Un governo azzoppato costringe il paese alla paralisi. Hanno ragione i cittadini che ieri hanno fischiato il presidente del consiglio. Lo dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ai microfoni di Radio 24: "Ci vorrebbe- spiega il leader democratico- un paese dove non c'e' bisogno di fischiare. Ma in Italia qualche ragione di fischiare ce l'hanno. Rendiamoci conto della percezione che hanno i cittadini: quella di un governo azzoppato mentre l'Italia ha un sacco di problemi sui quali non si riesce neppure a discutere: non ci fanno parlare di lavoro, di redditi, di occupazione, di quei temi economici e sociali che sono il clou della crisi in atto. Il governo e' alla paralisi", aggiunge Bersani il quale spiega che "con l'acquisto di qualche parlamentare, Berlusconi si illude di governare. Ma non e' cosi'".
10 MILIONI E PIU' - Non solo dieci milioni di firme. Ma molte di piu'. Pier Luigi Bersani spiega che continuano ad arrivare nella sede del Pd le sottoscrizioni dei cittadini che chiedono le dimissioni di Silvio Berlusconi. "E' inutile che continuino a contestare la nostra iniziativa- dice all'indirizzo della maggioranza- possono farlo fin che vogliono ma noi abbiam messo su 20mila banchetti e mandato 4 milioni di moduli alle famiglie italiane. E ancora adesso stanno arrivando le firme. C'e' stata- dice Bersani- una mobilitazione enorme". Del resto, aggiunge il leader democratico, "le rilevazioni dei vari istituti demoscopici dicono che la maggioranza del paese non vorrebbe Berlusconi a capo del governo".
IL CONTRO-PIANO PD - Il governo non ha misure per il rientro dell'Italia nei parametri europei. Il Pd lo incalza con un contro-piano per la stabilita' economica che sara' presentato a Bruxelles e intanto mandato anche al ministro dell'economia Giulio Tremonti. "Lunedi' lo presenteremo noi, e lo daremo a Tremonti- ribadisce- e' una nostra proposta per il piano nazionale di riforme. Secondo noi al numero uno c'e' il fisco. Bisogna alleggerire lavoro e impresa e caricare su reddito e evasione. Nel nostro piano non c'e' la patrimoniale che anzi ha messo il governo con il decreto sul federalismo municipale", aggiunge il segretario del Pd.
150 SENZA LEGA - La Lega non partecipa alla celebrazione del 150mo anniversario dell'Unita', ma Umberto Bossi dice che basta la sua presenza. A Pier Luigi Bersani non basta la presenza del Senatur. "Sono quei giochetti per cui uno sta a casa e l'altro viene. Non saprei nemmeno come definirli. Io dico solo che non lo ordina il dottore di far parte di una maggioranza di governo. Se si giura sulla costituzione e sulla bandiera, poi si rispetta il giuramento. Altrimenti si va a casa. E il premier- conclude il leader del Pd- deve pretendere che la sua maggioranza rispetti la Costituzione. Non si puo' mandare una delegazione e lasciare a casa il resto della truppa".
LEADER MA ANCHE NO - Per fare le "primarie ci vuole il si' della coalizione". Lo dice Pier Luigi Bersani sottolineando che ci vogliono "un quadro di alleanze e un progetto. Poi insieme si decide il metodo". Quanto all'ipotesi che lui stesso non si candidi, Bersani spiega: "Il segretario del Pd ha il dovere d'ufficio di non escludersi come candidato. Ma davanti a noi c'e' la costruzione di un progetto di alternativa e quindi dobbiamo lasciare il tema alla discussione tra i contraenti del patto".
IL CONTRO-PIANO PD - Il governo non ha misure per il rientro dell'Italia nei parametri europei. Il Pd lo incalza con un contro-piano per la stabilita' economica che sara' presentato a Bruxelles e intanto mandato anche al ministro dell'economia Giulio Tremonti. "Lunedi' lo presenteremo noi, e lo daremo a Tremonti- ribadisce- e' una nostra proposta per il piano nazionale di riforme. Secondo noi al numero uno c'e' il fisco. Bisogna alleggerire lavoro e impresa e caricare su reddito e evasione. Nel nostro piano non c'e' la patrimoniale che anzi ha messo il governo con il decreto sul federalismo municipale", aggiunge il segretario del Pd.
150 SENZA LEGA - La Lega non partecipa alla celebrazione del 150mo anniversario dell'Unita', ma Umberto Bossi dice che basta la sua presenza. A Pier Luigi Bersani non basta la presenza del Senatur. "Sono quei giochetti per cui uno sta a casa e l'altro viene. Non saprei nemmeno come definirli. Io dico solo che non lo ordina il dottore di far parte di una maggioranza di governo. Se si giura sulla costituzione e sulla bandiera, poi si rispetta il giuramento. Altrimenti si va a casa. E il premier- conclude il leader del Pd- deve pretendere che la sua maggioranza rispetti la Costituzione. Non si puo' mandare una delegazione e lasciare a casa il resto della truppa".
LEADER MA ANCHE NO - Per fare le "primarie ci vuole il si' della coalizione". Lo dice Pier Luigi Bersani sottolineando che ci vogliono "un quadro di alleanze e un progetto. Poi insieme si decide il metodo". Quanto all'ipotesi che lui stesso non si candidi, Bersani spiega: "Il segretario del Pd ha il dovere d'ufficio di non escludersi come candidato. Ma davanti a noi c'e' la costruzione di un progetto di alternativa e quindi dobbiamo lasciare il tema alla discussione tra i contraenti del patto".