddetta riforma della rappresentanza degli italiani all’estero.
La minaccia che ne deriva per il sistema di rappresentanza costruito nel corso di decenni di impegno democratico è seria, ma la ricomposizione unitaria delle forze di minoranza, che hanno espresso concordemente il loro no al provvedimento, rappresenta un elemento da non sottovalutare per il percorso futuro del provvedimento". È quanto si legge in una nota dei sei deputati del Pd eletti all’estero Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci e Fabio Porta, in cui si critica il ddl approvato dall’Aula del Senato.
La minaccia che ne deriva per il sistema di rappresentanza costruito nel corso di decenni di impegno democratico è seria, ma la ricomposizione unitaria delle forze di minoranza, che hanno espresso concordemente il loro no al provvedimento, rappresenta un elemento da non sottovalutare per il percorso futuro del provvedimento". È quanto si legge in una nota dei sei deputati del Pd eletti all’estero Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci e Fabio Porta, in cui si critica il ddl approvato dall’Aula del Senato.
"La nostra posizione – proseguono i parlamentari – è stata chiara fin dal primo momento. Siamo contrari a questa legge perché riduce il numero dei Comites sul territorio mentre vengono contemporaneamente tagliati i servizi consolari, non consente un’articolazione della rappresentanza nelle circoscrizioni maggiori, introduce il maggioritario che consegna la vita delle comunità in mano a pochi detentori di risorse e di potere, colpisce il mondo associativo e penalizza i patronati con l’introduzione di incompatibilità mirate, apre la porta alla frammentazione con l’abbassamento del numero delle firme richieste per la presentazione delle liste, affossa la positiva esperienza dei "Piani Paese", trasforma il CGIE da organismo di rappresentanza nei confronti delle istituzioni italiane a organismo di coordinamento dell’intervento pubblico all’estero, esclude totalmente la rappresentanza sociale dall’assemblea generale interrompendo traumaticamente la funzione storica di ponte con le comunità che l’associazionismo nazionale e il mondo sindacale ha svolto e continua a svolgere".
"A causa di queste scelte e per l’atteggiamento di totale chiusura che Governo e maggioranza hanno ostentatamente tenuto, - si legge ancora nella nota – per la prima volta una legge di riforma della rappresentanza passa senza un ampio sostegno, anzi con una maggioranza di una ventina di voti, inferiore allo stesso schieramento maggioritario. Da questo atteggiamento politico e dalla coerenza di queste soluzioni con la devastazione del sistema di intervento pubblico verso le nostre comunità che si sta realizzando negli ultimi anni, appare evidente la volontà di emarginare e di isolare la comunità italiana nel mondo, che si tenta di ridurre a puro mercato commerciale di prodotti nazionali".
"Alla Camera – confermano i sei deputati – il nostro impegno sarà fermissimo nel cercare di assicurare una duplice condizione: prestare ascolto sulle scelte di riforma alla voce e alle richieste dei Comites, del Cgie e del mondo associativo e sindacale; fare in modo che il segno controriformistico della legge appena approvata al Senato sia profondamente cambiato e – auspicano, concludendo – si arrivi a soluzioni costruttive e ampiamente condivise". (aise)
"A causa di queste scelte e per l’atteggiamento di totale chiusura che Governo e maggioranza hanno ostentatamente tenuto, - si legge ancora nella nota – per la prima volta una legge di riforma della rappresentanza passa senza un ampio sostegno, anzi con una maggioranza di una ventina di voti, inferiore allo stesso schieramento maggioritario. Da questo atteggiamento politico e dalla coerenza di queste soluzioni con la devastazione del sistema di intervento pubblico verso le nostre comunità che si sta realizzando negli ultimi anni, appare evidente la volontà di emarginare e di isolare la comunità italiana nel mondo, che si tenta di ridurre a puro mercato commerciale di prodotti nazionali".
"Alla Camera – confermano i sei deputati – il nostro impegno sarà fermissimo nel cercare di assicurare una duplice condizione: prestare ascolto sulle scelte di riforma alla voce e alle richieste dei Comites, del Cgie e del mondo associativo e sindacale; fare in modo che il segno controriformistico della legge appena approvata al Senato sia profondamente cambiato e – auspicano, concludendo – si arrivi a soluzioni costruttive e ampiamente condivise". (aise)