Dopo 14 anni le famiglie italiane accusano una contrazione delle entrate. Nel 2009 il reddito disponibile delle famiglie italiane e' sceso del 2,7% e si tratta della prima flessione dal 1995 e nell'anno piu' acuto della crisi economica sono state le famiglie di Piemonte e Lombardia ad accusare maggiormente la contrazione del reddito mentre nel Mezzogiorno c'e' stata una sostanziale tenuta. E' quanto emerge dalla rilevazione dell'Istat sulla concentrazone del reddito familiare.La contrazione del reddito non e' pero' solo l'effetto della recessione. Gia' da alcuni anni la crescita delle entrate delle famiglie italiane sta arrancando.Tra il 2006 e il 2009 il reddito delle famiglie italiane si e' concentrato, in media, per circa il 53 per cento nelle regioni del Nord, per il 26 per cento circa nel Mezzogiorno e per il restante 21 per cento nel Centro ma tale distribuzione ha mostrato alcune variazioni che hanno interessato principalmente il Nord-ovest, il quale ha visto diminuire la sua quota di 0,6 punti percentuali (dal 31,1 del 2006 al 30,5 per cento nel 2009) a favore di Centro e Mezzogiorno (+0,4 e +0,2 punti percentuali rispettivamente). La quota di reddito disponibile delle Famiglie del Nord-est e' rimasta invariata al 22 per cento.
Il periodo analizzato ha poi visto il progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale, che e' passato da un incremento del 3,5 per cento del 2006 ad una flessione del 2,7 per cento nel 2009, la prima dal 1995.L'impatto e' stato piu' forte nel settentrione (-4,1 per cento nel Nord-ovest e -3,4 per cento nel Nord-est) e piu' contenuto al Centro (-1,8 per cento) e nel Mezzogiorno (-1,2 per cento). In generale, tale diminuzione e' essenzialmente da attribuire alla marcata contrazione dei redditi da capitale, anche se, in alcune regioni (in particolare Piemonte e Abruzzo), un importante contributo negativo e' venuto dal rallentamento dei redditi da lavoro dipendente.La significativa diminuzione del reddito disponibile registrata dal Nord-ovest nel 2009 e' da imputarsi alla cattiva performance di Piemonte e Lombardia, che da sole rappresentano il 90 per cento del reddito disponibile della circoscrizione.Le famiglie residenti nelle regioni meridionali sembrano aver subito in misura minore l'impatto della crisi. Calabria e Sicilia sono le uniche due regioni italiane in cui il reddito disponibile delle famiglie ha mostrato tassi di crescita lievemente positivi; in tali regioni, peraltro, anche la dinamica del Pil e' stata migliore che altrove. Le regioni con i tassi di crescita del reddito delle famiglie piu' modesti sono state Molise e Calabria (+0,8 e +1,1 per cento rispettivamente).Anche a tavola la crisi fa sentire i suoi effetti negativi e costringe a tirare la cinghia. Nel 2009 (ultimi dati disponibili) una famiglia su tre e' stata obbligata a ''tagliare'' gli acquisti alimentari, mentre tre su cinque hanno dovuto modificare il menu' quotidiano e oltre il 30 per cento, proprio a causa delle difficolta' economiche, ha comprato prodotti di qualita' inferiore.''Analoga - spiega la Cia - la percentuale di chi si rivolge ormai esclusivamente alle 'promozioni' commerciali, che sono sempre piu' frequenti soprattutto nella Grande distribuzione.Una tendenza che sembra consolidarsi anche nel 2010, visto che le prime stime parlano di consumi alimentari al palo''.''La situazione descritta dall'Istat e' altamente allarmante, soprattutto perche' registra la sempre maggiore difficolta' delle famiglie'', afferma Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera. ''Cio' che preoccupa e' l'indifferenza del governo di fronte a quelli che sono i reali problemi del Paese - aggiunge Borghesi - un governo nella cui agenda ora c'e' il federalismo, che con ogni probabilita' andra' ad aumentare le tasse ed un pacchetto di riforme per la crescita che fa acqua da tutte le parti''.Commenti preoccupati anche dal Pd che per bocca di Enrico Farinone afferma ''i dati dell'Istat dimostrano l'assoluta incapacita' del governo di intervenire sul ceto medio. La crisi c'e' ancora, i consumi sono in calo perche' le famiglie non sono state aiutate con adeguati interventi sui redditi''.Toni allarmati anche dalle Acli. Dall'Istat arriva purtroppo la conferma di una percezione ampiamente diffusa tra le famiglie italiane - afferma il presidente delle Acli, Andrea Olivero - la percezione di una progressiva erosione dei redditi disponibili a fronte di una contemporanea contrazione dei servizi pubblici. Una diminuzione delle risorse, tra l'altro, non equamente distribuita, ma che allarga la forbice tra famiglie ricche e famiglie povere''.Per Olivero il dato e' ''preoccupante anche dal punto di vista simbolico, perche' rappresenta la conferma per le famiglie di uno slittamento verso il basso, che puo' incidere negativamente sul futuro, ingenerando un processo pericoloso di sfiducia e di rassegnazione''