7 dicembre 2012

Crisi: Censis, gli italiani puntano alla sopravvivenza

''Volge al termine un anno segnato da una crisi cosi' grave da imporre l'assoluta centralita' del problema della sopravvivenza''. Lo rileva il Censis nelle considerazioni generali del 46* Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2012. ''Una centralita' - prosegue il Censis - quotidianamente alimentata dalle preoccupazioni della classe di governo, dalle drammatizzazioni dei media, dalle inquietudini popolari; dalla paura di non farcela, una paura reale, che non ha risparmiato alcun soggetto della societa', individuale o collettivo, economico o istituzionale. Basta pensare all'ansia dei piccoli imprenditori rispetto all'ipotesi di dover chiudere attivita' e impianti; alle insicurezze delle famiglie esposte a un drastico impoverimento delle risorse e degli stili di vita; alla improvvisa fragilita' di ricavi e di autonomia avvertita dalle banche; alla strisciante sensazione dei sistemi territoriali di veder crollare la loro orgogliosa vitalita'; al quasi terrore delle classi di governo di fronte all'incubo dello spread che si impenna e del default che si avvicina; allo sbandamento di quasi tutti noi europei per una crisi forse senza ritorno della moneta comune e della stessa coesione comunitaria. Nessuno, si puo' dire, e' rimasto fuori dalla paura di non sopravvivere alla crisi e ai suoi vari processi''. ''La realta' si e' rivelata diversa da quella che ci aspettavamo, - sottolinea il Censis - piu' complicata che nelle crisi precedenti, e cosi' ''perfida'' da imporci una radicale rottura di schema anche interpretativo (prima ancora che decisionale e operativo)''. ''Vedremo, - conclude il Censis - nella strada che porta alle elezioni politiche, se l'agenda di rigoroso governo del sistema si tradurra', nei prossimi mesi, in impulsi di leadership politica e di mobilitazioni collettive anche per i tanti soggetti che continuano a non capire e non sentirsi coinvolti. Per ora, a quel che e' dato di vedere, per la prima volta nella storia delle crisi italiane del dopoguerra, il fronteggiamento della crisi non vede un apporto significativo degli impegni politici e dell'intervento pubblico. Cosi' nella loro prova di sopravvivenza i singoli soggetti sociali sono restati e restano soli, anzi 'peggio che soli', come potrebbero dire coloro che hanno visto nella citata agenda fattori di compressione e depressione''.
Le 3 'r' della famiglie. Risparmio, rinuncio e rinvio. Risparmio, rinuncio, rinvio: sono le tre 'r' dei consumi delle famiglie italiane. Consumi e propensione al risparmio ai minimi da lungo tempo definiscono un quadro preoccupante, che per il momento non mostra alcun sostanziale segnale di cambiamento. La ''famiglia Spa'', reattiva alle crisi passate e capace di formulare modelli di consumo sempre nuovi, lascia il posto ad un adattamento piuttosto scialbo alla recessione. L'anno in corso appare come uno snodo, poiche' rappresenta il momento di massima flessione dei consumi in termini reali dall'inizio della crisi; nel primo trimestre del 2012 la flessione delle spese delle famiglie e' stata del 2,8% e nel secondo trimestre vicina al 4% in termini tendenziali. Ma il punto nodale e' anche un altro: nel 2012 i consumi reali pro-capite, pari a poco piu' di 15.700 euro, sono ritornati ai livelli del 1997, vanificando la crescita progressiva compiuta nell'arco degli ultimi sedici anni. Crollo morale politica e corruzione cause crisi per 43% italiani. Il crollo morale della politica e la corruzione sono ritenute le cause principali della crisi: lo pensa il 43,1% degli italiani. Segue il debito pubblico legato a sprechi e clientele (26,6%) e l'evasione fiscale (26,4%). La politica europea e l'euro vengono dopo (17,8%), cosi' come i problemi delle banche (13,7%). Il sentimento piu' diffuso tra gli italiani in questo momento e' la rabbia (52,3%), poi la paura (21,4%), la voglia di reagire (20,1%), il senso di frustrazione (11,8%). Le paure per il futuro sono innanzitutto la malattia (35,9%) e la non autosufficienza (27%), poi il futuro dei figli (26,6%), la situazione economica generale (25,5%), la disoccupazione e il rischio di perdere il lavoro (25,2%)




6 dicembre 2012

Bce: taglia stime Pil e pompa liquidita'. Fare presto su vigilanza unica

Lo staff degli economisti della Bce ha tagliato le stime sulla crescita economica dell'Eurozona.
La sforbiciata ha colpito soprattutto il 2013. Le previsioni per il Pil 2012 scendono a un valore medio di -0,5% da -0,4%, ma quelle per l'anno successivo calano da un valore medio di +0,3% a -0,5%. Per l'anno prossimo bisognera' dunque accontentarsi di ''un graduale miglioramento dell'attivita' economica'', ha spiegato il presidente della Bce, Mario Draghi. Poi nel 2014 la crescita media del Pil dovrebbe salire a +1,2%.
Nessuna preoccupazione invece dal lato dell'inflazione, ''che scendera' sotto il 2% nel prossimo anno'', ha rassicurato il numero uno dell'Eurotower. Nonostante uno scenario ancora recessivo e prospettive ''benigne'' per l'indice dei prezzi al consumo, Francoforte ha deciso di lasciare il costo del denaro invariato allo 0,75%, il minimo storico. Ma una nuova limatura, come scontano i tassi del mercato monetario, non sembra lontana. ''Abbiamo discusso di tassi di interesse, ma alla fine il consenso prevalente e' stato quello di lasciarli invariati'', ha detto Draghi. Nel frattempo, almeno fino al 2* trimestre del 2013, l'Eurotower continuera' a pompare liquidita' illimitata verso le banche per garantire condizioni di stabilita' al mercato finanziario e contenere la stretta sul credito verso l'economia reale (imprese e famiglie).
 Poi i compiti degli altri. Il numero uno della Bce e' tornato a spronare i governi dei paesi dell'Eurozona a proseguire le politiche di consolidamento fiscale e i programmi di riforme strutturali. Guardando ai venti di crisi politica in Italia, che oggi hanno riportato lo spread Btp-Bund a ritoccare quota 330 punti, il cammino del BelPaese potrebbe diventare particolarmente accidentato. Ma su questo punto, incalzato dai giornalisti nel corso della conferenza stampa, Draghi ha rifiutato ogni commento.
Altro tema affrontato nel confronto con i media e' stato il progetto sulla vigilanza bancaria unica in capo alla Bce.
Se ne discutera' di nuovo all'Ecofin del prossimo 12 dicembre, il giorno successivo tocchera' all'Eurogruppo e, a seguire, ci sara' la riunione del Consiglio europeo. Tra i 27 membri dell'Unione europea non mancano le divergenze su quante e quali banche debbano essere sotto la vigilanza della Bce e quali sotto le autorita' nazionali, sui criteri di nomina dei membri del Board che si occupera' della vigilanza e sui meccanismi decisionali. ''Noi abbiamo posto solo due condizioni: la Bce deve poter operare senza incorrere in rischi reputazionali, la vigilanza deve essere separata dalla politica monetaria, che rimane il nostro compito primario per la stabilita' dei prezzi. Su tutto il resto decidano Ecofin e Consiglio europeo'', ha sottolineato il numero uno dell'Eurotower.
Francoforte vuole una road-map con tempi certi. Oggi Draghi, insieme al presidente della Commissione Ue, Jose' Manuel Barroso, il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha auspicato ''l'avvio del lavoro preparatorio all'inizio del 2013'' in modo che il nuovo modello di vigilanza possa 'essere operativo dal primo gennaio del 2014 al piu' tardi''.
Una posizione che riflette le preoccupazioni espresse, proprio in occasione dell'Ecofin dello scorso 3 dicembre, dal vicepresidente della Bce, Vitor Constancio quando, tra i 27 ministri delle finanze dei paesi dell'Unione europea, erano emerse numerose divergenze. ''E' importante arrivare a un accordo sulla vigilanza unica entro la fine di quest'anno, e' in gioco la credibilita' del progetto dell'euro. In caso contrario ci potrebbe essere una reazione molto negativa da parte dei mercati finanziari'', aveva ammonito il numero due dell'Eurotower.
D'altra parte l'annuncio del progetto di unione bancaria dell'Eurozona, aperto anche ai paesi Ue che non aderiscono all'unione monetaria, ha nella vigilanza unica un tassello fondamentale. Una proposta che ha dato fiducia ai mercati e consentito di comprare del tempo. Ma ora i leader politici europei devono passare dagli annunci ai fatti: tempus fugit.

5 dicembre 2012

Bersani a Monti: leali fino a voto

"In un momento di turbolenze e incertezze ho ribadito al premier quello che ho detto un anno fa: lealta' e sostegno al governo fino alla fine della legislatura e impegno a portare avanti le norme in Parlamento, cercando anche di migliorarle dal nostro punto di vista ''. Lo ha detto Pier Luigi Bersani al termine delll'incontro a Palazzo Chigi con il premier Mario Monti. Quanto al Pdl, "non saprei interpretare la loro discussione... Posso solo dire che noi manteniamo gli impegni e siamo leali a Monti". "Monti nel mio squadrone? E' una squadra grande ma non vorrei annettere tutto l'universo..." ha sottolineato Bersani. "Io non vorrei che Monti -aggiunge- sia tirato per la giacca. Non lo faccio io, vorrei che non lo facesse nessuno".
Per quanto riguarda lo stallo sulla legge elettorale, afferma il leader del Pd, "le difficolta' non vengono da noi". Il tema comunque non è stato affrontato nell'incontro con Mario Monti. Il problema e' che abbiamo "ogni giorno proposte diverse" e che non tengono conto ne' della governabilita' ne' della scelta dei parlamentari. "Ma noi restiamo sempre disponibili all'intesa per superare il Porcellum".
Bersani ribadisce il no all'election day. "Io credo che sia utile e giusto che le regionali si facciano con una loro logica e che poi si vada a scadenza naturale della legislatura per le politiche".


Angeletti: A rischio la credibilità del paese.

Quella dell'Ilva sta per diventare una tragedia dal punto di vista occupazionale ed economico ma anche perché sì rischia di distruggere la credibilità del Paese.
Non esiste una seria alternativa: l'azienda deve tornare a produrre seguendo le dovute prescrizioni, deve funzionare, essere redditizia e investire ciò che guadagnerà per risanare azienda e territorio.
Il governo deve dire se le prescrizioni sono tali da rendere la produzione siderurgica italiana compatibile con quella di altri Paesi e, se così fosse, dire che in Italia si può produrre acciaio come altrove.

"BACI": A BUENOS AIRES IL FESTIVAL DEL CINEMA ITALIANO

A partire del mercoledì 5 dicembre, e proseguirà sino a domenica 9, é la seconda edizione di "BACI. Cine italiano", il Festival regionale di cinema italiano a Buenos Aires.
Anche quest'anno BACI continua il suo viaggio per le regioni italiane con opere maestre capaci di emozionare il mondo, come "Cesare deve morire" dei fratelli Taviani, Orso d’Oro al Festival di Berlino, e "Reality" di Matteo Garrone, Gran Premio della giuria di Cannes.
La scelta dei film in rassegna nasce dall’intento di mostrare le differenti anime di una nazione esplorando, senza censure, tutti gli aspetti incluso quelli più controversi, misteriosi, e nonostante ciò senza dimenticare quelle opere che propongono una visione più surrealista ed ironica della società italiana.
La rassegna presenterà una selezione di film prodotti negli ultimi due anni, che si relazioneranno alle regioni di origine e che saranno divisi in quattro categorie: direttori consacrati, direttori emergenti, documentari e cortometraggi.
Le proiezioni si terranno al Cinema Malba, Cosmos y Multiplex Belgrano, ad esclusione di quella d'inaugurazione che domani si svolgerà al Teatro Coliseo a partire dalle ore 21.30 con la pellicola di Paolo e Vittorio Taviani "Cesare deve Morire".
BACI è organizzato da Telecom Italia in collaborazione con Luce Cinecittà e Italian Film Comissions, con il patrocinio dei Ministeri per i Beni e le Attività Culturali e degli Affari Esteri e con gli auspici dell'Istituto Italiano di Cultura/Ambasciata d'Italia a Buenos Aires.

Roma:Gentiloni si candida a priamrie

Paolo Gentiloni, deputato del Pd ed ex ministro delle Comunicazioni, si e' candidato ufficialmente alle primarie del centrosinistra romano fissate per il prossimo 20 gennaio. Lo ha fatto con un video messo on line nel suo nuovo sito www.gentilonixroma.it. ''Roma - ha affermato - e' in una condizione molto difficile anche al di la' della crisi economica nazionale. Eppure sono convinto che la nostra citta' abbia le risorse necessarie per ripartire.


4 dicembre 2012

Il dramma dei giovani "nullafacenti" al sud: peggio solo in... Anatolia

E' in crescita l'area della disaffezione allo studio, anche fra ragazzi senza particolari carenze affettive, relazionali o economiche: sono quasi 800 mila i giovani tra 18-24 anni dispersi, che cioe' hanno interrotto gli studi fermandosi alla terza media e non iscrivendosi neanche a corsi di formazione. In Sicilia e in Sardegna la dispersione scolastica e' 15 punti rispetto all'obiettivo europeo (pari al 10 per cento) - con 25 giovani fra 18 e 24 anni - fermi alla terza media. E' quanto emerge dall'"Atlante dell'Infanzia (a rischio)" di Save the Children presentato oggi a Roma. (vedi lanci precendenti) Altissimi i livelli di disoccupazione giovanile: 1 giovane sotto i 25 anni su 3 e' disoccupato. Molti dei quali con laurea: la crescita maggiore della disoccupazione giovanile, pari a quasi il 21 per cento, si e' avuta infatti tra i laureati. La crescita piu' alta d'Europa. Nello stesso periodo in Germania la disoccupazione giovanile e' scesa in totale del -4,1per cento e non ha inciso tra i laureati.
 Disoccupati oppure scoraggiati: l'Italia detiene il record della cosiddetta Potential additional labour force fatta da quei giovani di 15-24 anni che, pur dichiarandosi intenzionati, rinunciano a cercare un lavoro. Gli scoraggiati italiani sono 562 mila, il 34per cento della popolazione attiva in quella fascia d'eta', quattro volte la media europea (7,8 per cento). Un cocktail davvero preoccupante di sfiducia nello studio e totale immobilismo e' quello rappresentato dai Neet (Not in Employement, Education or Training). Sono oltre 1 milione 620 mila soltanto al Sud e nelle isole. Hanno 18 - 24 anni, non sono iscritti a scuola, ne' all'universita', ne' lavorano, ne' sono in formazione. I tassi di Neet nel Mezzogiorno sono inferiori soltanto a quelli rilevati in alcune regioni remote dell'Anatolia. E nel Mezzogiorno si concentra la gran parte dei 314.000 "disconnessi culturali", bambini e adolescenti da 6 a 17 anni che negli ultimi 12 mesi non sono mai andati a cinema, non hanno aperto un libro, ne' un pc ne' Internet, ne' fatto uno sport.
 Inizia prestissimo l'erosione dell'"indice di futuro" dei minori italiani: insieme alla loro cameretta i 560 mila neo-nati quest'anno si ritrovano in eredita' un'ipoteca di 3.500.000 euro di debito pubblico a testa (il piu' alto d'Europa). A questo si somma la poverta' che cresce anziche' arretrare fra la popolazione under 18: 7 minori ogni 100 in Italia, pari a 720 mila, vivono in poverta' assoluta, cioe' privi di beni e servizi che assicurino loro un livello di vita accettabile. 417.000 nel solo Sud, con un aumento rispetto al 2010 di 75 mila piccoli grandi poveri, l'equivalente dell'intera popolazione infantile di Taranto e Messina.
D'altra parte quanto possono 25 euro pro-capite all'anno in servizi per l'infanzia e famiglie? A tanto ammonta la spesa pro-capite da parte dei comuni per famiglie e minori in regioni come la Calabria, oltre 8 volte in meno rispetto all' Emilia Romagna (282 euro annui). Con uno sbilanciamento nell'offerta di servizi cruciali come gli asili nido: in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Molise e' compreso fra 2 e 5,5 il numero di bambini (ogni 100 da 0 a 2 anni) in carico agli asili nido pubblici o ad altri servizi integrativi, a fronte dei 27-29 in Valle d'Aosta, Umbria, Emilia Romagna.


Napolitano propone "un patto tra generazioni per una società più giusta"

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il tramite del Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, in occasione della cerimonia di chiusura dell'Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarieta' tra generazioni, ha espresso l'apprezzamento per la manifestazione promossa dal Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi "che si inserisce tra le iniziative promosse nell'ambito dei programmi di Europa 2020 e che vedra' anche la presentazione della Carta nazionale predisposta su questi temi".
"Il processo di invecchiamento della popolazione registrato nei paesi occidentali, e in modo rilevante in Italia- si legge nel messaggio-, induce ad una approfondita riflessione sulle iniziative possibili per offrire agli anziani un sempre maggior grado di autonomia e di sicurezza nelle quotidiane scelte di vita, cosi' evitando situazioni di emarginazione ed esclusione sociale e valorizzando il patrimonio di esperienza e di conoscenza maturato nel corso della loro vita".
"Come ha piu' volte sottolineato il Presidente Napolitano- prosegue la nota-, l'attuale grave congiuntura economica impone un ulteriore impegno delle istituzioni e della collettivita' nel difendere e nel salvaguardare la vita e la dignita' delle persone anziane, oggi ancor piu' impegnate a mantenere salda la tenuta sociale del Paese. Si tratta di una grande sfida di solidarieta' che intende superare particolarismi ed egoismi attraverso un patto fra le generazioni che sia foriero di un modello di sviluppo sostenibile per la costruzione di una societa' piu' giusta, piu' coesa e piu' inclusiva".



Bersani è il premier del centrosinistra: "Ora al governo senza favole"

Pier Luigi Bersani si avvia a diventare il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni politiche. Il coordinatore delle primarie Italia Bene Comune Nico Stumpo annuncia infatti i primi dati, relativi a 1732 seggi, pari a 18,7 per cento del totale. Pierluigi Bersani raccoglie il 60,9 per cento dei consensi. Matteo Renzi il 39 per cento.

Pier Luigi Bersani recupera il voto delle regioni rosse, Matteo Renzi non migliora la sua performance e non conquista quasi nulla del voto vendoliano. A sancire il successo del leader democratico, sulla base dello spoglio di quasi la meta' delle sezioni, c'e' il voto delle regioni del centro Italia. Al primo turno Bersani aveva ottenuto prestazioni inferiori alla media nazionale. Non al ballottaggio. In Umbria Bersani e' al 51.61%, mentre Matteo Renzi che aveva vinto il primo turno e' al 48 per cento (al primo turno aveva il 45,5%). In Toscana Matteo Renzi vince con il 54,9% (al primo turno aveva il 52,1%), ma Bersani e' al 45.09 (al primo turno aveva il 35%).
Nelle Marche che al primo turno erano andate a Renzi, ora Pier Luigi Bersani e' al 54,3% (al primo turno era al 41,1%)mentre Renzi e' al 45,7 (al primo turno era al 42,1). In Emilia Romagna al primo turno Bersani non aveva raggiunto il 50 per cento (fermo al 49%). Ora e' al 60,43%, mentre Renzi conquista appena 1 punto percentuale in piu' del 38 per cento della scorsa volta. Oggi ha il 39,57%. Decisivo potrebbe essere stato il voto dei sostenitori di Nichi Vendola, voti che Matteo Renzi non e' riuscito a conquistare.
 Un grande partito popolare come il mio deve sempre aver fiducia nella sua gente". Cosi' Pier Luigi Bersani, parlando dopo la vittoria alle primarie del centrosinistra. "Un successo inaspettato nelle proporzioni.
Ma io sono sempre stato tranquillo". "Voglio ringraziare Matteo Renzi, gli dico grazie per le parole affettuose e riconoscergli una presenza forte fresca in queste primarie, per farle vivere in modo vero. Anche questo e' importante".
"La prossima sfida e' di alzare noi la nostra asticella per a nostra battaglia: dobbiamo vincere, ma non a qualsiasi prezzo. Non si puo' vincere raccntando favole".
Pier Luigi Bersani motiva i suoi sostenitori in vista di quella che, spiega, "e' la prossima sfida". In un paese come il nostro, osserva, "la mamma della demagogia e' sempre incinta. Noi dobbiamo prendere un'altra chiave: vincere senza raccontare favole. Siamo di fronte alla piu'' grande crisi del dopoguerra, con problemi enormi, a cominciare dal lavoro. Noi dobbiamo vincere con la verita' per poter governare. Questo e' quello che il Paese aspetta". Quindi ai suoi dice: "vi do un paio di giorni, poi mettiamoci al lavoro insieme, perche' non serve un uomo solo al comando". E aggiunge: "mettiamoci gioia, serenita' non siate tristi".

Legge elettorale, rischio rottura. Calderoli: ''Il 'porcellum' vedrà panettone e Pasqua"

 L'approdo in aula della riforma della legge elettorale, inizialmente previsto per domani, molto probabilmente slitterà. Lo si evince da quanto comunicato all'assemblea dal presidente del Senato, Renato Schifani, circa il fatto domani al centro dei lavori sarà il decreto sviluppo. Sul provvedimento è attesa la fiducia da parte del governo e a quel punto una conferenza dei capigruppo dovrebbe rimodulare i tempi dei lavori d'aula.La trattativa rischia però di saltare definitivamente. Il brusco cambiamento di clima a Palazzo Madama arriva con una nuova bozza del Pdl che supererebbe l'accordo che si stava faticosamente raggiungendo sulla proposta Calderoli e che il Pd si appresta a respingere in toto.Il punto nevralgico della proposta consisterebbe nell'attribuzione di un premio 'fisso' di 50 seggi a chi ottiene tra il 25 e il 39% dei voti. Nella proposta di Calderoli, invece, i seggi venivano attribuiti progressivamente e in modo graduale all'interno dello stesso arco di percentuale di voti ottenuti.

"Dalle mie parti per l'Immacolata concezione si ammazza il maiale. Qui invece credo che il 'porcellum' vedrà non solo il panettone ma anche l'uovo di Pasqua" dice seccato Calderoli, al termine della riunione della commissione Affari costituzionali. 
Il senatore leghista, che ha formalizzato la sua proposta di premietto a scaglioni, è rimasto contrariato per il mancato appoggio del Pdl all'election day, che è stato accantonato. "I clown dovrebbero stare al circo, non in Parlamento" si è sfogato, in particolare nei confronti del partito di Berlusconi e Alfano che, ha aggiunto, "non contano più niente".
Intanto, in mattinata, è arrivato il commento negativo del Pd alla proposta Pdl sulla riforma: "Proposta che ha fatto saltare il 'metodo Calderoli' e il suo ascensore. Il Pdl ci porta nelle sabbie mobili e mi domando se si possa andare in aula senza un accordo su una cosa così delicata" afferma Anna Finocchiaro.
"Ogni accordo raggiunto - lamenta Finocchiaro - viene smentito il giorno dopo da un'ulteriore proposta che peggiora quella precedente. E questo avviene nonostante noi, con grande attenzione e cura, continuiamo a cercare un'intesa per il cambiamento". Di chi sia la colpa, la presidente dei senatori Pd lo dice senza giri di parole: "Non dei senatori del Pdl, ma di Berlusconi". Da Tripoli, dove è in visita, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani incalza il Pdl. Il tema più importante di questo momento è ''la legge elettorale in relazione allo sfaldamento del centrodestra e ne approfitto per dire, e mi dispiace doverlo affermare fuori dall'Italia, che se, domani credo, il centrodestra, il Pdl avrà un incontro per decidere il suo atteggiamento politico, per favore ci faccia sapere cosa pensa esattamente sul piano politico della legge elettorale perché francamente non lo sappiamo più''.
A tenere banco c'è sempre il dibattito sull'election day. "Riteniamo sensato tenere separate le regionali dalle politiche" sottolinea Bersani. ''Che cosa vuol dire il fatto che a febbraio si debba votare nel Lazio? Alfano e Berlusconi intendono dire che dobbiamo anticipare le elezioni a febbraio?'', aggiunge Bersani. ''Parlare di Election Day senza chiarire cosa significhi diventa difficile''.
Quanto alla sfida elettorale, il leader del Pd mostra sicurezza davanti all'ipotesi che il candidato premier del centrodestra sia ancora Berlusconi. "Se la sfida sarà quella la faremo. Francamente non vedo l'ora".
Ai giornalisti che gli chiedono del suo primo impegno di politica interna dopo la vittoria alle primarie, Bersani sottolinea che il primo incontro ''sara' con Monti, ce lo siamo detti al telefono quando ho ricevuto le congratulazioni, le prime che mi sono arrivate (dopo il risultato delle primarie, ndr). Mi ha fatto molto piacere, una tempistica eccezionale da presidente del Consiglio''.