L'Aula della Camera ha respinto le mozioni di sfiducia al ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi presentate dalle opposizioni. A favore della sfiducia hanno votato in 292, contro si sono espressi 314 deputati. Mozioni di sfiducia "espressione'', secondo il ministro, ''di un imbarbarimento della vita del nostro Paese", di "un cinismo della politica miope" che "non porta da nessuna parte" e "forse" l'intenzione dei presentatori era quella "di dare l'ennesima spallata al governo". Bondi interviene alla Camera e difende il suo operato non risparmiando un duro attacco agli avversari. Il ministro entra nel merito delle critiche rivoltegli anche nei documenti di sfiducia presentati da Pd, Idv e Terzo polo, a partire dalla questione del taglio delle risorse. "Voi pensate - dice - che tutti i problemi si risolvono con più soldi dello Stato. Penso invece che siano necessarie profonde e coraggiose riforme anche nel nel campo della cultura".
Quanto a Pompei, due anni fa, sottolinea, "si trovava in una condizione a dir poco vergognosa, di cui nessuno di noi può andare fiero e sentirsi esentato da ogni responsabilità, nemmeno chi vi parla. Ma posso dirvi che mi sono impegnato molto su Pompei e alcuni miglioramenti sono stati realizzati, anche se so bene che molto resta ancora da fare". In particolare, riguardo all'area di Pompei, Bondi ha auspicato ''che altre aziende, come nel caso del Colosseo, possano seguire l'esempio e partecipare al restauro di una delle più grandi realtà artistiche del mondo".
Il ministro ha quindi rivendicato gli interventi per migliorare la situazione nell'area archeologica di Roma, agli Uffizi di Firenze, alla Pinacoteca di Brera, rispetto alla situazione ereditata, e ha rivendicato i suoi "no" alla costruzione del parcheggio sotterraneo del Pincio, a Roma; alla costruzione della tramvia, a Firenze; all'edificazione dell'agro romano; a costruire davanti al palazzo di Mantova, "e forse ho anche pagato per questo".
In merito alle risorse, l'esponente del governo ha ricordato che "il colpo mortale al finanziamento della cultura" è stato dato dalla "sinistra", quando "nel 2007, presidente del Consiglio Romano Prodi, la legge finanziaria ha stabilito che i proventi dei biglietti di ingresso ai musei e alle aree archeologiche non fossero più assegnati al ministero dei Beni e delle attività culturali ma direttamente al Tesoro, per poi essere successivamente riassegnati al ministero nella misura massima del 50 per cento". Ciò ha significato per il dicastero "meno150 milioni di euro" e "l'onorevole Rutelli era vicepresidente del Consiglio".
Maggioranza e governo si sono stretti attorno al ministro. Al termine della sua replica, Bondi ha ricevuto molti attestati di solidarietà dai colleghi e in molti sono andati a stringergli la mano. I parlamentari della maggioranza gli hanno tributato un lungo applauso, alzandosi in piedi.
Con la "dissennata mozione" nei confronti del ministro dei Beni culturali "state dando un contributo al consolidamento del governo e di questo vi ringraziamo" ha affermato il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, rivolto alle opposizioni. E un voto ''convinto'' e ''unito'' contro la sfiducia lo ha annunciato in Aula per la Lega Marco Reguzzoni, che ha parlato di dibattito ''politicamente sbagliato''.
Voto contrario alla sfiducia anche da parte dei 'responsabili'. Saverio Romano ha invitato il terzo polo a ''ritirare la mozione'' ed evitare ''un'inutile conta''. Ma Fabio Granata a nome di Fli ha chiesto invece al ministro ''un gesto di dignità personale".
Il Pd ha ribadito la richiesta di dimissioni anche di Berlusconi. Cinque i parlamentari democratici assenti al voto, per documentate ragioni di salute. ''Votiamo la sfiducia a lei e ripetiamo che questo Paese ha bisogno di un cambiamento radicale e di un nuovo governo - ha detto nel suo intervento Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del Pd - Accettate, dunque, le nostre proposte: lei, ministro, lasci il ministero dei Beni culturali, un ministero che non è stato capace di far funzionare o che forse non ha amato. Berlusconi si dimetta. E allora riusciremo a parlare anche di vero federalismo, di cultura, di un'altra Italia".
A scatenare la dura reazione della maggioranza sono state le parole di Pier Felice Zazzera dell'Idv. "Lei è il peggior ministro della Cultura" ha detto rivolto a Bondi, e ''meriterebbe un metaforico calcio nel sedere". Urla, fischi e parole poco gentili sono volati all'indirizzo del dipietrista che in Aula ha attaccato il ministro definendolo tra l'altro "giullare di corte".
A dargli man forte il collega di partito Francesco Barbato che ha esposto il cartello 'villaggio preistorico di Nola', secondo l'Italia dei Valori ignorato dai Beni culturali. Sono dovuti intervenire gli assistenti parlamentari che hanno strappato il cartello dalle mani di Barbato, tra i fischi e le urla dei deputati della maggioranza.
In Aula hanno confermato la sfiducia Api e Udc, mentre la Svp ha annunciato l'astensione.
Il ministro ha quindi rivendicato gli interventi per migliorare la situazione nell'area archeologica di Roma, agli Uffizi di Firenze, alla Pinacoteca di Brera, rispetto alla situazione ereditata, e ha rivendicato i suoi "no" alla costruzione del parcheggio sotterraneo del Pincio, a Roma; alla costruzione della tramvia, a Firenze; all'edificazione dell'agro romano; a costruire davanti al palazzo di Mantova, "e forse ho anche pagato per questo".
In merito alle risorse, l'esponente del governo ha ricordato che "il colpo mortale al finanziamento della cultura" è stato dato dalla "sinistra", quando "nel 2007, presidente del Consiglio Romano Prodi, la legge finanziaria ha stabilito che i proventi dei biglietti di ingresso ai musei e alle aree archeologiche non fossero più assegnati al ministero dei Beni e delle attività culturali ma direttamente al Tesoro, per poi essere successivamente riassegnati al ministero nella misura massima del 50 per cento". Ciò ha significato per il dicastero "meno150 milioni di euro" e "l'onorevole Rutelli era vicepresidente del Consiglio".
Maggioranza e governo si sono stretti attorno al ministro. Al termine della sua replica, Bondi ha ricevuto molti attestati di solidarietà dai colleghi e in molti sono andati a stringergli la mano. I parlamentari della maggioranza gli hanno tributato un lungo applauso, alzandosi in piedi.
Con la "dissennata mozione" nei confronti del ministro dei Beni culturali "state dando un contributo al consolidamento del governo e di questo vi ringraziamo" ha affermato il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, rivolto alle opposizioni. E un voto ''convinto'' e ''unito'' contro la sfiducia lo ha annunciato in Aula per la Lega Marco Reguzzoni, che ha parlato di dibattito ''politicamente sbagliato''.
Voto contrario alla sfiducia anche da parte dei 'responsabili'. Saverio Romano ha invitato il terzo polo a ''ritirare la mozione'' ed evitare ''un'inutile conta''. Ma Fabio Granata a nome di Fli ha chiesto invece al ministro ''un gesto di dignità personale".
Il Pd ha ribadito la richiesta di dimissioni anche di Berlusconi. Cinque i parlamentari democratici assenti al voto, per documentate ragioni di salute. ''Votiamo la sfiducia a lei e ripetiamo che questo Paese ha bisogno di un cambiamento radicale e di un nuovo governo - ha detto nel suo intervento Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del Pd - Accettate, dunque, le nostre proposte: lei, ministro, lasci il ministero dei Beni culturali, un ministero che non è stato capace di far funzionare o che forse non ha amato. Berlusconi si dimetta. E allora riusciremo a parlare anche di vero federalismo, di cultura, di un'altra Italia".
A scatenare la dura reazione della maggioranza sono state le parole di Pier Felice Zazzera dell'Idv. "Lei è il peggior ministro della Cultura" ha detto rivolto a Bondi, e ''meriterebbe un metaforico calcio nel sedere". Urla, fischi e parole poco gentili sono volati all'indirizzo del dipietrista che in Aula ha attaccato il ministro definendolo tra l'altro "giullare di corte".
A dargli man forte il collega di partito Francesco Barbato che ha esposto il cartello 'villaggio preistorico di Nola', secondo l'Italia dei Valori ignorato dai Beni culturali. Sono dovuti intervenire gli assistenti parlamentari che hanno strappato il cartello dalle mani di Barbato, tra i fischi e le urla dei deputati della maggioranza.
In Aula hanno confermato la sfiducia Api e Udc, mentre la Svp ha annunciato l'astensione.