
"La maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari- sottolinea l'associazione agricola- troverà occupazione in agricoltura che insieme al turismo e all'edilizia è il settore con maggiori maggiore opportunità occupazionali per questi lavoratori sopratutto per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti".
La Coldiretti avverte che "occorre fare presto poiché dopo la pubblicazione del decreto occorrerà attendere gli altri adempimenti amministrativi come il nulla osta dello Sportello Unico presso la Prefettura e il rilascio del visto presto i Consolati all'estero con il rischio concreto che i ritardi mettano in difficoltà l'agricoltura che deve confrontarsi con i tempi dettati dall'andamento stagionale delle produzioni".
Secondo una analisi della Coldiretti, "il ruolo dei lavoratori extracomunitari nella produzione dei formaggi piu' tipici del Made in Italy, nelle campagne di raccolta di ortaggi e frutta e nelle vendemmie dei vini piu' prestigiosi è senza dubbio piu' rilevante rispetto alla media delle produzioni agricole italiane. Sono circa 30 mila le aziende agricole italiane che secondo la Coldiretti assumono lavoratori extracomunitari con albanesi, indiani, marocchini, tunisini, macedoni che sono le principali nazionalità dei lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura dove prevalgono i rapporti di lavoro stagionali per le caratteristiche proprie del lavoro nei campi legato ai tempi di raccolta delle produzioni".
Con circa il 10% di extracomunitari sul totale dei lavoratori agricoli è nelle campagne dove la presenza di immigrati evidenzia una incidenza tra le più elevate dei diversi settori economici, secondo il XIX Rapporto Caritas/Migrantes sull'immigrazione al quale ha collaborato la Coldiretti. "Sono 90.091 i rapporti di lavoro in agricoltura identificati come extracomunitari negli archivi Inps ed appartengono a 155 diverse nazionalità anche se a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura- conclude la Coldiretti- sono principalmente nell'ordine gli albanesi (17,2 per cento), i marocchini (12,6%) e a sorpresa sorpresa gli indiani (13,8 per cento) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del nord per l'abilità e la cura che garantiscono alle mucche".