"Per noi è essenziale la chiara definizione della missione limitata alla no fly zone, all'embargo, alla protezione di civili". Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo a Torino. Il premier ha auspicato che "il comando operativo passi alla Nato e comunque ci deve essere un coordinamento diverso da quello che c'è oggi". "I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno", ha poi aggiunto precisando che "i nostri aerei sono lì per il pattugliamento e per garantire la no-fly zone".
Il governo, ha spiegato ancora Berlusconi, sta sollecitando iniziative umanitarie "per quanto riguarda le popolazioni civili e anche, nel nostro interesse per prevenire gli esiti migratori". Dalla Libia "sono già fuggiti quasi 300 mila cittadini che libici non sono e si sono ritrovati in Tunisia e in Egitto - ha detto - Siamo stati il primo Stato ad inviare un'azione umanitaria sul posto con tende per circa 12 mila persone e abbiamo offerto cure mediche. Crediamo che anche gli altri Stati debbano fare la loro parte e partecipino attivamente".
Il governo, ha spiegato ancora Berlusconi, sta sollecitando iniziative umanitarie "per quanto riguarda le popolazioni civili e anche, nel nostro interesse per prevenire gli esiti migratori". Dalla Libia "sono già fuggiti quasi 300 mila cittadini che libici non sono e si sono ritrovati in Tunisia e in Egitto - ha detto - Siamo stati il primo Stato ad inviare un'azione umanitaria sul posto con tende per circa 12 mila persone e abbiamo offerto cure mediche. Crediamo che anche gli altri Stati debbano fare la loro parte e partecipino attivamente".
Il premier ha dunque sintetizzato la posizione del governo italiano in merito al comando Nato. Una posizione espressa oggi sia dal ministro degli Esteri Franco Frattini, sia dal collega della Difesa Ignazio La Russa. In una conferenza stampa a Bruxelles, il titolare della Farnesina ha dichiarato che nel caso in cui non si arrivasse ad un accordo sul comando Nato per l'operazione "Odissea all'alba", l'Italia potrebbe decidere di assumere "la responsabilità del controllo sulle proprie basi".
"Noi faremo valere il principio per cui siccome le responsabilità ricadono in capo a tutti, il comando deve essere unico. Se il comando ed il controllo di ciò che accade in una base italiana è sotto la Nato io sono tranquillo, se c'è un frazionamento la conclusione potrebbe essere diversa", ha sottolineato Frattini. "Non posso pensare che ci siano comandi che potenzialmente interpretano a modo loro la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite", ha osservato ancora Frattini, dicendo tuttavia di "auspicare una risposta positiva tra domani e dopodomani per il coordinamento" da parte dell'Alleanza atlantica.
Appena arrivato a Bruxelles, Frattini ha ricordato che "l'Italia ha accettato di far parte della coalizione per arrivare alla cessazione delle violenze e per proteggere i civili. Non ci deve essere una guerra contro la Libia, ma ci deve essere la piena attuazione della risoluzione 1973 dell'Onu, vogliamo implementare il cessate il fuoco, insieme alla Lega araba, senza andare oltre la stretta applicazione della risoluzione".
Della necessità di un comando alla Nato aveva parlato anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa al termine del Consiglio dei Ministri. "Riteniamo che il comando delle operazioni per l'applicazione della risoluzione sia opportuno che passi alla Nato - ha spiegato La Russa - perché la linea di comando della Nato è collaudata e perché gli assetti sono già prestabiliti, determinati, di più sicuro e utile impatto e perché il controllo della qualità degli interventi rispetto alle prescrizioni della risoluzione avverrebbe in maniera più chiara e trasparente".
Per il ministro "non importa poi come all'interno della Nato si stabilisca esattamente di ripartire i compiti, ma il nostro desiderio, non di facile ottenimento, è che passi alla Nato, come si sono espressi gli inglesi, i canadesi e in maniera meno decisa gli stessi Stati Uniti".
Il titolare della Difesa ha ribadito che l'intervento "durerà fintanto che sarà necessario proteggere il popolo libico, non altri obiettivi. Non c'è nella risoluzione l'obbligo di dare la caccia a Gheddafi, noi dobbiamo proteggere il popolo libico da pericoli che derivano dall'azione militare che il governo di Gheddafi aveva avviato nei confronti di una cospicua parte dei cittadini della Libia". "Naturalmente - ha aggiunto La Russa - questo comporta anche la stabilità dell'area e la tutela dei nostri interessi".
Sul fronte della politica interna, nessuna incomprensione col Carroccio. ''La Lega ha espresso una posizione senza frapporre particolari ostacoli - ha detto La Russa - . Quando c'è la chiarezza e la lealtà, si possono anche avere opinioni non proprio coincidenti. L'importante è che non diventino mai un contrasto e un conflitto. E non lo sono diventati''.
"Noi faremo valere il principio per cui siccome le responsabilità ricadono in capo a tutti, il comando deve essere unico. Se il comando ed il controllo di ciò che accade in una base italiana è sotto la Nato io sono tranquillo, se c'è un frazionamento la conclusione potrebbe essere diversa", ha sottolineato Frattini. "Non posso pensare che ci siano comandi che potenzialmente interpretano a modo loro la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite", ha osservato ancora Frattini, dicendo tuttavia di "auspicare una risposta positiva tra domani e dopodomani per il coordinamento" da parte dell'Alleanza atlantica.
Appena arrivato a Bruxelles, Frattini ha ricordato che "l'Italia ha accettato di far parte della coalizione per arrivare alla cessazione delle violenze e per proteggere i civili. Non ci deve essere una guerra contro la Libia, ma ci deve essere la piena attuazione della risoluzione 1973 dell'Onu, vogliamo implementare il cessate il fuoco, insieme alla Lega araba, senza andare oltre la stretta applicazione della risoluzione".
Della necessità di un comando alla Nato aveva parlato anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa al termine del Consiglio dei Ministri. "Riteniamo che il comando delle operazioni per l'applicazione della risoluzione sia opportuno che passi alla Nato - ha spiegato La Russa - perché la linea di comando della Nato è collaudata e perché gli assetti sono già prestabiliti, determinati, di più sicuro e utile impatto e perché il controllo della qualità degli interventi rispetto alle prescrizioni della risoluzione avverrebbe in maniera più chiara e trasparente".
Per il ministro "non importa poi come all'interno della Nato si stabilisca esattamente di ripartire i compiti, ma il nostro desiderio, non di facile ottenimento, è che passi alla Nato, come si sono espressi gli inglesi, i canadesi e in maniera meno decisa gli stessi Stati Uniti".
Il titolare della Difesa ha ribadito che l'intervento "durerà fintanto che sarà necessario proteggere il popolo libico, non altri obiettivi. Non c'è nella risoluzione l'obbligo di dare la caccia a Gheddafi, noi dobbiamo proteggere il popolo libico da pericoli che derivano dall'azione militare che il governo di Gheddafi aveva avviato nei confronti di una cospicua parte dei cittadini della Libia". "Naturalmente - ha aggiunto La Russa - questo comporta anche la stabilità dell'area e la tutela dei nostri interessi".
Sul fronte della politica interna, nessuna incomprensione col Carroccio. ''La Lega ha espresso una posizione senza frapporre particolari ostacoli - ha detto La Russa - . Quando c'è la chiarezza e la lealtà, si possono anche avere opinioni non proprio coincidenti. L'importante è che non diventino mai un contrasto e un conflitto. E non lo sono diventati''.