ROMA - Poco più della metà dei giovani trova lavoro grazie alle indicazioni di parenti e amici. Lo rileva l'Istat, che rende noti i risultati di una indagine sulla popolazione di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Secondo l'istituto di statistica, le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro sono, almeno in parte, determinate dalla scarsità dei canali di informazione e soprattutto dalle inefficienze del sistema pubblico di intermediazione. La maggior parte dei primi ingressi nel mercato del lavoro avviene, difatti, grazie al ricorso a forme tradizionali di comunicazione che sfruttano le conoscenze dirette: circa il 55% dei giovani trova la prima occupazione attraverso le segnalazioni di parenti e amici, senza particolari differenze di genere. D’altra parte, distanze relativamente contenute emergono anche nei restanti canali di ingresso nel primo lavoro.
Per quanto riguarda i tempi di ingresso, il fatto che il 73% (6.713.000 unità) dei 15-34enni usciti dagli studi abbia maturato almeno un’esperienza lavorativa di oltre tre mesi prescinde dai tempi necessari per raggiungerla. Circa il 29% (2.595.000 unità) dei 15-34enni sperimenta la prima esperienza significativa di lavoro nell’arco di un anno dall’uscita dal sistema di istruzione. Peraltro, per un giovane su dieci il primo lavoro di durata superiore ai tre mesi è cominciato prima dell’uscita dal sistema educativo. Al netto di questo gruppo, la quota dei giovani con un’esperienza significativa entro un anno si riduce al 22%. Le quote degli ingressi per tempo trascorso dal termine del percorso formativo non differiscono in misura particolare sotto il profilo di genere, eccetto che per i giovani in possesso di un basso titolo di studio: la quota delle donne con una prima esperienza entro un anno è, infatti, pari a circa il 12%, dieci punti percentuali in meno rispetto agli uomini. Il più contenuto ingresso nel mercato del lavoro delle donne con un basso livello d’istruzione permane anche a distanza di tempo dall’uscita dagli studi.
La quota dei giovani meridionali entrati nel mercato del lavoro entro un anno dalla conclusione degli studi (15,8% del totale) è nettamente inferiore a quella tipica del Nord e del Centro (38,7 e 34,9%, rispettivamente). Le distanze permangono elevate sia per gli uomini sia per le donne, rimarcando, ancora una volta, le maggiori difficoltà di inserimento sperimentate nel Mezzogiorno. Per altro verso, al crescere del livello di istruzione aumenta anche l’occupabilità. In possesso di strumenti culturali e professionali più adeguati, e presumibilmente in grado di reagire meglio ai mutamenti del mercato del lavoro, circa il 45% dei laureati trova un impiego di durata superiore ai tre mesi entro un anno dalla laurea. L’incidenza si riduce a poco meno del 34% per i diplomati, mentre si abbassa al 17% per i giovani con al più la licenza media. Tra i diplomati, e soprattutto tra i laureati, risulta di una certa consistenza la quota dei giovani con un’esperienza di lavoro significativa iniziata prima di lasciare gli studi.
Con riguardo alle coorti di uscita dagli studi, la quota degli ingressi nel mercato del lavoro, pari al 32,4% per quanti hanno concluso gli studi tra il 2000 e il 2002, cresce in misura contenuta fino al 2006. Sostenuta dall’andamento ciclico positivo e dall’espansione dei contratti atipici, gli ingressi nel mercato del lavoro aumentano, infatti, tra il secondo trimestre 2006 e il secondo trimestre 2008, nel periodo cioè antecedente l’apertura della fase recessiva, con circa il 46% dei giovani, soprattutto diplomati, coinvolti in una prima occupazione entro un anno dalla conclusione degli studi. (AGENZIA DIRE,www.dire.it)
La quota dei giovani meridionali entrati nel mercato del lavoro entro un anno dalla conclusione degli studi (15,8% del totale) è nettamente inferiore a quella tipica del Nord e del Centro (38,7 e 34,9%, rispettivamente). Le distanze permangono elevate sia per gli uomini sia per le donne, rimarcando, ancora una volta, le maggiori difficoltà di inserimento sperimentate nel Mezzogiorno. Per altro verso, al crescere del livello di istruzione aumenta anche l’occupabilità. In possesso di strumenti culturali e professionali più adeguati, e presumibilmente in grado di reagire meglio ai mutamenti del mercato del lavoro, circa il 45% dei laureati trova un impiego di durata superiore ai tre mesi entro un anno dalla laurea. L’incidenza si riduce a poco meno del 34% per i diplomati, mentre si abbassa al 17% per i giovani con al più la licenza media. Tra i diplomati, e soprattutto tra i laureati, risulta di una certa consistenza la quota dei giovani con un’esperienza di lavoro significativa iniziata prima di lasciare gli studi.
Con riguardo alle coorti di uscita dagli studi, la quota degli ingressi nel mercato del lavoro, pari al 32,4% per quanti hanno concluso gli studi tra il 2000 e il 2002, cresce in misura contenuta fino al 2006. Sostenuta dall’andamento ciclico positivo e dall’espansione dei contratti atipici, gli ingressi nel mercato del lavoro aumentano, infatti, tra il secondo trimestre 2006 e il secondo trimestre 2008, nel periodo cioè antecedente l’apertura della fase recessiva, con circa il 46% dei giovani, soprattutto diplomati, coinvolti in una prima occupazione entro un anno dalla conclusione degli studi. (AGENZIA DIRE,www.dire.it)