Riflettori puntati sulla riforma della legge elettorale, matassa che spetta ai partiti e non al governo sbrogliare come ha chiarito piu' volte il premier Mario Monti. Da oggi il Pdl prova a sondare gli umori delle altre forze politiche su come cambiare l'attuale legge elettorale che piace a pochi per l'assenza di preferenze a disposizione del singolo elettore.
Si inizia con gli incontri con Lega (ieri sera hanno cenato insieme Silvio Berlusconi e Umberto Bossi) e Pd. Il primo si terra' in mattinata, il secondo nel pomeriggio. Il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, Donato Bruno presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio e Gaetano Qualiariello, vice capogruppo del Pdl al Senato, hanno intenzione piu' di ascoltare che di proporre.
A guidare la delegazione del Pd sara' Luciano Violante, responsabile per le riforme istituzionali del suo partito, che ha voluto subito chiarire come sia necessario allargare il dialogo con tutti ''perche' le riforme si fanno col maggior numero di forze politiche possibili''. Con lui ci saranno i rappresentanti dei gruppi parlamentari del Pd, probabilmente Gianclaudio Bressa per la Camera e il vice capogruppo al Senato Luigi Zanda. Violante partecipera' mercoledi' anche al convegno promosso dalla Fondazione Italia Protagonista (gli ex An del Pdl) proprio sulla riforma elettorale.
Domani il Pdl ha in calendario gli incontri con Terzo Polo e Sel. Giovedi' tocchera' a La Destra, Grande Sud, Rifondazione comunista e Idv. L'iniziativa del Pdl nasce su impulso di Silvio Berlusconi che in una intervista al quotidiano ''Libero'' ha auspicato una legge elettorale che salvaguardi il bipolarismo ed eviti un eccesso di frammentazione elevando la percentuale di voti necessari per entrare alla Camera (attualmente e' il 4%).
Sollecitazioni ripetute a riformare le norme elettorali vigenti sono venute negli ultimi mesi dal presidente Giorgio Napolitano che individua in questa necessaria correzione legislativa un possibile elemento della piu' volte auspicata riforma della politica. Da qui anche l'auspicio di Renato Schifani, presidente del Senato, e di Gianfranco Fini, presidente della Camera, a fare presto e bene. In caso di accordo tra i partiti, spettera' decidere a loro se l'iter della riforma dovra' avere una corsia preferenziale a Palazzo Madama o a Montecitorio.
Il Pdl preferirebbe che alla riforma elettorale fossero collegate altre riforme istituzionali (riduzione del numero dei parlamentari, fine del cosiddetto bicameralismo perfetto, poteri dell'esecutivo). Il Pd parte dalla sua proposta di riforma elettorale (doppio turno di collegio, 70% di seggi assegnati con sistema maggioritario e il 30% con il proporzionale) ma non ha preclusioni su altre ipotesi.
Violante, in una intervista a ''La Stampa'', ha tenuto a sottolineare che ''il Pdl ha rinunciato al premio di maggioranza e noi abbiamo rinunciato al doppio turno di collegio, ci si orienta verso un sistema simile al tedesco''.
Quest'ultima ipotesi piace molto al Terzo polo che a iniziare dall'Udc ha sempre caldeggiato il superamento del bipolarismo e una quota di parlamentari eletti con metodo proporzionale.
Tradizionalmente scettico sul modello tedesco e' il Pdl che non vorrebbe rinunciare del tutto a un meccanismo elettorale che favorisca il bipolarismo.
Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, mette un paletto al confronto: ''Non siamo disposti a escludere il Terzo polo da un eventuale accordo. Serve una intesa larga.
Alla trattativa devono partecipare tutti, compresi Idv e Lega''. E' d'accordo Italo Bocchino, vicepresidente di Fli: ''Le fughe in avanti servono solo a inasprire il clima''.
In prospettiva c'e' un altro problema all'orizzonte.
Mentre Pier Luigi Bersani, in una intervista al ''Corriere della Sera'', fa coincidere la fine del governissimo guidato da Monti con la scadenza naturale della legislatura, non la pensa cosi' Pier Ferdinando Casini. Il leader dell' Udc fa balenare lo scenario di una grande coalizione. Ha spiegato ieri sera, intervenendo nella trasmissione ''Otto e mezzo'' su La7: ''Chi pensa che Monti possa risolvere i problemi in un anno e mezzo vive sulla luna. Questa tipologia di governo di armistizio deve durare 4-5 anni''.
Casini e' ottimista sulla possibilita' di riformare la legge elettorale: ''Bene Berlusconi, finalmente ha cambiato giudizio sul Pd. Bisogna collaborare. Finalmente pensa di non avere a che fare con i comunisti, con il nemico, e che e' importante lavorare insieme. Io sono d'accordo con Berlusconi: ci vuole una soglia di sbarramento molto alta. Va bene anche perche' sono convinto che mi presentero' alle elezioni con un partito che avra' la maggioranza relativa''.
Si inizia con gli incontri con Lega (ieri sera hanno cenato insieme Silvio Berlusconi e Umberto Bossi) e Pd. Il primo si terra' in mattinata, il secondo nel pomeriggio. Il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, Donato Bruno presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio e Gaetano Qualiariello, vice capogruppo del Pdl al Senato, hanno intenzione piu' di ascoltare che di proporre.
A guidare la delegazione del Pd sara' Luciano Violante, responsabile per le riforme istituzionali del suo partito, che ha voluto subito chiarire come sia necessario allargare il dialogo con tutti ''perche' le riforme si fanno col maggior numero di forze politiche possibili''. Con lui ci saranno i rappresentanti dei gruppi parlamentari del Pd, probabilmente Gianclaudio Bressa per la Camera e il vice capogruppo al Senato Luigi Zanda. Violante partecipera' mercoledi' anche al convegno promosso dalla Fondazione Italia Protagonista (gli ex An del Pdl) proprio sulla riforma elettorale.
Domani il Pdl ha in calendario gli incontri con Terzo Polo e Sel. Giovedi' tocchera' a La Destra, Grande Sud, Rifondazione comunista e Idv. L'iniziativa del Pdl nasce su impulso di Silvio Berlusconi che in una intervista al quotidiano ''Libero'' ha auspicato una legge elettorale che salvaguardi il bipolarismo ed eviti un eccesso di frammentazione elevando la percentuale di voti necessari per entrare alla Camera (attualmente e' il 4%).
Sollecitazioni ripetute a riformare le norme elettorali vigenti sono venute negli ultimi mesi dal presidente Giorgio Napolitano che individua in questa necessaria correzione legislativa un possibile elemento della piu' volte auspicata riforma della politica. Da qui anche l'auspicio di Renato Schifani, presidente del Senato, e di Gianfranco Fini, presidente della Camera, a fare presto e bene. In caso di accordo tra i partiti, spettera' decidere a loro se l'iter della riforma dovra' avere una corsia preferenziale a Palazzo Madama o a Montecitorio.
Il Pdl preferirebbe che alla riforma elettorale fossero collegate altre riforme istituzionali (riduzione del numero dei parlamentari, fine del cosiddetto bicameralismo perfetto, poteri dell'esecutivo). Il Pd parte dalla sua proposta di riforma elettorale (doppio turno di collegio, 70% di seggi assegnati con sistema maggioritario e il 30% con il proporzionale) ma non ha preclusioni su altre ipotesi.
Violante, in una intervista a ''La Stampa'', ha tenuto a sottolineare che ''il Pdl ha rinunciato al premio di maggioranza e noi abbiamo rinunciato al doppio turno di collegio, ci si orienta verso un sistema simile al tedesco''.
Quest'ultima ipotesi piace molto al Terzo polo che a iniziare dall'Udc ha sempre caldeggiato il superamento del bipolarismo e una quota di parlamentari eletti con metodo proporzionale.
Tradizionalmente scettico sul modello tedesco e' il Pdl che non vorrebbe rinunciare del tutto a un meccanismo elettorale che favorisca il bipolarismo.
Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, mette un paletto al confronto: ''Non siamo disposti a escludere il Terzo polo da un eventuale accordo. Serve una intesa larga.
Alla trattativa devono partecipare tutti, compresi Idv e Lega''. E' d'accordo Italo Bocchino, vicepresidente di Fli: ''Le fughe in avanti servono solo a inasprire il clima''.
In prospettiva c'e' un altro problema all'orizzonte.
Mentre Pier Luigi Bersani, in una intervista al ''Corriere della Sera'', fa coincidere la fine del governissimo guidato da Monti con la scadenza naturale della legislatura, non la pensa cosi' Pier Ferdinando Casini. Il leader dell' Udc fa balenare lo scenario di una grande coalizione. Ha spiegato ieri sera, intervenendo nella trasmissione ''Otto e mezzo'' su La7: ''Chi pensa che Monti possa risolvere i problemi in un anno e mezzo vive sulla luna. Questa tipologia di governo di armistizio deve durare 4-5 anni''.
Casini e' ottimista sulla possibilita' di riformare la legge elettorale: ''Bene Berlusconi, finalmente ha cambiato giudizio sul Pd. Bisogna collaborare. Finalmente pensa di non avere a che fare con i comunisti, con il nemico, e che e' importante lavorare insieme. Io sono d'accordo con Berlusconi: ci vuole una soglia di sbarramento molto alta. Va bene anche perche' sono convinto che mi presentero' alle elezioni con un partito che avra' la maggioranza relativa''.