Nel Sud d'Italia due giovani su tre sono a spasso, il 30% dei laureati sotto i 34 anni non lavora. Sono alcuni dati che si ricavano dal rapporto Svimez, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, sull’economia del Mezzogiorno, di cui oggi sono state rese note alcune anticipazioni. Si parla di un "un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresa. Un Sud dove le famiglie hanno difficoltà a spendere, e il tasso di disoccupazione effettivo volerebbe al 25%, considerando chi il lavoro lo vuole ma non sa dove cercarlo". Ecco alcune delle anticipazioni:
EMERGENZA GIOVANI: 2 SU 3 SONO A SPASSO - Allarme giovani. Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il Nord del Paese (56,5%). La questione generazionale italiana diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno.
PIL, ’ITALIA CRESCE MENO DELLA MEDIA UE E IL SUD ARRANCA - In base alle valutazioni di preconsuntivo della Svimez, nel 2010 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all’anno precedente un modesto +0,2%, ben lontano dal +1,7% del Centro-Nord. Non va meglio nel medio periodo: dal 2001 al 2010 il Mezzogiorno ha segnato una media annua negativa, -0,3%, decisamente distante dal + 3,5% del Centro-Nord, a testimonianza del perdurante divario di sviluppo tra le due aree. In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno è passato dal 58,8% del valore del Centro Nord nel 2009 al 58,5% del 2010. La crisi, poi, ha picchiato forte in tutto il Paese: nel biennio 2008-2009 la caduta del Pil è stata di oltre il 65% più elevata della media europea (-6,3% al Sud e -6,6% al Centro-Nord contro il -3,8% della media Ue). Ma è nella ripresa che le due aree divergono. Nel 2010 il Pil pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 25.583 euro, risultante dalla media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del Mezzogiorno.
Di seguito altre anticipazioni del Rapporto 2011 dello Svimez:
OCCUPAZIONE IN CALO IN TUTTE LE REGIONI MERIDIONALI - Negli ultimi due anni il tasso di occupazione è sceso al Sud dal 46% del 2008 al 43,9% del 2010, al Centro-Nord dal 65,7% al 64%.
Su 533mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese dal 2008 al 2010, ben 281mila sono stati nel Mezzogiorno. Con meno del 30% degli occupati italiani, al Sud si concentra dunque il 60% della perdita di posti di lavoro. Occupazione in calo in tutte le regioni meridionali, con l’eccezione della Sardegna. Particolarmente forte è il calo in Basilicata (dal 48,5 al 47,1%) e Molise (dal 52,3 al 51,1%). Valori drammaticamente bassi e in ulteriore riduzione si registrano in Campania, dove lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Il tasso d’occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l’eccezione della Valle d’Aosta, del Friuli e del Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto con il 68,5%. Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (- 2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%).
INATTIVI AUMENTATI DI OLTRE 750MILA UNITÀ - Tra il 2003 e il 2010 al Sud gli inattivi (né occupati né disoccupati), sono aumentati di oltre 750mila unità. Mentre crescono i giovani Neet (Not in education, emplyment or training) con alto livello di istruzione. Quasi un terzo dei diplomati ed oltre il 30% dei laureati meridionali under 34 non lavora e non studia. Sono circa 167 mila i laureati meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile.
DISOCCUPATI IMPLICITI ED ESPLICITI - Nel 2010 il tasso di disoccupazione nel Sud è stato del 13,4% contro il 12% del 2008, più del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma nel 2008 era il 4,5%).
Se consideriamo tra i non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della CIG e che cercano lavoro non attivamente (gli scoraggiati), il tasso di disoccupazione corretto salirebbe al 14,8% a livello nazionale dall’11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più del tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord. (AGENZIA DIRE., http://www.dire.it/)
PIL, ’ITALIA CRESCE MENO DELLA MEDIA UE E IL SUD ARRANCA - In base alle valutazioni di preconsuntivo della Svimez, nel 2010 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all’anno precedente un modesto +0,2%, ben lontano dal +1,7% del Centro-Nord. Non va meglio nel medio periodo: dal 2001 al 2010 il Mezzogiorno ha segnato una media annua negativa, -0,3%, decisamente distante dal + 3,5% del Centro-Nord, a testimonianza del perdurante divario di sviluppo tra le due aree. In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno è passato dal 58,8% del valore del Centro Nord nel 2009 al 58,5% del 2010. La crisi, poi, ha picchiato forte in tutto il Paese: nel biennio 2008-2009 la caduta del Pil è stata di oltre il 65% più elevata della media europea (-6,3% al Sud e -6,6% al Centro-Nord contro il -3,8% della media Ue). Ma è nella ripresa che le due aree divergono. Nel 2010 il Pil pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 25.583 euro, risultante dalla media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del Mezzogiorno.
Di seguito altre anticipazioni del Rapporto 2011 dello Svimez:
OCCUPAZIONE IN CALO IN TUTTE LE REGIONI MERIDIONALI - Negli ultimi due anni il tasso di occupazione è sceso al Sud dal 46% del 2008 al 43,9% del 2010, al Centro-Nord dal 65,7% al 64%.
Su 533mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese dal 2008 al 2010, ben 281mila sono stati nel Mezzogiorno. Con meno del 30% degli occupati italiani, al Sud si concentra dunque il 60% della perdita di posti di lavoro. Occupazione in calo in tutte le regioni meridionali, con l’eccezione della Sardegna. Particolarmente forte è il calo in Basilicata (dal 48,5 al 47,1%) e Molise (dal 52,3 al 51,1%). Valori drammaticamente bassi e in ulteriore riduzione si registrano in Campania, dove lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Il tasso d’occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l’eccezione della Valle d’Aosta, del Friuli e del Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto con il 68,5%. Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (- 2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%).
INATTIVI AUMENTATI DI OLTRE 750MILA UNITÀ - Tra il 2003 e il 2010 al Sud gli inattivi (né occupati né disoccupati), sono aumentati di oltre 750mila unità. Mentre crescono i giovani Neet (Not in education, emplyment or training) con alto livello di istruzione. Quasi un terzo dei diplomati ed oltre il 30% dei laureati meridionali under 34 non lavora e non studia. Sono circa 167 mila i laureati meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile.
DISOCCUPATI IMPLICITI ED ESPLICITI - Nel 2010 il tasso di disoccupazione nel Sud è stato del 13,4% contro il 12% del 2008, più del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma nel 2008 era il 4,5%).
Se consideriamo tra i non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della CIG e che cercano lavoro non attivamente (gli scoraggiati), il tasso di disoccupazione corretto salirebbe al 14,8% a livello nazionale dall’11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più del tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord. (AGENZIA DIRE., http://www.dire.it/)