Per l'Italia la guerra è solo un ricordo, ma il presente è segnato da forti
tensioni sociali". Lo dice il premier
Mario Monti a Rondine (Arezzo), sede della Cittadella della Pace,
l'associazione che dal 1997 si occupa di far dialogare giovani provenienti da
paesi tra loro nemici. Le tensioni sociali sono dovute "alla mancanza di lavoro,
a difficoltà nel fare impresa -aggiunge Monti- ma anche a una crisi profonda,
generata da rapide trasformazioni e dall'inevitabile disorientamento che queste
comportano".Di fronte alla crisi comunque "non bisogna arrendersi, occorre uno sforzo comune
che deve basarsi su un'equa ripartizione del carico, sulla base delle
possibilità di ciascuno". Questa, afferma invitando a "reagire insieme", "è la
via di uscita, sia sul piano personale che su quello della collettività".
In questo stato di cose "è inevitabile il disagio sociale" e di fatto
"l'insicurezza provoca il ripiegamento su se stessi". Monti però trova parole di
incoraggiamento rivolto alla platea di giovani: è vero "l'Italia ha talvolta una sfiducia
ingiustificata in se stessa" ma è un paese "molto forte per quanto
riguarda il soft power, un potere che rende l'Italia capace di saper parlare a
tutti in modo amichevole, di saper suscitare in tutti, anche tra gli opposti
nemici, caratteristiche di buon senso". E questo lo sa fare "tranne nei momenti
in cui è presa da una crisi di sfiducia in se stessa, sfiducia ingiustificata",
dichiara il premier.Poi con ironia dice: "questo è un luogo per la risoluzione dei conflitti della convivenza con il nemico. A me sta capitando di fare questo nel mondo politico italiano: faccio stare a tavola forze politiche che si sono combattute e che lavorano per il bene del Paese". E aggiunge: "Sotto una crosta di animosa e legittima battaglia politica c'è un interesse per il bene del Paese. E questo sta venendo alla luce, pur con qualche difficoltà. Bisognerebbe mandare Rondine a Roma".
Riguardo all'Europa sottolinea che l'Ue "è ancora un modello di grande importanza ma sta facendo passi indietro". Il compito dell'Italia è "di contribuire, come paese fondatore e con un'opinione pubblica tendenzialmente favorevole a rimediare ai passi indietro e a fare passi avanti".
Monti parla ancora di immigrazione lanciando innanzitutto il monito a "non alimentare pregiudizi". Il punto di partenza è che "i fenomeni immigratori di vasta portata ci trovano spesso impreparati" ma "dagli esodi forzati non può nascere serenità". Il premier fa quindi riferimento a "pre allarmi di possibili aumenti degli sbarchi a seguito della situazione in Siria. Non si può pensare che cessino per miracolo gli arrivi dalla sponda sud del Mediterraneo".
E alla domanda di una studentessa indiana che gli chiedeva un commento sulla valore della parola 'tolleranza', il presidente del Consiglio risponde: "Gli altri non vanno visti come nemici ma come possibili e immediati alleati".