Il ministro del Lavoro Elsa Fornero difende il provvedimento sulla riforma del lavoro, sottolinea che ''e' una buona riforma, rappresenta un punto di equilibrio rispetto a molte tensioni e interessi diversi''. Ma parlando al workshop Confcommercio a Cernobbio, il ministro del lavoro non nasconde il rammarico per una riforma ''non pienamente condivisa''.
''Ho creduto e sperato fino all'ultimo di raggiungere il consenso generale - ha detto Fornero - c'e' stata una concordia ricercata senza mai esasperare i toni''. ''Il confronto tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro e' stato a volte molto aspro. Il documento della riforma e' stato preparato attraverso il dialogo con le parti sociali. Sono tre mesi che lavoriamo - ha aggiunto - un tempo che si puo' dire lungo se si considera la brevita' della vita di questo governo, breve se si considera l'ambizione e la vastita' dei temi che la riforma copre''.
Il ministro Fornero affronta subito il tema dell'art. 18 sottolineando che ''non ha senso abolirlo. Sono stati fatti aggiustamenti - ha detto - e in alcune parti e' stato rafforzato''. ''Oggi e' particolarmente difficile licenziare.
Nessuno puo' licenziare una persona per motivi discriminatori e cancellare l'articolo 18 non ha senso'' ha affermato il ministro del lavoro precisando che le modifiche riguardano quando si verificano situazioni oggettive per necessita' economiche, ''aggiustamenti nel piccolo della manodopera perche' partiamo dal presupposto che non tutti gli imprenditori sono cattivi''. E quando c'e' esigenza di aggiustamento di manodopera ''ci sara' un indennizzo relativamente alto''. ''Nessuno potra' licenziare per motivi discriminatori e nei casi disciplinari sara' il giudice a decidere tra reintegro e indennizzo.
Le modifiche all'art. 18 ''non sono uno stravolgimento, non calpestano i diritti e non sono causa di tensioni sociali'' chiosa il ministro del lavoro ribadendo poi che l'obiettivo della riforma e' rendere l'economia italiana ''maggiormente attrattiva rispetto a disinvestimenti, ad aziende che magari chiudono qui per aprire in Serbia''.
''Vorrei che gli imprenditori dicessero: 'In Italia si puo' investire, non e' piu' un Paese che erige cittadelle, e' un Paese nel quale si puo' competere e scommettere nel riconoscimento del merito''.
Il ministro Fornero ha poi auspicato che il Parlamento non cancelli quanto fatto con la riforma. Parlando sulla fine della mobilita' lunga a partire dal 2017, il ministro Fornero ha aggiunto ''sperabilmente, se non vanno a cancellare le cose che facciamo, ma non possiamo garantirlo, questo non e' sempre possibile''. E sempre sugli ammortizzatori sociali sottolinea che in base alla riforma l'Aspi e il mini Aspi per i giovani entreranno in vigore gia' nel 2013.
''Questa riforma deve rendere dinamico il mercato del lavoro - ha aggiunto - aumentare strutturalmente l'occupazione, soprattutto per i giovani e le donne, e migliorare la produttivita', perche' il lavoro usa e getta non puo' essere produttivo''.
''Ho creduto e sperato fino all'ultimo di raggiungere il consenso generale - ha detto Fornero - c'e' stata una concordia ricercata senza mai esasperare i toni''. ''Il confronto tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro e' stato a volte molto aspro. Il documento della riforma e' stato preparato attraverso il dialogo con le parti sociali. Sono tre mesi che lavoriamo - ha aggiunto - un tempo che si puo' dire lungo se si considera la brevita' della vita di questo governo, breve se si considera l'ambizione e la vastita' dei temi che la riforma copre''.
Il ministro Fornero affronta subito il tema dell'art. 18 sottolineando che ''non ha senso abolirlo. Sono stati fatti aggiustamenti - ha detto - e in alcune parti e' stato rafforzato''. ''Oggi e' particolarmente difficile licenziare.
Nessuno puo' licenziare una persona per motivi discriminatori e cancellare l'articolo 18 non ha senso'' ha affermato il ministro del lavoro precisando che le modifiche riguardano quando si verificano situazioni oggettive per necessita' economiche, ''aggiustamenti nel piccolo della manodopera perche' partiamo dal presupposto che non tutti gli imprenditori sono cattivi''. E quando c'e' esigenza di aggiustamento di manodopera ''ci sara' un indennizzo relativamente alto''. ''Nessuno potra' licenziare per motivi discriminatori e nei casi disciplinari sara' il giudice a decidere tra reintegro e indennizzo.
Le modifiche all'art. 18 ''non sono uno stravolgimento, non calpestano i diritti e non sono causa di tensioni sociali'' chiosa il ministro del lavoro ribadendo poi che l'obiettivo della riforma e' rendere l'economia italiana ''maggiormente attrattiva rispetto a disinvestimenti, ad aziende che magari chiudono qui per aprire in Serbia''.
''Vorrei che gli imprenditori dicessero: 'In Italia si puo' investire, non e' piu' un Paese che erige cittadelle, e' un Paese nel quale si puo' competere e scommettere nel riconoscimento del merito''.
Il ministro Fornero ha poi auspicato che il Parlamento non cancelli quanto fatto con la riforma. Parlando sulla fine della mobilita' lunga a partire dal 2017, il ministro Fornero ha aggiunto ''sperabilmente, se non vanno a cancellare le cose che facciamo, ma non possiamo garantirlo, questo non e' sempre possibile''. E sempre sugli ammortizzatori sociali sottolinea che in base alla riforma l'Aspi e il mini Aspi per i giovani entreranno in vigore gia' nel 2013.
''Questa riforma deve rendere dinamico il mercato del lavoro - ha aggiunto - aumentare strutturalmente l'occupazione, soprattutto per i giovani e le donne, e migliorare la produttivita', perche' il lavoro usa e getta non puo' essere produttivo''.