11 maggio 2010

Gordon Brown dà le dimissioni.Cameron è il nuovo primo ministro

LONDRA - David Cameron, leader dei conservatori, è il nuovo primo ministro britannico. Il vincitore delle elezioni politiche del 6 maggio ha accettato dalla regina Elisabetta II l'incarico per formare un nuovo governo. Il capo dei Tory si è detto intenzionato a formare una "coalizione piena" con i liberaldemocratici per "un governo solido" che "affronti i problemi del paese, primo fratutti il deficit". Tanto da nominare Nick Clegg suo vice e da dare ai Liberal Democratici altri 4 ministeri.
L'incarico a Cameron arriva a pochi minuti dalle dimissioni del suo predecessore, il laburista Gordon Brown, che ha lasciato Downing Street dopo aver constatato il fallimento delle trattative tra i suoi emissari e i rappresentanti dei lib-dem. Annunciando il suo addio al fianco della moglie Sarah, Brown ha anche comunicato la rinuncia a ogni incarico all'interno del partito laburista, che guidava dalle dimissioni di Tony Blair nel giugno 2007.Che ogni possibilità di accordo tra laburisti e lib-dem fosse tramontata, era apparso chiaro quando nel pomeriggio Vince Cable, numero due del partito di Nick Clegg, aveva parlato di un'intesa con i Tory "molto vicino a essere conclusa". Dopo un febbrile, ma breve, rincorrersi di ammissioni, smentite e precisazioni, Brown ha gettato la spugna.Prima di andare dalla Regina, a Buckingham Palace, il premier britannico dimissionario ha ringraziato il Paese, lo staff, "ma soprattutto mia moglie Sarah per il suo amore e per il sevrizio che ha reso al Paese". Brown è poi andato a prendere i due figli all'interno dell'ufficio di Downing Street."Ho fatto questo lavoro non per il privilegio o il prestigio che ne deriva ma per la possibilità di servire le persone", ha detto Brown visibilmente emozionato nel suo addio, che ha voluto quindi rendere omaggio alle truppe impegnate in Afghanistan. Egli ha quindi fatto i suoi auguri al successore: costituzionalmente egli "consiglierà" il nome di Cameron alla regina. Brown si è allontanato da Downing Street con la moglie e i figli John e Fraser.
La prima a dare notizia dell'accordo per il governo di colazione tra conservatori e liberaldemocratici è stata la Bbc. Jon Pienaar, corrispondente politico di Bbc Radio 5, rivela che Downing Street, presenti lo stesso Brown e alcuni ministri, riconosce che i colloqui dei laburisti con la formazione guidata da Clegg "non hanno raggiunto nè raggiungeranno una conclusione positiva". Fonti laburiste fanno sapere che "i colloqui con i Lib-dem non sono mai decollati".I mercati hanno accolto positivamente la soluzione della crisi di governo: intorno alle 16 locali (le 17 italiane), non appena hanno cominciato a circolare le voci del fallimento della trattativa fra Labour e Lib-dem, la sterlina è salita in breve da 1,4790 dollari a 1,4933. L'indice principale della borsa di Londra, che perdeva 1,99%, è improvvisamente risalito a -0,8%. I rendimenti dei titoli di stato a dieci anni sono scesi a 3,869% dopo un massimo di 4,024%.

10 maggio 2010

Crisi, Napolitano: ''Nessun Paese europeo si illuda di poter fare da solo, serve unità''

''La grave crisi finanziaria ed economica, che in queste settimane colpisce duramente l'amico popolo greco, l'incertezza del lavoro e la disoccupazione di lunga durata, la complessità del fenomeno dei flussi migratori, la condizione di rischio delle risorse naturali e energetiche, i sempre più incontrollabili cambiamenti climatici, impongono scelte decisive per il nostro futuro che nessun Paese europeo può illudersi di compiere da solo''. Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del 9 maggio, Festa dell'Europa.
''Il coraggio e la lungimiranza della dichiarazione di Schuman'' di sessant'anni fa, che ''pose le basi per l'avvio del processo di integrazione europea'', ''siano fonte di ispirazione e fiducia'' per le nuove generazioni, esorta il capo dello Stato, e ''aiutino a combattere ogni forma di euroscetticismo e di interessato pessimismo''.
''L'Europa non può esitare: siamo chiamati a promuovere un nuovo e più giusto modello di sviluppo. Una forte volontà politica comune deve emergere - ha aggiunto Napolitano - Grande responsabilità spetta ai leader di oggi, affinché si realizzino rapidamente politiche efficaci per fare fronte in primo luogo a una speculazione finanziaria senza regole e slegata dalla realtà''.
''Deve concretizzarsi finalmente l'indispensabile governo dell'economia a livello europeo, che dia ulteriore forza e autorevolezza alla moneta unica e rilanci lo sviluppo, l'occupazione e la qualità del lavoro, contando su un rafforzamento del patto di stabilità e crescita, su più effettive procedure di coordinamento e di sorveglianza delle politiche di bilancio e su migliori meccanismi di valutazione finanziaria'', sottolinea il capo dello Stato.
''Dopo settimane di incertezze e dubbi, si sta finalmente facendo strada la consapevolezza che l'unità europea è un bene prezioso da non sacrificare a visioni anguste e particolaristiche, a tatticismi e compromessi al ribasso - ha detto Napolitano - L'Europa potrà uscire rafforzata anche da questa crisi se saprà aprirsi a ulteriori decisi passi in avanti sulla via dell'integrazione, sviluppando pienamente le potenzialità e i nuovi strumenti del Trattato di Lisbona, dotandosi di adeguate risorse e agendo sulla scena internazionale con una voce sola e con posizioni autorevoli''.
Sulla crisi greca oggi è intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, ospite di Alain Elkann su La7. ''A me è sembrato che l'Europa si sia mossa con un certa lentezza - ha osservato - Era facile sbagliare e meno male che non si è sbagliato: se fosse prevalso l'egoismo di certi Paesi, non è un mistero che la Germania non voleva concedere gli aiuti, nei confronti di Atene si sarebbe fatto come gli americani che hanno lasciato andare a fondo Lehman Brothers''.
Siamo a rischio di uscire dall'euro? ''L'Italia di per sé può stare tranquilla'' ha affermato Bonaiuti, rassicurando sulla tenuta dei conti pubblici. Il sottosegretario ricorda che il metodo per vedere se i conti pubblici reggono è il risultato delle aste dei titoli pubblici. Poi ha ammesso che per gli stranieri ''investire in Italia comporta delle difficoltà'', ma solo perché ancora ci sono ''lacci e lacciuoli, non per quanto riguarda i conti pubblici''.

CRISI: ANGELETTI, PIANO UE DOVEVA ESSERE ANCORA PIU'CORAGGIOSO C'E' BISOGNO DI PIU' INFLAZIONE PER DIFENDERE OCCUPAZIONE

ROMA,''Io sarei stato ancora piu' coraggioso, avrei detto di comprare tutti i bond e non solo fino a 5-600 miliardi, che certo sono una cifra abbastanza alta per combattere la speculazione''. Cosi' il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha commentato il Piano messo a punto dall'Ue a difesa dell'euro, parlando a margine dell'assemblea del Patto di Capranica. Per quanto riguarda il rischio di contagio della crisi greca all'Italia, Angeletti ha spiegato: ''Siamo un Paese che sommando i debiti privati e quelli pubblici e' uno dei meno indebitati del mondo''. Quanto ai problemi del mondo lavoro, il leader della Uil ha sottolineato: ''Abbiamo bisogno di 2 o 3 punti d'inflazione in piu' in Europa'', ricordando che ''dalla crisi abbiamo gia' avuto molti danni, ora la preoccupazioni e' che non si traduca ancora in una riduzione dei posti di lavoro''.

A FRANCOFORTE BUENOS AIRES E VANCOUVER LE CONTINENTALI ANTICIPATE DEL CGIE PER PROTESTARE CONTRO IL RINVIO DELLE ELEZIONI DEI COMITES

Nell’ultima assemblea plenaria, il Consiglio generale degli italiani all’estero ha deciso di anticipare le commissioni continentali ed aprirle ai rappresentati dei Comites, delle associazioni e dei giovani per protestare contro il rinvio delle elezioni del Comites. L’intenzione è quella di dare massima visibilità alla contrarietà dei nostri connazionali a quanto stabilito dal decreto del Consiglio dei Ministri che dalla scorsa settimana è all’esame della Commissione Affari esteri della Camera. Le continentali, come si evince dalla versione definitiva del volantino informativo elaborato dal Cgie, si svolgeranno a Francoforte (Europa - Nord Africa), Buenos Aires (Sud America) e Vancouver (Paesi anglofoni extra Ue). Di seguito la versione integrale del volantino.
Si chiudono numerose sedi consolari.Attraverso il taglio dei finanziamenti si impedisce lo svolgimento dei corsi di lingua e cultura italiana.Non si tutelano i cittadini disagiati, in particolare in America Latina.Si dimezzano i fondi destinati alla stampa italiana all'estero.Si rinvia per la seconda volta, con un decreto, l'elezione dei COMITES e del CGIE, spostando complessivamente di tre anni la scadenza elettorale naturale.Tutto il sistema di rappresentanza degli italiani che vivono e lavorano nel mondo è messo in discussione. La libertà di informazione viene limitata. L'assistenza ai connazionali bisognosi e alle imprese italiane è destinata a peggiorare. La cultura del nostro Paese è minacciata.IL CONSIGLIO GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO insieme AI COMITES CHIEDE il rafforzamento degli interventi pubblici a sostegno delle nostre comunità, la promozione per lo sviluppo di forme reali di innovazione; il reintegro entro l'anno dei finanziamenti per la stampa italiana all'estero; la sicurezza dei livelli fisiologici della rete dei servizi consolari; l'impedimento discriminatorio nell'esenzione dell'ICI; il ripristino dei fondi di assistenza, nonché quelli a favore dei corsi di lingua e cultura italiana. FA APPELLO ai Presidenti della Camera e del Senato, ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari, in particolare agli eletti della Circoscrizione Estero, affinché si adoperino per annullare il rinvio delle elezioni dei COMITES in sede di conversione in legge del decreto del Governo.SI IMPEGNA a coinvolgere le Regioni, i COMITES, le Associazioni, i Sindacati, i giovani per raccogliere e far sentire con forza la voce degli italiani nel mondo e contrastare concretamente la deriva di sfiducia e lo spirito di rinuncia che si stanno diffondendo a causa dei colpi assestati alle politiche in favore degli italiani nel mondo.Il CGIE ha ritenuto, in questo contesto, la convocazione anticipata delle proprie COMMISSIONI CONTINENTALI * Europa e Africa del Nord a Francoforte* America Latina a Buenos Aires* Paesi Anglofoni a VancouverLe Commissioni Continentali sono aperte ai cittadini italiani all'estero, alle Associazioni, ai consiglieri dei COMITES, alle Organizzazioni sindacali, ai Consultori regionali". (aise)

9 maggio 2010

Piano salva-euro fino a 720 miliardi

L'accordo è stato raggiunto al termine di una lunghissima giornata segnata tra l'altro da due teleconferenze dei ministri delle Finanze del G7 e da decine di incontri bilaterali. Il fondo che dovrebbe evitare l'estendersi della crisi greca ad altri Paesi dell'eurozona sarà composto da 60 miliardi di garanzie dalla Commissione Ue, che amplia e modifica la 'facility' già esistente per aiutare la bilancia dei pagamenti dei Paesi che non sono nell'euro e potrà raccogliere sul mercato prestiti offrendo come garanzia fondi del bilancio comunitario a favore degli Stati che fossero sotto attacco speculativo ed avessero difficoltà a reperire capitali sui mercati. Nel pacchetto ci sono poi 440 miliardi di prestiti bilaterali da parte degli Stati dell'euro. Il piano potrà avvalersi anche di una somma non definita di linee di credito da parte del Fondo monetario internazionale che potrebbe raggiungere la metà dei contributi degli Stati dell'eurozona, ossia 220 miliardi.
Il modello per le garanzie degli Stati membri sarebbe lo stesso usato per il caso Grecia. Proprio su questo punto ci sono state le resistenze più forti da parte della Germania che al tavolo dell'Ecofin aveva portato la proposta di un piano da 500 miliardi di euro (60 miliardi di prestiti raccolti sul mercato dalla Commissione Ue e 440 miliardi di euro che sarebbero apportati, in caso di necessità, dai Paesi della zona dell'euro e dal Fmi, con un meccanismo basato su prestiti bilaterali di garanzia per le emissioni e linee di credito del Fondo di Washington).Durante la riunione straordinaria di Bruxelles, l'Ecofin ha chiesto a Spagna e Portogallo di impegnarsi da subito ad adottare misure aggiuntive per la correzione del deficit. Impegno che sia Madrid sia Lisbona hanno assunto: quest'anno dovranno realizzare manovre aggiuntive pari all'1,5% del Pil, nel 2011 la correzione dovrà essere pari al 2%.I ministri finanziari hanno poi sottolineato la necessità di compiere "rapidi progressi" per regolamentare i mercati finanziari e rafforzare la vigilanza, soprattutto per quanto riguarda i mercati dei derivati e il ruolo delle agenzie di rating. E si sono impegnati ad approfondire l'ipotesi di introdurre una tassazione sulle transazioni finanziarie affinché anche il settore finanziario paghi parte delle conseguenze delle crisi.Aquí escribes el resto del post.

Pd, la minoranza incalza Bersani: "O si cambia linea o il partito è finito"

Area democratica chiude la tre giorni di seminario a Cortona con un messaggio preciso a Pier Luigi Bersani. Al momento nessuno vuole spaccare il partito o andarsene ma, se la linea non cambia, il Pd e' destinato a finire. E il cambiamento che chiedono i dirigenti della minoranza, a partire da Walter Veltroni che ieri ha segnato il suo ritorno alla politica nel partito, e' quello di "tenere il Pd dentro la sua missione originaria", per dirla con Dario Franceschini. "Nessuno vuole andarsene -aggiunge- ma c'e' un disagio che Bersani sbagliarebbe a sottovalutare".
II segretario "ha il dovere di fare sintesi". La 'missione' evocata a Cortona corrisponde alle varie declinazioni del manifesto del Lingotto: vocazione maggioritaria, partito aperto e plurale, primarie. Punti che tengono insieme le sensibilita' che dentro Ad sono tante e anche variegate come ha dimostrato il dibattito, intenso, dei tre giorni di Cortona.

E se stamattina Piero Fassino ha svolto ancora una volta il ruolo di 'pontiere' (''Dobbiamo essere forti nelle nostre convinzioni" ma sempre "dentro uno spirito unitario"), Beppe Fioroni (nella foto) ad esempio, scalpita. Pur smentendo l'ipotesi, riportata da un quotidiano, di una federazione se le cose nel Pd non cambiano, l'ex-dirigente popolare non nasconde i problemi: "Sono arrabbiato", dice. "Non ne posso piu'", ripete. E il timore, sottolinea, e' che le sollecitazioni di Area democratica siano solo parole al vento: "Non vorrei che facessimo la fine del disco rotto che ripete sempre le stesse cose".
Fioroni da' voce alla parte piu' perplessa e per certi versi insofferente della minoranza del Pd. "'Credo che sia normale provare rabbia, perche' io sono ancora abituato a pensare che la politica e' anche passione, non solo calcolo e se uno e' arrabbiato lo deve dire'', incalza Fioroni rivolto al segretario Bersani e alla maggioranza e attacca: "'Dobbiamo cambiare linea politica". E su questo la minoranza ha il dovere di richiamare i dirigenti "alla loro responsabilita', senno' -scandisce- il Pd e' finito''.
Ma il timore e' che il dibattito di Cortona resti, appunto, tale: "Quante volte abbiamo detto che serve una svolta, che si deve cambiare linea? Io non voglio che Bersani ci dica che siamo un disco rotto, a noi che siamo l'unico disco che puo' suonare il Pd''. Per questo, dice Fioroni rispondendo indirettamente a Franco Marini intervenuto ieri, Area Dem non puo' "fare solo la resistenza''. La minoranza deve incalzare i dirigenti altrimenti "potrebbe trovarsi corresponsabile" per via "di una gestione unitaria" che, peraltro nei fatti, "non c'e'".
Allora, sottolinea, ''a quel punto e' meglio uscire da tutto'', senno' finisce che "sembriamo quelli che con il cappello in mano vanno a chiedere le poltrone''. Vedi i giornali, insiste, che ogni giorno "scrivono che Fioroni vuole una vicesegreteria. Ma fare il vice di che? Di un progetto e una linea che non condivido?".
Franceschini nel chiudere i lavori del seminario di Area democratica rinnova la richiesta a Bersani di tenere il Pd dentro la "sua missione originaria". E di questa missione fa parte la difesa del bipolarismo che e' una delle "ragioni sociali" del Partito democratico. "Troppi strateghi e politologi ci spiegano che il bipolarismo finisce con Berlusconi. Sarebbe deprimente. Dobbiamo essere chiari tra di noi: l'obiettivo del dopo Berlusconi e' ricominciare tutto daccapo per scomporre e ricomporre il quadro politico, magari con la legge elettorale giusta, o invece puntare finalmente a un bipolarismo moderno e europeo?", chiede Franceschini.
Per il leader di Ad lo scenario da perseguire e' il secondo, per questo "il Pd non puo' appaltare la ricerca del consenso guardando a sinistra e al centro, alle forze che ci sono e magari favorendo la nascita di forze nuove, partitini del 2 per cento" proseguendo nella "logica del lasciamoli andare", dice riferendosi agli abbandoni degli ultimi mesi. "Abbiamo lasciato che esponenti del partito se ne andassero nel silenzio, senza dolore, perche' c'e' chi pensa che tanto restano nel nostro campo e che insieme costruiremo una coalizione. Questo e' fuori dalla ragione sociale del Pd". Franceschini poi torna a battere sulle primarie e chiede che entro il 31 ottobre si facciano nelle grandi citta' in cui si vota per le amministrative. "Le primarie sono anche un modo per tenere aperto il partito a quei cittadini che quando si decide, vogliono esserci", aggiunge e "i gruppi dirigenti non possono aver paura degli elettori che invece sono i loro azionisti''.
Un ultimo passaggio Franceschini lo fa poi sul rapporto con Veltroni visto che alcuni giornali hanno parlato di una sua "gelosia" per il "ritorno" dell'ex-segretario: "Liberiamoci di queste ragnatele mentali. Noi abbiamo dentro Area democratica giovani talenti e grandi personalita' e questo e' un elemento di ricchezza da coltivare e non -conclude- da temere".

Crisi, Londra dice no al fondo salva-Stati. Al via il vertice Ecofin

La Gran Bretagna non partecipera' al fondo contro le crisi nell'eurozona. A dirlo, a Londra, e' stato il ministro delle Finanze britannico Alistair Darling, parlando ai giornalisti, mentre a Bruxelles sta per aprirsi la riunione straordinaria dei ministri delle Finanze dell'eurozona.
"Dobbiamo mostrare ancora una volta oggi - ha dichiarato - che agendo insieme possiamo stabilizzare la situazione, e che non vogliamo compromettere la ripresa che sta lentamente prendendo piede". "Noi - ha proseguito - faremo la nostra parte, me quando si tratta di sostenere l'euro, e' evidente che questo spetta ai paesi dell'eurozona".
Nella tarda mattinata a Bruxelles si è svolto un vertice della Commissione europea. Subito dopo si è aperto l'Ecofin tra i ministri delle finanze della Ue. Dai 27 si attende il via libera alle misure decise per combattere gli effetti della crisi greca. Ovvero i 110 miliardi di aiuti ad Atene oltre al fondo anticrisi per l'eurozona.


La vicenda è seguita con molto interesse anche in Usa. Oggi il presidente Usa ha chiamato al telefono la cancelliera tedesca Angela Merkel per la seconda volta in tre giorni. "Il presidente Barack Obama - ha dichiarato ai giornalisti Bill Burton, un portavoce della Casa Bianca - ha parlato con la cancelliera Merkel questa mattina, nel quandro del suo continuo impegno a seguire la situazione economica". I due politici, ha proseguito Burton, "hanno stimato importante che i membri dell'Unione Europea prendano misure energiche per ridare fiducia ai mercati". Obama ha telefonato alla Merkel da Hampton, in Virginia, dove ha incontrato degli studenti.
Poco prima dell'inizio della riunione Ecofin, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble e' stato ricoverato in ospedale a Bruxelles e tenuto sotto osservazione dopo essersi sentito male, probabilmente per un reazione allergica ad un medicinale.
La Spagna intanto assicura di non avere alcuna intenzione di ricorrere al fondo salva-stati, come ha ribadito la spagnola Elena Salgado. "Spero che l'Ecofin possa avviare quello che i capi di Stato e di governo ci hanno raccomandato venerdi'", ha detto, assicurando che "la Spagna non prevede di ricorrere al fondo" con cui dovrebbero essere aiutati gli Stati in difficolta'. "Difenderemo l'euro", ha ribadito ancora il ministro delle Finanze spagnolo.
A quanto si apprende da fonti diplomatiche, i ministri delle Finanze dei 27 riuniti a Bruxelles discuteranno l'ipotesi di estendere all'eurozona il sistema gia' esistente che permette alla Commissione di accedere a prestiti sul mercato per aiutare i Paesi non euro. Si tratta della cosiddetta "formula ungherese", grazie alla quale, nei mesi scorsi, per sostenere la bilancia dei pagamenti di alcuni Paesi in difficolta', sono stati dati aiuti europei e dell'Fmi a Ungheria, Lettonia e Romania.
Nei confronti dell'ipotesi dell'estensione all'eurozona della 'facility' prevista per i Paesi non euro la Gran Bretagna non ha alcuna obiezione, perche' Londra "e' interessata ad assicurare la stabilita' dell'euro", hanno spiegato le fonti. La base giuridica, in questo caso, sarebbe l'articolo 143 del Trattato di Lisbona, che parla "di difficolta' o di grave minaccia di difficolta' nella bilancia dei pagamenti di uno Stato membro con deroga".
L'opposizione britannica riguarda invece il cosiddetto fondo salva-stati che verrebbe costituito, a maggioranza qualificata, sulla base dell'articolo 122. "Qualora uno Stato membro si trovi in difficolta' o sia seriamente minacciato da gravi difficolta' a causa di calamita' naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo - recita l'articolo - il Consiglio, su proposta della Commissione, puo' concedere a determinate condizioni un'assistenza finanziaria dell'Ue (quindi dei 27) allo Stato membro interessato".

MADE IN ITALY: I PICCOLI COMUNI METTONO IN MOSTRA I PRODOTTI DOC

Il piu' piccolo vino Doc d'Italia nasce in uno dei 5703 comuni italiani con meno di cinquemila abitanti che coprono un territorio dove si ''coltiva'' oltre la meta' della produzione agroalimentare nazionale e che danno il proprio nome a specialita' alimentari dalle quali dipende il primato del Made in Italy a tavola nel mondo. La prima rassegna nazionale di queste specialita' uniche ed inimitabili provenienti da tutto il territorio nazionale sara' inaugurata domani alle ore 10,00 a Scansano (Grosseto) dove sara' presente anche il Ministro dell'interno Roberto Maroni in occasione di ''Voler Bene all' Italia'' la Festa Nazionale dei piccoli Comuni Italiani che la Coldiretti organizza insieme a Legambiente su tutto il territorio nazionale sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Con l'occasione sara' presentato il risultato del sondaggio della Coldiretti sugli italiani ed i piccoli comuni con l'analisi delle potenzialita' produttive ed ambientali che esprimono queste realta'.

Se Scansano con il suo Morellino a Grosseto in Toscana e' stata scelta come capitale dei Piccoli Comuni per un giorno, la Festa coinvolge moltissime altre realta' in tutte le Regioni italiane come il Piemonte dove nel borgo di Gavi (Alessandria) si svolge un ricco ''mercato contadino'' e sono previste degustazioni accompagnate dal famoso vino ''Gavi di Gavi'' mentre in Veneto nel comune di Frassinelle (Rovigo) protagonista sara' un insetto da sempre considerato ''principe'' della biodiversita': l'ape con le ''lezioni'' di una sommelier del miele che illustrera' le varie caratteristiche del prodotto, ma anche una biciclettata in occasione della coincidente giornata nazionale della bici. La vendita diretta dei piu' rinomati prodotti della Liguria e' prevista a Dolceacqua (Imperia), piccolo borgo medievale della val Nervia dove sotto il Castello dei Doria troveranno spazio, per la gioia dei turisti, il vino Rossese, i fiori della Liguria, l'olio e le olive della riviera. La festa dei Piccoli Comuni in Emilia Romagna coinvolge San Leo (Rimini), uno dei sette comuni passati dalle Marche all'Emilia Romagna, dove sotto la rocca in cui visse gli ultimi anni il mago Cagliostro, Coldiretti ha organizzato una mostra-mercato di Campagna Amica. Altri appuntamenti nell'ambito della festa dei piccoli comuni si terranno in Lombardia a Orio Litta (Lodi), nelle Marche a Cossignano (Ascoli Piceno), in Campania a Castellabate (Salerno), in Calabria a Campo Calabro (Reggio Calabria) e a Ischitella (Foggia) in Puglia dove e' previsto un mercato di Campagna amica, con stand nei quali verranno esposti i prodotti tipici del Gargano e verranno offerte spremute a base di limone femminello e arancia bionda.

L.ELETTORALE: RUTELLI, DA GRAN BRETAGNA LEZIONE A NOSTRI MAGGIORITARISTI

''Nel Regno Unito, le elezioni hanno consegnato tre perdenti su tre: i laburisti,che sono stati sconfitti; i conservatori, che non sono riusciti a vincere; i liberaldemocratici, che non hanno realizzato le attese. Ma, a saper guardare, il perdente storico e' il mito del bipartitismo'': e' quanto sostiene Francesco Rutelli, in una nota consegnata al suo profilo Facebook.''Non solo perche' la sfida e' stata a tre; o perche' i risultati del voto popolare chiariscono che i libdem, pur avendo meno di 60 seggi su 650, hanno raccolto il 23% dei voti, e dunque hanno un consenso del tutto paragonabile a quello dei laburisti (29%). Il bipartitismo e' finito, e con esso il mito di un 'maggioritario secco' che impoverisce e non risolve, in tempi sempre piu' complessi'', osserva Rutelli.

''E' una lezione - prosegue il Presidente di Alleanza per l'Italia - per i nostri maggioritaristi velleitari, quelli che si sono battuti per il turno elettorale unico, anziche' per il doppio turno; e per scelte contrarie ad associare rappresentanza proporzionale e governi forti, che e' l'unica strada possibile in un periodo storico molto difficile nel rapporto tra cittadini/potere/democrazia''.''Ovviamente -avverte Rutelli- proporzionale non significa proliferazione di venticinque partitini. Con lo sbarramento, debbono essere 4-5 o 6, al massimo. E i ''partitoni' debbono avere un'identita' forte, una missione forte, un leader forte; oppure, esplodono rapidamente, o slittano in autocrazia e antidemocrazia''.''In UK -sottolinea Rutelli- i miei amici libdem hanno una carta straordinaria, in un Parlamento senza maggioranza, per puntare alla riforma elettorale, e per concorrere al bene del loro Paese''.''In Italia, vedo che alcuni democratici non hanno capito la lezione. Ideologizzano le primarie (ma in alcuni casi funzionano, in altri per niente!); rilanciano una ''vocazione maggioritaria'' senza accorgersi che il PD e' irrevocabilmente in una dimensione minoritaria nella societa' italiana, e dunque deve cercare idee, progetti e alleanze precisi (e c'e' poco da farsi illusioni)'', conclude Rutelli su Facebook. ''Tutto e' in movimento. La crisi internazionale mordera' l'Italia, e le difficolta' nazionali cresceranno.Coloro che si uniranno in politica, non lo faranno in nome di schemi - ideologici, di collocazione, di tecniche elettorali - del passato. Ma in base alle soluzioni da mettere in campo.Qui si vedranno idee, coraggio, nuove personalita' all'altezza delle sfide. Che sono appena cominciate''.

DI PIETRO: TEMO NUOVA TANGENTOPOLI. MEGLIO ANDARE A ELEZIONI

''Per il bene del Paese mi auguro che si possa andare alle elezioni il prima possibile. Me lo auguro perche' temo possa verificarsi una nuova Tangentopoli''? Lo ha affermato il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, durante un'intervista rilasciata a ''Radio24' e pubblicata sul suo blog.
''Infatti, si sta allargando a macchia d'olio una situazione che definirei anomala: una miriade di amministratori, esponenti di governo e parlamentari hanno gravissimi problemi con la giustizia. In Parlamento -ha detto Di Pietro- non si capisce piu' se i provvedimenti che vengono presi sono adottati per l'interesse della collettivita' o per la salvaguardia della propria impunita'. Ricordo ancora il famoso discorso di Craxi al Parlamento, quando l'ex leader socialista dichiaro' tutti colpevoli, consigliando di far quadrato intorno a lui. Alla fine crollo' il sistema dei partiti e, con esso, la Prima Repubblica. E' questa la ragione per cui ritengo che si debba andare alle elezioni il prima possibile''.''Ma, prima che i cittadini si rechino alle urne, e' fondamentale -sostiene Di Pietro- che si approvino due norme: la non candidabilita' delle persone condannate e il divieto di assunzione di incarichi di governo, a livello centrale e locale, dalla carica di assessore a quella di ministro, per le persone sotto processo. Questo per garantire che in Parlamento e al Governo ci siano persone perbene. Il discorso vale a destra come a sinistra, perche' ha ragione Valducci quando afferma: ''Non esiste il partito degli onesti e quello dei disonesti. Ci sono onesti e disonesti in tutti i partiti'. E' importante stabilire alcune regole di ''accesso' al Parlamento, perche' i parlamentari devono rappresentare il meglio della societa'''. ''Tangentopoli non e' riuscita a 'ripulire' la politica veramente poiche' mancavano regole come quelle che auspichiamo vengano approvate. Ancora oggi, infatti, in Parlamento siedono persone condannate, magari anche piu' volte, negli stessi posti in cui sedevano prima. Io credo che si debba partire da una regola imprescindibile: chi fa politica -ha concluso Di Pietro- non puo' farla per curare i propri interessi. Chi viene preso con le mani nella marmellata deve andare a casa e non puo' piu' fare politica''.