Prima un incontro fugace alla Camera, poi il faccia a faccia (presente Roberto Calderoli) a palazzo Grazioli. A una manciata di giorni dal responso dei ballottaggi Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si vedono, a lungo, nella residenza privata romana del premier. C'è il voto, appunto, e le prossime mosse da mettere a punto con la consapevolezza che la partita è molto difficile. Chi ha visto oggi il Cavaliere lo descrive "nervoso e molto preoccupato". Del resto, i sondaggi che circolano a Montecitorio non sono affatto rassicuranti per il centrodestra: dopo quelli che davano la Moratti al 48%, ho deciso di non guardarli più, avrebbe detto Berlusconi.
Aquí escribes el resto del post.Ma il premier ostenta comunque ottimismo. Non vede crepe nella maggioranza il presidente del Consiglio: il voto di oggi alla Camera sulla fiducia al dl omnibus passata con 313 sè "è la conferma che c'è una maggioranza con la quale - dice Berlusconi - si può lavorare e attuare quel piano importante di riforme" E di questo si parlerà all'ufficio di presidenza del Pdl di domani che si riunirà "per prendere atto che c'è questa maggioranza e per confermare il programma di governo per i prossimi due anni".
Di questo si è parlato anche nel vertice di stasera con Bossi. E non solo. "Abbiamo parlato dei ballottaggi e fatto una prima riflessione sul rilancio dell'azione di governo, anche alla luce del voto di oggi", fa sapere il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, lasciando palazzo Grazioli insieme al coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, il presidente dei senatori Maurizio Gasparri e il vicepresidente della Camera, maurizio Lupi. Ultimi a laciare Palazzo Grazioli, dopo circa due ore, Bossi e Calderoli.
L'attivismo della Lega, che ha aperto una serie di contatti informali con le forze di opposizione per la riforma della legge elettorale, impensierisce il premier. Si potrebbe riaprire la partita su un eventuale governo tecnico. Ma il Cavaliere liquida la cosa: "Non ne so nulla". E comunque non dà affatto per persa la sfida delle amministrative. Continua il pressing sui moderati. "A Milano come a Napoli, noi possiamo, anzi, dobbiamo vincere. Noi uomini giusti possiamo farcela grazie al sostegno dei moderati".
Alla Camera Berlusconi avrebbe anche commentato la vicenda del decentramento dei ministeri al Nord, con chi ha avuto modo di incontrarlo nella sala del governo a Montecitorio dopo il voto di fiducia. Come al solito i giornali ne approfittano per alimentare polemiche strumentali. Non è stato deciso nulla, stiamo solo ragionando, avrebbe detto Berlusconi, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari della maggioranza. Il premier sarebbe tornato a parlare anche del lodo Mondadori lamentandosi degli attacchi patrimoniali contro le sue aziende.
Al premier, poi, non è affatto piaciuto l'atteggiamento dell'Agcom per le interviste rilasciate nei giorni scorsi. Non mi vogliono far parlare, si sarebbe lamentato parlando in Aula, alla Camera, con alcuni deputati del Pdl mentre erano in corso le votazioni sulla fiducia.
Berlusconi non ha dubbi: ''Faremo le grandi riforme indispensabili al Paese che dobbiamo fare dal '94'' e che ''abbiamo promesso agli italiani''. Il voto di fiducia odierno, che ha visto ''20 voti di scarto dalla sinistra'', ribadisce, dimostra che la maggioranza c'è ed è certamente più ''coesa'' di quanto non fosse prima, quando ''con Fini e Casini non abbiamo nemmeno iniziato a fare le riforme''. Ora, garantisce, ''possiamo fare un grande lavoro'', realizzando quelle riforme ''necessarie al Paese''.
Di questo si è parlato anche nel vertice di stasera con Bossi. E non solo. "Abbiamo parlato dei ballottaggi e fatto una prima riflessione sul rilancio dell'azione di governo, anche alla luce del voto di oggi", fa sapere il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, lasciando palazzo Grazioli insieme al coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, il presidente dei senatori Maurizio Gasparri e il vicepresidente della Camera, maurizio Lupi. Ultimi a laciare Palazzo Grazioli, dopo circa due ore, Bossi e Calderoli.
L'attivismo della Lega, che ha aperto una serie di contatti informali con le forze di opposizione per la riforma della legge elettorale, impensierisce il premier. Si potrebbe riaprire la partita su un eventuale governo tecnico. Ma il Cavaliere liquida la cosa: "Non ne so nulla". E comunque non dà affatto per persa la sfida delle amministrative. Continua il pressing sui moderati. "A Milano come a Napoli, noi possiamo, anzi, dobbiamo vincere. Noi uomini giusti possiamo farcela grazie al sostegno dei moderati".
Alla Camera Berlusconi avrebbe anche commentato la vicenda del decentramento dei ministeri al Nord, con chi ha avuto modo di incontrarlo nella sala del governo a Montecitorio dopo il voto di fiducia. Come al solito i giornali ne approfittano per alimentare polemiche strumentali. Non è stato deciso nulla, stiamo solo ragionando, avrebbe detto Berlusconi, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari della maggioranza. Il premier sarebbe tornato a parlare anche del lodo Mondadori lamentandosi degli attacchi patrimoniali contro le sue aziende.
Al premier, poi, non è affatto piaciuto l'atteggiamento dell'Agcom per le interviste rilasciate nei giorni scorsi. Non mi vogliono far parlare, si sarebbe lamentato parlando in Aula, alla Camera, con alcuni deputati del Pdl mentre erano in corso le votazioni sulla fiducia.
Berlusconi non ha dubbi: ''Faremo le grandi riforme indispensabili al Paese che dobbiamo fare dal '94'' e che ''abbiamo promesso agli italiani''. Il voto di fiducia odierno, che ha visto ''20 voti di scarto dalla sinistra'', ribadisce, dimostra che la maggioranza c'è ed è certamente più ''coesa'' di quanto non fosse prima, quando ''con Fini e Casini non abbiamo nemmeno iniziato a fare le riforme''. Ora, garantisce, ''possiamo fare un grande lavoro'', realizzando quelle riforme ''necessarie al Paese''.